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Nelle forme croniche, le psicosi sono caratterizzate da un’alterazione profonda, da una modifica
strutturale della personalità, tale che le idee deliranti impregnano totalmente la vita affettiva e la
relazione del soggetto.
Le idee deliranti sono permanenti: il delirio fa attivamente parte dei rapporti che uniscono il
delirante al suo mondo, è incorporato nella personalità delirante.
In maniera abituale e continua il soggetto non si conforma affatto alla realtà comune, si comporta
in funzione delle sue opinioni personale e delle sue convinzioni deliranti.
Certe psicosi croniche si dicono sistematizzate, in cui è assente un'alterazione profonda della
personalità. Il delirio è organizzato in un vero e proprio sistema e queste psicosi si sviluppano
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senza dissociazione, senza indebolimento intellettuale, differenziandosi così dalla schizofrenia. Per
lungo tempo l'attività di questi malati resta compatibile con un relativo adattamento alla vita
sociale e al mondo esterno.
La forma più tipica di delirio cronico sistematizzato è la psicosi paranoica, caratterizzata da un
delirio ben articolato, organizzato, autentica follia ragionante, senza allucinazioni.
Nella psicosi allucinatoria cronica, che fa parte dei deliri sistematizzati, il meccanismo è invece
essenzialmente allucinatorio.
Anche la parafrenia, fa parte dei deliri sistematizzati.
3. La psicosi paranoica.
Questa forma insorge di solito nell’adulto di una quarantina d’anni.
Il delirio si sviluppa con ordine e con chiarezza. Ha l’apparenza di una struttura logica, che prende
spunto da elementi falsi, da illusioni, veri e propri postulati che sembrano servire da punto di
partenza per la costruzione di un romanzo delirante: e il romanzo regge, a tal punto che spesso
anche l’interlocutore fa fatica a distinguere ciò che appartiene alla realtà e ciò che rientra nel
delirio.
Infatti, i racconti deliranti dei paranoici sono abitualmente plausibili, verosimili, il che li dota di
una notevole forza di convinzione e persino di contagio (possibilità di delirio a due o di delirio
collettivo): il paranoico fa partecipare al suo delirio le persone che lo circondano.
La psicosi paranoica può assumere diverse forme si distinguono: i deliri di rivendicazione, i deliri
passionali (in particolare il delirio di gelosia), che sono detti deliri a settore. I deliri di
interpretazione il delirio di riferimento sono detti invece deliri a rete.
3.1. Studio clinico.
3.1.1. Il nucleo comune.
La psicosi paranoica è una psicosi dell’adulto quarantenne o cinquantenne e il delirio si sviluppa in
base a un certo tipo di personalità.
a) Nella maggior parte di questi deliranti, infatti, alcuni tratti di carattere paranoico sussistevano già
prima dello sbocciare del delirio: orgoglio, diffidenza, aggressività, psicorigidità, falsi giudizi,
dogmatismo.
b) Non ci sono allucinazioni. I meccanismi essenziali sono all'interpretazione e l'intuizione.
c) Non c’è dissociazione. Può esserci per lungo tempo un adattamento socio professionale.
d) Non c’è richiesta di cura, salvo di forme depressive o di lamentele ipocondriache.
e) La problematica è essenzialmente quella della persecuzione: il soggetto, sempre perseguitato, è
vittima delle aggressioni degli altri. Lui invece, rimane sempre convinto della propria buona fede.
f) Bisogna mettere l’accento sull’eventuale pericolosità, che spinge il malato a farsi giustizia da
solo, trascinandolo talvolta fino all’omicidio.
g) Il paranoico ha esclusivamente certezze. Tutto il suo sistema delirante tende a eliminare il
dubbio; si costruisce così un mondo senza crepe, in cui tutto può essere spiegato alla luce della
sua interpretazione delirante, sempre incentrata sulla persecuzione.
Vediamo come si può esprimere il delirio paranoico e quali diverse forme cliniche possono essere
individuate. 33
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3.1.2 Le forme cliniche.
• I deliri di rivendicazione. Si sviluppano insidiosamente in soggetti particolarmente diffidenti,
ombrosi, suscettibili, astiosi, rigidi e magari fanatici.
• La rivendicazione continua, insaziabile, delirante si manifesta:
a) Negli innumerevoli processi: le persone si rovinano in processi, per rivendicazioni minime.
Si fanno talvolta giustizia da soli, sconfinando nell’omicidio.
b) Nelle invenzioni considerate come rivoluzionarie, di cui i pazienti conservano con gelosia
il segreto. Usano tempo ed energia per sventare complotti organizzati allo scopo di
impadronirsi dei loro segreti o far fallire le loro opere.
c) Nei progetti esaltati di riforma, di cui sono ovviamente gli eroi insostituibili e perseguitati.
Le proteste chiassose, le lettere incendiarie possono preannunciare attentati contro uomini
politici o istituzioni.
d) Tutto si svolge come se un sentimento di frustrazione e di inferiorità cercasse una
compensazione nell’affermazione di una posizione onnipotente: si passa così dalla
frustrazione alla persecuzione, e dalla persecuzione alla megalomania.
