Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 12
Riassunto esame Teorie e tecniche delle scritture, Prof. Perissinotto Alessandro, libro consigliato Attrezzi del narratore, Alessandro Perissinotto Pag. 1 Riassunto esame Teorie e tecniche delle scritture, Prof. Perissinotto Alessandro, libro consigliato Attrezzi del narratore, Alessandro Perissinotto Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche delle scritture, Prof. Perissinotto Alessandro, libro consigliato Attrezzi del narratore, Alessandro Perissinotto Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Teorie e tecniche delle scritture, Prof. Perissinotto Alessandro, libro consigliato Attrezzi del narratore, Alessandro Perissinotto Pag. 11
1 su 12
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

1.9: LA TEORIA DELLE MODALITÀ

all’origine del racconto abbiamo visto che c’è un destinante che spinge il soggetto a un voler-fare al

fine di conquistare quell’oggetto. questo è l’attante che non ha bisogno di giustificazioni dato che il

suo ruolo è unicamente quello di generare un “volere”.

il voler-fare del soggetto produce un programma narrativo di base, che però non è sufficiente per

giustificare le singole azioni del protagonista perciò occorre un “saper-fare” (com’è il caso di

cenerentola: deve sapere come prepararsi per andare ad un ballo di gala).

dopodiché è necessario un “poter-fare” (come fa a procurarsi il necessario?”)

quindi un soggetto, perché si congiunga con il suo oggetto, deve volere, sapere e poter fare le azioni

che gli competono

CAPITOLO 2

2.1: I MONDI POSSIBILI

ogni volta che si crea una storia, si crea un mondo possibile: un mondo non reale ma che gli potrebbe

somigliare molto, a cui il lettore sceglie di credere tramite il cosiddetto “patto finzionale”. gli unici casi

in cui non si tratta di mondo possibile è quello di una biografia o cronaca, non un romanzo.

il termine deriva dal mondo della filosofia e si definisce per un insieme di regole che stabiliscono quali

comportamenti, azioni e ambientazioni possono essere creduti dal lettore.

possiamo dividere i mondi possibili in due categorie:

● i mondi possibili realistici: quelli dove vigono le stesse regole dal mondo reale e del tempo in

cui si colloca la storia

● i mondi possibili fantastici: quelli dove vigono regole diverse dal mondo reale

questa distinzione però non è affatto certa perché parlare di realtà e di mondo reale non sono concetti

accettabili per tutte le epoche. perciò, la distinzione tra un mondo e l’altro dipende dall’enciclopedia

del lettore: l’insieme di conoscenze, credenze ed esperienze che mette in gioco per interpretare il

testo.

i mondi possibili fantastici sono un pò più complessi da scrivere in quanto devo elaborare una serie di

regole che appartengono al mondo reale ma a cui possiamo aggiungere elementi fantastici.

agli elementi fantastici che dovrebbero farci stranire (come topolino che porta a spasso un cane) noi

crediamo per via del contratto di veridizione* (o patto finzionale).

*è l’accordo che si stabilisce tra narratore e lettore, secondo cui quest’ultimo sospende l’incredulità e

assume come vero ciò di cui narra il narratore.

di solito si tratta di un patto che viene spiegato subito al lettore tramite ambientazioni, personaggi etc

e spesso si mantiene stabile per tutto il resto della storia. innanzitutto bisogna spiegare al lettore il tipo

di finzione a cui deve accingersi a credere (le fiabe per esempio si annunciano con “c’era una volta”

etc). ancora diverso, e più semplice, sarà credere a una storia ambientata nel futuro poiché questo

non esiste; basta solo che le regole interne al mondo possibile siano coerenti tra di loro.

più difficile è il caso del surreale in quanto fusione di due mondi possibili diversi: si va a creare un

mondo (im-)possibile e contraddittorio che obbliga il lettore a guardare oltre la logica dei fatti.

dunque, riassumendo, si capisce come sia importante l’introduzione per stipulare il contratto di

veridizione

2.3: LA COERENZA NARRATIVA

la credibilità che il narratore deve garantire, varia molto se le regole appartengono al mondo possibile

realistico o fantastico

2.3.1: COERENZA DEI MONDI POSSIBILI REALISTICI

in questo caso i vincoli di coerenza sono gli stessi che la realtà impone nella vita quotidiana:

psicologia, la fisica etc, non necessariamente precise a livello scientifico ma legate all’osservazione

della quotidianità. basta un piccolo errore fuori dal comune a far accorgere il lettore di essere

all’interno di una finzione.

ogni lettore, in base alla sua enciclopedia, fissa un confine personale tra le menzogne accettabili e

quelle non accettabili; compresi coloro che non sono a conoscenza del patto finzionale. ci saranno

tanti lettori empirici la cui enciclopedia si avvicina al lettore modello (colui che non sa né troppo né

troppo poco).

inoltre il livello di credibilità si può alzare e abbassare a seconda di dove venga mossa l’attenzione

dello spettatore: se si affeziona al personaggio, spesso non noterà alcune imprecisioni o fatti surreali

che avvengono nel romanzo.

2.3.1: COERENZA DEI MONDI POSSIBILI FANTASTICI

in questo caso le regole di verosimiglianza vanno costruite completamente dall’inizio, non ci basta

rispettarne di già esistenti. ora le leggi che prevalgono sono quelle dell’efficacia narrativa.

secondo la teoria di Greimas una narrazione base è composta da un soggetto e un opponente che si

contengono l’oggetto di valore. ora, perché i tutto sia credibile, è necessaria coerenza: l’opponente

deve essere abile quanto il soggetto, l’oggetto deve giustificare la lotta tra i due etc.

studiando la branca del folklore della semiotica, capiamo che anche in questo casi il mondo deve

possedere delle tradizioni culturali e dei valori.

un ulteriore limite del mondo fantastico è quello dell’immedesimazione: non deve essere

necessariamente totale, ma deve permettere al lettore di riscontrare le stesse emozioni, desideri etc

che prova il personaggio.

