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Un altro elemento strategico a tal proposito fu quello di garantire l’entrata gratuita agli
spettatori, in modo da favorire la presenza sia di sostenitori sia di oppositori. L’obiettivo di
Marinetti è chiaro: bisogna piegare l’ostilità verso il nuovo da parte del pubblico e utilizzarla
per i propri fini.
1.2. Serate futuriste
Le serate futuriste esprimono meccanismi e schemi di composizione ben precisi. Ogni
esibizione si basa su un discorso iniziale o un proclama che con un’invettiva rivolta alle
tradizioni, alla città, a canoni culturali, ha la funzione di cominciare a irritare gli animi. Da qui
si susseguono segmenti spettacolari composti dalla recitazione di componimenti poetici, inserti
musicali rumoristici, esempi di pittura cinetico-visiva, esposizione delle innovative istanze
teoriche e culturali. La scansione di questi momenti è affidata alla costruzione di un ideale
crescendo emotivo nel pubblico fino ad arrivare ad un sentimento di intolleranza fino alla
deflagrazione conclusiva con cui sospendere la serata.
Nelle dinamiche di queste esibizioni è centrale il ruolo del dicitore. In scena i futuristi non
agiscono come attori, in quanto non ci sono né parti da ricoprire né personaggi da interpretare.
Per tanto la scansione dei vari momenti è data dall’intervento di presenze performative che
gestiscono la temperatura della serata. Di fatti, le scansioni ritmiche, i gesti vengono moderati in
risposta alle reazioni del pubblico, quindi cavalcando l’onda dell’emotività, il dicitore ha il
compito di creare un certo clima per le l’evento, ma anche quello di indirizzare la tensione
dell’azione in base alla reazione della platea.
Le serate alternano provocatori discorsi programmatici di tipo teorico-culturale a visionari
esempi di espressione creativa condensando il tutto in un caos polifonico di varie forme d’arte,
politica e propaganda.
1.3. Santabarbara teatrale
Le serate futuriste furono allestite tra il 1910 e il 1914, ma se nel primo anno gli spettacoli si
susseguivano con più frequenza, successivamente questa si ridusse in quanto il Futurismo si
affermò nel contesto sia artistico che culturale.
Il 12 gennaio 1910 al Politeama Rossetti di Trieste ha luogo la prima serata futurista che
inaugura quella che verrà definita come <<fase eroica di diffusione delle idee programmatiche
del movimento>> (Lapini, 1977, pp.17-8).
In base alla scaletta, il primo ad apparire in scena è il leader che inizia a stuzzicare il pubblico
recitando il Discorso ai Triestini, con il quale introduce alcuni termini chiave del Futurismo
come l’antipassatismo e la tensione verso l’ideale dell’avvenire, per poi chiudere con una
richiesta agli spettatori, ovvero quella di fischiare ai performer. Poi, è il turno del poeta siciliano
Armando Mazza che legge Fondazione e manifesto futurista, da qui in poi la temperatura della
serata comincia a salire, una parte del pubblico rumoreggia e fischia, l’altra applaude; è questa
la condizione ideale per cui si possono recitare i componimenti poetici letti da Palazzeschi, che
però viene travolto dal frastuono, a differenza di Marinetti e Mazza che adoperano un tono più
forte.
Per i futuristi questa è da considerare come un successo tale da imporre l’organizzazione di altre
serate futuriste, tra cui:
- 15 febbraio 1910 Milano al Teatro Lirico.Ci sono circa quattromila persone.
Lo schema è quello del Politeama Rossetti (Marinetti-Manifesto-letture poesie). Il clima del
teatro diventa rovente in quanto la presa di posizione antiaustriaca del discorso letto da Asinari
di Bernezzo getta benzina sul fuoco sul clima politico del tempo che precede il vicino scoppio
della Prima Guerra mondiale;
-8 marzo 1910 al Politeama Chiarella a Torino. Ci sono tremila spettatori ad attendere per lo
spettacolo. Lo schema è lo stesso delle altre città ma con l’assenza dell’invettiva contro la città.
È qui che viene presentato per la prima volta il Manifesto dei pittori futuristi (10 febbraio 1910),
firmato da Boccioni , Carrà, Russolo, Bonzagni, Romani che successivamente lasceranno la
sigla a Balla e Severini; l’attenzione torinese deve incentrarsi sull’ultima proposta
artistico-culturale, è la pittura futurista ad essere la protagonista della serata. Mazza e gli altri
riescono a generare un clima di contestazione che, oltre allo sfociare in scazzottate, è alimentato
anche dal lancio di petardi sulla scena. Anche questa volta Marinetti riuscì nel suo intento di
sfruttare la scia del clamore prodotto dalla serata milanese e puntare così a una ricezione
massiva di un fatto prettamente legato all’ambito artistico-culturale;
-20 aprile 1910 al Teatro Mercadante a Napoli. Viene ricordata come una delle più movimentate.
Oltre al famoso lancio delle verdure sul palco, l’evento è l’occasione per Francesco Cangiullo di
entrare in contatto per la prima volta con il Futurismo, la cui presenza sarà fondamentale nello
spostare le performance da un tratto più comiziale ad uno più teatrale, attraverso una
drammaturgia più solida;
- le ultime due serate del 1910 sono alla Fenice di Venezia e alla Sala della Gran Guardia di
Padova, le quali sanciscono il momento di stop per questi eventi.
