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LA PROMOZIONE DISCOGRAFICA SUGLI ALTRI MEDIA
Oggi il modello secondo cui la casa discografica ha bisogno della radio per promuovere i nuovi brani che va a
produrre, è cambiato.
Esistono nuove strategie promozionali e l’attenzione si sposta dalla radio al web, mantenendo comunque una
certa attenzione verso le emittenti.
La televisione è una delle modalità più remunerative diffuse e lo fa attraverso campagne pubblicitarie, però la
tv è soprattutto serialità, film e talent show, (High School Musical, American Idol, Glee).
Quello di High School Musical divenne il disco dell’anno nel 2006 senza che nessuna canzone passasse in
radio se non a Radio Disney; American Idol è invece il primo dei talent show con l'obiettivo di far emergere
artisti sconosciuti; Glee invece è una serie che mette in scena le vite di teenagers sotto forma di musical.
Con l'arrivo della rete e della completa digitalizzazione del settore, la discografia ha trasformato il proprio
modello di business, addentrandosi nel sistema di iTunes o cedendosi alla diffusione gratuita su YouTube di
video musicali ed incorporando i profitti derivanti dalla pubblicità.
Il mondo del webcasting e dello streaming ha profondamente mutato l’intero sistema, la presenza di
un'emittente sul web con un'identità ben precisa dal punto di vista della selezione musicale, è parte essenziale
della costruzione del suo brand.
PAROLA CHIAVE: PLAYLIST
I poli attorno ai quali ruota la decisione sulle scelte di programmazione delle radio sono 2:
● le innovazioni culturali/tecnologiche,
● i modi/stili per consumare la musica.
Oggi oramai l’ascolto è organizzato da playlist, ovvero delle sequenze di tracce che seguono uno stesso stile o
elaborate da algoritmi.
Il Top40, ad esempio, era nato quando il formato di distribuzione della musica registrata più diffuso per i
giovani era il 45 giri di cui 33 giri di musica classica per gli adulti, con la nascita degli album anche per la
musica classica si inizia a dare importanza alla sequenza dei brani e a concepire la modalità Long Playing per
un ascolto continuativo.
Il pioniere di ciò fu Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles del 1967 preceduto da Pet Sound dei
Beach Boys dell’anno prima, probabilmente la fonte d’ispirazione. Questi 2 dischi hanno perfezionato l’idea
di album dando un ordine ai brani quindi dando un’immagine diversa da quella della sola somma delle varie
parti di esso.
La radio, fino a quel momento devota alla programmazione dei singoli, ha reagito alla diffusione degli album
con la creazione di formati adatti a questa forma di distribuzione cultura musicale; ed infatti, dagli anni 60 le
emittenti iniziarono a creare formati di album con brani eterogenei e dando spazio agli Album Oriented Rock.
Con l’avvento dei dischi l’ascolto dei Long Playing sembra farsi da parte e va a prendere piede l’ascolto on
demand (reso possibile dall'avvento del compact disc che consente un’esplorazione digitale più agevole),
offerto ad esempio da MTV e da radio governate da hit.
Un’altra evoluzione fu il tasto SHUFFLE sui lettori CD o iPod, questa modalità mescola e propone
all'ascoltatore una sequenza di brani a partire da una lista limitata di canzoni ed invece di quella di
programmazione vecchia che stava attenta alle emozioni e al momento, sembra essere più avvincente e negli
ultimi anni sono regolati da algoritmi che creano playlist coerenti e rivelatrici.
Oggi le case discografiche ormai sono legate alla rete, al digitale poiché esso risponde a 2 richieste: il possedere
brani e album e poter accedere a un jukebox celestiale dove c’è tutta la musica possibile.
Si assottiglia quindi la linea tra musica che si possiede e musica che si vuole ascoltare e si è propensi a pensare
che questa nuova pratica delle playlist andrà a scalzare tutte le altre forme, compresa la radio.
C’è un potenziale dentro alla musica che fa sì che noi ci troviamo in essa, ci distinguiamo. Per quanto riguarda
ad esempio Spotify, ora che come streaming funziona molto, ma una problematica era quella dell’impersonalità
del software, è così che sono state aggiunte quelle caratteristiche che avvicinano l’ascoltatore attraverso le
cosiddette playlist “create apposta per te”, “Studying with no vocals”, “Shopping at a vintage store” … tutte
playlist anche molto nel dettaglio create in base ad algoritmi a seconda della musica che la persona solitamente
ascolta, creando così una sorta di emozione verso questo nuovo modo di consumare musica.
Non c'è radio che possa competere con questa estrema targhettizzazione, ma nessuno potrà togliere alla radio
quel valore aggiunto di sorpresa che i veicola all'ascoltatore ogni volta che passa un brano senza annunciarlo.
Inoltre, niente potrà competere con i personaggi umani che lavorano in radio e che portano quella maggiore
vicinanza con l’ascoltatore. CAPITOLO 3- PAROLE IN DIRETTA
Il parlato, come la musica, è l’altro ingrediente fondamentale della radiofonia; ogni emittente ha al proprio
interno una qualche parte di parlato, c’è chi ne fa il proprio fulcro e chi invece meno.
La voce, a differenza della musica, è sempre in diretta live oppure cerca di simulare la diretta. Ciò vuol dire
che ogni frase, commento e quant’altro ha origine sul momento e questa sua dimensione reale ne fa un elemento
imprevedibile, ma questo non vuol dire che sia improvvisato.
