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INTRODUZIONE
Giuseppe Acone nasce il 14 Aprile del 1942 a campagna. Il pedagogista salernitano tratteggia il
paese Natale: 15.000 abitanti, comprese le frazioni incastrata in una gola verde di montagne,
attraversato la due affluenti del Senet, antica e bellissima di una bellezza selvaggia scontrosa. Ricca
di monumenti, di chiese e di Case patrizie, cittadina nobile e fiero. Campagna serie evoca nel suo
farsi, culla nido ed essenza e maternità della casa e allo stesso tempo lascia risonare la contro di
tarjeta di una dimora che sa farsi ecosistema autoreferenziale. Il piccolo centro salernitano e lo
sfondo paesaggistico urbano, dove Giuseppe Acone trascorre l'infanzia, l'adolescenza EI primi anni
della giovinezza e gli ultimi della sua vita. E obbligo indugiare su campagna perché essa e
l'orizzonte antropologico, oltre che storico geografico, che segnerà profondamente la formazione di
Giuseppe Acone. Una formazione simile e dissimile rispetto a quella di un qualsiasi adolescente del
12:00 d'Italia. Degli anni 50, tenuta a battesimo dalla Seconda guerra mondiale. Un'adolescenza
trascorsa tra scuola, chiesa, sezioni di partito ed azione cattolica, e anche un tempo libero, fatto di
Biliardo, Calcetto, ping-pong e discussioni politico calcistiche. Mi ricordi di Giuseppe Acone, tante
volte rievocati tra ironia e nostalgia. Affiorava: un'adolescenza impegnata e terribile, fatte di
interminabili e precoci letture, in cui la figura di primo della classe insieme MIN, orgoglio va e mi
angosciava, in cui il tempo vuoto era sempre troppo. Senza vacanze, senza compagni. Ed è ancora
campagna la dimora esistenziale di Mariano Acone e Antonietta Vece, padre, madre, educatori
fortemente ispirati da una tradizione cattolica che Giuseppe Acone non abbandonerà mai e che
guiderà costantemente il suo sguardo e passo pedagogico. Campania e anche lo spazio storico
geografico che farà da sfondo un incontro con Giuseppe Maria Palatucci, l'ultimo vescovo della
provincia Salernitana prima dell'assorbimento della diocesi in quella di Salerno e suo nipote
Giovanni, Commissario di pubblica sicurezza fiume. Morto a Dachau medaglia d'oro al valor civile
e giusto di Israele. L’incontro reale con Giuseppe Maria e Giovanni Palatucci, segna, indirizza
fortemente la vita spirituale di Giuseppe Acone. Giuseppe Maria Palatucci è in grado di trasformare
la piccola comunità di campagna in dimora d'accoglienza per molti ebrei e rifugiati politici. Il
pedagogista non smetterà mai di rievocarne il ricordo un ricordo che immediatamente aveva come
canoni di sottofondo la traccia mnestica del padre Mariano, comandante del corpo di polizia. Eroico
ufficiale che contribuì a salvare centinaia di ebrei prigionieri nel campo di internamento di
campagna nel 1943. Mariana con e custodito nella memoria del figlio come novello Anchise, di cui
mai cesserà di sostenere sulle spalle l'esempio. All'interno di un discorso che tocca le corde di un
intimità familiare che non è uno spazio confinato rispetto a quello accademico istituzionale. Non è
possibile sottacere il ricordo della sua compagna Angela Maria Pace, scomparsa nel 2009 dopo una
lunghissima e devastante malattia. Madre dei suoi due figli, Mariano e Leonardo, scrive di lei nel
94, dedicando il saggio declino dell'educazione. Tramonto d'epoca. La vita di Giuseppe Acone e
tessuta da passioni ribelle per lo studio e da impegno istituzionale, ma interrotto nell'anno
accademico 1963-1964, a 22 anni e con il massimo dei voti si laurea discutendo, relatore il
professore Roberto Mazzetti. Una tesi dal titolo “L'età evolutiva nella prospettiva psichiatrica di
Sullivan”. Nello stesso anno diviene assistente alla cattedra di pedagogia generale dell'Università di
Salerno, tenuta dalla Mazzetti. Inizia così l'impegno culturale accademico presso la stessa
università, impegno che si intreccia con quello politico civico. Quest'ultimo e testimoniato dalle
esperienze di capogruppo consiliare della democrazia cristiana al Comune di campagna dal 1967 al
1972. L'esperienza politica non distrae. Giuseppe Acone dalla fatica del concetto ed è in questi anni
che il pedagogista si dedica alla stesura di alcuni importanti pubblicazioni. Il decennio degli anni 70
vedo Giuseppe Acone impegnato in una vivace intensa attività intellettuale, dove pubblica diversi
libri. La dialettica marxismo cristianesimo che contrassegna il decennio precedenti e superata dalla
profilarsi di Un'inedita dialettica tra umanesimo cristiano e nichilismo. Si tratta di una svolta
scommessa, direbbe Giorgio Chiosso, prefigurata dallo studioso salernitano e che troveranno la sua
compiutezza nel saggio del 1986, dove Acone pone la questione della precipitosa deriva nichilista,
premessa di una progressiva scristianizzazione e dell' anticristianesimo. Programmatico ed etico
civile dell'Occidente. Questo sentiero riflessivo, troverà un'ulteriore approfondimento Proiettivo.
