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LE CARATTERISTICHE DELL’AGIRE EDUCATIVO.

-L’azione di mediazione.

L’agire educativo è caratterizzato da una particolare forma di azione:

la mediazione, che va riconosciuta come forma costitutiva

dell’intervento delle professioni educative.

L’agire di queste professioni è un mettere in relazione.

La modalità mediata non solo definisce la funzione delle professioni

educative, ma ne afferma l’implicazione etica.

Le realtà che queste professioni media non sono espressioni umane :

lo sono da una parte e coloro che l’agire educativo richiama al

processo di definizione così come lo sono, dall’altra, la cultura da

trasmettere, il comportamento da esercitare, l’attività a cui formare e

le relazioni da coltivare.

Queste professionalità sono impegnate in prove che necessitano di

un’etica professionale.

I principi e i valori della professionalità educativa sono quelli

Implicati nella relazione educativa e definiscono responsabilità verso

• la professione: l’educatore, il formatore, l’insegnante e

l’animatore sono tenuti ad impegnarsi in un arricchimento

continuo e costante del proprio bagaglio di competenze; devono

essere consapevoli e responsabili della valenza così come

dell’implicito potere del proprio ruolo.

• I destinatari degli interventi educativi: l’educatore, il formatore,

l’insegnante e l’animatore sono obbligati ad avere rispetto

dell’unicità e dell’irripetibilità dell’identità che portano, devono

riconoscere nel processo di definizione dell’identità del

destinatario il criterio di ogni azione dell’intervento progettato;

devono farsi carico di tutte le implicazioni legate al carattere di

fiducia della relazione educativa.

• La società: l’educatore, il formatore, l’insegnante e l’animatore

sono impegnati a sollecitare la partecipazione dei destinatari alla

vita sociale, favorendo l’accesso alle risorse e i servizi che

offrono; devono collaborare con le istituzioni per migliorarne i

servizi; devono guardare alla società come un luogo di confronto

e di scambio.

Coloro che sono impegnati nei diversi ruoli della professionalità

educativa sono chiamati a rispondere del raggiungimento o meno

degli obiettivi preposti.

La mediazione educativa struttura anche l’agire professionale di altre

figure impegnate in obiettivi diversi da quelli propri dell’azione

educativa come ad esempio le professioni sanitarie, gli allenatori

sportivi o i maestri di discipline artistiche.

-Mollo, il compito dell’educatore. (Pag 151)

Qual è il compito di un educatore? Come può un educatore rispettare

la diversità di ogni persona e aiutarla tirar fuori l’energia vitale

racchiusa in essa?

Jacques Maritain ricorda che il pensiero umano è un’energia vitale di

intuizione spirituale, che coglie le cose nella loro consistenza e nei

loro valori universali.

E quando si è convinti che ogni individuo può cogliere attraverso la

propria energia interiore ciò che rappresenta un valore universale, che

ci si può porre come persona in grado di educare i valori e capace di

aiutare un altro.

Educare significa assumersi il compito di svolgere una serie di

funzioni volte a fare a prendere al soggetto il valore e le possibilità

della propria esistenza.

Dewey sostiene che la prima cosa che deve poter fare un educatore e

qualcosa di generale, in quanto il suo primo bisogno e di acquistare

consapevolezza del mondo in cui viviamo.

Si possono definire tre funzioni fondamentali dell’educatore:

• La funzione liberatrice: rappresenta il liberare la potenzialità

espressiva e comunicativa del soggetto, sapersi muovere,

osservare, dialogare, ideare, progettare.

• La funzione decondizionatrice: rappresenta il permettere che

ognuno possa agire in libertà, in qualsiasi contesto si trovi.

Implica l’aiutare a rendersi coscienti dell’ambiente in cui si

agisce conoscendone le dinamiche e le meccaniche.

• La funzione emancipatrice: consiste nel fornire ad ognuno le

capacità di saper andare al di là; si tratta di creare condizioni di

autonomia sia a livello emotivo sia intellettuale.

Queste tre funzioni devono poter confluire in una quarta: la funzione

accomunante.

Attraverso questa funzione si arriva a comprendere che non poteva

esserci terra senza cielo e cielo senza terra; che qualsiasi cosa fosse

avvenuta era caduta assieme a tutti gli altri grazie a loro.

Queste funzioni diventano funzioni positive solo quando vengono

poste al servizio del soggetto educativo, credendo nelle sue doti.

-Marigotta, l’insegnante di qualità. (Pag 152)

• conoscenza degli specifici settori disciplinari e del contenuto dei

programmi

• Competenze didattiche, padronanza di un repertorio di strategie

didattiche e capacità di applicarle

• Capacità di riflessione e autocritica

• Empatia

• Competenza gestionale

-Di Nubila, il ruolo del formatore. (Pag 153)

• Componenti di contenuto: riferite a specifiche competenze

disciplinari o tematiche da insegnare

• Componenti di campo: organizzazione in cui lavorano i soggetti

destinatari dell’azione formativa

• Componenti di metodo e di processo: diventa più urgente saper

gestire, investire, spendere il patrimonio del sapere in situazioni

che incarnano processi vivi e momenti professionali che devono

coniugare competenze e cioè conoscenze, capacità, abilità in

esercizio.

