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2. LA COMPETENZA A VIVERE
La competenza è innanzitutto competenza a vivere:
• COMPETENZA A VIVERE = la nostra complessiva, complessa, globale, abilità cognitiva e affettiva, che ci
consente di essere e stare nel mondo, di trovare il nostro posto e fare il nostro cammino nella vita (o più
semplicemente da casa a lavoro). Gaia Raspante 26
La competenza a vivere è polimorfica, cioè ha differenti forme, infatti è contemporaneamente: psichica,
interpersonale; è un fenomeno, cognitivo e affettivo; estremamente dinamica e continuamente cangiante, quindi
fluida e plastica. Ci sono però alcuni elementi costanti della competenza a vivere: essa è una struttura ed un processo.
La struttura della competenza ne definisce i processi, guida i processi di utilizzo e sviluppo, il processo costituisce e
cambia la struttura della competenza (per spiegarlo meglio si può usare la metafora della luce: che ha
contemporaneamente una natura corpuscolare e ondulatoria; è due cose allo stesso tempo).
LA COMPETENZA A VIVERE COME STRUTTURA:
La struttura della competenza è come la mappa delle mappe cognitive, è lo schema guida ed è riconducibile, per
ragioni esplicative, ad almeno due differenti aree:
➢ Area costruttivo-narrativa → comprendente la componente semiotica (= produciamo e interpretiamo dando
significato a dei segni) e quella narrativa (= uniamo il tutto in un racconto che ha un senso). Ogni
interpretazione e costruzione di significati è sempre e contemporaneamente individuale e sociale. Sembra
dunque che non dotiamo di senso una cosa in sé, ma in rapporto con qualcos'altro: il significato è legato ad
altri significati, emerge da una rete di relazioni e si evolve in un reticolo di significati. L'interazione, che è il
nucleo fondante il processo di costruzione della competenza, si presenta nella forma di racconto e comprende
una continua negoziazione delle conoscenze implicite, si costruisce e si ricostruisce incessantemente una
cultura condivisa, e vengono elaborati i modi di agire e le pratiche quotidiane condivise perché reciprocamente
soddisfacenti.
➢ Area paradigmatica → l'ipotesi di tale area è che la competenza progettuale sia espressione di una struttura
cognitiva incorporata in un repertorio di mappe cognitive, schemi e programmi, possedute e usate dall'attore
per concepire, porre in atto e governare le proprie azioni e i propri comportamenti. Secondo questo modo di
vedere, le azioni e i comportamenti sarebbero sempre progettati, cioè riferiti a una mappa. Il soggetto
competente è capace di progettare e realizzare corrispondenze tra l'intenzione e i risultati dell'azione, e di
scoprire e correggere gli errori, o le eventuali mancate corrispondenze.
LA COMPETENZA A VIVERE COME PROCESSO:
Il processo costruisce e fa funzionare la struttura, la struttura modifica il processo e viceversa. Struttura e processo
sono connessi e interdipendenti. Individuiamo nella competenza due processi:
➢ Individuale-conversazionale → volto a dare senso al mondo e a scrivere quel testo particolare che è il
romanzo della nostra vita. È competenza che opera e viene riconosciuta dalle strutture e nelle funzioni
affettive prima che cognitive. Al primo processo della competenza corrispondono mappe antiche, naturali, che
durante l'evoluzione sono state portate a un livello sempre più profondo e sono state ormai probabilmente
inscritte nella biologia dell'individuo. È più orientato alla conoscenza di sé e alla costruzione dei sé e
dell'identità.
➢ Sociale-culturale → guida e orienta l'analisi dell'interazione tra persona-persone-ambiente, valuta la natura
e la qualità di questa relazione. È un processo più recente sotto il profilo evolutivo e generalmente assume le
forme della logica. Origina ed è originato dalle conoscenze esplicite spesso condivise socialmente. È più
orientato alla conoscenza del mondo e di sé nel mondo. Le mappe del processo sociale-culturale sono
presenti a un livello più razionale.
3. LA COMPETENZA PROFESSIONALE E MANAGERIALE
Vi sono poi degli aspetti e temi propri della competenza che si esprimono nei sistemi sociali complessi organizzati e
orientati a un fine, ovvero le organizzazioni.
LA COMPETENZA LINGUISTICA – CHOMSKY:
Chomsky ha costituito un riferimento per tutte le lavorazioni successive. La sua nozione di competenza muove dallo
studio del linguaggio; può essere definita come un potenziale a disposizione delle persone, attivabile prontamente
quando se ne presenti la necessità. Per analogia con il modello di Chomsky, la competenza professionale viene
Gaia Raspante 27
concettualizzata come un insieme di capacità o proprietà interne all'attore, indipendente dalla natura del compito,
dalle caratteristiche della situazione e dei vincoli imposti dai 'materiali' a cui l'azione è rivolta.