2.4: DIEGESI E MIMESI

Aristotele diceva che il procedere testuale dell’epoca era detto diegesi, mentre quello della tragedia

era la mimesi; vale a dire due forme contrapposte di comunicazione testuale.

sarebbero l’equivalente di:

● discorso diretto (mimesi): filtra attraverso una seconda voce le parole dei personaggi

il suo compito principale è quello di far avanzare la narrazione; senza un’introduzione ai dialoghi dei

personaggi, questi non hanno sufficiente forza

● indiretto (diegesi): presenta al pubblico i personaggi per come sono, con il loro linguaggio

(compresi errori nell’utilizzo di un italiano forbito)

a volte i due si sovrappongono come nel flusso di coscienza o il monologo interiori, attraverso i quali i

personaggi possono comunicare direttamente con il lettore.

Bachtin afferma che è proprio questa mescolanza tra mimesi e diegesi che distingue il romanzo dagli

altri generi letterari. un lettore dunque sente parlare i personaggi con la loro caratterizzazione e

conoscenza della lingua, insieme ad una voce distante da loro: quella del narratore.

2.5: PERCHÉ MARCEL NON È PROUST: IL NARRATORE

è il narratore colui che racconta una storia, non l’autore; o meglio è colui che si incarica della diegesi.

abituati alla tradizione orale delle fiabe si ha l’impressione che l’autore sia colui che effettivamente

narri la vicenda (il narratore); in realtà, quando si scrive una storia, bisogna pensare subito che il

narratore non è mai una persona fisica ma un prodotto del testo.

il narratore può essere una voce che enuncia i fatti, come minimo, ma può assumere una fisionomia

più complessa; in base alla sua presenza un narratore può essere:

● omodiegetico: un personaggio della storia

● autodiegetico: il protagonista della storia

● extradiegetico: una voce esterna alla storia

in questo caso il narratore non è rappresentato fisicamente come gli altri due, ma è una pura voce

enunciante. ° personificato: denuncia la propria presenza in quanto voce che racconta,

rivolgendosi al lettore

° impersonale: narra in modo trasparente la vicenda

ma un punto fondamentale nella presenza del narratore è la sua legittimità nel narrare: chi racconta

deve possedere sufficiente conoscenza dei fatti per essere credibile. In base alle sue conoscenze può

essere:

● onnisciente: conosce tutto, anche i pensieri dei personaggi (solo quello extradiegetico può

essere onnisciente)

in questo caso il problema della legittimità è risolto a priori

● non onnisciente: conosce solo le cose che gli è dato conoscere

magari un personaggio interno alla vicenda che, parlando della propria storia, può permettersi di fare

supposizioni sul futuro. altirmenti un personaggio interno alla vicenda che parla della propria storia

come un flashback: lui/lei conosce ciò che gli/le è accaduto e perciò si può permettere di raccontarlo.

notiamo quindi come la conoscenza del narratore vari a seconda della sua posizione cronologica

rispetto al flusso degli eventi; riassumendo, il narratore può porsi:

1. alla fine della storia, raccontando fatti di cui già conosce l’epilogo (è il più frequente)

2. in un punto qualsiasi, narrando i fatti al tempo presente, può recuperare il passato attraverso i

flashback che motivano i fatti presenti

● alter ego: l’autore che crea nel suo narratore il proprio alter ego; può essere

° somigliante: affermazioni e comportamento potrebbero essere condivisi dall’autore

° contrastante: il narratore si distingue nettamente da ciò che crede o pensa l’autore

infine, il narratore non deve essere per forza costante per tutto il racconto: possiamo avere storie

narrate da personaggi diversi che si alternano tra loro e con una voce esterna.

2.6: IL PUNTO DI VISTA

in una storia non si racconta tutto ciò che accade, ma solo ciò che il narratore ritiene importante che i

lettori sappiano. chi opera questa selezione?

è il narratore a operare tali scelte sulla base delle finalità narrative e del punto di vista adottato*

*il punto di vista: nel momento in cui si stipula il contratto di veridizione, si dà per certo che il

narratore, qualunque esso sia, abbia assistito alle vicende che deve raccontare. solo il fatto di

assistere implica un punto di vista; quale?

● esterno: gli eventi sono descritti come se fossero visti dall’alto, senza filtrarli attraverso i

personaggi

● interno: il narratore guarda le vicende dagli occhi di uno o più personaggi

un narratore omodiegetico o autodiegetico deve per forza avere gli occhi di un solo personaggio;

quello extradiegetico può avere sia un punto di vista esterno che uno interno e può farlo in due modi:

° riportando il punto di vista altrui

° assumendo il punto di vista altrui

utilizzando queste due tipologie di punti di vista, può scegliere una focalizzazione:

* fissa: quando guarda i fatti attraverso il punto di vista di un unico personaggio

* variabile: quando vari episodi sono visti ciascuno attraverso un diverso personaggio

(i promessi sposi)

* multipla: uno stesso episodio è narrato da tanti occhi diversi

2.7: COME SCEGLIERE NARRATORE E PUNTO DI VISTA?

la scelta tra i precedenti punti in elenco è cruciale per l

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher c4mi.lla di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche delle scritture e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Perissinotto Alessandro.