vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Lingue di frammentaria attestazione
Vi sono lingue di cui si ha una scarsa testimonianza, diverse sono le lingue il cui patrimonio documentario non va oltre un numero più o meno ridotto di iscrizioni (venetico, messapico).
Fonti indirette: se la documentazione diretta di una lingua è scarsa o inesistente possono rivelarsi utili le fonti indirette. Tra queste vi sono:
- le glosse: singole parole riportate in testi scritti in altre lingue
- gli antroponimi e i teonimi: nomi di persone e di divinità
- i toponimi: nomi di località
- idronimi: nomi di corsi d'acqua che si siano conservati anche dopo l'estinzione delle lingue cui appartenevano
Indoeuropeo e indoeuropei: il metodo comparativo-ricostruttivo consiste nel proiettare nella preistoria elementi comuni delle lingue storiche e opera in questo una riduzione del molteplice all'unità. Le lingue nazionali moderne sono il frutto di processi di standardizzazione inimmaginabili in
un’epoca preistorica sicuramente priva di stati territoriali. Molto diversificate sono del resto le posizioni degli studiosi su quanto l’area originaria indoeuropea dovesse essere estesa, e quindi linguisticamente differenziata al suo intorno. Altrettanto discorsi sono gli studiosi sulla collocazione cronologica e geografica della comunità indoeuropea originaria. Tra le varie ipotesi, la più celebre è quella postulata dall’archeologa lituana Marija Gimbutas, che associa gli indoeuropei ai ritrovamenti archeologici appartenenti alla cosiddetta cultura kurgan, risalenti ai Ve IV millenni a.C. dislocati nelle steppe a nord del Mar Nero. (sillabicità e accento+ teoria delle laringali su quaderno) Le occlusive aspirate e la teoria delle glottidali La ricostruzione tradizionale attribuisce all’indoeuropeo ricostruito due serie di occlusive aspirate: le sorde aspirate e le sonore aspirate. Alle sonore aspirate viene attribuito il carattere diocclusive mormorate aspirate, nelle mormorate le pliche vocali, lievemente meno accostate delle sonore, lasciano passare una quantità diaria sufficiente perché si produca un lieve fruscio. all'indoeuropeo. Attualmente la maggior parte degli studiosi ritiene che le sorde non possano essere attribuite.
Se si eliminano le sorde aspirate dal sistema ricostruito si ottiene come risultato un sistema occlusivo tipologicamente anomalo: ci si aspetta che una lingua che possiede delle sonore aspirate possieda anche delle sorde aspirate. In realtà una certa anomalia tipologica è identificabile e ravvisabile anche nella ricostruzione tradizionale, dove ci si potrebbe aspettare che in un sistema costituito tanto da sorde quanto da sonore aspirate, quando poi non è così. Un'altra anomalia tipologica è presentata dal fatto che sono presenti pochissime serie lessicali che rendono le prime più frequenti delle seconde.
L'occlusiva labiale /b/. Gamkrelidze e Ivanov hanno teorizzato che questi problemi tipologici possono essere risolti reinterpretando itratti fonologici delle occlusive indoeuropee. Cioè quelle che consideriamo come occlusive sonore semplici (/b/ /d/ /g/ etc...) sarebbero state invece delle occlusive eiettive o glottidali sorde. A questo punto la serie tradizionalmente considerata come sonore aspirate indoeuropee /bʰ/ /dʰ/ risulta l'unica serie delle occlusive ricostruite caratterizzata dalla sonorità. Si hanno così le tre serie di occlusive:
- Eiettive → /p'/ /t'/
- Sorde con allofoni aspirati → /b/ /bʰ/ /d/ /dʰ/
- Sonore con allofoni aspirati
Lingue 'centum' e lingue 'satem'. All'indoeuropeo si attribuiscono altre due serie di occlusive articolate con il dorso della lingua:
- Palatali → caratterizzate da un diaframma più avanzato rispetto a quello delle
velaril'occlusiva velare è sempre accompagnata dall'arrotondamento delle labbra- Labiovelari→Sul trattamento delle dorsali è basata la classificazione delle lingue indoeuropee nei due gruppi centum esatem.Le lingue centum confondono le palatali e le velari in un'unica serie di occlusive velari e mantengono invecedistinta la serie delle labiovelari. Al centum appartengono: germanico, greco, latino, osco-umbro, tocario eceltico.Le lingue satem confondono le velari e le labiovelari in un'unica serie di velari. Le lingue satem sono inoltrecaratterizzate da un mutamento a carico delle originarie palatali che riguarda sia il luogo diaframmatico (chesubisce avanzamento) sia il grado diaframmatico (come esito si hanno delle fricative o delle affricate).Al gruppo satem appartengono: indoiranico, armeno, baltico, slavo e albanese.Alla fine del XIX secolo si riteneva che l'indoeuropeo comune si fosse diviso in due rami, uno alla base dellelingue
centum e l'altro alla base di quelle satem. Ciò comportò l'abbandono della tesi di Schleicher dellacomune origine di germanico (centum) e balto-slavo (satem). Successivamente altri studiosi hanno ipotizzatoche il mutamento satem si sia diffuso da una lingua all'altra per contatto areale.Antoine Meillet, hanno contestato l'attribuzioneVa ricordato inoltre che alcuni studiosi, tra cuiall'indoeuropeo di tre serie di dorsali e sostenuto che le velari e le palatali vadano riunite in un'unica serie didorsali non labializzate.
