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Fonema e Tratti distintivi
Fonemi diversi che costituiscono realizzazioni differenti di uno stesso fonema si dicono allofoni (o variantifoniche) di un dato fonema.
Dobbiamo al linguista praghese Nicolai Trubeckoj, che nel 1939 scrisse i Principes de phonologie e introdusse nella linguistica moderna la nozione di fonema, la formulazione di alcune regole per stabilire se due foni abbiano o meno valore distintivo e siano, dunque, la manifestazione di fonemi differenti in una lingua data:
"Quando due suoni ricorrono nelle medesime posizioni e non possono essere scambiati fra loro senza con ciò mutare il significato delle parole o renderle irriconoscibili, allora questi due suoni sono realizzazioni fonetiche di due diversi fonemi" - nella linguistica americana sono detti in distribuzione contrastiva. Hjelmslev chiamerà questa proprietà commutativa. Questo è il caso delle coppie di parole identiche che si distinguono solo per un elemento (coppie...)
(minime)Coppie minime→ feste vestese sostituisco il primo fono [f] con il corrispondente fono coarticolato ma sonoro [v] ottengo veste. Quindi, siccome in italiano, feste e veste sono due parole diverse, e [f] e [v] non sono due varianti di uno stesso fonema ossia allofoni, formano una coppia minima.
2) Quando due suoni della stessa lingua compaiono nelle medesime posizioni e si possono scambiare fra loro senza causare variazione di significato della parola, questi due suoni sono soltanto varianti fonetiche facoltative [nella linguistica americana sono dette varianti libere] di un unico fonema. monovibrante uvulare o ‘’erre moscia’’. Aspetto influenzato da fattori sociali, di provenienza geografica e caratteristiche personali del singolo parlante. Questo è il caso degli allofoni. Un caso è quello della parola tedesca Kirche. Da questa parola possiamo avere diverse pronunce, e questo può dipendere dalla diversa
provenienza geografica del singolo parlante. In materia, però, una certa variabilità viene offerta dalla consonante uvulare [R], la quale normalmente viene trascritta come fricativa, in altre zone come vibrante uvulare (la cosiddetta R moscia) o addirittura come vibrante dentale. Di conseguenza si hanno diversi modi di pronuncia. Possiamo dunque dire che nella parola KIRCHE il fono può essere commutato (sostituito), senza che venga cambiato il rapporto tra significante e significato che costituisce il segno linguistico. Infatti, in questo caso, il significante non cambia affatto, cambia solo la sua realizzazione a livello fonetico. A tal proposito, si dice che questi foni sono varianti dello stesso fonema [R], e quindi sono chiamati allofoni. 3) Quando due suoni di una lingua, simili dal punto di vista articolatorio, non ricorrono mai nelle stesse posizioni, esse sono due varianti combinatorie dello stesso fonema [nella linguistica americana sono due allofoni indistribuzione complementare][nazo] [aŋkora]→Es→ n alveolare e velare, allofoni in distribuzione complementarevarianti dello stesso fonema, ma cambiano i foni che seguono la n. La loro distribuzione è strettamentecondizionata dalla coarticolazione con altri foni e quindi non possiamo mai trovare ciascuna dellevarianti in posizioni diverse da quelle che sono stabilite in base alle regole di co-articolazione.I fonemi si possono analizzare sulla base delle caratteristiche articolatorie che li contrassegnano, possiamoidentificare /t/ come occlusiva dentale sorda e /d/ come occlusiva dentale sonora. Due fonemi sonodifferenziati da almeno un tratto fonetico pertinente binario. La ‘’correlazione’’ di sonorità, o ‘’sordità’’ èmolto importante perché in molte lingue interviene a differenziare parecchie coppie di fonemi uguali per glialtri tratti. Partendo da queste considerazioni, è stata
Sviluppata in fonologia la teoria dei tratti distintivi, che consente di rappresentare economicamente tutti i fonemi come un fascio di alcuni tratti distintivi con un– grazie anche all’utilizzazione di proprietà acustiche soltanto articolatorie. Determinato valore + o Tratti che differenziano e oppongono ampie classi di foni o fonemi, molto utilizzati dalla recente teoria– – – – fonologica sono: + o coronale, + o sonorante, + o sillabico, + o ATR.