Sin dai primi anni 2000, sia gli Stati Uniti che il nostro paese mostrano evidenti segni di un ritorno di interesse
verso la radio di parola.
IL PARLATO E LE SUE CARATTERISTICHE
L'obiettivo fondamentale del parlato è la comprensibilità; necessità che deriva dalle caratteristiche del mezzo
radiofonico: la radio è monocanale, secondaria e volatile. L’efficacia del parlato noè direttamente
proporzionale alla comprensibilità, che dipende dalla semplicità del discorso e dalle capacità discorsive e di
pronuncia dello speaker.
LA VOCE DELLO SPEAKER
La voce è l’insieme di suoni prodotti dall’azione combinata dell’apparato respiratorio, fonatorio e delle cavità
di naso e bocca.
Per classificare le voci, a seconda delle loro caratteristiche naturali abbiamo il timbro (acuto, grave, gutturale
e nasale) e l’intensità di emissione (debole, forte, sottile…) ciò dipende dall’età e dal sesso della persona che
parla.
Ci sono 5 pilastri che regolano la buona comunicazione:
-RESPIRAZIONE: una corretta respirazione fornisce l’energia necessaria, in particolare la respirazione
diaframmatica è un buon modo per controllare le emozioni poiché agisce direttamente sul muscolo.
-PRONUNCIA: l’emissione di sillabe e parole secondo le regole convenzionali della lingua parlata assicura la
comprensibilità del discorso, non è indispensabile ma è importante per evitare errori. Inoltre, una determinata
pronuncia spesso rende riconoscibile lo speaker.
-ARTICOLAZIONE: l’elemento più importante per la comprensibilità è articolare bene frasi e parole;
articolare bene permette di mettere in secondo piano eventuali errori di pronuncia, ma soprattutto si richiama
molto l’attenzione. Per avere una buona articolazione ci si può esercitare spesso con gli scioglilingua.
-DIZIONE: complesso di regole dell’intonazione della voce, con l'uso delle pause e della punteggiatura sonora.
-ESPRESSIONE: è finalizzata ad un uso estetico della parola per provocare emozioni nell’ascoltatore.
Il lettore in radio deve essere in grado di far propri i testi che gli vengono dati e trovare la giusta motivazione
per poter attrarre il pubblico emotivamente.
LA VOCE AL MICROFONO
La personalità di uno speaker nasce e si sviluppa in base al modo che egli utilizza la propria voce, ci sono
speaker adatti a pubblico giovane e altri a un pubblico più adulto.
Inoltre, cambia il proprio tono in base al momento (es. di notte cercherà di un usare un tono più caldo e intimo)
o in base alle fasi del programma che c’è in atto.
Tutti gli effetti vengono fuori da una lunga esercitazione e capacità di padronanza della propria voce nelle sue
5 parti (spiegate prima). Il microfono registra e amplifica tutti i pregi e tutti i difetti di chi parla, per questo
conoscere bene il microfono è una buona cosa, in quanto si sa che con le lettere occlusive (P, B, T, D) e con le
lettere invece fricative (S, F, Z) si tende a fischiare sibilare; quindi, bisogna mantenere una certa distanza per
evitare strani effetti, magari spostarsi lievemente sul lato.
UNA VECCHIA LEZIONE DI PARLATO RADIOFONICO
Abbiamo detto che per la comprensibilità, è fondamentale la semplicità; parlare semplice vuol dire essere
brevi, usare termini comuni, mantenere una logica sequenziale, limitare gli argomenti e circoscrivere la portata
di ogni frase nel momento in cui viene espressa per dare modo all’ascoltatore di assimilarla senza fatica.
Carlo Emilio Gadda di Terzo Programma, la vecchia Rai3, suggerisce:
- mettere a proprio agio l’ascoltatore: con la semplicità del parlato, evitare citazioni dotte o argomenti poco
conosciuti per evitare di apparire arroganti al pubblico. Inoltre, importante iniziare in medias res senza
dilungarsi in troppi preamboli inutili dato il tempo a disposizione.
- costruire frasi brevi e periodi semplici: per controllare la propria composizione e facilitare l’ascolto. Ciò aiuta
anche nella stesura del testo radiofonico, meglio utilizzare la coordinazione invece della subordinazione per
una maggiore linearità.
- sistemare un concetto dietro all’altro: utile per una migliore esposizione, è necessario selezionare gli
argomenti e ordinarli.
- sottolineare i momenti di transizione: occorre per mantenere l’attenzione, ciò si può fare con cambiamenti di
tono, ritmo o voce o con musiche quindi jingle e stacchi musicali.
- usare un lessico comune.
- non usare rime, allitterazioni e cacofonie: poiché tutto ciò che suona strano aumenta la possibilità di errore e
svia l’attenzione dell’ascoltatore dall’argomento per portarlo invece sulla musicalità delle parole.
- evitare le forme tipiche dello scritto: leggendo ci sono regole che permettono di saltare pezzi e comprendere
lo stesso il significato. È sconsigliato l’uso di pronomi.
LA SCRITTURA DEL PARLATO
Il parlato radiofonico è una comunicazione unidirezionale, che esclude la possibilità di scambio di ruoli tra
emittente e ricevente, non necessita la compresenza fisica dei soggetti e permette di comunicare lo stesso
messaggio a più persone contemporan