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PROSPETTIVA RELAZIONALE
L'aggettivo 'relazionale' esprime due modi del pensare: la ricettività e la dialogicità. Concepire il pensiero secondo la prospettiva relazionale significa ritenere che il suo fondamento e criterio di riferimento non sia nel pensiero stesso, nelle attività che compie - e nel fatto di compierle, ma che esso abbia tale fondamento e criterio in qualcosa di ulteriore a sé stesso. Ciò indica che esiste un dialogo interno al pensiero - appunto una relazione - che si svolge tra quest'ultimo e il principio che lo costituisce. (Non è autonomo, quindi devo relazionarmi con qualcuno)
Platone ritiene che solo un principio del tutto diverso rispetto alla realtà finita e sensibile - quella in cui si colloca tutto ciò che è soggetto al nascere e al morire, compreso l'essere umano - può render ragione, quindi essere fondamento e spiegazione, di quella.
stessa realtà. (il limite dei filosofi precedenti è di aver provato a spiegare la natura tramite la natura stessa, e non con un principio differente)"Idea" --> 'ciò che ho visto' non con gli occhi del corpo, ma con quelli della mente. Le Idee sono perciò intelligibili – cioè si colgono con l'intelligenza – e infinite, sia per numerosità, ma soprattutto per qualità ontologica, cioè non sono sottoposte al nascere e al morire né al tempo e alla corruzione. Per Platone le idee sono il principio metafisico dove esiste tutto ciò che esiste.le aporie – cioè i problemi che restano irrisoltiNella concezione platonica essere, Idee e logos sono in stretta e indivisibile relazione: le Idee sono il principio metafisico in forza del quale esiste tutto ciò che esiste, il logos è il principio dialettico, cioè l'elemento in grado di collegare, mettere in relazione,
la realtà al principio metafisico; così la ‘afferra con la mente’, la conosce. Da questo significato di dialettica deriva successivamente quello di ‘capacità argomentativa’ e confutatoria.
PROSPETTIVA AUTOREFERENZIALE
Il termine ‘autoreferenziale’, indica la prospettiva che concepisce il pensare come autosufficiente, cioè fondato in sé stesso e criterio a sé stesso, quindi in rapporto soltanto con sé stesso, e che pone unico riferimento normativo nel proprio operare.
Cartesio è convinto che l’edificio del sapere debba essere rifondato su basi incontrovertibili. Una volta spinta fino all’estremo la messa in questione delle conoscenze solo presunte, ciò che resiste è il solo pensiero: se anche esistesse un Dio ingannatore, afferma Cartesio, «non potrà mai far sì che io sia niente fino a che penserò di essere qualcosa», perché «il
pensiero è; esso solo non può essermi strappato. Iosono, io esisto; è certo.Il fatto che Kant ritenga che concepire il pensiero – che per lui coincide con la ragione nelle sue variefacoltà – come autonomo, ‘legislatore universale’ e pertanto anche legge a sé stesso sia insieme unpunto d’arrivo della filosofia e di partenza della riflessione moderna.Critica della ragion pura --> Secondo Kant, una cosa è come percepisco gli oggetti, e una è come sonodavvero. Noi possiamo solo dire come percepiamo le cose, per lui non c'è relazione tra la realtà e ilpensiero di ognuno.Il pensare ha la stessa ‘qualità ontologica’ dell’essere
PRINCIPI E REGOLEIl pur rapido esame delle caratteristiche delle prospettive relazionale e autoreferenziale ritengoabbiamostrato la differenza fondamentale tra di esse, decisiva per le attività stesse del pensiero,che in partesono
spontanee ma in buona parte sono anche conseguenza di scelte e decisioni consapevoli. La tesi che intendo argomentare è che il criterio assunto da chi accoglie una prospettiva relazionale è un principio di natura ontologica, mentre quello di cui si avvale chi adotta una prospettiva autoreferenziale è una regola istituita o definita da singoli esseri umani.
principio --> è ciò che costituisce e manifesta la "natura delle cose", cioè il nucleo fondativo della realtà, nel suo insieme generale e in senso specifico. Essi sono primali – cioè vengono prima delle scelte umane – perciò indisponibili a variazioni di qualsiasi genere, possono solo essere accolti o rifiutati
regola --> è una norma di funzionamento o comportamento di umana istituzione, quindi derivata e non costitutiva, frutto di scelte, accordi e convenzioni. Le regole sono spesso funzionali a scopi precisi e pertanto possono essere
Modificate o sostituite se opportuno o necessario. Intendo dire che chi accoglie la prospettiva relazionale, quindi ammette che ci sia un principio ontologico a fondamento del pensiero e con cui esso è in dialogo, utilizza certamente regole di ragionamento e valutazione specifiche, ma sempre impegnandosi a commisurarle con il principio stesso. Al contrario, chi non accoglie l'esistenza di un principio ontologico assume la propria ragione come regola del pensiero e non ammette qualcosa che la trascenda a cui riferirne il funzionamento.