Coronali→ sono foni prodotti con la corona, cioè la parte anteriore della lingua, apice e lamina, sollevata rispetto alla posizione di riposo del flusso d’aria dovute alla Sonoranti→ sono foni prodotti a canale vocale aperto e libero, senza turbolenze differenza di pressione fra l’interno della cavità orale e l’esterno Sillabici→ sono foni che possono costituire nucleo di sillaba ATR→ contraddistingue i foni prodotti con la radice della lingua spostata in
avanti (Advanced Tongue Root)
Coppia minima e Serie minima→ tutte quelle coppie e serie di parole che in tutte le lingue sono caratterizzate dal fatto che al livello di seconda articolazione, quindi a livello delle unità fonologiche, la sostituzione di un fonema con un altro produce una differenza completa del significato sul piano del contenuto della parola.
Le distinzioni fonemiche (o fonologiche) di una lingua possono essere verificate servendosi di coppie o serie di parole identiche in tutto tranne che per l’opposizione di un unico fonema che viene, appunto, commutato. Tali parole si chiamano coppie minime (se sono due) pane cane oppure serie minime (se sono più di due) care, mare, pare.
L’identificazione di coppie o serie minime consente di classificare Fonotassi→ quelli che il parlante (in modo parzialmente inconsapevole) riconosce come i tipi di combinazioni fra suoni permesse nella sua lingua.
Es→ cane-mane-tane-vane-lane è una serie minima
Che non si può completare con parole come bane e giane, perché anche se si tratta di parole possibili ed accettabili non si possono legare alla serie minima di parole. L'insieme di restrizioni caratteristiche di ogni data lingua costituiscono la sua fonotassi e riguarda sostanzialmente l'unità fonologica superiore al fonema chiamata sillaba (e dotata di funzione prosodica).
Fonotassi → fono=suono tassi=ordine
Nella linguistica strutturale formale il fonema, inteso come grandezza oppositiva, relativa e negativa (secondo la definizione del valore linguistico di Saussure) è individuato anzitutto in base alla posizione all'interno della lingua come forma pura (ovvero in base alla sua distribuzione), senza tener conto delle sue qualità foniche positive e considerandolo come una semplice ‘casella vuota’ nella rete strutturale delle opposizioni.
Quando consideriamo le parole che abbiamo visto essere delle coppie minime
(pollo bollo), quello che noi realizziamo sono dei foni [p] [b], in cui noi cogliamo una realizzazione fonica che si concretizza in una caratterizzazione distintiva o positiva e cogliamo la possibilità che la commutazione ci metta in evidenza di che natura è l'opposizione che c'è tra questi due suoni. L'opposizione che c'è tra questi due fonemi è molto più Es è pollo bollo → simile di quanto non appaia tra pollo e rollo, perché [p] e [b] sono realizzati in maniera foneticamente molto simili e la sola caratteristica articolatoria che risulta pertinente a distinguerli è la presenza o assenza di sonorità. Ecco allora che la commutazione di suoni all'interno di una lingua ci porta a definire il fonema come grandezza dotata di valore distintivo in virtù di alcuni tratti che sono tratti distintivi (o pertinenti), che sono già dei tratti positivi. Per tratti positivi si intende che si
Realizzano non come semplici tratti formali, come nella definizione distribuzionale di fonema. I fonemi sono insiemi di tratti distintivi. Una delle conseguenze della definizione fornita da Jakobson del fonema come fascio di tratti distintivi che rendono un'unità fonematica pertinente ai fini della commutazione è alla base di una importante proposta per formulare una teoria fonologica ambiziosa di grande flessibilità e che possa essere applicata ai sistemi fonologici di tutte le lingue che si basa esattamente sull'idea che in tutte le lingue, i fonemi sono in realtà dei tratti distintivi. Questa teoria fonologica si chiama "fonologia binarista".
