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Il pensiero pedagogico

Nel presente volume sono raccolte le lezioni di filosofia dell'educazione che Giovanni Gentile tenne a Trieste nei mesi di agosto e settembre tra il 1919 e il 1920. Gentile scrisse questo volume con l'auspicio che questi discorsi venissero letti e presi a cuore da chi sentisse il bisogno di rinnovamento interno e sostanziale di tutta la scuola.

CAPITOLO 1

Gentile è una figura importante nella pedagogia, ed è autore della più importante riforma scolastica in Italia (1923). Nasce nel 1875, è un filosofo, diviene ministro della pubblica istruzione, e muore assassinato nel 1944 a Firenze.

La sua prima opera si chiama "Sommario di pedagogia". Per lui la pedagogia è filosofia e la filosofia è pedagogia. Entrambe hanno importanza. La pedagogia non è derivata dalla filosofia, ma è il modo principale di conoscere. Con l'avvento del positivismo era prevalso il concetto di pedagogia come scienza.

formazione di opinioni senza basi razionali) e di fanatismo. Gentile proponeva un modello di scuola che formasse cittadini consapevoli e responsabili, capaci di contribuire al progresso della nazione. La sua idea era che l'educazione dovesse essere al servizio della società e che la scuola dovesse essere un luogo di formazione integrale, in cui si sviluppassero sia le capacità intellettuali che quelle morali. Inoltre, Gentile sosteneva che l'educazione dovesse essere accessibile a tutti, senza discriminazioni di classe sociale o di genere. La sua riforma dell'educazione ha avuto un impatto significativo sulla scuola italiana e ha contribuito a definire l'identità nazionale.insegnamento non educativo). Il dogmatismo per lui è il pericolo insito in qualsiasi docente che non sa cos'è l'insegnamento. I maestri devono sempre aggiornarsi con corsi, perché c'è il pericolo del dogmatismo (trasmissione dei contenuti già confezionati, astratti). L'educazione deve essere formativa, e i docenti devono essere formati non solo con conoscenze basi, ma si deve dare un punto di vista critico alla missione di docente. Il dogmatismo dell'idealismo consiste in una scuola delle nozioni (informativa), mentre lui voleva istituire la scuola formativa. La scuola nozionistica è una scuola di fatti, invece la cultura deve essere critica, i fatti devono essere imparati facendoli propri. Questo pericolo si ha soprattutto alla scuola primaria, infatti lui è contrario a questo tipo di scuola perché i bambini imparano senza interrogarsi. Per lui ogni informazione deve essere critica, deve avere un indagine, deve

Porsi delle domande, non deve essere una ripetizione. L'università è l'istituzione più giusta perché c'è meno rischio di dogmatismo. L'atteggiamento critico si sviluppa proprio all'università. Nell'università, la conoscenza cresce, si fanno esperimenti nelle aule (le quali sono dei laboratori spirituali). Nei laboratori gli studenti devono essere sempre attivi, e non passivi nel ricevere informazioni. La pedagogia non si risolve in regole, l'educazione si realizza solamente sul piano di comunicazione o interazione di spirito tra maestro e alunno. Gentile è contro la scuola nozionistica, infatti per lui la conoscenza è sviluppo della mente. I docenti non devono essere statici e dogmatici, altrimenti gli studenti diventano passivi, devono capire in maniera autentica, e questo è possibile solo grazie ad un buon professore. Il modello neoidealista è il maestro artista, un maestro che non

si applica a tutti gli individui di una nazione, tenendo conto delle loro specificità culturali. La scuola italiana, secondo Gentile, deve essere un luogo in cui si formano cittadini consapevoli e responsabili, capaci di contribuire al progresso della società. Gentile sostiene che l'educazione debba essere basata sull'esperienza diretta e sulla partecipazione attiva degli studenti. L'insegnante deve stimolare la curiosità e l'interesse degli alunni, creando un ambiente di apprendimento stimolante e coinvolgente. Per Gentile, l'educazione non deve limitarsi alla trasmissione di nozioni e informazioni, ma deve mirare alla formazione di individui liberi e consapevoli, capaci di pensare in modo critico e di agire in modo responsabile. In conclusione, secondo Gentile, l'insegnamento deve essere un'esperienza viva e coinvolgente, in cui l'insegnante e l'alunno si confrontano e si arricchiscono reciprocamente. Solo attraverso un approccio amorevole e autentico all'insegnamento si può raggiungere una vera trasformazione e crescita personale.