-Limbos, qualità degli animatori. (pag 154)

• creatività: inventare mezzi nuovi e originali

• Adattamento: plasticità e mutevolezza delle strutture, delle

mentalità e delle idee

• Stile: uno stile di animazione e di relazione centrato su gruppi e

su individui con i quali si trovano in contatto

• Competenza: serve una competenza reale nella funzione e nel

ruolo per poter dominare le tecniche utilizzate per l’animazione

• Maturità: per essere lucidi al punto di poter meglio affrontare le

situazioni e i problemi dell’ambiente nel quale intervengono

• Integrazione nell’ambiente prescelto: l’animatore deve essere

accettato nell’ambiente

• Una fondamentale attitudine all’ascolto e al dialogo

• Una visione prospettica delle situazioni e dei problemi: se i

giovani che gli adulti devono essere educati in vista

dell’avvenire.

-Giarelli, la funzione educativa del ruolo infermieristico. (Pag 155)

La dimensione educativa costituisce una delle quattro funzioni

principali indicate dall’organizzazione mondiale della sanità come

proprie del ruolo infermieristico, assieme a quelle di gestione

dell’assistenza, di lavoro nell’équipe sanitaria e di ricerca scientifica.

La rilevanza dell’azione educativa in questo ambito si esplica

nell’opportunità che essa offre alla persona malata non semplicemente

di ricevere delle informazioni, ma di acquisire piena coscienza della

propria condizione, di sapersi adattare ad essa e di agire per il

recupero della propria autonomia laddove possibile, o comunque

affrontarla con dignità.

-L’ oggetto della diversità.

L’attenzione educativa rivolta alla situazione considerata nei suoi

particolari, proprio nei particolari si possono individuare le

opportunità di cambiamento. Si tratta di particolari che costituiscono

la diversità con cui l’intervento educativo si misura per definire

un’azione educativamente significativa.

La diversità può presentarsi come:

• condizione da-conquistare: è quella che delimita l’originalità,

l’unicità e l’irripetibilità dell’identità umana. Il processo

educativo riconosce nella diversità il principio che dà ragione

del processo stesso, il fine verso cui orientare ogni situazione

dello stesso processo. Ciascuno deve portare a compimento la

propria diversità in quanto originalità; l’agire educativo al

compito di impegnare in una relazione educativa che sia un

autentico processo di conquista della diversità.

• Risorsa da-tutelare e da-coltivare: queste diversità che si

allontanano da quello che viene considerato normale sono

implicite all’idea di genere, di cultura, di disabilità. la diversità

di genere fa riferimento alle possibili rappresentazioni delle

relazioni e delle interazioni tra i due sessi nonché alla

formazione dei ruoli e della costruzione sociale che ne seguono.

Tutelare in termini educativi le diversità di genere significa

riconoscere che la consapevolezza del genere e l’implicito

riconoscimento dell’alterità sono esperienze fondamentali nella

formazione dell’identità. la diversità culturale fa riferimento alla

compresenza in un medesimo spazio di più gruppi che sono

espressione di diverse culture la cui diversità è generalmente

affrontata da un pregiudizio di inferiorità da parte della cultura

dominante. la diversità della disabilità fa invece riferimento a

una condizione per la quale il disabile presenta un’oggettiva

anomalia che può riguardare danni sensoriali, motori o psichici

che comportano limitazioni. il disabile deve riconoscere ed

affermare la sua integrità di identità umana che prescinde da

qualsiasi mancanza. il cambiamento a cui l’azione educativa

deve tendere passa per un’azione di tutela della differenza dal

pregiudizio di inferiorità e l’obiettivo deve essere l’abbattimento

della barriera che impedisce l’accesso di queste diversità a un

progetto di vita più ampio. l’intervento educativo è chiamato a

una duplice operazione di decostruzione e di ricostruzione

dell’immagine di identità.

• Possibilità da-prevenire o da-normalizzare: comportamenti di

disagio o di disadattamento portano a forme di devianza. Si

tratta di diversità che hanno principalmente origine in una

carenza di rapporti adeguati e significativi con le figure

educative di riferimento. La diversità del disagio e

fondamentalmente legata alle difficoltà provate nel riconoscersi,

e queste difficoltà sono vissute come una condizione di

malessere.

Il disagio come espressione di un particolare passaggio evolutivo è

una difficoltà che porta al compimento della propria identità, è una

difficoltà di passaggio superabile.

Il disagio può però as

Dettagli
A.A. 2023-2024
60 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ramona.dellapietra96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Zamengo Federico.