Fasci simultanei Fonologia binarista → Jakobson, Chomsky e Halle hanno individuato un certo numero, chiuso e relativamente limitato, di proprietà denominate tratti distintivi (una dozzina per Jakobson, oltre 30 per Chomsky e Halle) di natura binaria (basate cioè sulla
presenza e assenza) le quali, opportunamente combinate, possono dar conto di tutti i fonemi attestati o anche solo possibili nelle lingue del mondo. Si tratta per lo più di tratti articolatori, ma nei vari elenchi elaborati dai linguisti compaiono anche tratti di natura acustica o uditiva.
Per i contoidi → sillabico (se si tratta di un nucleo di sillabe, non accade con consonanti) consonantico, sonorante, sonoro, continuo, nasale, rilascio ritardato, laterale, arretrato, anteriore, coronale
Per i vocoidi → sillabico, consonantico, sonorante (presenza di una modificazione sensibile, quindi di una prodotta dagli organi interessati nel processo di fonazione nell’emissione di aria) vibrazione arrotondato, alto, basso, arretrato
La definizione di fonema, quindi, più vicina a quella che è la sua effettiva realizzazione concreta: un’analisi empirica basata sulla sostanza fonica, infine definisce il fonema come classe di foni o fascio di differenze foniche. Il fonema,
Questo livello, sarà definito sia in base ai caratteri pertinenti ai fini della commutazione sia in base a ulteriori caratteristiche, distinguibili sul piano articolatorio e uditivo che costituiscono la serie dei suoni allofoni e si sedimentano nella norma di realizzazione fonica dell'unità funzionale. La norma è una sorta di possibile campo di variabilità in cui un'unità astratta come un fonema può essere realizzata all'interno di una comunità linguistica in modi diversi, in virtù del fatto che vengono lasciati inalterati i tratti pertinenti (i quali consentono di riconoscerlo ed opporlo ad altri fonemi) e vengono cambiati e aggiunti altri tratti articolatori che sono in qualche modo opzionali. La [r] francese sarà perciò definita come una vibrante sonora dento-alveolare, o come vibrante uvulare, o ancora come una vibrante alveolare non arrotondata (in questo caso si parla di allofoni, le cui
rappresentazione fonetica concreta. Le regole fonologiche possono riguardare diversi aspetti del suono, come la pronuncia delle vocali, delle consonanti, l'accento tonico, la lunghezza delle vocali, ecc. Queste regole possono variare da lingua a lingua e possono influenzare la pronuncia di parole e frasi. Ad esempio, una regola fonologica comune in molte lingue è la regola della sonorizzazione delle consonanti finali. Questa regola stabilisce che le consonanti finali di una parola diventano sonore quando la parola successiva inizia con una vocale. Ad esempio, in italiano, la parola "casa" viene pronunciata con una "s" sorda alla fine, ma se la parola successiva inizia con una vocale, come in "casa mia", la "s" diventa sonora diventando una "z". Un'altra regola fonologica comune riguarda la pronuncia delle vocali. Ad esempio, in inglese, ci sono diverse regole che determinano la pronuncia delle vocali in base alla posizione nella parola e ai suoni circostanti. Ad esempio, la vocale "a" può essere pronunciata in modo diverso a seconda che sia seguita da una consonante sonora o sorda. Le regole fonologiche sono importanti perché influenzano la comprensione e la produzione del linguaggio parlato. Conoscere le regole fonologiche di una lingua può aiutare a migliorare la pronuncia e la comprensione del parlante. Inoltre, le regole fonologiche possono anche essere utilizzate per distinguere tra parole simili che differiscono solo per un suono, come "pat" e "bat". In conclusione, le regole fonologiche sono meccanismi che collegano la rappresentazione fonologica astratta alla pronuncia concreta. Queste regole possono variare da lingua a lingua e influenzare la pronuncia delle parole e delle frasi. Conoscere le regole fonologiche di una lingua può aiutare a migliorare la pronuncia e la comprensione del parlante.