Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
CATEGORIE E FUNZIONI
Concetto di parola
Definire il concetto di parola è difficile. parola
*L’unico modo per definire universalmente la parola è che la è tutto ciò
che costituisce la testa di un sintagma.
La sintassi è l’unico livello con cui possiamo definire una parola.
Classificazione in categorie
Le parole vengono distinte all’interno di categorie quali nome, verbo, aggettivo,
avverbio, preposizione, ecc. universalità
Tale suddivisione pone il problema dell’ delle categorie.
Un concetto è primitivo se non è derivato. E’ primitivo se è universale.
non
Le categorie sono dei primitivi.
Non tutte le lingue hanno l’articolo, ad esempio. Per capire il corrispondente
articolo in italiano, si vede l’ordine delle parole. Ad esempio in russo l’ordine
delle parole determina se un articolo è determinativo o indeterminativo (il
russo non ha articolo).
Oppure, un altro esempio, è che molte lingue non distinguono tra aggettivo e
avverbio. sembra
L’unica categoria che universale è il verbo.
La categoria non è un universale, ma è un modo di classificare una parola nella
lingua.
Quando impariamo una parola non la immagazziniamo collocandola in una
categoria, ma la immagazziniamo come concetto.
ambiente sintagmatico.
La categoria di una parola si stabilisce in un
Esempio: “meno” verbo, nome, aggettivo, avverbio, preposizione.
“Ho meno libri di te” in questo caso “meno” è aggettivo invariabile, si
riferisce a “libro” che è un nome.
“Sono venuti tutti meno lui” “meno” preposizione.
(avverbio modifica un verbo, si riferisce ad esso)
Categoria vuol dire parola che è testa di un sintagma.
Esempio: “Ho fatto una cosa disordinatamente avverbio
in modo disordinato sintagma
preposizionale (perché aperto da
un sintagma)
Categoria classificazione di una testa in base agli elementi che la
circondano.
Il parlante tende ad assegnare una parola alla categoria con cui più
(prototipo).
frequentemente la adopera
4 categorie lessicali e 4 categorie funzionali:
Categoria lessicale categoria che si riferisce a una parola che ha
significato denotativo (parola che si riferisce a qualcosa che si può descrivere).
Tali categorie formano le classi produttive e aperte di una lingua,
rappresentano insiemi ai quali si possono sempre aggiungere nuovi elementi.
nome verbo aggettivo avverbio
Le categorie lessicali sono: (N), (V), (A),
(Adv). Nome categoria che può essere modificata da quegli elementi che
sono articoli, aggettivi, dimostrativi, quantificatori, ecc.
Verbo categoria che si accompagna ad un soggetto, che seleziona
elementi e che viene modificato da avverbi.
Aggettivo categoria che designa una qualità.
Avverbio categoria che indica una modalità, modifica verbi e
aggettivi.
Categoria funzionale categoria che si riferisce ad una parola che non ha
significato denotativo, ma sono parole che hanno una funzione. Sono parole
grammaticali. Le categorie funzionali comprendono tutte quelle parole che
servono a completare il significato delle teste lessicali con i loro tratti
grammaticali, cioè con le informazioni necessarie per la loro interpretazione.
preposizione determinante
Le categorie funzionali sono: (P), (D),
complementatore flessione
(C) e (I).
Preposizione elemento che indica la funzione sintattica del nome che
(meno,
lo segue. Le preposizioni possono anche essere bi- e trisillabiche
eccetto, dopo).
Determinante include gli elementi che determinano il nome per i
tratti di definitezza e specificità Sono articoli e dimostrativi.
Definitezza il riferimento ad una singola entità.
indica
Specificità indica un’entità con determinate caratteristiche.
Complementatore congiunzioni subordinanti che servono a
(che, sebbene, se, affinché).
introdurre una frase subordinata
-espliciti seguiti da frase con modo finito.
-impliciti seguiti da frase con modo indefinito.
Flessione è una testa, una parola. Non hanno un significato nel
ausiliari
mondo, ma una funzione grammaticale. (ad esempio gli o
morfemi).
