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BIOLOGIZZAZIONE DELLE DONNE
Un altro modo per negare l’umanità altrui è la biologizzazione del comportamento, soprattutto femminile,
che si realizza nell’idea che il comportamento delle donne sia fortemente influenzato dal ciclo mestruale.
Vengono adottate le variazioni ormonali legate al ciclo mestruale come elementi per interpretare e predire
il comportamento irrazionale e mutevole delle donne, riducendo così la complessità della donna alla sua
fisiologia e alle sue funzioni corporee.
- Le difficoltà della vita quotidiana (problemi finanziari, lavorativi…) vengono associate alla sindrome
premestruale. Questo aspetto fisiologico porta ad emarginare maggiormente le donne nella
società.
o Durante la fase del ciclo che implica la sindrome premestruale le donne sono viste come
inaffidabili, non credibili, irascibili, intrattabili
o Un giudice ha anche riconosciuto la sindrome premestruale come un’attenuante in caso di
omicidio, individuando in essa una condizione assimilabile sostanzialmente a quella
dell’infermità mentale
o La sindrome premestruale presenta anche la funzione di rendere accettabile socialmente
l’aggressività delle donne quando questa si manifesta, che è opposta allo stereotipo di
donna cauta e gentile e dolce
Capitolo 2 – QUANDO LO SGUARDO OGGETTIVANTE INVESTE IL SÉ
Auto-oggettivazione sessuale: condizione psicologica più o meno stabile in cui si interiorizza una
prospettiva esterna per guadare se stessi che consiste nell’attribuirsi un valore principalmente in funzione
del proprio sex appeal e del proprio aspetto fisico
- Porta a fare esperienza di un sé alterato: sdoppiamento della propria persona derivante dalla
percezione di se stessi come un oggetto osservato dagli altri e da se stessi. Quindi, il sé si sviluppa in
una dimensione intersoggettiva. Due specifiche:
o La formazione del sé avviene nella direzione che va dagli altri a noi, ma anche da noi agli
altri in modo complesso e circolare: anche noi possiamo influenzare il modo in cui gli altri ci
vedono
o Il carattere della dimensione intersoggettiva non è dato solo dalle relazioni immediate, ma
anche dall’ambiente sociale e culturale nel quale sono immerse (es: le donne occidentali
crescono in un ambiente in cui è culturalmente legittimo percepire il proprio valore in
relazione alla gradevolezza del proprio aspetto fisico)
Principali teorie per definire il concetto di auto-oggettivazione sessuale
- MiKinley e Hyde, la consapevolezza del corpo oggettivato ha tre dimensioni:
o Sorveglianza del proprio corpo: preoccupazione quotidiana del proprio corpo
▪ Riprende il pensiero di Foucault (1975): per il filosofo francese il controllo e
l’esercizio del potere si esercitano al meglio proprio attraverso la funzione del
sorvegliare
• Esempio di sorveglianza: Panopticon, una prigione in cui i detenuti hanno la
sensazione continua di essere sorvegliati perché sanno di essere guardati,
Alice Prederi ma non sanno né quando né da dove. Questa impossibilità di conoscere il
momento in cui vengono osservati causa in loro una sensazione di stress
che li porta a interiorizzare lo sguardo del controllore attuando sempre
comportamenti di autocontrollo e autodisciplina
▪ Ciò che succede ai detenuti del Panopticon è esattamente quello che accade alle
donne: la società patriarcale in cui sono cresciute le ha portate a interiorizzare lo
sguardo maschile e giudicante, portandole ad attuare comportamenti di auto-
sorveglianza come tratti distintivi del proprio modo di essere. Ciò corrisponde a
tutti gli effetti a una forma di potere sul corpo delle singole donne nello specifico, e
a un controllo più in generale sulle donne come categoria sociale, potere che si
esercita proprio tramite la costruzione di una femminilità secondo i canoni stabiliti
dal gruppo dominante
o Vergogna per il proprio corpo: percezione del proprio corpo come inadeguato
o Credenze associate al controllo: pensare di poter controllare sempre e a proprio
piacimento il proprio corpo
- Fredrickson e Roberts, teoria dell’auto-oggettivazione sessuale: l’oggettivazione sessuale diventa
auto-oggettivazione quando le donne sono socializzate a considerare il proprio corpo come un
oggetto da guardare e valutare
o Il modo di intendere il corpo si costruisce attraverso precise pratiche socioculturali e
discorsive
o Ha avuto più successo rispetto alla prima
o Focus: esperienza femminile di essere trattate solo come un corpo o un insieme di parti
corporee, considerate soprattutto per il loro possibile uso e consumo
o Aspetto cruciale: le donne sono più guardate rispetto agli uomini e soprattutto a questi
sguardi seguono spesso commenti sessuali giudicanti
o Cultura a cui l’auto-oggettivazione appartiene: ricca di eterosessualità in cui la
sessualizzazione delle donne si manifesta in varie forme, che possono essere esplicite,
come la violenza sessuale, o nascoste, ma molto diffuse, che mirano sempre a cercare nella
donna un modello di bellezza irraggiungibile. Inoltre, è una cultura in cui il potere tra
uomini e donne non è distribuito equamente e perciò il modo in cui le donne appaiono
influenza la loro considerazione sociale
o Questa teoria si propone di esaminare le conseguenze psicologiche dell’interiorizzazione di
una prospettiva esterna sul proprio corpo, distinguendo due aspetti:
▪ Auto-oggettivazione di tratto: tratto stabile nel tempo per cui le donne assumono
in modo abbastanza costante uno sguardo esterno sul proprio sé corporeo
▪ Auto-oggettivazione di stato: dimensione che è sollecitata o si attiva in seguito a
stimoli contestuali (es: ricevere commenti o fischi per strada per il proprio aspetto)
e che può riguardare anche le donne che non si auto-oggettivano stabilmente
o Aspetti negativi: le due studiose dichiarano che l’oggettivazione sessuale sia inevitabile.
