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La critica di Tassoni alla Crusca
Spiccata è l'insofferenza, ad esempio, verso parole arcaiche ritenute non più utilizzabili negli usi correnti, per esempio: colla per fune, dibottamento perdibattimento, mortadello (come diceva Boccaccio) per mortadella.
Tassoni non si limitò a confutare le scelte della Crusca, in alcuni casi aggiunse voci o scrisse una definizione più in accordo col significato moderno assunto dalla parola. Si tratta di parole attestate a partire dal XVI secolo e per questo non presenti nella I edizione del Vocabolario (ma alcune proposte di Tassoni verranno inserite già nella II edizione).
Tra i neologismi rientrano "eroe", "intruso" e alcuni prestiti dallo spagnolo tra cui "lindo", "floscio", "tabacco".
Tassoni scrisse anche postille relative a parole presenti nel Vocabolario che presentavano una definizione che non teneva conto del significato moderno assunto dalla parola. Per esempio: massaia (donna da
servigio) => la Crusca laindicava come femminile di massaio; neologismi semantici legati a modi dipensare o a istituzioni tipicamente seicentesche come Seminario => non persemenza, ma per istituto scolastico per la formazione del clero secolare, inseguito alle disposizioni del Concilio di Trento (1545-1563).
L’Anticrusca di Paolo Beni
L’atteggiamento critico di Tassoni neri confronti della Crusca trova eco neltrattato L’Anticrusca di Paolo Beni, professore di filosofia, studioso della PoeticaAristotelica e sostenitore della superiorità del poema moderno rappresentatoda Tasso sui modelli dell’antichità greco-romana (Omero e Virgilio).
Nella sua opera, Beni prese di mira soprattutto il lessico, la sintassi e lo stiledel Boccaccio.
L’Anticrusca è scritto in forma dialogica, ma è un dialogo puramente fittiziotra due personaggi: L’Antiaccademico Irato e il Forsennato.
L’opera si divide in 13 capitoli di estensione
Variabile in cui l'attenzione dell'autore è concentrata sulla sintassi e sullo stile di Boccaccio. Beni si sofferma sui "guasti" del Boccaccio a livello di costruzione del periodo, soprattutto nei periodi complessi e polifrastici, che rendono alcuni passi oscuri. Beni rifiuta il modello di prosa latineggiante e fortemente ipotattica, di cui Bembo era stato il principale interprete negli Asolani, a favore di uno stile lineare, meno artificioso. Giudica, ad esempio, in maniera negativa l'accento con l'infinito, ossia la contaminazione tra costrutto esplicito a verbo di modo finito e costrutto implicito.
Emergono, così, differenze strutturali e fattori di discontinuità tra la lingua medievale e una nuova maniera di costruire il periodo che si era imposta nella prosa colta umanistico-rinascimentale. Beni osserva l'eccesso di anacoluti utilizzati da Boccaccio, il fatto che lo scrittore non razionalizza i legami interfrasali, usando
Costrutti tipici dell'asintassi medievale, tra cui:
- Il complementatore, che serve per introdurre una completiva con l'infinito;
- Nella stessa tipologia anacolutica rientra l'uso della congiunzione copulativa "e" che coordina una subordinata a verbo di modo infinito (gerundio o participio) e una reggente con verbo all'indicativo.
Riscrivere il "Decameron" in lingua moderna.
Beni osserva che Boccaccio incorre in tre tipi di difficoltà ("scogli"), soprattutto quando vuole seguire le orme dello stile ipotattico del latino classico:
- Lo stile risulta difficile e operoso, il periodare dovrebbe essere più semplice e lineare;
- Lo stile ipotattico del latino non può essere riprodotto in una lingua moderna come l'italiano, che è una lingua più analitica rispetto alle due lingue classiche e ha bisogno di un numero maggiore di parole ed elementi funzionali per esprimere una stessa unità di significato.
leggibilità deltesto prodotto.
II capitolo
Aspetti moderni dell’italiano seicentesco
Struttura del periodo
Nel misurare la differenza tra prosa antica e moderna, Tassoni e Beniavevano preso come principale punto di riferimento la sintassi. È ancoraattraverso l’analisi della sintassi che nel ‘600 la differenza tra prassi antica emoderna diventa più profonda.
Nel ‘500 troviamo ancora una sintassi ipertrofica, caratterizzata da periodimolto articolati. Ad esempio, nel Galateo di Giovanni della Casa vi sono 92parole piene e vuote che formano un periodo in cui una principale regge 15subordinate.
