vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
CAPITOLO CINQUE: LA NASCITA DEL DISEGNO INDUSTRIALE
1. UNO STILE PER L’INDUSTRIA:
- Fu l'automobile a incidere più marcatamente sulle abitudini di vita delle masse occidentali e
a proporre diversi paradigmi progettuali, essa fu il primo vero prodotto industriale di massa
creando un nuovo modello produttivo e dando vita alla fabbrica moderna.
- Divenne oggetto di massa all'inizio del ventesimo secolo quando Henry Ford fondò negli Stati
Uniti la sua Motor company
- Ford era nutrito dal tipico pragmatismo americano e riteneva che il prodotto industriale
dovesse essere realizzato sulla base di un modello universale
- il ruolo di forte fu quello di razionalizzare i processi costruttivi standardizzare le componenti
e unificare la produzione delle parti meccaniche e della carrozzeria
- Fu tuttavia il futurismo a intendere per primo tutta la potenza innovativa del sistema
industriale e degli oggetti tecnici da esso prodotti
- l'importanza del futurismo per gli sviluppi del design nel XX secolo fu dovuta al tentativo di
individuarne la struttura segreta: la lampada ad arco di Giacomo balla non riproduceva
lampadina elettrica ma esprimeva la forza e il fulgore dell'elettricità
- nell'arte futurista del primo periodo la forma delle cose non definì mai la semplice identità
dell'oggetto ma appunto a disvelare quella dell'energia che lo animava è quella della finalità
che lo giustificava
2. IL BAUHAUS: LA FONDAZIONE
- Nella storia del design il Bauhaus occupa una posizione cruciale è stato esso a fissare i
caratteri primari di una filosofia progettuale di una disciplina di una professionalità intorno
ai quali si è costruita la moderna nozione di disegno industriale
- Le radici del Bauhaus spuntano tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo nella cultura
tedesca
- Gropius il fondatore di questa scuola si mantiene sempre fedele al pragmatismo costruttivo
seguendo il principio dell'oggettività che fu il suo costante punto di riferimento così è come
la convinzione che può essere necessaria una industrializzazione dei processi produttivi
fondata sulla composizione di forme standard ispirata a modelli di elevato valore estetico
3. Nel programma di Gropius il Bauhaus aveva il compito di fondare una comunità di lavoro di
abili artisti artigiani che lavorano in perfetta unità di intenti comunanza di concezione
artistica alla realizzazione di opere architettoniche
- il fine ultimo era quello dell'opera d'arte unitaria identificato nella grande architettura in
cui non c'è una linea di demarcazione tra l'arte monumentale e l'arte decorativa
- a mancare è la questione del rapporto con il mondo della produzione gruppi analizza questo
concetto in una lettera secondo cui occorreva prevedere la formazione di artisti capace di
dialogare con le strutture industriali
- alla luce di questa lettera il programma del Bauhaus assume il carattere fondativo di una
nuova disciplina che sarà appunto quella del disegno industriale
CAPITOLO SEI
1. ITALIA: LE BIENNALI DI MONZA
- Nel 1923 si aprì a Monza la prima mostra biennale delle arti decorative, essa fu seguita
regolarmente dalle successive elezioni che divennero triennale nel 1930 con la
denominazione di esposizione internazionale d'arte decorativa industriale moderna.
- In questa esperienza confluirono tutte le contraddittorie istanze che caratterizzarono la
cultura italiana del primo dopoguerra: le spinte moderniste, il richiamo all'ordine, il culto
della tradizione, ed i valori regionali.
- La confusione non era maggiore di quella che rendeva altrove ma in Italia essa non fu
bilanciata da una robusta cultura tecnica industriale con la quale fare i conti
- la seconda edizione della mostra volle distinguersi dal carattere più apertamente
industriale dell'esposizione internazionale di Parigi e si dichiarò fedele al suo programma
schiettamente artistico.
