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EMDR: un trattamento efficace per le memorie traumatiche
EMDR è uno dei trattamenti più diffusi e dimostrati come più efficaci nel trattamento delle memorie traumatiche. È una tecnica che promuove l'integrazione delle memorie traumatiche tramite la rievocazione della memoria traumatica e delle sensazioni e convinzioni negative ad essa legate, mentre si eseguono movimenti rispettivamente a sinistra e poi a destra con gli occhi, o mentre il terapeuta esegue stimolazioni bilaterali alternate. Questo dovrebbe promuovere l'integrazione delle memorie traumatiche perché il rapido alternarsi del focus del paziente sullo stimolo interno che è la memoria e sugli stimoli esterni, quindi quelli percettivi, dovrebbe potenziare la comunicazione tra i due emisferi cerebrali. La tecnica è da inserire nella seconda fase della terapia, ovvero dopo aver creato una buona alleanza terapeutica e dopo aver stabilizzato almeno i sintomi più invalidanti, e poi si può procedere con le due.
fasi della tecnica. Nella prima fase il terapeuta e il pz individuano una memoria traumatica e ne ripercorrono le sensazioni fisiche, le emozioni, le convinzioni negative legate ad essa. Nella seconda fase poi si procede con la stimolazione. Una volta integrata la memoria traumatica il pz avrà la possibilità di ricordare i vissuti con più chiarezza, minore intensità e le emozioni risultanti saranno più tollerabili, al che si può procedere con una eventuale ulteriore memoria. Mindfulness La mindfulness è una tecnica che ha origine dalle tecniche meditative orientali e ha lo scopo di concentrare l'attenzione sul momento presente e di ottenere una posizione di accettazione senza giudizio riguardo ai propri pensieri, emozioni e sensazioni. Sicuramente quindi la mindfulness è una tecnica utile per trattare i sintomi del dpts perché migliora la capacità di sperimentare emozioni e pensieri disagiavoli senza evitarli edInoltre, ancora il pensiero al tempo presente e migliora la consapevolezza delle sensazioni corporee e degli stati mentali andando a trattare sintomi di distacco come la depersonalizzazione corporea. Dalle tecniche di mindfulness si è sviluppata la psicoterapia sensomotoria, con l'obiettivo di rivolgersi a pazienti con sviluppi traumatici o traumi relazionali precoci. Ha lo scopo di portare il paziente ad una integrazione mente-corpo, in modo da ridurre le convinzioni negative riguardo al proprio corpo, i sintomi somatoformi e in modo da dare la capacità al paziente di regolare l'attivazione somatica causata da una disregolazione emotiva traumatica. Porta il paziente quindi a concentrarsi sul corpo, su indizi come la postura, la tensione muscolare, favorisce la conoscenza dei processi fisiologici che regolano l'attivazione del sistema motivazionale della difesa in modo che il paziente sia in grado di riconoscere le sue attivazioni.
SEMINARIO Farina
Quello che noi chiamiamo dissociazione è
un gruppo di manifestazioni psicopatologiche che andrebbe classificato in realtà in maniera diversa. Tutto questo lo possiamo usare per capire come lo studio dei processi patogenetici sia importante per il ragionamento clinico. E' necessaria una teoria specifica su come inquadrare il disturbo e trattarlo per fare clinica. Questa conoscenza teorica dei processi diagnostici e terapeutici è una teoria in continua evoluzione. Una delle contestazioni che si possono fare sulla psicoanalisi classica [freudiana], è proprio il fatto che rimane sempre la stessa, se no usciamo dal dominio della scienza. La contraddizione fa parte di un approccio scientifico, vedi gli scienziati che si contraddicevano riguardo al covid. Per ridurre la complessità dell'intervento clinico bisogna quindi avere una teoria della cura, che deriva da una teoria psicopatologica ovvero cos'è il disturbo, come si crea, quali sono i processi patogenetici attivi? Ovvero qual èIl problema che determina la patologia? In psicoterapia gran parte dell'intervento ha l'ambizione di agire sui processi patogenetici. Ovviamente non si può intervenire su tutto quello che ha creato sofferenza nell'individuo ma nella maggior parte si prova. Quindi è necessaria una teoria psicologica completa per l'intervento clinico. Se a parità di capacità di elaborazione cognitiva ed emotiva, due individui messi di fronte allo stesso stimolo emotigeno avranno una diversa sensibilità e attivazione emotiva. Una parte di questa variabilità nelle risposte sarà dato dalla genetica e dal come il sistema neurovegetativo emotivo è maturato nel rapporto con la madre. La quasi totalità degli approcci terapeutici soprattutto nel tema dello sviluppo riprendono gli aspetti biologici.
