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Il trilemma di Rodrik
Rodrik è un economista turco, una delle principali voci critiche della globalizzazione accelerata asmodata. Nel suo "La globalizzazione intelligente" introduce il trilemma dell'economia mondiale: il fatto che sia impossibile perseguire simultaneamente democrazia, autodeterminazione nazionale e globalizzazione economica. Secondo lui, se vogliamo far progredire la globalizzazione allora dobbiamo rinunciare o allo stato-nazione o alla democrazia politica. Se vogliamo difendere/estendere la democrazia bisogna scegliere o stato-nazione o globalizzazione e se vogliamo conservare lo stato-nazione bisogna scegliere o globalizzazione o democrazia.
Per sua stessa natura, secondo lui, la globalizzazione è disruptive e crea vincitori e vinti in quanto tale. Gli stati, soprattutto democratici, possono tollerare questa "distruzione creativa" solo se in grado di garantire benefici condivisi. Il paradosso è che la globalizzazione funziona solo
semplici cittadini che come organizzazioni non governative) e i temi trattati riguardano anche la low politics, come l'economia, l'ambiente, i diritti umani, la sicurezza internazionale, ecc. La politica estera può essere condotta attraverso diverse modalità, come la diplomazia, la negoziazione, l'uso della forza militare, l'aiuto allo sviluppo, le sanzioni economiche, ecc. Ogni Stato ha i suoi interessi nazionali e cerca di perseguirli nel contesto internazionale, tenendo conto delle dinamiche globali e delle relazioni con gli altri attori. La politica estera può essere influenzata da diversi fattori, come la geografia, la storia, la cultura, l'economia, la politica interna, le alleanze, le organizzazioni internazionali, ecc. Ogni Stato cerca di promuovere i suoi interessi e di difendere la sua sovranità, ma allo stesso tempo deve tener conto degli interessi degli altri attori e delle norme internazionali. La politica estera può essere anche oggetto di dibattito e critica, sia a livello nazionale che internazionale. Alcuni sostengono che gli Stati dovrebbero cooperare e promuovere la pace e la stabilità globale, mentre altri difendono l'interesse nazionale e la difesa della sovranità. La politica estera può essere anche strumento di propaganda e di manipolazione dell'opinione pubblica, sia a livello interno che esterno. In conclusione, la politica estera è un elemento fondamentale per gli Stati nel contesto internazionale. Essa permette loro di promuovere i propri interessi, difendere la propria sovranità e contribuire alla stabilità e al benessere globale. Tuttavia, la politica estera deve essere condotta in modo responsabile, nel rispetto delle norme internazionali e nel dialogo con gli altri attori, al fine di evitare conflitti e promuovere la cooperazione.Gli obiettivi dell'azione statale, sia come strumenti dell'azione statale: es. cyber criminals, migranti, multinazionali... e l'agenda si è dilatata. Nonostante le differenze, infatti, tra politica interna ed estera è impossibile una netta dissociazione e questo si manifesta sotto la reciproca influenza (basta pensare all'influenza che l'Unione europea ha sulla nostra politica interna). Non di rado, inoltre, la politica estera viene strumentalizzata per motivi interni, come nel fenomeno del bonapartismo; ricordiamo inoltre che durante la guerra fredda non pochi governi utilizzarono il "non-allineamento" come strumento di delegittimazione del proprio potere. Molti studi parlano del rapporto tra elezioni nei paesi democratici e guerre. Le guerre capitano quando è utile che capitano (l'annessione della Crimea da parte della Russia ha fatto schizzare in alto l'apprezzamento di Putin). Quando uno è appena eletto.Non ci sta bisogno di guerra, la maggior parte dei cittadini ti ha sostenuto, così come non è conveniente fare una guerra molto a ridosso delle elezioni. Viceversa, anche la vita politica interna influenza quella estera.
36 - Realisti sottostimano il legame- Liberale sovrastimano il legame. Secondo loro la PE è interamente determinata dalla PICHI FA LA POLITICA ESTERA?
Realismo: lo stato attraverso la rete gestita dal ministero degli esteri
Liberalismo: la società attraverso le organizzazioni non statali
Marxismo: la classe capitalistica attraverso i propri gruppi d'interesse
Costruttivismo: gli individui attraverso l'interpretazione delle relazioni sociali
Le determinanti in politica estera
I fattori che influenzano la politica estera sono due:
- Determinanti esterne: riguardano l'ambiente esterno di uno stato, cioè la struttura delle politiche internazionali o le caratteristiche della politica mondiale
- Determinanti interne: la
più importante è la geopolitica, il potere militare, sviluppo economico e sistema politico. Questi fattori possono essere collocati su tre livelli di analisi fondamentale:
- Intenzionale/esterno: influenze esterne (es. connotazioni sistema internazionale)
- Statale/interno: influenze interne (es. opinione politica, sistema politico ecc)
- Individuale: caratteristiche degli individui, come credenze e valori, al vertice del processo del decision making (credenze, valori…)
Tutti e tre i livelli condizionano le scelte di politica estera e la loro influenza relativa muta a seconda del contesto. Anche la rilevanza dei singoli livelli cambia a seconda della prospettiva teorica adottata: i realisti si focalizzano principalmente sui fattori esterni/internazionali, mentre i liberali sulle determinanti interne e individuali, pertanto non esiste quindi un modello esplicativo generale della politica estera.
