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IN UN MONDO PIÙ CHE UMANO: DIMENSIONI ETICHE E POLITICHE

Un virus che muta rapidamente ed è in grado di contagiare animali e persone a

intensificato processi sociali, politici, economici che, se letti criticamente, rendono

manifesto non solo che viviamo in un mondo più che umano, ma che questo è

strettamente attraversato da relazioni di potere - umane, troppo umane - rette da

logiche gerarchiche fondate su premesse antropocentriche che separano vite degne

da vite inferiori. Il punto allora diventa comprendere a che condizioni, come, quando,

dove e attraverso quali pratiche sociali, discorsive, materiali si sono tracciati i confini

che hanno costituito delle differenze, perché alcune differenze contano e altre no,

perché alcune alterità sono discriminate, sfruttate e altre invece sono riconosciute,

valorizzate gratificate. È possibile pensare alla positività della differenza? Il capitalismo

avanzato produce assi sistemici di oppressione e di sfruttamento del vivente che

generano sofferenza e disperazione, impoveriscono la biodiversità, inquinano e

degradano l'ambiente marginalizzano popoli e culture. Molte e diverse sono le filosofie

ecologiche che mettono a tema esplicitamente il legame tra capitalismo e

sfruttamento della natura e delle alterità. Uno dei tratti di maggiore interesse delle

etiche ambientali e delle filosofie ecologiche che si sono diffuse a partire dalla seconda

metà del XX secolo (es: ecologia sociale, ecofemminismo, ecosofia) e la loro spiccata

capacità di cogliere da più vertici di osservazione i collegamenti tra temi e problemi

diversi, mostrando che possono per certi aspetti risultare profondamente

interconnessi. Queste prospettive svelano in essi tra la proliferazione delle crisi sociali,

economiche, politiche e le questioni ambientali e riflettono seriamente su come poter

pensare e affrontare insieme la sostenibilità ecologica e la sostenibilità socio

economica, la giustizia ambientale e quella sociale, in un mondo più che umano.

ECOLOGIIE DEL DIVENIRE: LA PERFORMATIVITÀ DELLA MATERIA

Riconoscere di vivere in un mondo più che umano evoca la necessità di fare i conti con

una condizione che diversi studi definiscono POSTUMANA. La condizione postumana ci

chiama a promuovere divenire sostenibili basati su appartenenze plurime, su culture

pratiche ecologiche aperte all'interconnessione con i molteplici altri. Ciò richiede di

ripensare la vita oltre la centratura sulla nostra specie quale unico referente di

discorsi, saperi e azioni sociali, etiche, politiche. In altre parole, assumere una

prospettiva non Human centred. → A tal fine in questo scritto si propone una

riflessione volta a ripensare l'ecologia attraverso alcune categorie teoriche desunte

dagli approcci postumanisti e neomaterialisti. Questi approcci permettono di non

separare umano e non umano, materia e significato, natura e cultura; consentono di

considerare insieme il divenire dell'uomo e il divenire del mondo, interpretandoli come

processi relazionali radicati nella performatività della materia vivente.

IL POSTUMANO = Il postumano si configura quindi come un insieme di posizioni

teoriche che concordano nel sostenere la necessità di un ripensamento profondo

dell'immagine tradizionale di essere umano e delle sue relazioni con il non umano,

nonché di una messa in questione dei dualismi che connotano la cultura occidentale.

Le filosofie postumaniste, infatti, decostruiscono la rappresentazione di esseri umano

ereditata dalla tradizione umanista, mostrando che essa è la proiezione antropologica

di una minoranza della popolazione globale con arroganti pretese normative. Per

questi approcci il punto è comprendere gli effetti materiali delle specifiche modalità

con cui vengono tracciati confini tra umani e non umani. Per come è stato raffigurato

dall'umanesimo e dell'antropocentrismo l'umano è un modello idealizzato e

standardizzato che rimanda implicitamente al maschio occidentale bianco, sano,

normotipo, eterosessuale, benestante… che avverte un sentimento di supremazia

rispetto alla natura, alle altre forme di vita e alle altre culture. Un modello che ha

prodotto e che produce ancora oggi assi sistemici di esclusione, di sfruttamento e di

dominio degli ecosistemi, degli animali non umani, dei folli, dei disabili, delle donne,

delle persone LGBT+… La critica di questo canone ha reso consapevoli che l'umano

può essere considerato come un prodotto storico, mutevole e contingente che si

costituisce all'interno di una fitta trama di relazioni di potere che investono tanto la

vita diffusa quanto le istituzioni formative, dalla famiglia alla scuola. Il concetto di

uomo non è neutro né autoevidente, bensì è il risultato di battaglie culturali, sociali,

educative. In altre parole, l'uomo non è un’essenza immutabile e universale, ma un

costrutto ideologico. Adottare una prospettiva postumanista implica pertanto la

comprensione della pluralità dell'esperienza umana. L'identità in quest'ottica ha luogo

negli spazi intermedi che fluiscono e connettono.

