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IL CERVELLO BILINGUE
bilinguismo
Il termine bilinguismo è spesso adottato per riferirsi a chiunque conosca due
lingue o due varietà linguistiche. Una definizione di bilinguismo basata sull'uso
delle lingue e quindi sulle occasioni reali in cui il cervello è coinvolto in una
sorta di “danza” tra una lingua e l'altra. è la pratica regolare dell'uso di due
lingue più che il livello di competenza raggiunto a determinare lo status di
bilingue. Il bilinguismo non descrive solo chi ha una competenza bilanciata
delle due lingue e parla entrambe allo stesso livello e bilingue antichi ha una
lingua dominante e un'altra che viene usata solo in specifiche circostanze. Il
termine bilingue si riferisce anche agli adulti che imparano una seconda o una
terza lingua e che la utilizzano in modo efficace in una situazione comunicativa.
Parlare più di una lingua offre un'apertura mentale alle capacità comunicative
cognitive anche se non ne stiamo parlanti nativi.
Età precoce
Per definire meglio il bilinguismo, un primo concetto da introdurre è quello di
età di acquisizione, cioè il momento in cui si inizia a essere esposti a una
lingua. È possibile diventare bilingui anche in età adulta, tuttavia, apprendere
una lingua da adulti può portare a tappe di sviluppo e gradi di competenza
diversi. Considerando l'età di acquisizione, il bilinguismo può essere suddiviso
in quattro momenti:
- Il bilinguismo consecutivo precoce riguarda l'apprendimento di più di
una lingua dalla nascita oppure entro i primi anni di vita.
- Il bilinguismo simultaneo è quello che ha imparato più di una lingua
simultaneamente sin dalla nascita.
- Il bilinguismo tardivo è introdotto prima dell'inizio della pubertà
- Il bilinguismo degli adulti tardivi. Questa è particolarmente
importante per lo studio del cervello bilingue, perché spesso si è
affermato che la mancanza di plasticità cerebrale in età adulta è una
delle cause di peggioramento delle nostre capacità di apprendimento
delle lingue con l'avanzare dell'età. Il cervello può presentare delle
modifiche morfologiche funzionali dovute all'apprendimento delle lingue
anche in età adulta.
Esempio: Una famiglia composta da due genitori due figlie si trasferisce in un
paese dove si parla una lingua diversa dalla loro lingua materna. Le bambine
hanno rispettivamente sei anni e otto mesi e sono state esposte solo a una
lingua. La bambina grande che si trova nella situazione di imparare la seconda
lingua in fase prepuberale rappresenta quindi un caso di bilinguismo
consecutivo. La piccola invece rientrerebbe nella categoria di bilinguismo
simultaneo dato che le due lingue condividono gran parte del processo di
acquisizione durante il periodo critico. Al contrario, entrambi i genitori saranno
nella condizione di acquisire una lingua seconda e quindi, se avranno sufficienti
occasioni per praticare entrambe le lingue, diventeranno dei bimbi tardivi.
La fonologia può trarre vantaggio dalla esposizione precoce alla lingua. Il
vocabolario e la pragmatica della comunicazione, invece, sono acquisiti in
modo quasi continuo durante l'arco della vita e possono cambiare
notevolmente in base all'età.
Le attivazioni delle aree cerebrali riportate negli studi di neuroimmagine hanno
mostrato che le lingue sono processate tutte allo stesso modo da imballati
nativi; quindi, non c'è differenza rispetto a come si organizzano nel cervello lo
spagnolo o il cinese. I livelli di analisi fonologica, morfologica, sintattica e
pragmatica e le rispettive attivazioni cerebrali e temporali sono molto simili tra
le lingue. Le differenze emergono se si misurano le variabili sensibili per il
bilinguismo come, ad esempio, la competenza in una lingua, l'età in cui si è
iniziata a parlare la lingua è anche l'input linguistico.
È stata riscontrata una differenza qualitativa confrontando l'attivazione di
specifiche aree dell'emisfero sinistro durante l'ascolto di storie nella lingua
madre, nella lingua seconda appresa dagli adulti e in una lingua non
conosciuta. L'attività l'attivazione cerebrale è esercitata dalla lingua materna
era molto più uniforme rispetto alla lingua appresa successivamente. Lo studio
però non controllava se la diversa attivazione della lingua seconda forse dovuta
a una minore competenza o una minore esposizione, ma si limitava a
coinvolgere parlanti che avevano appreso l'inglese da adulti. Nello studio è
stato notato che l'uso regolare della lingua è una variabile cruciale per la
possibilità di apprendere lingue anche da adulti.
Sembra più plausibile che le differenze tra parlanti siano plausibilmente
connesse alla competenza linguistica piuttosto che all'età di acquisizione.
Sembra che l'esperienza e soprattutto la pratica possano produrre
cambiamenti cerebrali importanti.
Una delle scoperte più affascinanti che la ricerca sul bilinguismo sta offrendo è
che essere bilingue sembra modificare il cervello anche al di fuori del dominio
del linguaggio stesso e con conseguenze sia per la cognizione in generale che
per la salute personale.
I benefici del bilinguismo
un primo aspetto che caratterizza i parlanti bilingui è appunto una maggiore
conoscenza spontanea di come funziona il linguaggio. I bambini bilingui sono
interessati in modo intuitivo alla struttura e al funzionamento delle lingue.
