Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 20
Riassunto esame Psicologia clinica, Prof. Ardito Rita, libro consigliato Suicidio di un genitore. Capitoli 22-25. Attaccamento e perdita. La perdita della madre, John Bowlby Pag. 1 Riassunto esame Psicologia clinica, Prof. Ardito Rita, libro consigliato Suicidio di un genitore. Capitoli 22-25. Attaccamento e perdita. La perdita della madre, John Bowlby Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia clinica, Prof. Ardito Rita, libro consigliato Suicidio di un genitore. Capitoli 22-25. Attaccamento e perdita. La perdita della madre, John Bowlby Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia clinica, Prof. Ardito Rita, libro consigliato Suicidio di un genitore. Capitoli 22-25. Attaccamento e perdita. La perdita della madre, John Bowlby Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia clinica, Prof. Ardito Rita, libro consigliato Suicidio di un genitore. Capitoli 22-25. Attaccamento e perdita. La perdita della madre, John Bowlby Pag. 16
1 su 20
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il rapporto di Jane con il padre e la madre affidataria

Il padre andava a trovarla un'ora al giorno. All'inizio giocava con lui e piangeva quando andava via, sul finire del soggiorno sembrava ignorarlo, ma quando accennava ad andarsene gli si attaccava, gridando. L'ultimo giorno riconobbe subito la madre, ma sembrava intimidita, iniziò a sorridere nel modo che usava per placare gli adulti. Iniziò presto a giocare con la madre ad un gioco che faceva con la madre affidataria, e accettò presto e cure materne. Al ritorno a casa il rapporto con i genitori fu teso per un po'. Se le davano uno schiaffo per correggerla scoppiava in eccessi di pianto mai visti prima. Essendosi molto legata alla madre affidataria, quest'ultima andò spesso a trovarla, inizialmente la accolse con calore, ma via, via che si consolidava il rapporto con la madre veniva turbata sempre più dalla presenza della madre affidataria.

Commento: Nonostante le circostanze favorevoli Jane si mostrò insicura e frastornata.

Nonostante non padroneggiasse il linguaggio, sapeva distinguere le due figure materne e riconobbe la sua casa. L'ultimo giorno tornò senza pensarci dalla vera madre, questo a dimostrazione che aveva mantenuto l'immagine della madre in maniera facilmente accessibile e reagire con comportamenti ben pianificati. In particolar modo, il giorno in cui rivide il giardino chiamò la madre, dimostrando di ricordare la madre assente. Lucy aveva 4 mesi in più rispetto a Jane, e, nonostante non parlasse ancora, dimostrò di aver mantenuto l'immagine della madre e di essere in grado di richiamarla quando sottoposta a uno stimolo che gliela ricordasse. Il quesito mosso dei Robertson è se, in assenza di un tale stimolo, i bambini piccoli possano comunque richiamare alla mente l'immagine della madre. Mentre Thomas e Kate, più grandi, padroneggiavano questa capacità (vedi cap. 23), è lecito chiedersi se anche bambini più piccoli.

La posseggano. I Robertson sono inclini a pensare che ciò non avvenga nei bambini più piccoli, ciò si discosta dalle osservazioni di Piaget (vedi cap. 25). Per quanto tempo un bambino durante il secondo anno di vita può conservare in forma recuperabile l'immagine della madre, per quanto ne desidera la presenza e cosa accade al modello quando non è più recuperabile sono quesiti ancora aperti. È certo invece che durante questo periodo di transizione il bambino acquisisce capacità assenti fino ad un anno prima. Troviamo conferma di quanto detto nel resoconto di Clive illustrato nel 1974 dalla Furman. Clive aveva appena compiuto 2 anni quando il padre morì. La madre lo aiutò a capire che il padre non sarebbe più tornato e per alcune settimane dopo la sua morte il piccolo continuò a fare i giochi che faceva con il padre, insistendo affinché si rifacesse la strada che aveva percorso con il padre.

ricordando fatti specifici. La madre riconobbe in questi comportamenti la nostalgia e la tristezza per il padre perduto.