POST-ANTROPOCENTRISMO = se il postumanesimo può essere visto come la sinfonia

pluralistica delle voci umane che sono state messe a tacere negli sviluppi storici della

nozione di umanità, il post antropocentrismo aggiunge le voci non umane. La svolta

post-antropocentrica consiste nel non considerare la vita come una proprietà esclusiva

e diritto inalienabile di una sola specie, quella umana, su tutte le altre e nel

promuovere, di conseguenza, critiche di rispetto per tutte le alterità non umane. In

questo caso a essere decostruita è la supremazia della specie. L'umano può pertanto

essere raffigurato come un essere radicato nell'ambiente, in simbiosi con altre specie

e con le tecnologie con cui condivide processi di ibridazione a più livelli e su più piani.

Secondo questo approccio i confini tra umano e non umano sfumano. Tale narrativa

interpreta la realtà come un groviglio complesso, al contempo naturale e culturale,

materiale e discorsivo.

APPROCCI NEOMATERIALISTI = i neomaterialisti si prefiggono di superare i dualismi

propri della cultura occidentale e i presupposti di una visione antropocentrica, nonché

di recuperare una concezione unitaria, relazionale, processuale e performativa della

realtà, che interpretano come un inestricabile groviglio di umano e non umano, natura

e cultura, materie significato. I neomaterialisti fanno propria la svolta materiale che

consiste nel porre la materialità al centro della riflessione ontologica, epistemologica,

etica e politica contemporanea in contrapposizione a un modello interpretativo che a

lungo ha raffigurato la materia con un semplice sfondo, oppure come inerte, passiva,

liberamente manipolabile dal soggetto umano: cioè la nostra vita quotidiana è

immersa nella materia e noi stessi siamo composti di materia. Ma la materia non è una

sorta di tabula rasa che attende passivamente di ricevere significazione. La materia è

una forza trasformativa dotata di Agency, agisce e fa agire. Per il neomaterialismo

occorre pertanto ampliare e ridisegnare l'apparato concettuale attraverso cui si

osserva la realtà e ci si colloca in essa, considerando il contributo attivo della

materialità e del non umano. Ne consegue che la capacità di agire dell'uomo non è

mai separata dalla capacità di agire del mondo non umano. → Il mondo vivente è

capace di memoria: le cose interagiscono in continuazione l'una con l'altra e nel fare

ciò lo stato di ciascuna porta traccia dello Stato delle altre con cui ha interagito.

Questo vuol dire che la materia incorpora le memorie degli eventi che l'hanno

segnata.

ECOPEDAGOGIE DEL DIVENIRE INCLUSIVO

In un milieu storico culturale caratterizzato da rapide continue intense trasformazioni,

che aprono inedite possibilità ed espongono a derive inquietanti, l'ecologia può

concorrere a costruire rappresentazioni adeguate alla complessità dei tempi che

stiamo vivendo. Specialmente se grazie a essa si impara a pensare per flussi e

interconnessioni. L'ECOLOGIA può essere concepita come un'ampia e articolata

formazione discorsiva fondata sulla necessità di radicare l'umano nel divenire

materiale del mondo, riposizionandolo rispetto alla rete di relazioni in cui è implicato.

→ in questo capitolo si metterà in rapporto l'ecologia con una riflessione pedagogica

orientata all'inclusione. Come abbiamo visto la sostenibilità ambientale è intimamente

legata alla sostenibilità sociale, dunque all'educazione e all'inclusione.

ECOLOGIE E FORMAZIONE

Nel senso comune l'ecologia evoca tutto ciò che può essere connesso al green. Una

natura che tuttavia spesso è idealizzata oppure descritta come un prezioso bacino di

risorse a cui attingere. In questa seconda accezione la natura serve da un lato come

miniera e dall'altro come discarica. Dunque, la natura è percepita come un'alterità

radicale, una sorta di Eden che oggi è messo a repentaglio dalla scelleratezza umana,

o immaginata come una discarica e un capitale da preservare per poter ancora essere

sfruttato per diversi scopi e attività: la natura posta come alterità si caratterizza quindi

come un oggetto in gran parte passivo o l'azione umana, non soggetto di relazione, di

azione e retroazione. La nostra cosmologia naturalista è profondamente connessa

all'idea di mondo come oggetto fuori da noi, distante. Occorre quindi modificare

l'immaginario e la mentalità collettiva e guardare a reti di nature e culture assieme.

Alla luce dell'itinerario teorico realizzato nel precedente capitolo dovrebbe ormai

essere chiaro che l'essere umano è parte integrante della natura e che la natura non è

immobile, pura e incontaminata ma è dinamica, performativa, perturbante

indissolubilmente intrecciata alla tecnica, la società, la cultura. Sviluppare un pensiero

pedagogico orientato ecologicamente significa cogliere l'interdipendenza tra l'essere

umano, l'ambiente e le alterità non umane, includendo nelle medesime concatenazioni

di significati e azioni una pluralità di enti e di fenomeni. → è opportuno soffermarsi su

alcune rappresentazioni di ecologia per porle il rapporto con determinati modelli di

educazione ecologica:

1- ECOLOGIA COME SAPERE SCIENTIFICO = ecologia deriva dal greco oikos, cioè casa

o anche ambiente, e logos cioè discorso o studio → Discorso che viene formulato in

relazione all'ambiente, alla dimora in cui si vive. Il termine ecologia è stato coniato

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

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