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Questi due episodi meritano di esser sottolineati perché mostrano come, anche nel periodo successivo al
Terrore, la lotta politica in Francia continuasse a esser concepita «a somma zero», dal momento che in tale
contesto non vi era spazio per una normale dialettica elettorale e parlamentare, mentre era evidente che
l’esercito e i suoi generali stavano diventando un elemento cruciale nella politica interna, anche in virtù di
una riforma profonda dell’esercito e del modo di fare guerra che stava accadendo in quegli anni.
Fino al 1791, l’esercito francese era composto da mercenari o da soldati arruolati a forza ed era comandato
da nobili ufficiali ma l’emigrazione di massa di questi ultimi fece sì che si debba ricostruire in fretta e furia il
corpo degli ufficiali e così si aprirono formidabili opportunità per tutti quei giovani militari che riuscirono a
diventare generali in giovanissima età e nel 1793, con la cosiddetta «legge dell’amalgama» si fusero le
milizie ordinarie con quelle volontarie. Si può quindi dire che tra il 1793 e il 1799 il reclutamento forzato
tornò ad essere il criterio essenziale di formazione dell’esercito, similmente a quanto avveniva nell’ancien
régime, con la differenza che il clima cultura è completamente cambiato, perché alle spalle vi è
un’intensissima azione di propaganda che faccia comprendere alle nuove reclute di essere parte di una
nazione in armi, soprattutto perché molti di essi erano volontari.
L’energia bellica del rinnovato esercito francese è ciò che gli consentì, contro ogni previsione, di respingere
gli attacchi delle coalizioni nemiche e perfino di muoversi oltre i confini della Repubblica, verso la conquista
di altri territori, un’operazione di conquista che ebbe un carattere ambiguo perché da un lato venne condotta
in nome della libertà, che avrebbe liberato i popoli fratelli dalla tirannia, ma dall’altro – in seguito all’azione
–
militare e al di là della propaganda nelle terre direttamente annesse alla Francia vengono introdotti gli
ordinamenti francesi, mentre in quelle non annesse si istituiscono delle repubbliche sorelle e pertanto la
retorica della libertà venne del tutto vanificata dalla realtà di un nuovo espansionismo, non può dinastico, ma
repubblicano e nazional-patriottico.
Tra i protagonisti di questa ascesa vi è soprattutto Napoleone Bonaparte, appena 26enne che non aveva
molte benemerenze da esibire, ma che nel giro di quattro anni riuscì a brillare di una luce di prima
grandezza.
All’inizio del 1796, il Direttorio decise di organizzare un’importante offensiva militare, con
l’ambiziosissimo progetto di mettere in ginocchio l’Austria: l’attacco si articolava su due
fronti, quello tedesco nonché quello principale, e un fronte secondario ossia quello italiano
Realizzato dalla dott.ssa Olga Arenga
Storica e archivista
ma, mentre sul fronte renano l’azione francese fallì, quella italiana – merito del giovane
–
comandante Bonaparte colse una serie di successi che andarono ben al di là dei piani del
Direttorio. primavera del 1796 e l’aprile del 1797,
Incredibilmente, tra la Bonaparte riuscì a guidare
vittoriosamente i suoi soldati contro l’esercito del Regno di Sardegna e soprattutto contro gli
austriaci, stanziati a Milano e a Venezia, fino a giungere a Leoben a 250 km di distanza da
Vienna. Fu lì che vennero firmati i preliminari del celebre Trattato di Campoformio (17
, che riconobbe l’occupazione francese nella parte settentrionale dell’Italia in
ottobre 1797)
cambio dell’ex Repubblica di Venezia agli austriaci.
Nei due anni seguenti, l’egemonia militare francese venne estesa a quasi tutta la penisola e
dei vecchi stati non rimasero che alcuni frammento: ad eccezione del Nord-est (con Venezia
sotto il dominio austriaco), della Sardegna (rifugio dei Savoia) e della Sicilia (rifugio dei
Borbone di Napoli), il resto della penisola era diviso in territori controllati direttamente
dalla Francia (Piemonte e Toscana), repubbliche sorelle (Lucca, Liguria, Cisalpina,
Romana e Napoletana) e un antico stato (Ducato di Parma e Piacenza, formalmente
autonomo). Nel 1798, anche il papa Pio VI fu costretto ad abbandonare Roma per essere
deportato come prigioniero politico a Valence, dove morì nel luglio del 1799.
Questa fase di occupazione fu caratterizzata da luci e ombre: una parte della popolazione
degli antichi Stati accolse con dichiarata ostilità i francesi, specialmente gli ecclesiastici e la
parte popolare (soprattutto quella delle campagne), che spesso organizza delle insurrezioni
armate, mentre la borghesia e le classi popolari urbane accolsero con simpatia il
cambiamento che, almeno inizialmente, comportò l’abolizione dei privilegi sociali e
giuridici, la libertà d’opinione e di stampa. Inoltre, le amministrazioni provvisorie ed i
governi delle repubbliche vararono norme ispirate alla legislazione rivoluzionaria francese,
dal grande valore modernizzante, come l’abolizione dei fedecommessi e delle
primogeniture, si proibiscono i lasciti ai patrimoni ecclesiastici, si equivalgono uomini e
donne nelle successioni e si introduce il matrimonio civile, stabilendo altresì che i vescovi
siano nominati dal Direttorio e infine, nel 1798, si procedette alla soppressione di tutti gli
dei loro beni.
