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MODELLO DEL

MONDO DIVISO IN DUE

Si può rappresentare il mondo post bipolare in maniera dicotomica (diviso in due parti che non

tutti vedono allo stesso modo).

Mentre la linea di frattura durante la guerra fredda separava oriente e occidente, la linea di frattura

potrebbe separare il nord e il sud = divisione economica e non ideologica.

Le possibili declinazioni del modello sono:

SINGER WILDAVSKY

1) e

Nel 1993 pubblicano un libro in cui forniscono la rappresentazione dicotomica di un sistema diviso

in due parti:

zona di pace —> geograficamente sono la comunità euro-atlantica nella quale c’è sviluppo

• economico, stabilità politica e pace (è quella parte di mondo già approdata alla fine della

storia);

zone di conflitto —> resto del mondo dove invece non c’è sviluppo economico, non c’è

• stabilità politica e non c’è democrazia e pace ma continui conflitti (non è approdata alla fine

della storia)

Qual è la linea di tendenza? Si amplia una a discapito dell’altra?

Gli autori fondamentalmente credono che per un lungo lasso di tempo questo due parti del mondo

continueranno ad esistere e a mantenersi reciprocamente impermeabili (non ci sono rapporti

reciproci significativi).

Però non possono rimanere a lungo impermeabili; è un’idea illusoria —> zone di conflitto

riguardano molti più abitanti (sproporzione geografica). Non pare realistica come forma.

Al contrario, Johnson (un altro autore di cui tener conto poiché illustra una posizione che dopo gli

attentati dell’11 settembre ha avuto una notevole risonanza) pubblica un libro intitolato “Blowback”

(i costi e le conseguenze dell’impero americano).

—> Immaginare due zone impermeabili (che non si influenzano a vicenda), quella di pace e di

conflitto, è un’idea illusoria, se non altro per motivi demografici: vi è una sproporzione geografica

(le zone di conflitto sono più popolate) tale da rendere inevitabile che ci siano influenze reciproche

tra le due zone, basta pensare al fenomeno di migrazione dalle zone di conflitto.

Non appare realistica una prospettiva che veda separate le due “zone”.

BARBER

2) Benjamin

Il modello più efficace per declinare il mondo diviso in due è quello offerto da Barber, autore del

libro “Jihad Vs Mc Mondo” (1995).

Il mondo è costituito da 2 tendenze:

1. MC MONDO = indica globalizzazione e interdipendenza;

—> mondo interconnesso in cui domina la tecnologia

2. JIHAD = frammentazione, emergere dei particolarismo etnici e religiosi, frammentazione

del mondo in numerosi gruppi etnici (il termine jihad non ha a che fare con l’islam).

—> guerra di religioni e identità, i gruppi difendono la loro fede o cultura contrastando la

cooperazione globale

Si tratta di 2 tendenze coesistenti e contrapposte che condividono un aspetto comune: mettere

in crisi lo Stato Nazione.

 66

il Mc Mondo dall’alto (globalizzazione): mina la sovranità degli stati spingendo verso un mondo

• unificato;

la Jihad dal basso (conflitti identitari): i cui gruppi ambiscono a far nascere, a partire dalle

• ceneri di una stato in cui non si identificano, delle nuove entità nazionali basate su entità

etniche o religiose.

Barber scrive che la storia non sia finita (criticando Fukuyama) e che non si è arrivati all’apogeo

della tecnica (al massimo progresso tecnologico).

Secondo Barber hanno ragione entrambe le visioni, poiché entrambe sono presenti sullo sfondo

internazionale, sono entrambe presenti nella realtà odierna.

Barber crede che c dobbiamo arrendere al fatto che queste due tendenze permarranno entrambe

senza vedere il prevalere dell’una sull’altra.

Oltre a mettere in crisi lo stato nazione mettono anche in crisi la democrazia:

• In quanto appartenente al Mc Mondo ognuno è consumatore (mc mondo = economia del

profitto);

• Ognuno è anche patte della Jihad in quanto rivendicatore e parte di una tribù, cioè di qualcosa

più grande di noi (confessione religiosa, ideologia ecc…)

A questo punto, però, vengono a meno le caratteristiche di una cittadinanza democratica, di

conseguenza la democrazia non sopravvive —> a meno che non si offra un’alternativa a questo

tipo di lotta si arriverà ad affrontare un’epoca post-democratica.

MODELLO DEL

MONDO A PIÙ DIMENSIONI

A questo modello si danno diverse declinazioni:

- PARSI

Vittorio Emanuele

Nel 2003 scrisse “Il sistema politico globale da uno a molti” in cui sostiene che ormai non si può

più parlare del sistema internazionale come un tutto unico perché possiamo individuare all’interno

dei sottosistemi o regimi internazionali che hanno modalità di funzionamento (regimi) differenti tra

loro.

In particolare per lui c’è un sistema politico centrale rappresentato dall’egemonia americana e poi

ci sono sistemi secondari che invece obbediscono a regole proprie; gli Stati Uniti patiscono

l’assenza di norme, regole e principi condivisi con gli altri attori che operano in questi sottosistemi

o sistemi secondari.

Parsi scrive che gli USA siano gli unici a giocare in tutti i sistemi e la mancanza di condivisione e di

regole porta la politica internazionale americana ad essere imposta con la forza: passaggio da

egemonia a dominio.