Grazie anche a questa maggiore abilità metalinguistica, le ricerche hanno
mostrato che in alcuni casi i bambini bilingui imparano a leggere prima dei
monolingui.
Il controllo esecutivo sui meccanismi dell'attenzione
I bilingui sono spesso avvantaggiati nel momento in cui è richiesto il passaggio
rapido da un compito a un altro in situazioni nelle quali bisogna ignorare dei
fattori interdipendenti e dove entrambi i compiti richiedono attenzione
selettiva. Queste differenze spesso a vantaggio dei bilingui sembrano non
essere transitorie ma persistono in età adulta e sono state riscontrate anche
negli adulti che sono cresciuti con due lingue dall'infanzia. il cervello mantiene
sempre aperta la possibilità di attivare uno dei due codici. i parlanti bilingui
sviluppano un meccanismo di inibizione che consente loro di mantenerle
separate in modo tale da limitare l'interferenza della lingua non in uso su quella
in uso, ma mantenendola disponibile se richiesta.
L'esperienza prolungata di inibire una lingua quando si parla l'altra crea un
meccanismo di controllo che si riflette su altre abilità che richiedono attenzione
e controllo esecutivo. È importante notare che, se i benefici del bilinguismo
derivano dalla pratica costante ed inibire una lingua mentre viene usata l'altra,
questo avviene in tutti i bilingui, indipendentemente da quali lingue parlino.
Non esistono dunque per il cervello lingue più utili di altre.
Un altro beneficio poco noto del bilinguismo riguarda la maggiore e più precoce
consapevolezza che altre persone hanno una prospettiva diversa dalla propria.
Il fenomeno del decentramento cognitivo è spesso definito in ambito
psicologico con il termine teoria della mente. L'acquisizione di questa capacità
è raggiunto dai bambini bilingui circa un anno prima di quelli monolingui. Il
vantaggio sembra essere collegato alla pratica costante da parte del parlante
bilingue di monitorare la competenza linguistica del suo interlocutore per
adattare in modo migliore la scelta della lingua al tipo di persona con cui si
parla. Inoltre, sembra che ci siano dei limiti precisi all'influenza della lingua
straniera sulle scelte e nel solo nel caso in cui la situazione mette in gioco
fattori emotivi che si notano differenze nei processi decisionali nella lingua
materna rispetto a quella straniera. Il problema non ha valenza emotiva non si
riporta un effetto della seconda lingua rispetto a quella materna.
2.1 l'acquisizione di due lingue
È affascinante notare come un bambino in pochi anni sia in grado di
padroneggiare un sistema tanto complesso come quello della sua lingua madre
in maniera completamente naturale e innata. se fossimo nati per essere
monolingui, ci aspetteremmo infatti un'iniziale confusione bambini esposti
simultaneamente a due lingue: il necessario processo di separazione dei due
processi linguistici dovrebbe quindi richiedere tempo e fatica. Se al contrario
l'essere umano fosse predisposto per acquisire più di una lingua
contemporaneamente, ci si aspetterebbe per i bilingui simultanei tappe di
sviluppo e tempistiche simili a quelle dei coetanei in monolingui.
Secondo una delle prime e più note ipotesi di ricerca, l'ipotesi di sistema
linguistico unitario di Volterra e falcherà, inizialmente il bilingue sviluppa un
unico sistema linguistico, ovvero un sistema lessicale che comprende parole di
entrambe le lingue. Solo in un secondo momento il bilingue inizia a sviluppare
due stili sicari diversi, pur continuando ad applicare le stesse regole sintattiche,
quelle della lingua dominante, entrambe le lingue. In un terzo stadio, infine, si
sviluppano due sistemi grammaticali distinti, portando a una differenziazione
completa delle due lingue.
2.2 lo sviluppo della fonologia
Numerosi studi condotti nell'ambito della linguistica acquisizione hanno
dimostrato che i bambini sono in grado già dalla nascita di affidarsi
informazioni di tipo prosodico per riconoscere la propria madrelingua.
È stato dimostrato che i bilingui non sono da meno e che, lungi dall'essere
confusi dall'esposizione simultanea a due sistemi linguistici diversi, presentano
tappi di sviluppo del tutto simili a quelle dei coetanei monolingui, mostrando
sensibilità entrambe le lingue conosciute e riuscendo fin da subito a
distinguerle esattamente da altre lingue non familiari.
I bilingui sono in grado di distinguere precocemente anche lingue che sono
simili dal punto di vista fonologico e appartenenti alla stessa classe ritmica.
Anche nella comparsa delle prime produzioni linguistiche monolingui e bilingui
mostrano tappe di sviluppo e tempistiche simili: la l'azione, ovvero la
produzione di sillabe composta da consonanti e vocali ben definite, compare
nello stesso periodo, verso i sei mesi virgola in entrambe le popolazioni.
Nonostante le caratteristiche della tumulazione siano universali, nei mesi
successivi iniziano ad assumere tratti specifici dalla madrelingua del bambino.
La ricerca ha evidenziato che il bubbolino del bambino, monitorato dai 10 ai 15
mesi, mostra le caratteristiche diverse, in termini di numero di sillabe e
struttura sillabica, a seconda della lingua dell'interlocutore.