LA COMPETENZA TACITA, LA CONSAPEVOLEZZA – POLANYI:
Polanyi ritiene che esista una dimensione di conoscenza personale che mette in discussione il falso ideale delle
scienze esatte. La scienza funziona per l'abilità dello scienziato ed è attraverso l'esercizio di questa abilità che gli
modella la sua Conoscenza Scientifica ( Es: è così per l'artista, per il quale le regole dell'arte possono essere utili ma non
determinano la pratica di un'arte; sono massime che possono servire come guida di un'arte solo se possono essere integrate nella
). Quindi la conoscenza personale e la
conoscenza pratica personale dell'arte, e non possono sostituire quest'ultima
competenza professionale sono articolabili su due livelli di consapevolezza:
➢ →
consapevolezza focale che consente di osservare e verificare il raggiungimento dell'obiettivo nell'attività
che il soggetto sta svolgendo.
➢ →
consapevolezza sussidiaria consiste nell'osservazione e la categorizzazione delle sensazioni e dell'attività
che vengono sviluppate circa l'utilizzo degli strumenti per raggiungere il risultato dell'attività principale. Essa
ha quindi valore di apprendimento di regole metodo, e fa sì che ogni atto di assimilazione, di conoscenza
personale diventi un'estensione di noi stessi, diventi un nostro impegno, un modo di decidere di noi stessi. Tale
presupposto guida all'individuazione di un passaggio essenziale: quello che ci porta a evidenziare che nella
nostra competenza è contenuto molto di più di quanto possiamo esprimere; essa è in parte tacita, in parte
espressa. LA COMPETENZA RIFLESSIVA – SCHON:
Resta di grande attualità negli studi organizzativi la questione della riflessività come caratteristica fondante la
competenza. La riflessività oggi è declinata in mindfulness e rappresenta una competenza molto valorizzata e
ricercata, ritenuta fondamentale per le organizzazioni. Schon osserva che nella realtà della pratica i problemi non si
presentano a un professionista come dati. Per trasformare una situazione problematica in un problema il professionista
deve svolgere un certo tipo di lavoro, deve comprendere una situazione incerta che inizialmente appare
incomprensibile. La proposta di Schon si muove nella direzione di una epistemologia della riflessione nel corso delle
azioni, considerata fondamentale nell'arte mediante la quale i professionisti possono affrontare efficacemente le
situazioni reali che sono connotate da incertezza, instabilità, unicità e conflitti di valori e di intenzioni. I valori del
controllo, dell'osservazione distaccata, dell'obiettività, centrali nel modello della razionalità tecnica in certa ricerca
scientifica, assumono nuovi significati nella conversazione riflessiva. Il contesto della pratica implica una strettissima
relazione fra la modificazione dell'esistente e la sua comprensione. Il professionista è primariamente interessato alla
trasformazione della situazione esistente in un'altra che auspica: il caso è percepito come unico, viene prestata
attenzione ai fenomeni e viene fatta emergere la propria comprensione intuitiva degli stessi. L'attività è
contemporaneamente esplorazione, verifica di un piano ed ipotesi, funzioni soddisfatte proprio nel corso delle azioni.
Il professionista che riflette conduce una sorta di esperimento volto ad arrivare a una nuova comprensione dei
fenomeni e a un nuovo mutamento della situazione. Egli non tiene separati i fini dai mezzi, ma li definisce in modo
interattivo mentre struttura una situazione problematica. Nella competenza riflessiva di Schon vi è una valorizzazione
della sorpresa. La sorpresa consente di ritornare a osservare e a riflettere sull'azione compiuta, e svela l'implicito
nell'azione. Quando la prestazione è routinaria, o anche quella determinata da un'intuizione, non producono
altroché risultati attesi, e dunque non tendiamo a rifletterci sopra. Quando, invece, ci si ritrova di fronte a domande
che appaiono incompatibili o incoerenti, si può rispondere riflettendo sui presupposti e sugli antecedenti che sono
stati definiti per la situazione. Finché la pratica si mantiene stabile, nel senso che sottopone gli stessi tipi di casi e
problemi, il professionista è sempre meno soggetto a sorpresa, il suo conoscere la sua stessa pratica diventa sempre
più tacito, spontaneo, automatico; quando si presenta questa situazione vuol dire che il professionista ha imparato
troppo ciò che sa. La riflessione è il percorso possibile per far emergere e sottoporre le conoscenze e le competenze
implicite, che erano cristallizzate nelle attività e nelle esperienze ripetitive di una pratica specialistica, a un nuovo
processo di interpretazione e di costruzione di senso.
LA COMPETENZA NEGATIVA – LANZARA:
Lanzara tratta una delle competenze più ricercate nel management oggi: la capacità di tollerare l'incertezza. La
competenza per Lanzara, nella sua accezione più attuale, si esprime nella capacità di andare oltre il noto, sostare
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nell'incertezza per promuovere una possibilità per il nuovo ed esplorare l'ignoto. Lanzara la definisce capacità
negativa, esprimendo così la possibilità di conservare un'esistenza laddove ogni possibilità di esistenza sembra essere
negata, accettando di rendersi vulnerabili agli eventi e facendo della propria vulnerabilità una leva per l'azione. La
capacità negativa è il cogliere l'opportunità del nuovo e del diverso anche quando non si presenta e, soprattutto,
quando non si presenta come tale; è la capacità di sperimentare. La negative capability è la capacità di essere
nell'incertezza, di farsi avvolgere dal mistero, di rendersi vulnerab