è più concreto, e ilparticolare è ciò che è astratto. Nella tabella ci sono due parti: una negativa (astratto) e unapositive (concreta). Tutto il negativo ha senso solo alla luce della positività. Lui non nega gliaspetti particolari, la nazionalità deve essere intesa come universale. Per concreto e astrattosi intende l'attività spirituale. Per lui l'universalità è l'attività dello spirito. Un contenutoastratto diventa concreto quando lo si comprende (le tabelline ad esempio diventanoconcrete quando il bambino le impara, quindi quando compie un atto spirituale). L'attospirituale rende reale la conoscenza attraverso l'attività. La conoscenza esiste solo nell'attodi conoscenza. Infatti la filosofia gentiliana si fonda su l'asserzione che ogni cosa è in quantoatto di pensiero. Se l'universalità è l'atto dello spirito, la cultura è

legata alla nazionalità. Ci sono due modi per intendere la nazionalità:
  1. terra, territorio, lingua, cultura, religione, usi, costumi...
  2. appropriazione spirituale di tutte le cose precedenti, che prima erano soltanto astratte.
La nazionalità quindi è intesa in modo spirituale, ossia l'attaccamento affettivo, il legame che si instaura con la propria nazione. Sono italiano da un lato perché condivido cultura, tradizione e lingua, ma anche e soprattutto per appropriazione spirituale, che è il modo in cui conosco. Lui parla di nazionalità, che indica lingua, costumi, religione..., e questa è una visione naturale di questa nazionalità. Questa visione naturale è falsa, perché bisogna avere una nazionalità spirituale, cioè un dinamismo interiore. La nazionalità, quindi, è un'azione spirituale, non bastano i fatti. Io sono italiano perché mi pensa italiano, quindi.

Perché appartengo ad una collettività. Per Gentile il problema è qualcosa che sottrae una persona alla routine. Bisogna prendere coscienza delle cose che impariamo. Noi non dobbiamo pensarci come esseri, perché gli esseri non cambiano, ma dobbiamo pensarci come soggetti, perché siamo in continuo divenire e veniamo condizionati dalle esperienze. Imparare vuol dire trasformarsi. Mazzini, quando pensa all'Italia, non enfatizza il suo passato e le sue tradizioni, ma dice che la patria è una missione, infatti per Gentile è un'azione, un compito da realizzare. Per essere vivi bisogna porsi sempre nuovi compiti. Se crediamo di essere arrivati ad una fine, significa che siamo morti, perché ogni popolo, se veramente è un popolo, è un popolo futuro, e se è vivo cerca nuovi compiti da svolgere. Gentile è hegeliano. Lo Stato per lui è il modo in cui una comunità si organizza ed esprime la sua volontà.

L'Italia si deve fare continuamente, ma solo se c'è uno stato. La nazione è il momento collettivo che si deve realizzare. La nazione non è un aggregato di persone diverse, ma ci deve essere un interesse collettivo. Gentile dice che lo stato italiano non si è realizzato a Trieste il 3 novembre 1918, adesso l'Italia unita, ma lo stato è sempre un futuro. Dal momento della riconquista si avvia una vera e propria missione. Tutto questo si collega ai temi pedagogici, perché per Gentile la pedagogia è il centro della scienza, infatti lui introduce la sua visione ideale della scienza. Per lui la visione della scienza, ancora prevalente, è quella dei Greci perché contempla le idee, e questo implica una differenza tra la contemplazione e il contemplato (più importante perché non è inquinato da aspetti soggettivi). Dalla modernità in poi abbiamo un'altra visione di scienza, la quale indica la

conoscenza vera, indica lo sviluppo della mente. La conoscenza è l'attività per elaborare la realtà, non è teoria, ma è azione. La scienza è nazionale perché è continua formazione dello spirito, quindi la pedagogia è una forma di suprema scienza, e deve aiutare lo sviluppo della mente.

CAPITOLO 2

Gentile parla sia della questione della personalità, e sia del problema educativo. Il problema è ciò che innesca la riflessione, cioè qualcosa che ci aiuta a non vedere la realtà come ovvia, ma ci impone di riflettere. La personalità, invece, è intesa con il termine di persona, e si intende qualcosa di definito, cioè si intende ciascuno di noi nella sua singolarità, con i suoi pensieri, desideri, storia, aspirazione, ciascuno di noi in modo isolato. La persona è qualcosa di particolare, e ci sono due aspetti della personalità: c'è sia

l'aspetto particolare, ovvero la singolarità, e sia l'aspetto universale. Universale è la nostra personalità profonda. Lui riprende il tema della lingua, perché la personalità particolare non può fare a meno della lingua, i nostri pensieri sono linguisticamente espressi attraverso la lingua. Anche se il bambino non parla, questo non significa che è passivo, perché partecipa al discorso, comprende, solo che non si esprime bene a parole. Il bambino quindi è attivo. Se consideriamo il bambino come essere naturale, lo consideriamo dall'esterno, ma se mi riporto al concreto, ovvero all'atto spirituale, il bambino ha linguaggio, ed è un essere attivo. L'educazione è lo sviluppo della mente, e il grado dell'educazione di un bambino non è come quello dell'adulto. La lingua è particolare, ciascuno di noi pensa nella sua lingua nazionale, che non è una lingua semplice, marimanda l'appartenenza ad una comunità collettiva. La lingua è un qualcosa di condivisibile, perché avere una comunanza spirituale significa pensare in una lingua che
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A.A. 2022-2023
13 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher silvana.iacomino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Oliverio Stefano.