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Progetto di Francesco II, granduca lorenese, nel 1739, trasferire in Maremma. L'approssimativa organizzazione, l'insalubrità delle zone prescelte, la malaria, ne decretarono il fallimento. L'organizzazione, o la politica, può influenzare la fitness dei migranti, imponendo criteri di selezione, dotandoli di risorse, individuando le provenienze e scegliendo le destinazioni. La combinazione dei criteri di scelta poté portare ad esiti contrastanti: al successo, come nelle colonie del Volga, o al fallimento, come in Maremma o in Andalusia. I privilegi concessi ai migranti erano analoghi, ma la qualità dell'organizzazione, la scelta delle aree d'insediamento, la disponibilità di spazio, la competizione con le popolazioni locali fecero la differenza.
4) Tre secoli: 1500-1800
Dopo il 1500 ha inizio un flusso consistente di migrazione transoceanica: l'Europa, che nei secoli precedenti era stata meta di flussi di immigrazione, diventa
Origine di correnti di emigrazione. A testimonianza della crescente mobilità, si crearono in Europa veri e propri mercati del lavoro, caratterizzati da una mobilità stagionale o periodica di lavoratori, per lo più contadini, braccianti e piccoli proprietari in cerca di redditi complementari. Un ruolo importante ebbero le migrazioni di persone con particolari specializzazioni, ingegneri (progettazione di dighe, canali e sfruttamento di miniere), medici e scienziati, militari, artisti e musicisti, artigiani, funzionari, mercanti. Il progresso delle tecniche di navigazione fu condizione necessaria per il popolamento dell'America. 2.500 passeggeri trasportati dalla Spagna a Santo Domingo nel 1502 da una flotta di 32 navi. Fu la prima spedizione di vero e proprio popolamento dell'isola. L'istituzione di una colonia di popolamento presupponeva anche l'esistenza di un regolare traffico, capace di scambiare con la madrepatria merci, persone e informazioni.
Già nel decennio 1506-15 il numero delle navi in partenza dai porti della Spagna verso il Nuovo Mondo era dell'ordine di una trentina all'anno, con una capacità di trasporto di un paio di migliaia di persone. Tra il 1590 e il 1620 il traffico raggiunse il suo massimo, con un centinaio di navi all'anno che traversavano l'Oceano. 3 osservazioni conclusive: 1) la mobilità, a corto, medio, lungo o lunghissimo raggio, rappresenta una forza di rilievo nella società moderna europea, con implicazioni per la demografia, l'economia, la società. Le migrazioni non sono "accidenti", ma componente strutturale della vita sociale; 2) questa forte mobilità può interpretarsi come conseguenza del rafforzamento del capitale umano, del quale la capacità di mutare residenza è ingrediente fondamentale. Un rafforzamento assecondato e nutrito dalle innovazioni tecnologiche. 3) a fine Settecento, le innovazioni.portate dalla Rivoluzione industriale si ripercuotono su una società nella quale gli spostamenti fisici erano la normalità. L'Europa è pronta alle migrazioni di massa del secolo successivo. 5) Un cambio di passo: 1800-1913 Per meglio comprendere le specificità delle migrazioni ottocentesche rispetto a quelle dei secoli precedenti, vanno discussi alcuni aspetti del cambiamento demografico, sociale ed economico che ne sono alla base. Anzitutto l'accelerazione della crescita demografica, soprattutto nelle campagne. Poi il graduale aumento della produttività agricola e la formazione di una quota crescente di forza lavoro scarsamente remunerata o disoccupata. E, in parallelo, la capacità del crescente settore industriale di attrarre e impiegare questi eccedenti. Infine l'accelerazione dell'integrazione economica del mondo e la ricerca di un equilibrio che travalichi i confini nazionali. L'accelerazione demografica portò, tra il1800 e il 1913, al moltiplicarsi per due volte e mezzo dellapopolazione del continente, da 188 a 458 milioni di abitanti. La mortalità diminuisce. Più tardiva è la diminuzione della natalità, nella seconda metà dell'Ottocento. Crescita demografica e aumento della produttività provocarono: una pressione negativa sui salari reali, il frazionamento delle proprietà e l'impoverimento dei piccoli proprietari, la crescita delle famiglie senza terra. L'Europa, con risorse umane in eccedenza, cominciò a trasferirle in massa oltreoceano. All'inizio dell'Ottocento, ci volevano 5 o 6 settimane da Liverpool a New York. Anni '80, 1 settimana. A partire dagli anni '30 dell'Ottocento, l'emigrazione europea assunse le caratteristiche di un fenomeno di massa. La Grande guerra, e successivamente le restrizioni all'immigrazione postedagli Stati Uniti, principale meta dei flussi, ne ridussero fortemente.