L’esperienza maturata sulla scena porta Marinetti a formulare il Manifesto dei drammaturghi
futuristi (1911) che verrà inserito nel 1915 in Guerra sola igiene del mondo con un altro titolo
La voluttà d’esser fischiati.
Il teatro non è più esclusivamente considerato come mezzo di comunicazione efficace per creare
interesse attorno alla poetica del movimento, ma comincia ad essere un elemento privilegiato
anche all’interno della teoria di Marinetti.
Il manifesto parte da una critica al teatro contemporaneo che produce una forma di
intrattenimento sentimentale, tesa a restituire la dimensione psicologica dei rapporti tra i
personaggi.
Si fa riferimento a un rinnovato teatro di poesia capace di generare una narrazione non logico-
lineare, usando come strumenti il verso libero e l’orchestrazione di suoni e immagini. Viene
illustrato anche il modello drammaturgico di un tipo di teatro conflittuale rispetto allo standard
contemporaneo, che non teme fischi o insuccesso perché non segue le logiche commerciali.
Tuttavia, dal 1913 in poi, l’esperienza della serata futurista comincia a cadere nel cliché, anche
perché quel rapporto antagonista che si creava con il pubblico non risulta più spontaneo. Infatti,
è nel 1913 che Marinetti e i suoi riprenderanno le serate e non avranno bisogno di ingegnarsi
affinché il pubblico si ribelli. Dunque, nel tentativo di rinvigorire la propaganda spettacolare e di
procedere con la diffusione pubblica dei risultati artistici ottenuti, decidono di inserire le serate
in un quadro più ampio di attività. Vengono così organizzati degli eventi test pomeridiani che
anticipano quelli serali allo scopo di sondare la ricettività della piazza e rilevarne il clima. In
occasione della serata al Costanzi a Roma nel marzo 1913, il 21 febbraio verrà inaugurato il
primo dei Pomeriggi futuristi, momenti in cui vengono condensate sia l’esperienza performativa
delle serate, sia i riferimenti espressivi e culturali rappresentati dal Teatro di varietà, un
intervento pubblicato da Marinetti nello stesso anno.
1.4. Il Teatro di varietà: la performance futurista
I pomeriggi futuristi rappresentano anche un’occasione per approfondire gli aspetti più artistici.
Vi sono sempre gli interventi poetici e teorici ma uno spazio particolare viene lasciato alle
ricerche musicali di Balilla Pretella e all’esposizione delle opere pittoriche di Boccioni, Carrà,
Russolo, Severini, Soffici e Balla, creandosi così un contesto di vivace operosità intorno alla
ripresa teatrale. Ed è in questo contesto che si può osservare ciò che Marinetti pubblicò nel
manifesto del Teatro di varietà il 29 settembre 1913. Anche questo manifesto comincia con una
critica al teatro contemporaneo, sostenendo che per riformare il teatro bisogna guardare alle
music-hall, al café chantant, al circo equestre, manifestazioni anti accademiche che bene
rispecchiano i valori futuristi: velocità, improvvisazione, ritmo incalzante e coinvolgimento del
pubblico. Il varietà impiegato da Marinetti va in due direzioni: la prima che avanza una
codificazione di quanto proposto dalle serate futuriste ed una seconda che indica un nuovo
modello di spettacolo. Il Futurismo trova nel varietà il proprio riferimento culturale che deve
contemplare, quindi simultaneità dell’azione, componenti alogiche che aprono all’assurdo e al
grottesco, carattere sintetico nella costruzione drammaturgica sottratta a dinamiche discorsive
ed intellettive. Ed è proprio per il Teatro di varietà che viene introdotto un nuovo concetto,
quello di “fisicofollia”, secondo cui lo spettacolo deve essere espressione totale dell’organicità
tra gesto e scansione narrativa irrazionale ed inverosimile, in netta opposizione alla matrice
psicologica. Protagonisti dell’azione scenica potranno essere attori, clown, danzatori, ma anche
il pubblico che dev’essere provocato al limite del gioco. Tuttavia, Marinetti non illustra di fatto
un modello drammaturgico teatrale realmente alternativo, anticipa, però, temi che svilupperà nel
Teatro sintetico.
Si può guardare al varietà come a un’esperienza spettacolare popolare e di consumo, ideale per
la questione di rottura con ciò che aveva significato il teatro nella cultura che i futuristi volevano
distruggere per poi rinnovare.
Il varietà viene scelto anche perché è un’esperienza teatrale che si fonda su performance di
attori dotati di codici tecnico-espressivo, un talento comico alimentato da battute no sense e a
doppio senso, con performer che possono passare da una danza a un canto con agilità.
La messa a fuoco di un teatro di varietà permette a Marinetti di ricondurre la specificità del
teatro alla fisicità dell’attore e più in generale alla materialità della scena, iscrivendo il
movimento in quella tradizione dell’avanguardia europea che da Mejerchol’d a Brecht ritroverà
riferimenti linguistico-spettacolari in forme popolari come commedia dell’arte, circo, café
chantant. Prima di trovare una realizzazione nel Teatro sintetico e nel Teatro della sorpresa,
l’esperienza del dialogo teatrale tra performatività delle serate e modello di varietà trova uno
sbocco nei pomeriggi futuristi organizzati dalle gallerie di Roma e Napoli.
1.5. Pomeriggi futuristi: il teatro performativo di Cang