- Non per nulla nell'edizione del 1930 furono proprio gli architetti a dar vita ad ambienti nei
quali spazi oggetti apparvero improntati a principi formali di asciutto di cuore geometriche
funzionali
2. L’ESPRIT NOUVEAU
- Le scuole che cominciavano allora a porsi il tema di una cultura progettuale meno legata alle
rigidità della formazione artigianale lasciarono nel vago il rapporto con le strutture
produttive più avanzate
- A Monza contemporaneamente alle istituzioni delle biennali fu creata l'università delle arti
decorative che ebbe il compito di preparare artifici non artisti e ambire a proporsi come il
Bauhaus italiano senza tuttavia uscire dai limiti di una manifattura legata al pezzo unico o
alla piccola serie e comunque ristretta agli oggetti d'arredo. Questa nuova tendenza
progettuale ebbe motivazioni diverse
a. l'immagine della macchina conobbe una progressiva diffusione che indusse quindi a una
comune accettazione delle sue forme primarie
b. l'elettricità divenuta energia primaria in tutto l'occidente modificò radicalmente la logica del
funzionamento delle cose imponendo con esse un diverso rapporto gestuale più rapido e
una comunicazione chiara e diretta
c. nella loro configurazione finale gli oggetti tesero a rispecchiare i modelli produttivi sempre
più presenti nelle aziende moderne
3. L’ART DECO
- L'attuale storiografia è Concorde dall'indicare nell'esposizione internazionali di arti
decorative e industriali moderne aperta a Parigi nel 1925 la definitiva sanzione
dell'esperienza dell'art déco
- Nell'art déco confluirono i geometrismi del cubismo, il dinamismo futurista, le morbidezze
cromatiche
4. Il razionalismo italiano e le triennali di Milano
- i settori di punta della modernità furono quelli intrinsecamente legati alla fruizione di
massa come il cinema ma ancora di più l'architettura e il design
- la bellezza dei nuovi oggetti non era però quella dell'arte era una bellezza nuova legata alla
loro realtà tecnica ma anche al contesto nel quale essi venivano impiegati
- nel settore dei trasporti toccò ovviamente all'automobile il compito di rappresentare la
nuova bellezza e ciò riguardo non soltanto il design della carrozzeria ma anche quello
dell'abitacolo e soprattutto del cruscotto
CAPITOLO SETTE
1. La guerra il dopoguerra
- la Seconda guerra mondiale staccò definitivamente il ventesimo secolo dal diciannovesimo e
lo proietta al nuovo vertiginoso futuro, la guerra fu combattuta dovunque con armi
meccaniche automatiche come mezzi di trasporto sempre più efficienti ciò voleva dire uno
sviluppo tecnologico industriale senza precedenti
- ogni combattente scopri o ritrovò il rapporto con la macchina proprio dell'economia
industriale. La macchina dominò sui fronti di battaglia nelle retrovie nei servizi logistici e la
vittoria toccò a chi poté mettere in campo un numero maggiore sempre più perfezionato di
macchine
- tra i civili, la guerra ripropose il problema dell'oggetto d'uso in una duplice prospettiva per un
verso ne provocò la spaventosa pianura e per un altro ne fece balenare la prospettiva di una
nuova abbondanza
- questo recupero di ciò che la guerra aveva lasciato dietro di sé nella sua trasformazione in
legno di consumo fu il primo segnale del dopoguerra la pace si presentò nella veste di una
riconversione industriale che cancello lentamente dalle cose le tracce maligne del conflitto
2. il sogno americano
- all'indomani della pace gli Stati Uniti presero due importanti iniziative nei confronti
dell’Europa: il piano Marshall e stipularono accordi per imporre al mercato europeo il
predominio del film americani
- l'immagine dell’America diffusa dall'industria cinematografica non coincideva affatto con la
realtà di quel paese nel suo complesso, tuttavia, l'american dream vi si riconobbe
- nell'immediato dopoguerra la piccola e media borghesia statunitense poté godere di un
relativo benessere che fisso subito nei due simboli primari nell'agiatezza la casa e l'auto
3. il caso italiano la ricostruzione
- uscita distrutta dalla guerra l'Italia si dimostrò ansiosa di affermare il suo diritto al
benessere e fuse in un’eterogenea visione il rinnovamento politico e sociale con quello
economico e culturale
- la questione cruciale era quella dell'abitazione il problema della casa sta al centro della
politica non si trattava però soltanto di ricostruire si trattava anche di indicare nuovi
modelli abitativi
- tuttavia, la realtà italiana era anche una realtà industriale che segnava un'antica divisione tra
nord e sud così fu l'industria ad affrontare i problemi del dopoguerra, a puntare su una
produzione di arredi economici pratici e realizzati in serie vincolati a una norma di buon
gusto intesa a superare i vecchi schemi abitativi per portare nelle case attrezzature spiate alla
nuova cultura della macchina
- il rapporto tra arti e industria perdeva definitivamente il suo carattere utopistico e si
realizzava articolandosi nelle coppie estetica tecnica, immagine utilità, forma funzione
CAPITOLO OTTO
1. LA CULTURA DEL DESIGN INDUSTRIALE
- Il design con la sua configurazione di disegno industriale si presentava ora con una propria
autonoma identità che ne sanciva la distinzione rispetto all'architettura e sperava l'antico
confronto con l'artigianato. A restare irrisolto fu però reale rapporto con l’oggetto
- L’ ICSID (INTERNATIONAL COUNCIL OF SOCIETY OF INDUSTRIAL DESIGN) fisso nel 1957
l'identità del disegnatore industriale come quella di una persona che si qualifica per la sua
formazione, con la sua conoscenza tecnica, la sua esperienza e la sua sensibilità visiva, in
grado di determinare i materiali, la struttura, i meccanismi, la forma, il trattamento delle
superfici e la veste di prodotti fabbricati in serie e mediante procedimenti industriali
- in tal modo però assumeva come referente non la realtà del prodotto ma le modalità della
sua produzione
- per il design sorse così una nuova stagione di sperimentazione e di ricerca che caratterizzò
l'ultimo ventennio del ventesimo secolo.
2. IL DESIGN ITALIANO: LA TECNICA DELL’ARTE
- Il design italiano è da considerarsi espressione di un'intera tradizione culturale che sia
storicamente manifestata anche nei comportamenti e nelle tendenze ideologiche, il suo
carattere primario resta quello di una creatività capace di ingentilire l'aspra concretezza
delle cose
- il territorio più impegnativo sul quale si esercitò questa virtù del design italiano fu quello
dell'automobile: gli anni 60 e