Esempio: Maria, 37 anni, dopo due o tre mesi di terapia sta significativamente peggio soprattutto quando esce dalla seduta. Non ricorda...
ciò che è successo nelle sedute precedenti e lei è apparsa distaccata, con sintomi di distacco, quindi depersonalizzata e derealizzata, e ha quindi difficoltà a prendere tutti i mezzi pubblici per tornare a casa. Il terapeuta non sa la motivazione per cui potesse essere così iatrogeno. Comincia quindi a monitorare come sta la paziente dopo ogni seduta, e poi all'interno della seduta ogni 10-15 minuti. Via via hanno scoperto cosa accadesse, vediamo un piccolo esperimento: La distanza eccessivamente ravvicinata determina un iperarousal nel paziente, con tensione muscolare, battito cardiaco aumentato ecc e può essere impropria. La distanza tra due individui della stessa specie dipende dal sistema motivazionale interpersonale dominante o dallo scopo, quanto si conoscono quelle persone eccetera. I pazienti in seduta se tenuti a scegliere la distanza ottimale che determina un clima di ascolto empatico ma non eccessiva vicinanza in soggetti non traumatizzati varia di pochi cm.mentrenei pz con traumi infantili questi traumi vanno a influenzare l'arousal. Per la pz, quella vicinanza in seduta era di una 15ina di cm troppo corta, e questa vicinanza ravvicinata diventava impropria per la pz, non era una distanza ottimale e piano piano si attivavano processi molto profondi, che avvengono nelle parti più profonde del cervello che si attivano in presenza di una minaccia. Questo attivava l'arousal vegetativo e questa attivazione preparava la pz in uno stato di iperattivazione che poi portava ad uno stato di distacco. Non era successo nulla a livello cognitivo ed emozionale, era qualcosa che riguardava la distanza. La pz poteva mettere la poltrona alla distanza che riteneva più giusta, era di 15-20 cm indietro, ed ecco che in quel momento è iniziata la psicoterapia. Il maltrattamento infantile è il primo fattore di rischio per tutti i disturbi psichici e si manifesta in maniera eclatante con i classici abusi, ma il 70-80% delle forme diformare relazioni sicure e stabili con gli altri. Sono spesso confusi e insicuri, e possono manifestare comportamenti aggressivi o passivi. Inoltre, possono avere difficoltà nel regolare le proprie emozioni e nel gestire lo stress. È importante riconoscere e affrontare l'abuso infantile, compreso il neglect, per garantire il benessere e lo sviluppo sano dei bambini. Gli interventi precoci e adeguati possono aiutare a mitigare gli effetti negativi dell'abuso e a promuovere la guarigione. Ricordiamo che l'abuso infantile è un crimine e deve essere segnalato alle autorità competenti.regolare l'arousal e in molticasi, queste forme di attaccamento e il corrispettivo vegetativo erano causati da una madre disregolata dal punto di vista vegetativo! I cosiddetti negazionisti di tali dati pensano che l'abuso sia quello sessuale, quello fisico. L'abuso e il neglect attivano anche una richiesta da parte dell'individuo di adattarsi a quel contesto. E questo adattamento può avere esiti positivi, ma altri esiti sono maladattativi o disfunzionali.
L'intervento clinico varia quindi, perché un processo disfunzionale va eliminato subito, ma altri processi non devono necessariamente essere eliminati subito. Ad esempio, quando si vomita a causa di una intossicazione io non posso prendere un antiemetico, quello è un processo funzionale. Uno shock anafilattico invece è solo disfunzionale. L'ictus, non è l'esito anche disadattivo di un processo funzionale?
Quindi è importante capire la natura dei processi.
patogenetici che si attivano.Un bambino maltrattato oltre ad essere vulnerabile presenta un quadro clinico più grave e una resistenza al trattamento. Quindi a parità di disturbo che andiamo a curare quando si tratta un pz con trauma, ecco che il pz sarà più resistente. Questo perché? L’adulto con sviluppo traumatico si sente impotente, inaiutabile, sfiducia in sé e negli altri, la vergogna. Rivedi registrazione
Avere una teoria della propria mente e una teoria della mente dell’altro e padroneggiare gli stati mentali, questa è la mentalizzazione! Qualsiasi forma di abuso o neglect implica un problema nella relazione. Qual è lo scopo dell’attaccamento? La protezione dai predatori. Il venir meno di questo fattore sia per un maltrattamento attivo ma SOPRATTUTTO per un neglect, è determinato dai genitori. Circa un quarto dei maltrattamenti è avvenuto prima dei tre anni, e quindi non c’è traccia nella
memoria episodica!
Articolo >Neglect as a violation of species-expectant experience.
Il neglect è la deprivazione di una figura di attaccamento stabile, sensibile [dal punto di vista della regolazione emotiva ma anche fisiologica e cognitiva] e responsiva [es. vedi i pz farmacofobici, ed ecco che questi non si fidano non capiscono, ma è importante la responsività nella cura, ovvero io sono il curante e mi prendo la responsabilità nel darti questo farmaco. Un caregiver deve essere responsivo e attivo nella protezione, anche evitando di essere iperprotettivo, quindi distinzione dai propri bisogni e quelli del bambino] che è un'esperienza prevista per la specie umana.
Il venir meno di stabilità, sensibilità e responsività creano vulnerabilità.
Quando la madre non è responsiva e non è attiva nella sintonizzazione attentiva, ad un certo punto la bambina non reagisce con dei segni di mancanza di discomfort ma reagisce
comese vedesse un mostro. Vedi esperimento di Still face. La bambina sa che una madre così