Questa affermazione genera il rischio di pensare che l’unica possibilità che ci sia nei
confronti dell’oggettivazione sia la rassegnazione a difendersi individualmente. Inoltre,
usano spesso oggettivazione e auto-oggettivazione come sinonimi (ambiguità
terminologica)
o Sono quattro le aree in cui l’interiorizzazione di una prospettiva esterna influenza il proprio
benessere:
▪ Vergogna: scarto percepito, inevitabilmente troppo ampio, fra il proprio corpo e
quello proposto o imposto socialmente
▪ Ansia, che si manifesta con la preoccupazione di essere adeguata e nel controllo
continuo derivante da questa preoccupazione
Alice Prederi ▪ Riduzione degli stati emozionali di picco: stati psicologici in cui le persone
assumono una prospettiva non giudicante rispetto a se stesse
▪ Ridotta consapevolezza dei propri stati interni
Come si misura l’auto-oggettivazione?
- Scala di auto-oggettivazione (Noll e Fredrick): misura il grado in cui le persone attribuiscono
importanza a parti del proprio corpo e la soddisfazione o insoddisfazione correlata. Due dimensioni
fondamentali dell’auto-oggettivazione:
o Importanza assegnata all’aspetto del proprio corpo. Per misurarla vengono usati cinque
elementi osservabili (es: importanza che le persone danno al proprio peso, sex appeal e
muscolatura)
o Importanza assegnata alla competenza/funzionalità del corpo nella definizione della
propria identità. Per misurarla vengono usati cinque elementi non osservabili (es: auto
valutazione della salute o se il proprio corpo è armonioso)
- Scala della consapevolezza del corpo oggettivato (McKinley e Hyde): comprende tre dimensioni:
o Sorveglianza del proprio corpo (es: durante in giorno penso spesso al mio aspetto)
▪ È la più usata
o Vergogna del proprio corpo (es: mi vergono quando non ho la taglia che penso dovrei
avere)
o Credenze associate al controllo/aspettative di controllo: misura il grado di fiducia delle
persone nel poter migliorare il proprio corpo (es: credo di avere molto controllo sul mio
aspetto)
▪ È problematica per la formulazione dell’item e perché non è in relazione statistica
con le altre
Questa scala tiene conto sia dell’aspetto cognitivo (auto-sorveglianza) sia quello emotivo (vergogna
del proprio corpo). La vergogna per il corpo è considerata un esito del processo di auto-
oggettivazione.
Queste scale misurano l’auto-oggettivazione di tratto. Quella di stato si può misurare modificando gli item,
indicando che sono validi proprio in quel preciso momento oppure chiedendo alle persone di continuare la
frase io sono. Oppure anche misurando la frequenza con cui una persona è stata sottoposta a e sguardi
commenti indesiderati.
Si ritiene più convincente l’approccio in cui si riconosce come aspetto distintivo dell’auto-oggettivazione la
dimensione dell’auto-sorveglianza e in cui si individua nella vergogna per il corpo un esito dell’auto-
oggettivazione.
Auto-oggettivazione e variabili sociodemografiche
- Genere: nonostante l’esperienza psicologica dell’auto-oggettivazione ricorra più di frequente nelle
donne, si diffonde sempre più anche fra gli uomini. L’investimento degli uomini è collegato a
processi più ampi di natura economico-sociale che caratterizzano il sistema capitalista e
neoliberista attuale: si assiste nella società a una trasformazione delle persone in oggetti di
consumo da cui è possibile ricavarne un profitto. Nelle relazioni fra le persone l’altro è valutato
sulla base del suo valore di scambio e su quanto può essere più o meno utile al raggiungimento del
profitto personale. Quindi, il corpo-oggetto è un’esperienza comune a uomini e donne, ma con
significati sociali parzialmente diversi
o Donne: si enfatizzano la magrezza e il sex appeal definito dalla presenza di seno, glutei e
labbra
o Uomini: si enfatizzano l’iper-muscolarità, l’altezza e l’abbronzatura. Conseguenze negative:
sempre più diffusa l’idea di non essere abbastanza muscolosi o abbronzati, con un
Alice Prederi conseguente accrescimento dell’uso di steroidi e di lampade abbronzanti. Inoltre, ci sono
conseguenze anche nella sfera affettiva: negli uomini più alti livelli di auto-oggettivazione si
associano a più bassi livelli di fiducia rispetto alla possibilità percepita di avere relazioni
intime soddisfacenti (il valore personale si riduce al valore del proprio aspetto)
- Orientamento sessuale: premettiamo che ci sono scarse ricerche in merito perché ci si è
concentrati soprattutto sull’oggettivazione nelle relazioni eterosessuali. Ma le ricerche presenti
dimostrano che un orientamento sessuale omosessuale non costituisce un fattore protettivo nei
confronti dello sguardo oggettivante dell&rsquo