I FRANCHI
I Franchi si sono convertiti al cristianesimo con il re Clodoveo, prima di entrare in Italia, ciò ha facilitato i rapporti con il
clero, con i Romani delle Gallie, inoltre hanno dei modi meno rozzi rispetto alle altre popolazioni. Uno degli aspetti che
caratterizza questo popolo è una concezione patrimoniale dei beni della corona, questa concezione incide molto sulle
dinamiche della dominazione franca.
“Concezione patrimoniale” vuol dire che non hanno chiara la distinzione tra i beni della dotazione della corona, rispetto
a quelli che possono utilizzare in proprio, come se fossero beni della famiglia, allora un conto è gestire un patrimonio
come se fosse a are privato, altro è intaccare quello che è il patrimonio in senso pubblicistico, cioè quella dotazione
che dovrebbe essere il fondamento del regno, della gestione pubblicistica della ricchezza del regno.
Ogni pretendente ad una parte del regno è indotto a valorizzare il legame personale con i suoi “fedeli”, secondo la
tradizione germanica dei vassi, che nella società franca prendono il nome di comites.
Organizzazione sociale
I franchi si erano stabiliti intorno alla ne del 400 nelle Gallie, e a consolidazione delle consuetudini che li caratterizza è
la Legge Salica. Questa si chiama così perchè c’erano varie schiatte all’interno dei franchi, tra cui i Franchi Sali, e
questa legge è riconducibile a loro, ed è anche quella che più è rimasta viva nel tempo.
Il carattere patrimoniale della corona che non distingue tra pubblico e privato è una connotazione tipica, altro aspetto
proprio della popolazione franca è quello della valorizzazione dei legami personali a qualunque livello.
Con i Franchi si parla di comites, che compongono il comitatus, cioè il gruppo di fedelissimi che è pronto ad a ancare
il re in qualunque impresa, soprattutto quelle di battaglia, nei confronti dei quali il re stesso restituisce delle ricompense
di sostentamento, infatti vivono nel palazzo di corte, e il re ne può disporre per varie esigenze, accanto al re si
trovavano anche alcuni collaboratori con compiti ssi, come il “maior domus”.
I conti gestiscono il territorio, proprio perchè sono soggetti di cui il re si da. La gura dei conti diventa quella su cui si
basa la stessa monarchia e il controllo del territorio, questi vengono nominati a vita dal re e titolari di diversi poteri, che
consentono di esercitare un controllo del territorio e di mantenere l’ordine pubblico, in particolare il potere di banno,
termine che nel linguaggio germanico indica sia il comando militare sia quello civile. Tali conti possono spesso
conservare il potere ereditariamente ed insediarsi con stabilità, perdendo il nesso personale iniziale con il re.
Più contee potevano essere riunite in una zona di cile in una marca, sotto il marchese, al ne di accrescere il potere
locale del delegato imperiale.
Accanto ai conti è possibile che ci siano delle gure che si occupano di giustizia, detti scabini, queste gure sono dei
giudici semi professionali.
Spesso i conti non sono così in accordo il re, essi esercitano quella stessa tendenza centrifuga dei duchi longobardi,
questi sono stati individuati dal re per governare il territorio in forza di un legame personale tra lui e il re, ma il conte
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quando diventa una gura di prestigio nel territorio tende a esercitare un potere in forma autonoma, allora il re inizia a
mandare dei funzionari che possano controllare dall’alto l’operato dei conti, che assumo il nome di “Missi Dominici”.
I missi dominici sono persone itineranti mandate dal re a girare per il regno e riportare alla corona la situazione che trova
a livello periferico, generalmente sono mandati a coppie, uno laico e uno ecclesiastico, questo perchè innanzitutto si
controllano a vicenda, e poi perchè la monarchia franca ha una particolare attenzione, e nutre una particolare ducia,
verso le istituzioni ecclesiastiche.
L’Indebolimento della Monarchia e l’Ascesa del Maggiordomo di Palazzo
Tra il VII e il VIII secolo, la monarchia franca attraversò una fase di debolezza, quella dei “Re Fannulloni”, caratterizzata
da re privi di un reale potere politico. In questo contesto, emerse la gura del Maggiordomo di Palazzo, un alto
funzionario che, inizialmente incaricato della gestione amministrativa della corte, nì per assumere un ruolo
predominante negli a ari del regno. Tra questi spicca Carlo Martello, che, grazie alle sue vittorie militari, consolidò la
sua autorità e preparò il terreno per la futura dinastia carolingia.
La Fine della Dinastia Merovingia e l’Inizio dell’Et ’ Carolingia
Carlo Martello era un maggiordomo della dinastia merovingia, ma nel 732 organizza una spedizione militare contro gli
arabi che scon ggono a Poitiers, si mette particolarmente in evidenza, e un personaggio così intraprendete fa si che
acquisti terreno a fronte di una monarchia impiantita. Quindi alla morte di Carlo Martello, l’assemblea popolare, da lui
conquistata per la sua e cienza, elegge come successore al re fannullone suo glio Pipino il Breve, con cui si ha il
passaggio dalla dinastia merovingia a quella carolingia.