• I deliri passionali.
a) il delirio di gelosia. Il geloso paranoico afferma l’esistenza di un terzo personaggio,
trasforma immaginariamente la situazione di conflitto della coppia in una situazione
triangolare: in altri termini si inventa a tutti i costi un rivale sul quale proiettare i sentimenti
di odio suscitati da frustrazione che ha subito in passato.
b) Nel delirio di erotomania, il soggetto ha l’illusione delirante di essere amato. Anche in
questo caso le cose finiscono male, poiché dopo la speranza viene il dispetto e poi il
rancore, che può scatenare reazioni aggressive, ed eventualmente l’omicidio.
• I deliri di interpretazione. Rappresentano una vera e propria follia ragionante. Per il soggetto è
essenziale, vitale spiegare tutto, interpretare ogni cosa, dare un significato a qualsiasi evento.
Tutto va interpretato, nella convinzione delirante di una persecuzione che si tratta di scoprire e
decifrare nelle espressioni più sottili. Tutto assume un significato, tutto ha il senso di una
persecuzione e quando il delirante ha trovato la ragione di questa persecuzione universale il
sistema è compiuto: egli ha trovato la chiave del mistero che lo circonda, scartando allo stesso
tempo ogni possibilità di imprevisto o contingenza.
• Il delirio di riferimento (delirio di Kretschmer). L’espressione delirante è in questo caso meno
aggressiva: abbiamo a che fare con un soggetto meno rigido, che al contrario ammette di essere
timido, ansioso, emotivo portato agli scrupoli e ai tentennamenti, estremamente sensibile alle
reazioni degli altri, ai comportamenti altrui. In seguito a un’umiliazione, o a una situazione
difficile, scoppia il delirio di riferimento, nel quale il soggetto si crede al centro di una mala fede
generale ed esasperante: il paziente non è aggressivo, ma ansioso e depresso.
Il delirio di interpretazione “follie ragionanti”: i soggetti che ne sono affetti conservano tutta la loro
vivacità di spirito. Gli interpretativi non meritano l’aggettivo di alienanti nel senso etimologico della
parola (straniero): rimangono in rapporto con il loro ambiente, il loro aspetto resta normale; alcuni di
loro riescono addirittura a vivere in libertà fino alla fine, senza mai attirare l’attenzione, salvo per
qualche bizzarria. Quando si discute con loro, si osserva un modo di esprimersi corretto,
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associazione di idee normali, ricordi fedeli, una curiosità sveglia, un’intelligenza intatta, talvolta
anche fine e penetrante. Non si possono evidenziare né allucinazioni attive, né eccitamenti, né
depressioni.
Gli interpretativi non inventano di sana pianta fatti immaginari; non si tratta di finzioni prive di
appigli oppure di sogni di una fantasia morbosa. Si limitano a snaturare, travestire, amplificare i fatti
reali: il loro delirio rende spunto, pressoché sempre, da dati precisi dei sensi e della sensibilità
interna. Uno sguardo, un sorriso, un gesto, le urla e le canzoni dei bambini, la tosse o gli sputacchi di
un vicino, i sussurri dei passanti, i pezzi di carta trovati per strada, una porta chiusa oppure aperta, un
nulla scatena le loro interpretazioni.
Più di un fatto sembra insignificante agli occhi del comune mortale, più sembra penetrante alla loro
perspicacia. Là dove gli altri non vedono altro che pure coincidenze, loro, grazie alla chiaroveggenza
interpretativa, sanno districare la verità e i rapporti segreti tra le cose.
L’interpretativo utilizza per i suoi scopi e più piccoli incidenti quotidiani. Una confusione per la
strada è l’indice di un agguato; una macchia sui vestiti è il più evidente degli affronti. Evita le
strette di mano, oppure la mano gli viene stretta con freddezza.
Talvolta veri e propri giochi di parole costituiscono altrettanti argomenti agli occhi
dell’interpretativo. Gallo significa orgoglioso; salame, imbecille; se gli viene presentata una
spazzola, è per “spazzolargli la schiena”; qualcuno gli offre del riso, e “si ride di lui”; gli viene
proposto un niente risveglia il sospetto.
3.2. Cenni psicopatologici.
Per gli “antichi”, e in particolare per Kraepelin, la psicosi paranoica è una psicosi endogena, dovuta
a cause interne che si sviluppano insidiosamente, dando vita a un sistema delirante duraturo e
indissolubile, con una perfetta conservazione dell’ordine e della chiarezza nel pensiero nel volere e
nell’azione.
I “moderni”, in particolare gli psicoanalisti, hanno insistito invece sul carattere comprensibile o
psicologicamente motivato delle manifestazioni.
Dagli anni Sessanta gli studi sulla paranoia sono stati arricchiti dai contributi di Paul Racamier, che
ha organizzato il sistema paranoico attorno a due grandi angosce: da un lato l’angoscia di
autodissoluzione, e dall’altro l’angoscia di svalutazione di sé. L'autore attribuisce all'omosessualità
inconscia una funzione particolare: si tratta di un tentativo disperato di costruirsi un’identità
coerente dinanzi al vuoto angosciante creato dal rapporto pericoloso con l’immagine materna e dal
rapporto inconsistente con l’immagine paterna secondo lui, è come se il paranoico si volesse
proteggere dalle angosce di annientamento che si riscontrano nello schizofrenico. Essere
circondate, spiati minacciati, perseguitati, significa esistere sempre sull’attenti e in stato di allerta,
il paranoico è rinfrancato dall’interesse che gli viene accordato – è meglio essere oggetto di sevizie
che d‘indifferenza. Egli ripone altrove, fuori, l’aggressività che rifiuta in se stess