Tuttavia, se l’egemonia viene imposta vengono create le condizioni affinché si determini l’inizio

della fine della potenza.

- KISSINGER

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Afferma (intorno al 2001) che in realtà nel sistema internazionale possiamo distinguere 4 diversi

sottosistemi:

1) sistema occidentale = comunità di sicurezza; ciò che deriva dall’idea della pace fondata

sulla democrazia, sistema avanzato, luogo del mondo che ha raggiunto la fine della storia;

2) sistema asiatico = si configura come un sistema in cui solo l’equilibrio di potenza degli

attori principali che operano nel sistema riesce a salvaguardare la totalità dallo scoppio

della guerra tra quegli attori (per molti aspetti ricorda l’Europa del XIX secolo);

3) sistema mediorientale = caratterizzata da continui conflitti di fattore identitario, spesso

religiosi (ricorda le caratteristiche dell’Europa pre-vestfaliana);

4) sistema africano = parte del mondo di cui nessuno si preoccupa se non per prenderne le

risorse, un luogo lasciato a se stesso in cui vi sono guerre continue e catastrofi ambientali

abbandonata a sé stessa (viene usata l’espressione “pianeta dei naufraghi”); assomiglia

allo stato di natura hobbesiano.

- COOPER

Robert

Il modo più noto in cui è stato declinato questo modello è quello di Cooper, autore di “Lo stato

post moderno e l’ordine mondiale” (1996).

Ci offre una rappresentazione del mondo post bipolare su 3 dimensioni che si presentano in

sottosistemi regionali che possiamo definire così:

1) mondo premoderno = mondo prestatuale cioè un mondo caotico e violento

(geograficamente parlando potrebbe essere Africa o Asia ex sovietica o America Latina).

Mondo in cui l’assenza di Stati consolidati o il loro fallimento crea conflitto;

2) mondo moderno = ci sono stati forti che esercitano il monopolio della forza fisica legittima;

c’è pace quando c’è equilibrio di potenza (sistema asiatico, India e Pakistan per esempio)

3) mondo postmoderno = caratterizzato da processi di integrazione sovranazionale che

comportano cessioni di sovranità sempre più significativi (comunità euro-atlantica e

Occidente); mondo dove la perdita degli Stati di quote di sovranità porta ad un ordine

superiore e di interdipendenza.

Queste tre dimensioni coesistono, ma anche all’interno di ogni dimensione questi tre stati possono

coesistere.

(es. Europa, quindi area post-moderna, esistono lo stesso pulsioni che corrispondono agli altri due

strati)

Critica:

Cooper è stato criticato per il linguaggio che ha usato perché al di là di come la pensasse

effettivamente lui, utilizzando quel linguaggio ha dato l’impressione di ritenere implicitamente che

ci sia una traiettoria da percorrere che va dal pre moderno al moderno e poi al post moderno

—> quindi la storia viene vista come un percorso con traiettoria, ma non è detto che la pensasse,

infatti avrebbe dovuto chiamare le tre dimensioni in un altro modo.

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MODELLO DEL

NUOVO MEDIOEVO o CAOS

Nell’ immaginario collettivo c’è ancora l’idea del medioevo come caratterizzato da secoli bui pieni

di superstizione e fanatismi, assenza di un’autorità concreta che garantisse l’ordine.

I modelli precedenti rimandano a dei mondi governati o governabili da uno o da molti, qui invece

no; si potrebbe quindi paragonare al mondo a-polare.

- MINC

Alain

Nel 1993 pubblicò “Il nuovo Medioevo” crede in un mondo non governato e non governabile,

caotico.

Il post bipolarismo per lui non è né come lo descrivono gli unipolaristi, né Fukuyama ne Barber;

afferma che non si può ricondurre il mondo post-bipolare né al Mc mondo, ne alla Jihad, né

all’immagine di un mondo unipolare basato sulla egemonia statunitense; per lui non ha condotto ad

uno scenario chiaramente definibile, tutte le interpretazioni sono vere e nello stesso tempo

sbagliate.

Ed è questa incapacità di trovare il principio fondatore di un modello post bipolare che ci indirizza

ad un tipo di sistema sui generis, un nuovo medioevo.

Per lui si sta verificando un ritorno del fattore religioso, che era stato relegato alla sfera delle

superstizioni dopo la pace di Westfalia —> Indebolimento della ragione a vantaggio di ideologie

semplicistiche e superstizioni.

Nuovo medioevo = spazio d’azione sempre più ridotto rispetto alle nostre capacità di azione e di

analisi —> assenza di sistemi organizzati, comparsa di solidarietà Sluide ed evanescenti, il rischio,

l’indeterminatezza, lo sviluppo di zone grigie che si moltiplicano, sgretolamento delle società

ricche, l’indebolimento della ragione quale principio fondatore a vantaggio di ideologie

semplicistiche e di superstizioni da tempo scomparse (religiose).

Minc afferma che questa sarà una fase destinata a dura talmente a lungo che vivremo la nostra

vita in questo disordine (uomini della sua generazione)

È un mondo in cui la conflittualità non sarà più controllabile oppure può essere che non sia

necessariamente conflittuale, capace di mantenersi in equilibrio per un tempo significativo?

Per Minc la seconda,

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
93 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pprinci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Coralluzzo Valter Maria.