Come già detto, per un adulto è difficile tollerare la sofferenza di un bambino, soprattutto qualora anche egli soffra per la perdita, talora accrescendone le difficoltà. Tuttavia Clive continuò a mantenere il legame con il padre, in un atteggiamento simile a quello di individui più grandi in un decorso sano.

Reazioni in condizioni non favorevoli

John, di 17 mesi e Dawn, di 16 mesi erano due bambini affidati ad un nido residenziale. I resoconti sono illustrati rispettivamente da James e Joyce Robertson nel 1971 e Christoph Heinicke e Ilse Westheimer, nel 1966.

John non ha più speranza che qualcuno si prenda cura di lui

John fu messo in un nido residenziale poiché la madre aspettava un altro figlio, il padre era in un momento critico della sua carriera e non vi erano parenti disponibili. Sebbene la buona nomina, in quei tempi

agli assistenti venivano assegnati compiti specifici e non specifici bambini, ne derivò che John non ebbe una figura sostitutiva stabile e fu posto in un ambiente con numerosi bambini che erano lì dalla nascita, quindi esigenti e aggressivi. John legò molto con l'assistente Mary, che tuttavia non poté dedicargli cure continuative. Quando lo mise a letto non rimase a fargli compagnia e lui protestò vivacemente. Inizialmente giocò solo e tranquillo, i suoi approcci alle assistenti vennero ignorati. Il padre andò a trovarlo ma quando dovette andare via John iniziò a piangere e solo Mary, a fatica riuscì a consolarlo; ma quando anche lei dovette andar via ricominciò il pianto. Giocava e piangeva da solo, pian piano diminuirono i suoi tentativi di approccio alle infermiere e iniziò ad attaccarsi ad un grande orso di pezza, piangendo in una "quieta disperazione". Ogni tanto urlava da solo e una volta diede.

Uno schiaffo a Mary. Il sesto giorno, quando suo padre venne a trovarlo l'opizzicò e lo picchiò, ma quando fece per andarsene andò a prendere le sue scarpe per andare con lui, rimanendo deluso si avvicinò a Mary e poi tornò a stringere la sua copertina. Nei due giorni seguenti non mangiò, non rispose alle attenzioni delle assistenti, rimase apatico appoggiato al pupazzo. L'ottavo giorno, all'arrivo del padre, pianse e alla sua partenza era disperato e inconsolabile. L'ultimo giorno venne sua madre, e stette sulle ginocchia di un'assistente, immobile. Alla vista di sua madre si denigrò, le lanciò uno sguardo, ma voltò subito la testa. Quando fu sulle ginocchia della madre si divincolò e andò verso Joyce Robertson, che riuscì a calmarlo. Tornato sulle ginocchia della madre non volle guardarla. Quando arrivò il padre andò sulle sue gambe e smise di piangere, lanciando uno

Sguardo duro alla madre. Durante la prima settimana a casa soffrì di scatti d'ira e crisi di pianto, si isolò nella sua stanza e non accettò cure né giochi insieme. La seconda settimana andò meglio ma durante la terza tornarono gli eccessi di pianto, l'assenza di appetito, i disturbi del sonno. Iniziò a riavvicinarsi ai genitori, grazie anche ai loro sforzi. Quattro settimane dopo il rientro Joyce Robertson andò a fargli visita, dopo quell'incontro riprese il cattivo umore e il rifiuto del cibo, lo stesso accadde dopo la seconda visita, periodo in cui si mostrò apertamente ostile alla madre. Tre anni dopo John risultava mantenere la paura di perdere la madre, manifestata ogni volta che questa non si trovava dove lui si aspettasse e talvolta manifestando ostilità nei suoi confronti. Commento: Confronteremo le reazioni di John con quelle di Jane, avendo la stessa età ed essendo trascorso il medesimo tempo lontano.da casa, diverse sono le condizioni. Jane poté instaurare una relazione stabile con Joyce Robertson, mentre John non ebbe una figura di accudimento sostitutiva. Entrambi mantennero ben chiara l'immagine della madre, Jane accettando fin da subito le sue cure e John manifestando, seppur in maniera complessa, le reazioni più forti alla vista della madre. Jane riuscì a mantenersi allegra durante il suo soggiorno, mentre John disperò che qualcuno venisse a prenderlo, si fece inconsolabile e diresse le sue attenzioni verso un oggetto inanimato, dopo una settimana non riusciva ad accettare conforto neanche da chi era disposto a darglielo. Stesso avvenne con la madre. È chiaro che entrambi conservarono un modello della madre immediatamente disponibile che permise loro di reagire al suo ritorno con la massima intensità. Non è ancora chiaro se John riuscisse a ricordarsi della madre e averne un'attiva nostalgia anche quando non era da casa.