le dimensioni. L'emigrazione nordamericana, approssimativamente tripla di quella diretta verso il resto del continente, negli ultimi due decenni dell'Ottocento mutò la sua composizione: dalla prevalenza delle origini britanniche, germaniche e scandinave, a una prevalenza di immigrati provenienti dai paesi mediterranei, Italia in testa, e dall'Europa orientale e balcanica. Una "nuova" emigrazione, questa, più remota - geograficamente e culturalmente - della "vecchia": fu anche questo cambiamento di composizione, oltre alle mutate circostanze del mercato e della società americana, che provocò le misure legislative restrittive degli anni '20 del '900. Il divario tra le condizioni di vita materiali nei paesi di origine e quelle prevedibili nei paesi di destinazione è stata una molla potente delle migrazioni moderne. 6) L'ultimo secolo: il ciclo s'inverte: 1914-2010 Nella seconda parte del '900 siconclude quel lungo ciclo di crescita iniziato un quarto di millennio prima. L'inizio del terzo millennio coincide con l'inizio di un nuovo ciclo, caratterizzato da risorse demografiche scarse, e decrescenti. L'Europa mette a segno un guadagno netto migratorio di 9 milioni nel ventennio 1970-90 e di 28 tra il 1990 e il 2010. Si tratta di una svolta che chiude quasi 500 anni di storia migratoria e che trasforma di nuovo il continente in importatore di risorse umane. Il freno più efficiente all'emigrazione fu posto dalle restrizioni adottate dagli Stati Uniti. La breve ripresa dopo la 2GM avvenne in un contesto diverso, perché i ricongiungimenti familiari e la sistemazione di rifugiati predominarono sull'emigrazione per motivi di lavoro. Tra il 1950 e il 1970 l'Europa occidentale aveva assorbito un'immigrazione netta di 6,6 milioni e quella meridionale aveva generato un'emigrazione netta equivalente ma di segno contrario. I turchi verso laGermania e i cittadini delle ex colonie verso le «madrepatrie». La crisi petrolifera del 1973-74 mise fine a questo processo migratorio. Crescente immigrazione dal mondo povero a partire dagli anni ’80 dovuta (soprattutto) ad una domanda di lavoro a bassa qualificazione e favorita dal processo di globalizzazione.
7) Tre globalizzazioni, le migrazioni e l’affermarsi dell’America«Globalizzazione»: processo di interconnessione non solo delle economie, per mezzo degli scambi commerciali, finanziari e di forza lavoro, ma anche degli altri ambiti, siano essi scientifici, culturali, sociali, politici o religiosi. Un’interconnessione plurima e dinamica, quando essa si rafforza, crescono le occasioni di scambio, anche di persone, tra le diverse regioni del globo, e cresce la forza di trasmissione degli impulsi tra queste. Nel caso dell'America, questo processo di globalizzazione avvenne in modo forzoso, attraverso la brutale conquista, la dominazione.
e lasottomissione del continente, la cancellazione delle sue dimensioni religiose, culturali e politiche;l'omologazione della religione, della lingua, delle istituzioni, modellate su quelle europee.Connessione tra globalizzazione e migrazione: aumento della popolazione povera e crescita delladomanda di prodotti coloniali da una parte dell'Atlantico; collegamenti stabili con l'America edopportunità di intermediazione tra le due rive; sviluppo delle piantagioni e forte necessità di lavorosull'altra sponda dell'Oceano.I movimenti migratori di massa tra i paesi europei e da questi al Nuovo Mondo ebbero di certo unimpatto rilevante sui mercati del lavoro dei paesi di origine, perché determinarono un aumento deisalari reali, un miglioramento degli standard di vita e una riduzione della povertà. E anche suimercati del lavoro dei paesi di destinazione: l'arrivo dei nuovi immigranti ridusse i salari reali,incrementòlavorativo verso l'America Latina. Negli anni '90, con la fine delle dittature e l'apertura dei mercati, l'Argentina e il Brasilehanno iniziato a sperimentare una crescita economica significativa, ma il divario con gli StatiUniti e l'Europa rimaneva ampio. La globalizzazione ha portato benefici in termini di accesso a nuovitecnologie e mercati, ma ha anche esacerbato le disuguaglianze sociali ed economiche. L'immigrazione verso l'America Latina è stata influenzata da diversi fattori, tra cui la ricerca diopportunità economiche migliori, la fuga da conflitti e persecuzioni politiche, e la ricerca di unavita migliore per sé e per le proprie famiglie. Tuttavia, l'immigrazione non è stata sempre benaccolta e ha spesso portato a tensioni sociali e politiche. Oggi, l'America Latina continua ad essere una regione di immigrazione, ma anche di emigrazione,con molti cittadini che cercano opportunità all'estero. La globalizzazione ha reso più facile ilmovimento delle persone, ma ha anche creato nuove sfide, come la gestione dei flussi migratori e ladifesa dei diritti dei migranti. In conclusione, la globalizzazione ha avuto un impatto significativo sull'immigrazione e sull'emigrazione in America Latina, influenzando gli standard di vita, le opportunità economiche e le dinamiche sociali della regione.dell'emigrazione aumenta e diventa più difficile per i paesi più poveri competere con quelli più ricchi per attirare migranti qualificati. Inoltre, le politiche di immigrazione selettive dei paesi ricchi rendono ancora più difficile l'ingresso per coloro che non hanno competenze o capacità innovative. Nel periodo 2010-2050, il futuro dell'immigrazione è incerto. Le politiche attive per attrarre migranti e organizzare i flussi potrebbero non essere più presenti, rendendo l'ingresso nelle correnti migratorie più costoso e difficile per i paesi che non hanno ancora sviluppato consistenti flussi di emigrazione. Questo potrebbe spiegare il caso dei paesi sub-sahariani che, nonostante la povertà estrema, hanno tardato nello sviluppare flussi significativi di emigrazione verso i paesi ricchi.relativo aumento dell'immigrazione rispetto ai benefici che ne derivano, come l'incremento del livello di istruzione e la capacità di affrontare i costi di spostamento e di stabilirsi in un nuovo paese. Questo fenomeno contribuisce al rafforzamento dei flussi migratori.