Dopo il cambio di dinastia alcune pratiche caratteristiche continuano, come quella dei missi dominici, il territorio resta
permeato di collegamenti deistici e personali, e rimane anche la concezione un po’ disinibita del patrimonio regio, e
questo fa si che il patrimonio si impoverisca con il tempo, spesso in favore della Chiesa, venendo esentati dai dazi i
domini che venivano donati agli enti ecclesiastici, ma pure a “ deles”.
Con il tempo si stabilizza il rapporto fra i Franchi e gli elementi romani, anche grazie alla posizione della chiesa cattolica,
i cui vescovi hanno un ruolo di rilievo nell’ordinamento franco.
Il regno è dipendente dal re e dalla sua corte, con sede a Parigi, e le parti di territorio sono a loro volta soggette
ciascuna a un conte inviato, e sono soggette a controlli periodici dei missi dominici.
Questa impostazione della monarchia perdura con i Carolingi e quindi in uisce anche su alcune caratteristiche del S.R.I.
L’Ascesa di Carlo Magno e la Restaurazione Imperiale
La corte regia si stabilizza a Parigi, che rimane la capitale del regno salvo alcuni periodi di guerra, e il territorio viene
suddiviso in contee.
Quando il glio di Pipino, Carlo Magno, scon gge i longobardi nel 774 assume il titolo di re dei longobardi e dei franchi.
Dopo qualche anno Carlo Magno diventerà imperatore del Sacro Romano Impero nella notte di Natale dell’800, quando
viene incoronato da Papa Leone III.
Questa renovatio imperii è un’opera un po’ forzata, perchè in quegli anni l’impero bizantino era ancora in piedi, infatti gli
imperatori bizantini non vedono bene quest’incoronazione, alcune questioni vengono risolte con la Pace di Aquisgrana
dell’812.
Nella società germanica è il popolo che investe il re, con il Sacro Romano Impero è il Papa che dall’alto investe
l’imperatore, quindi a simboleggiare che il potere proviene da Dio, e l’imperatore è voluto da Dio per governare.
Il Sacro Romano Impero
Il titolo di Sacro Romano Imperatore
Il titolo di Sacro Romano Imperatore ha rappresentato per secoli un'importante carica politica e simbolica, mantenendo
la sua rilevanza attraverso il Medioevo e l'età moderna. La sua e ettiva forza e potere, tuttavia, hanno subito variazioni
signi cative nel corso del tempo.
Carlo Magno, con la sua estesa dominazione su gran parte dell'Europa occidentale, incarnò il massimo splendore
dell’Impero, cerco anche di dare un certo assetto territoriale all’enorme territorio, minato dalle tendenze centrifughe.
Tuttavia, già con il Trattato di Verdun dell'843, alla sua morte, si veri cò una disgregazione quasi completa del dominio
imperiale. Il titolo venne assegnato solo a uno dei suoi tre successori e l'Impero fu suddiviso in diverse entità territoriali.
La persistenza del titolo imperiale
Nonostante la frammentazione territoriale, il titolo di Sacro Romano Imperatore continuò a esercitare una profonda
in uenza, soprattutto in ambito diplomatico e politico. La sua autorevolezza veniva spesso invocata per risolvere
dispute e legittimare poteri locali.
L'Imperatore, pur avendo il suo fulcro in Germania, manteneva un interesse episodico verso l'Italia, visitandola
saltuariamente per ria ermare la propria autorità. Durante queste visite, molte entità locali, che già esercitavano un
potere de facto, cercavano di consolidare il proprio status attraverso l'investitura imperiale, ottenendo così una
legittimazione u ciale.
L’Impatto del Sacro Romano Impero sulla Storia Europea
Il Sacro Romano Impero, pur non rappresentando una vera e propria restaurazione dell’antico Impero Romano, esercita
un’in uenza culturale e politica duratura. L’idea stessa di un’autorità sovranazionale cristiana, capace di legittimare il
potere dei sovrani locali, persiste per secoli, no alla sua de nitiva dissoluzione nel 1806 ad opera di Napoleone.
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Il titolo imperiale, dunque, non si traduce in un dominio e ettivo sull’Europa, ma continua a essere un elemento di
riferimento per le strutture politiche medievali e moderne, contribuendo alla formazione di un’idea di unità cristiana e di
gerarchia politica che in uenzerà profondamente la storia del continente.
L’incoronazione papale conferiva all’imperatore una legittimazione religiosa che consolidava il suo potere temporale, ma
ciò portava a tensioni con la Chiesa. Sebbene il Papa godesse della protezione imperiale, l’imperatore cercava
frequentemente di estendere il proprio controllo sulle questioni ecclesiastiche, creando con itti con il clero. Questa
dinamica si inserisce nella teoria gelasiana, che distingue il potere spirituale da quello temporale, ma che veniva spesso
sovvertita dalle ingerenze reciproche tra Chiesa e impero.
La Struttura Imperiale e le Tradizioni dei Franchi
L'Impero ereditò molte delle strutture politiche e amministrative della tradizione franca, come il legame personale tra
l’imperatore e i suoi sudditi, che continuò a essere fondamentale, o l’a damento del governo locale ai conti di nomina
imperiale, o l’invio dei missi dominici per controllare il lavoro dei conti. Carlo Magno introdusse un giuramento di fedeltà
che legava i sudditi all’imperatore, creando un elemento contrattuale che regolava il rapporto tra i governati e il potere
imperiale. A livello locale, il governo era delegato a conti e marchesi, che amministravano territori speci ci
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