Confrontando le storie di John e di Laura notiamo come parallelismi il non aver disponibile una figura di accudimento personale e un tempo trascorso lontano da casa paragonabile, tuttavia differiscono per età (John, 17 mesi; Laura 2 anni e 4 mesi) e per proprietà di linguaggio. Entrambi piansero molto e cercarono conforto in oggetti inanimati, giocando solo di rado. Mantennero una netta distinzione tra le cure materne e quelle sostitutive. Entrambi mostrarono ostilità verso la madre: John subito, Laura successivamente, alla visione del video. Probabilmente a causa delle ingiunzioni della madre a non piangere. John non sembra voler controllare le sue emozioni. Tale differenza è ascrivibile ad una diversa organizzazione mentale. Laura era già in grado di frenare certe forme comportamentali, mentre John ancora no. Bambini sopra i 2 anni risultano presentare questa capacità di controllo (vedi Owen, cap. 23). Un'ulteriore differenza è

quella data dalle manifestazioni con cui i bambini segnalano di volere la madre: John non diede segnali (senza escludere che questi vi fossero), Laura dimostrò apertamente di desiderare la madre. Confrontando le reazioni di John con le seguenti, di Dawn, si potrà affermare come queste siano tipiche di bambini in questa fascia d'età.

Dawn piomba nella tristezza e nella depressione. Dawn aveva 16 mesi quando fu messa per 15 giorni in un nido residenziale. Aveva un fratellastro maggiore, figlio della madre. Il primo giorno fu allegra, probabilmente non rendendosi conto della situazione. La mattina seguente chiamò i genitori e restò vicina alla porta dalla quale aveva visto uscire il padre, comportamento che si protrasse per giorni, insieme al pianto. Il quinto giorno il padre andò a trovarla, lo riconobbe subito e lo strinse forte, ma quando se ne andò si buttò sul pavimento disperata. Dopo qualche giorno le assistenti scoprirono che

accettava di essere lasciata sola la sera se lesi dava un poppatoio con il latte. A volte era vivace, altre sembrava trasognata. Negli ultimi 5 giorni guardava nel vuoto con aria stordita. I momenti depressivi erano interrotti da scoppi di risa. L'undicesimo giorno annunciò che il padre sarebbe venuto a prenderla, quando le fu detto che ciò non era vero rimase indifferente ma quando arrivò la madre di un'altra bambina scoppiò in lacrime. Il tredicesimo giorno all'arrivo dell'osservatrice chiamò "mamma" e scoppiò a piangere, probabilmente avendole confuse. Gli ultimi giorni era triste, trovava talora conforto nelle assistenti ma senza quasi distinguerle tra di loro. Quando il padre venne a prenderla si fece prendere in braccio, e anche in seguito gli rimase attaccata. Non sappiamo la reazione di Dawn alla vista della madre perché questa la strappò dalle braccia del padre serrandola in un abbraccio.

rientro a casa si fece vivace e indaffarata, riprese a giocare con i suoi giochi. Durante i primi giorni mostrò distacco dalla madre, ma con i

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
20 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cromo3x3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Ardito Rita.