Ogni decisione riguardate la PE non può prescindere del tutto dal
particolare contesto interno. La cultura politica costituisce una determinante dell'orientamento che uno stato ha nei confronti del mondo esterno. Per cultura politica intendiamo "l'insieme di atteggiamenti, norme, credenze, condivise più o meno largamente dai membri di una data unità sociale, e aventi a oggetto fenomeni politici". Essa ha una duplice fonte: - Concreta esperienza storica di una nazione - Sistema dei valori e i grandi movimenti ed orientamenti culturali di un dato popolo. Questi elementi contribuiscono a creare in un popolo una specifica dimensione culturale, una mappa mentale del singolo universo culturale. Ad esempio, la classe politica americana ha una prospettiva sul ruolo degli Usa nella politica internazionale di eccezionalità. IL PROCESSO DECISIONALE Vi sono vari modelli di processo decisionale: 1. Modello razionale (tipico del realismo): processo particolarmente lineare che ha come assunto di partenza il "paradigma"Il paradigma dell'attore razionale, secondo cui lo Stato (decisore) è attore razionale e unitario. Il modello si articola in 5 fasi:
- Riconoscimento del problema;
- Selezione degli obiettivi e gerarchizzazione in ordine di importanza;
- Identificazione delle alternative possibili;
- Valutazione dei costi e benefici delle alternative;
- Scelta dell'azione che al minimo costo assicuri il miglior risultato.
NB: Un caso classico è l'analisi dell'incidente nello stretto di Formosa (1996) o la crisi dei missili di Cuba (1962).
Il paradigma dell'attore razionale è stato molto criticato per diversi aspetti (es. Caso Petrov):
- La razionalità umana è limitata, anche solo perché non disponiamo di tutte le informazioni necessarie a compiere le scelte.
- Il policy making è un processo graduale e non statico, che si svolge nel tempo, con piccole decisioni incrementali.
- Il policy making è un processo decisionale collettivo, che
Coinvolge molti protagonisti. Alcuni studi hanno quindi incluso all'interno del modello razionale delle componenti psicologiche, facendo così nascere la teoria del prospetto (si focalizza in particolare sulle decisioni in condizione di rischio) nel 1978.
- L'effetto contesto: il contesto in cui prendiamo la decisione ha un'importanza strategica, perché influenza il processo di come costruiamo il problema.
- L'effetto certezza: sovrastimiamo nella maggior parte delle volte l'esito sicuro.
- L'effetto riflesso: preferiamo correre il rischio di una grossa perdita, solo probabile, che accettare la certezza di una perdita più piccola -> perdite hanno un valore maggiore rispetto ai guadagni.
- Effetto isolamento: isoliamo probabilità consecutive invece di trattarle insieme.
2. Modello "organizzativo" - Non si fa valutazione caso per caso, cioè si saltano tutte le fasi prima dette e semplicemente si punta su
procedure operative standard, cioè risposte standardizzate largamente ricercate su precedenti avvenimenti. Questo vuol dire che non c'è un ragionamento, ma si reagisce a stimoli. È quindi una procedura molto amministrativa, che elimina la proattività, diventando un processo di problem solving reattivo che non si applica nei contesti più drammatici.
3. Modello burocratico
Le decisioni si prendono attraverso un processo di bargaining, cioè di negoziazione. Secondo questo modello vince l'individuo o il gruppo che è relativamente più forte, motivo per il quale viene paragonato ad una sorta di "tiro alla fune" tra membri o strutture della burocrazia, che rappresentano interessi divergenti. È un modello ovviamente adatto alle grandi democrazie (e all'UE), perché dispongono delle strutture burocratiche adatte, cioè altamente differenziate.
4. Modello pluralista
Lo stato è una sorta di campo da
gioco dove si scontrano una pluralità di players. Alla base del processo vi sono gruppi di interesse, multinazionali, opinione pubblica, e le decisioni prese secondo questo modello riflettono i diversi interessi e le contrastanti strategie che provengono direttamente dalla società. Concludendo, per i liberali il processo decisionale non avviene in un vuoto istituzionale ma sempre all'interno di un contesto organizzativo, che condiziona l'azione individuale ed è il risultato di un complesso processo che coinvolge individui e organizzazioni burocratiche. Opposto alla teoria dell'attore razionale, abbiamo il parallelogramma delle forze. 5. Modello marxista Le decisioni in PE sono determinate dagli interessi economici delle grandi aziende e della classe dominante. 6. Modello costruttivista Le decisioni in PE sono il risultato delle scelte e orientamenti di coloro che riescono a determinare dibattito pubblico (élite, media, centri ricerca...). Gliindividui assumono quindi peso in PE, cheappare più forte, in alcune circostanze, rispetto alle istituzioni: - Quando le istituzioni sono in crisi o sono state create da poco; - Quando i legami istituzioni-individui sono deboli o scarsi - Quando il problema è inusuale o concerne una situazione di crisi (ad esempio il covid) Gli aspetti tradizionali della PE Le due istituzioni che contraddistinguono la politica internazionale sono:- La guerra
- La diplomazia
- La diplomazia
- La strategia
comporta un engagement pubblico.