ordini e corporazioni religiose e all’incameramento
Tuttavia, a fronte di queste innovazioni, ci sono alcuni aspetti negativi: 1) le repubbliche
sorelle italiane non vivono una vita politica propria, perché i loro organismi sono
strettamente controllati dalle autorità militari e civili francesi, che si arrogano anche il diritto
di scrivere o rivedere le Costituzioni di questi nuovi Stati; 2) tutti i territori sono sottoposti a
pesantissime contribuzioni finanziarie e a ripetute requisizioni, all’obbligo di foraggiare gli
eserciti e ad atti quotidiani di vessazione, che provocano nei patrioti italiani una profonda
disillusione; 3) numerose sono i trafugamenti di opere d’arte, che vengono portate in
Francia. Realizzato dalla dott.ssa Olga Arenga
Storica e archivista
All’inizio del dopo aver sconfitto l’Austria, la Francia aveva davanti a sé un solo
1798,
nemico, ossia la Gran Bretagna e quindi, visto il successo, il Direttorio decise di affidare a
Napoleone la missione di attaccare, nel modo più devastante possibile, la potenza nemica
ma uno sbarco sull’isola era impensabile – una costante della storia inglese - e quindi si optò
attaccare l’Egitto, colonia ottomana.
per un piano fantasioso ma azzardato, ossia Il
calcolo fatto è quello di garantirsi il possesso di un’area strategica per il controllo del
Mediterraneo e dell’India, ma anche (da parte del Direttorio) di allontanare Bonaparte dalla
Francia, il quale però vede in quest’impresa la possibilità di scolpire il suo nome nella
storia.
Battute le truppe turche nella battaglia delle Piramidi (21 luglio 1798), i francesi occupano
duramente l’Egitto ma la minaccia maggiore arriva comunque dal mare, perché la flotta
britannica, guidata dall’ammiraglio Nelson, individuò rapidamente quella francese, ancorata
da Abukir e la distrusse completamente (1° agosto 1798).
La spedizione militare egiziana si rivela un fallimento, ma anche in Europa il quadro
politico sta mutando: alla fine del 1798 nasce la II coalizione antifrancese, a cui
aderiscono Russia, Austria e Gran Bretagna e avviarono una controffensiva in grande stile,
già nella penisola italiana, dove le repubbliche sorelle implosero velocemente.
Nel marzo 1799, quando gli eserciti austro-russo sferrarono una poderosa offensiva nella
Pianura padana, numerose furono le rivolte che scoppiarono in altri territori e tutti avevano
una cifra comune: erano ribellioni animate dal desiderio di difendere aspetti della vita
sociale che alimentarono identità tradizionali, come i privilegi delle comunità locali o come
l’integrità dei valori della Chiesa cattolica e, alla fine del 1799, la presenza francese era
del 1799, il Direttorio subì
ridotta solo a Genova. Ciò avvenne anche perché, nell’aprile
l’ennesima sconfitta elettorale, che portò a diverse conseguenze: innanzitutto, cambiò la
composizione del Direttorio, con l’ingresso di –
Sieyès che pur essendo stato un uomo della
–
prima Costituente si fece sostenitore della necessità di un colpo di stato militare che
portasse all’annullamento della Costituzione del 1795 e alla costruzione di un nuovo e più
autoritario assetto istituzionale e si decide di puntare su Bonaparte, il quale era riuscito a
tornare in Francia eludendo il blocco navale inglese.
Al suo ritorno, il Direttorio gli affidò il comando delle forze armate parigine e tra il 9 e il 10
novembre 1799 (18-19 brumaio anno VIII), col sostegno delle forze armate, Napoleone
sciolse con la forza il Parlamento e si impose, contrariamente alle aspettative, come
un’autorità politica indipendente, ottenendo che venga nominato un consolato provvisorio
di 3 membri (lui, Sièyes e Ducos), che si attribuisce il compito di preparare una nuova
Costituzione coadiuvato da due commissioni in rappresentanza di ciò che resta del
Consiglio degli Anziani e dei Cinquecento. Di fatto, però, la situazione è ormai nelle mani
di Napoleone, che si presenta all’opinione pubblica come Salvatore della patria. In poco
Realizzato dalla dott.ssa Olga Arenga
Storica e archivista
tempo, precisamente il 25 dicembre 1799 viene promulgata la nuova Costituzione che
concentra nelle mani di Bonaparte, riconosciuto primo console, tutto il potere
–
esecutivo, mentre gli altri due consoli hanno solo un ruolo consultivo e Sieyès lo stratega
–
originario viene politicamente emarginato.
5) Napoleone
5.1 Dal Consolato all’impero: Il 15 dicembre 1799 (24 frimaio anno VIII) un proclama
diramato dai tre nuovi consoli annuncia ai cittadini francesi i fondamenti essenziali della
nuova Costituzione, che viene promulgata il 25 dicembre. Per la prima volta dalla
Rivoluzione Francese, essa non è scritta da un’assemblea eletta ma da un gruppo ristretto di
individui, che si sono attribuiti tale compito dopo un colpo di Stato e dunque non sorprende
si faccia nominare “primo console”, in carica per 10
che Bonaparte anni, al quale spetta il
potere esecutivo e, in forma esclusiva, l’iniziativa legislativa. Sebbene continui ad esistere
–
un Parlamento bicamerale diviso fra una Camera bassa (Tribunale), cui spetta il compito
di discutere i progetti di legge, e una Camera alta (corpo legislativo), c