La più evidente 'utilità' della prospettiva autoreferenziale è la valorizzazione della ragione umana, del suo potenziale o più precisamente del suo potere, la sottolineatura di ciò che è in grado di operare. Ciascuno ha il proprio sguardo sulla realtà, una dimensione oggettiva nella conoscenza. Assumere atteggiamenti autoreferenziali è dannoso rispetto al benessere personale e sociale.
infatticausa difficoltà nella comunicazione interpersonale e nel promuovere relazioni generative, per incapacità o indisponibilità a porsi in ascolto delle ragioni dell'altro e a veicolare le proprie.
La principale utilità della prospettiva relazionale è essere effettivamente promotrice di valorizzazione dell'intera realtà e dell'esperienza che si ha di essa così com'è, indipendentemente dalle letture più o meno parziali che se ne possano elaborare. Cioè non le giudica valide in quanto tali, per il fatto stesso di essere formulate come opinioni, ma le pone in dialogo con il principio ontologico, per discernere se sono o meno coerenti con esso. Il fatto che ciascuno abbia uno sguardo personale sulla realtà, ossia la propria opinione, non giustifica la negazione della realtà. Il danno è la limitatezza umana.
La persona è costituita dalla relazione, ma non è identica.
alla relazione. La costituzione della persona non è esaurita dalla sua identità relazionale. La prima relazionalità di cui essere consapevoli è quella tra il pensiero di ciascun essere umano e il principio ontologico che lo costituisce tale, relazionalità che la prospettiva autoreferenziale non riconosce, ritenendo ogni essere pensante, ossia ogni ragione, autosufficiente, cioè relazionata solo a sé stessa.
CAPITOLO 4
La questione dominante nel pensiero filosofico è la verità. Essa emana più sospetti e fastidi piuttosto che fascino e attrazione. Il filosofo non può non fare i conti con la verità, anche l'uomo di qualsiasi attività o scienza si occupi è strutturalmente compromesso con la verità, in quanto pensa e agisce.
Ci sono 2 diversi ordini di verità, nonché diversi approcci possibili. Secondo Marconi c'è una divisione rispetto alla verità tra storici
della filosofia e filosofi teorici. I primi sono diffidenti, nel tentativo di arrivare alla verità si rischia di essere aggressivi, giudicanti. I secondi sono confidenti ricercatori, ricercano la verità e sono selettivi. D'agostini dice "la verità non esiste" --> nega la verità e rende impossibile discutere le argomentazioni intorno a tale tesi (contraddittoria, perché affermando ciò pretende di dire la verità). TEORIA CLASSICA --> (Platone e Aristotele)gnoseologia.Ontologia- etica-gnoseologia sono interconnesse
TEORIA CONTEMPORANEA --> (Descartes e Kant) la mente umana non conosce le cose, ma solo le rappresentazioni che elabora di esse (idee). La garanzia della veridicità è offerta da Dio. Per Kant sta proprio nell'affidare alla ragione stessa tale compito. I pensatori contemporanei hanno inteso la verità come coerenza rispetto al contesto di credenze di cui si è portatori, oppure di accettare il fatto che esistono molte verità.
Ferraris --> la post verità si basa su "non ci sono fatti ma solo interpretazioni". Incontro tra ontologia ed epistemologia (enuncia il fattore di verità) operato dalla tecnologia (fattore di verità)
Iperveritative --> sovrapposizione tra ontologia ed epistemologia
Ipoveritative --> verità epistemica, dove gli schemi strutturano il rapporto tra uomo e mondo
TESI: La verità va tematizzata come criterio o unità di
Il rapporto tra verità e pensiero è complesso e può essere interpretato in diversi modi. La verità può essere considerata come un principio che guida il pensiero, un criterio che permette di distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. In questo senso, il pensiero può essere orientato verso la ricerca della verità, cercando di comprendere e interpretare la realtà in modo accurato. D'altra parte, il pensiero stesso può influenzare la percezione della verità. Le nostre convinzioni, le nostre esperienze e le nostre prospettive possono influire su come interpretiamo e comprendiamo la realtà. In questo senso, il pensiero può essere considerato come un filtro attraverso il quale percepiamo la verità. Inoltre, il pensiero può anche contribuire alla costruzione della verità. Attraverso il ragionamento, l'analisi e la sintesi, il pensiero può elaborare concetti e teorie che possono essere considerati come verità in un determinato contesto. In conclusione, il rapporto tra verità e pensiero è complesso e interconnesso. La verità può guidare il pensiero, ma il pensiero stesso può influenzare la percezione e la costruzione della verità.