Mutamenti fonetici presentati da più lingue storicheTutte le lingue indoeuropee tendono a modificare le sillabe che hanno una sonante come nucleo i modo daavere soltanto sillabe con nuclei costituiti da vocali.
Categorie grammaticaliSi attribuisce all'indoeuropeo ricostruito l'espressione morfologica delle seguenti categorie grammaticali.- Numero→ sia nel nome che nel verbo sono distinti tre
numeri: singolare, duale e plurale
Caso→ sono distinti otto casi grammaticali: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo, locativo, ablativo e strumentale
Genere grammaticale→ si distinguono tre generi: maschile, femminile e neutro
Persona→ si distinguono tre persone del verbo: emittente, destinatario e terza persona il verbo conosce l’opposizione presente-passato
Tempo→ l’indoeuropeo riconosce l’opposizione aspettuale perfettivo-imperfettivo
Aspetto→ realizzata attraverso la distinzione tra un tema verbale imperfettivo (tema del presente) su cui si formano un presente e un passato (detto imperfetto) e un tema verbale perfettivo (detto tema dell’aoristo). Nell’aspetto del perfettivo il tempo dell’azione è visto come un’unità delimitata e indivisibile, mentre nell’aspetto dell’imperfettivo l’azione è vista nel suo svolgersi attraverso il tempo.
Modo→ il verbo
indoeuropeo distingue quattro modi: indicativo, imperativo, congiuntivo e ottativo. Il verbo indoeuropeo conosce l'opposizione di diatesi attivo-medio. - Diatesi → Nella diatesi media il soggetto è visto come entità interna all'azione. Il verbo indoeuropeo non conosce il passivo, le lingue che lo presentano lo formano autonomamente. Strutture formali Nella parola indoeuropea sono individuabili le seguenti strutture formali: - Radice → il lessico indoeuropeo è costituito da parole costruite su radici. Le radici sono dei morfemi lessicali. Le radici indoeuropee mostrano una notevole varietà formale. I tipi formali più frequenti sono le strutture CVC, CVCC, CCVC. Le consonanti tendono a disporsi in modo che si abbia sonorità crescente. Le radici presentano un'alternanza vocalica con funzione morfologica. - Apofonia → detta apofonia (intedesco Ablaut) i gradi apofonici sono: grado zero (assenza di vocale), grado e, grado o, gradoeˉ,grado oˉ. L’apofonia opera in alcuni suffissi. Quando la radice contiene una semivocale o una l a posizione di nucleo sillabico. L’incontro di due s onante, questa può assumere al grado zero consonanti in una radice al grado zero può causare l’emersione del cosiddetto schwa secundum, una vocale epentetica priva di funzione distintiva. In alcune radici la posizione della vocale apofonica è oscillante. nonostante sia invalso l’uso di citare le radici al grado- Morfologia non concatenativa→ e, la vocale non fa propriamente parte della radice. Di fatto la radice è costituita dalle sole consonanti, mentre la ossia un’unità minima significante dotata di vocale apofonica costituisce un morfema grammaticale, funzione grammaticale. La radice indoeuropea viene quindi a configurarsi come un morfema lessicale discontinuo all’interno del quale viene intercalato il morfema grammaticale costituito da La morfologia caratterizzata da
discontinuità lineare è detta ‘’non concatenativa’’ .vocale apofonica.- Apofonia con vocale lunga→ accanto a questo tipo apofonico esiste il tipo apofonico caratterizzatoda vocale lunga. Alcune radici, dette bisillabiche, hanno due posizioni apofoniche, di cui la secondaè con vocale lunga.- Raddoppiamento→ alcune formazioni verbali sono caratterizzate da raddoppiamento, ossia dareduplicazione parziale della radice.l’indoeuropeo fa uso solo di suffissi. I prefissi verbali- Affissi→ delle lingue storiche costituisconodelle forme originariamente libere che sono state più tardi fuse con il verbo- Tema→ la radice e gli affissi compongono il tema, cui si aggiungono le desinenze. Le formazioniprive di affissi sono dette radicali. Sia nel nome sia nel verbo vi sono due tipi di flessione quellatematica e quella atematica.- Flessione tematica→ la flessione tematica è propria dei temi che terminano con la
vocale tematica, un formante rappresentato da una vocale -e/-o; quando manca tale vocale la flessione è atematica. I nomi tematici hanno vocale tematica al grado -o- a tutte le forme tranne il vocativo singolare. Le flessioni tematiche conservano l'accento sulla medesima sillaba in tutte le forme del paradigma, eccetto che nel vocativo. Flessione atematica → la flessione atematica può presentare alternanze apofoniche nella radice o nei suffissi. Si dicono forti le forme del paradigma con grado pieno o allungato e deboli le forme con grado zero. Inoltre, nella flessione atematica, l'alternanza apofonica è accompagnata da spostamenti nella posizione dell'accento all'interno del paradigma flessionale. Nelle forme forti, l'accento sta normalmente sulla vocale apofonica al grado pieno. Suffissi e formazione dei temi: Menzioniamo alcuni suffissi e alcuni processi di formazione dei temi: Nomi d'agente → Temi verbali → vari suffissi possono
figurare nei temi di presente attestati nelle lingue storiche. È da