Acone non si faceva soverchie illusioni sull'esito della scommessa. Almeno sul breve periodo che
vedeva dominato dal binomio razionalità scientifica/nichilismo, ma esso auspicava una capacità di
resistenza per continuare a ritenere praticabile una via politica, etica ed educativa in nome
dell'uomo come valore e come file. Nel saggio del 1986 è rinvenibile il dilemma dell'educazione al
bivio tra umanesimo personalista, solidarista e che ed un nichilismo insinuate in forme riflesse ed il
riflesse a tutti i livelli della società occidentale nel secondo saggio del 1994. Le tesi
precedentemente espresse trovano un'ulteriore approfondimento nella disamina di quella particolare
convergenza tra l'iper-razionalismo e il post-razionalismo che, per figura l'inarrestabile avanzata
della ragione strumentale, sostanzialmente post umanistica, il declino dell'educazione e il tramonto
d'epoca denuncia come il trionfo della razionalità scientifico tecnologica, porta in grembo il rischio
della destituzione, di senso della Paideia umanistica e il conseguente trionfo del nichilismo, ma
anche la saturazione della stessa idea di progresso, forma mondana e laica di provvidenzialità che
rischia di erodersi. Nel 2004 Acone individua le forme di una specificità paideutica della
postmodernità. Nell’intersezione tra spirito del tempo e paideia, appare l'assenza di un'ideale
educativo e culturale e anche l'affermazione di una paideia stigmatizzata dal congedo da ogni
fondamento, dall'eclissi di una rete di riferimento forte che non lascia intravedere un'alternativa
fondata. Proprio questo congedo, complice il declino della funzione paideuptica delle agenzie
educative formali, rende introvabile la paideia perché la priva di quel senso dell'ulteriore età e della
Trascendentali ta che conferisce il significato all'umano e all'educazione. È possibile comprendere
la trilogia Aconinana, tenendo presenti le sue riflessioni più antropologiche. Con antropologia
dell'educazione Acone delinea il duplice identikit dell’antropologia pedagogica, dove da una parte
c'è un modello a dominanza culturalistica e dall'altra un modello a dominanza filosofica. In questo
momento il pedagogista con gli eclissi dell'uomo, ponendole in connessione profonda con la fine di
una narrazione filosofica capace di imprese di pensare il suo soggetto oggetto. Strette di una
razionalità scientifico tecnologica che si mostra ostile verso tutta quell’eccedenza di significati e
valori empiricamente non trattabili da un approccio positivo ricognitivo e descrittivo. Il dualismo
filosofico è stato per lungo tempo un confine capace di riconoscere irriducibilità dell'uomo alla sua
mera dimensione naturale. L'educazione all'interno di questa cornice umanistica. Era il tentativo,
sempre in atto, di potenziare e favorire l'umanità dell'uomo e la sua umanizzazione. L'antropologia
pedagogica lascia emergere tre paradigmi: metafisico-religioso-cristiano, neo-illuministico-
tecnocratico e neo-nichilista. I progressivi passaggi paradigmatici indeboliscono le costituzioni
metafisica dell'essere e gli scrivono quest’ultimo in un orizzonte di caducità. E ogni verità viene
ridotta, ad interpretazione, o a doxa. Rispetto all'annichilimento l'educazione rischia di perdere la
sua potenzialità narrativa. Educare entro il vuoto di Dio senza una verità è un fondamento, implica
l'impossibilità di qualsiasi forma di universalità capace di veicolare un’antropologia pedagogico
educativa. Acone rinnova la sua adesione del primo modello antropologico, l'unico capace di
favorire un inquadramento e una valorizzazione etica della stessa vita. Il Nostro sostiene la
persistente attualità dell’antropologia cristiana nel tentativo di sfuggire al rischio del dominio di un
antropologia tecnocratica. Lo strabismo euristico di Giuseppe Acone gli consente di tenere lo
sguardo fermo sul proprio tempo, fotografando i mutamenti della società, della cultura,
dell'educazione, non solo attraverso raffinate elaborazioni teoretiche, ma mediante la ricostruzione
della fenomenologia adolescenziale e giovanile colta nella sua vita quotidiana. Gli anni ‘80 sono gli
anni del narcisismo trionfante, ovvero gli anni di una cultura giovanile sospesa tra Narciso e
Parsifal che diviene oggetto di un'analisi pedagogica serrata legata alla sua esperienza di padre che
non è mai distratto, il suo sguardo dai ragazzi come, ma va a chiamarli. L'interrogativo “perché i
giovani?” è una questione aperta, che accompagnerà costantemente la riflessione pedagogica di
Acone e non solo, perché l'adolescenza e la giovinezza sono sponde molte frequentate dai
pedagogisti e perché l'adolescenza e la giovinezza non sono solo un oggetto di studio, di ricerca, ma
una forma del sentirsi padre maestro. Il suo è uno sguardo appassionato ed emozionato di chi ha a
cuore una generazione. L'intervento del maestro salernitano si concluse con un significativo
omaggio nostalgico agli studenti: “mi mancheranno i vostri sorrisi”. La preoccupazione per i
soggetti in crescita in formazione, la capacità di assumere la categoria della cura con una tensione
etica ed anticipante rende il pedagogista salernitano sensibile alle questioni inerenti in luoghi
informali dell' educativo. È possibile cogliere un'ulteriore snodo euristico della produzione
bibliografica di Acone, rappresentato dal suo interesse per le questioni pedagogiche che riguardano
la scuola degli anni ‘80 in poi. Si tratta di un vettore che non ha una sua specifica collocazione in
una compiuta monografia, ma si tratta di pamphlet critici argomentativi sulla scuola che trovano
una loro collocazione editoriale in molti articoli apparsi su