Strutture periodali del genere, modellate sullo stile ipotattico della prosalatina entrano in crisi nel ‘600, anche se troveranno continuatori fino all’iniziodel XIX secolo (classicisti, ad esempio). Nel ‘600, il periodo comincia ad essercostruito in maniera diversa, è più sciolto, meno legato da vincoli
grammaticali, caratterizzato da membri molto brevi, tanto che si parla di "parlar pensato" sull'oscrivere dei moderni. Grandi autori stranieri come Pascal, Montaigne, ma anche il recupero dello stile conciso di autori classici come Tacito e Seneca contribuiscono a diffondere e a dar prestigio al periodo breve, che appare più adeguato poiché si avvicina ai pensieri che vengono espressi nelle conversazioni di tutti i giorni. Questo nuovo modo di scrivere lineare, vicino alla brevilineità del linguaggio colloquiale, è stato definito in modi diversi (coupé). Ritroviamo quindi frasi per lo più accostate, dove non vi sono tante subordinate e poi ci sono molti incisi retorici, che servono per richiamare l'attenzione del lettore. Quindi allo stile periodico della prosa cinquecentesca si sostituisce quello (loose period): slegato le frasi sono accostate le une alle altre, e non vi sono ripetizioni di parole funzionali (avverbi, congiunzioni, ecc.).aggettivi) per garantire la coesione del testo. Da un punto di vista pragmatico-comunicativo potremmo dire che con lo stile periodico il testo è a tematizzazione "sfocata", poiché prevalgono i legami logico-grammaticali e non quelli comunicativo-informazionali. Nei testi moderni, vi sono più focus tematici distinti e autonomi, e quindi sono elevate le ripetizioni.
Struttura della frase: sintagmi nominali e verbali
Nella sintassi del '600, il nome acquista una maggiore autonomia nei confronti del verbo. Lo stile nominale non era assente nella prosa del '500, ma diventa molto diffuso nella produzione scritta dei maggiori scienziati del '600. In Galileo, ad esempio, si riscontrano frasi del tipo "il proietto ritorna alla circonferenza". In questo modo, l'azione è spostata sul nome e non sul verbo di modo finito; il nome assume la funzione di centro della frase, diventa il centro tematico di un enunciato. Questo costrutto, tuttavia,
non riguarda solo l'ambito tecnico-scientifico, ma è una tendenza della lingua di livello colto, usata nel '600. Per quanto riguarda il verbo, invece, il fenomeno più notevole è l'uso del condizionale composto per esprimere il futuro nel passato (esempio: disse che sarebbe venuto), invece del costrutto tradizionale (disse che verrebbe). Nell'italiano antico, il condizionale passato era usato solo quando un evento era descritto come potenziale, possibile ma non realizzato. Nel '600, la situazione si capovolge, il condizionale passato viene usato certo (esempi: promesse, giuramenti, minacce). Quindi, a differenza del passato, cancellava le sfumature modali (di incertezza, congettura). Il futuro nel passato è molto frequente negli storiografi del '600, ma il costrutto tradizionale è quello che continua a prevalere. Prestiti lessicali e neoformazioni. Per quanto riguarda il lessico, come già era accaduto con Tassoni, si haunamaggiore apertura nei confronti di parole non testimoniate negli autori classici,per fattori per lo più sociali o antropologici. L’uomo di lettere del ‘600 si8differenzia dal letterato del ‘500 proprio per il fatto di non limitarsi ad esseresolo un uomo di lettere.
L’uomo di lettere, fa soggiorni all’estero ed è interessato a vari ambiti. Infatti,la circolazione delle idee, che cresce ancora nel ‘700 illuminista, interessadiversi campi del sapere, il diritto, l’economia, le scienze.
Indizio di questa sensibilità cosmopolita è rappresentato dall’uso di terministranieri riportati in forma originale, ovvero prestiti integrali, di cui c’era giàtraccia nelle relazioni dei viaggiatori del ‘500, ma che cominciano ad esserusati con frequenza dagli scrittori colti del ‘600. I prestiti integrali sono attintiper lo più dal francese, ma anche dall’inglese e dallo spagnolo. Esempio:Rendez-vous,
charmant. Oltre a prestiti integrali, vi sono anche adattamenti o calchi di parole straniere. È il caso di giornale, che fino al '500 indicava un registro contabile o journal, un diario poi, sul modello semantico del francese comincia ad essere usato più frequentemente per indicare pubblicazioni periodiche. Importante è il calco semantico "libertino" e i suoi derivati "libertinaggio", "libertinismo". La lingua straniera, in questo caso il francese, interferisce non solo per designare oggetti o aspetti della società, ma anche diffondendo una nuova attitudine mentale tra i moderni. In Francia, i libertini erano i liberi pensatori. Nell'italiano del '500, significava "schiavo affrancato" e "fautore di libere istituzioni". Nel '600, assume una connotazione negativa per indicare "ateo", "libero pensatore", a cui si associa il significato secon