Esempio: Io ho mangiato “ho” ausiliare + “mangiato” voce del verbo
mangiare.
Le funzioni sintattiche
soggetto verbo oggetto modificatore
Sono quattro: (S), (V), (O), (M).
Soggetto la funzione di un elemento come soggetto prescinde dal suo
ruolo nell’evento descritto dal predicato.
*Il soggetto, in una lingua dotata di morfemi flessivi come l’italiano, è
l’elemento che determina l’accordo con il verbo.
Le lingue dotate di morfemi flessivi ammettono l’omissione del soggetto,
perché la flessione consente di identificare il soggetto senza ambiguità
non
(in inglese, infatti, è possibile).
Predicato categoria associata alla realizzazione di una predicazione.
Sia un sintagma nominale che aggettivale possono svolgere la funzione
di “predicare” qualcosa a proposito del soggetto.
Si può obiettare perché tali elementi sono uniti al soggetto dell’ausiliare
“essere”, però la copula non è necessaria per realizzare un predicato non
verbale. Infatti in russo, ad esempio, non si mette l’ausiliare.
Esempio: Ivan ucitel Ivan maestro = Ivan è (un) maestro.
Qui la predicazione è espressa dal costituente nominale che funge da
predicato.
Oggetto partecipante all’evento che è diverso dal soggetto e di
norma lo segue. Indica qualsiasi tipo di complemento. In alcune lingue
questa funzione sintattica è indicata con forme di accordo sul verbo
(come il soggetto). Il morfema di accordo dell’oggetto segue sempre
quello del soggetto all’interno del verbo.
In lingue come l’italiano o il francese all’oggetto non corrispondono
morfemi flessivi sul verbo.
Modificatore funzioni di “secondo livello”, in quanto tali costituenti
sono inseriti nella struttura all’interno di altri sintagmi, per aggiungere
informazioni alla testa del sintagma.
-modificatori nominali aggettivi, frasi relative e sintagmi
preposizionali.
-modificatori verbali avverbi ed espressioni avverbiali.
I modificatori nominali si distinguono in:
-restrittivi se sono necessari per completare il significato della testa.
-appositivi se possono essere omessi senza creare problemi di
interpretazione. LA VALENZA
Il verbo deve essere accompagnato da un determinato numero di elementi
affinché la frase sia ben formata e il suo significato completo.
valenza.
Ogni verbo ha una
La valenza di un verbo è definita dal suo significato: il verbo seleziona una serie
argomenti
di elementi obbligatori che sono i suoi .
Altri costituenti presenti nella frase che non sono necessari per completare il
circostanziali
significato del verbo sono detti .
Verbo elemento portante della frase che seleziona i suoi argomenti.
I costituenti che compongono la struttura argomentale di un verbo sono in
numero limitato, determinato dal significato del verbo stesso.
proprietà semantiche
Gli argomenti devono rispondere a specifiche che
tratti semantici
possono essere scomposte in , ovvero unità minime che,
combinandosi, caratterizzano dei lessemi.
Esempio: “donna” ha tratti [+umano], [+adulto], [-maschio]
Per questo si può ipotizzare che la composizione della struttura
universale
argomentale sia .
I circostanziali, invece, possono essere illimitati.
Esempio: a. Ieri Leo ha regalato un libro ad Alex.
b. Ieri Leo ha regalato un libro ad Alex per il suo compleanno.
Tipi di ruoli argomentali
Gli argomenti sono definiti in base al significato del verbo, e all’interno
ruolo argomentale
dell’evento ognuno di essi ha un ruolo preciso, detto .
I principali sono:
<agente> colui che compie volontariamente l’azione espressa dal
dinamiche
verbo. E’ il primo elemento in azioni transitive. (es. mangiare,
guardare, bere).
<paziente> partecipante che subisce le conseguenze di un evento
dinamico e rappresenta il secondo argomento di un’azione transitiva
attiva.
<tema> stativo
primo partecipante di un evento (es. Mario vive a
cambiativo
Roma) o di un evento (ovvero che esprime un cambiamento
di stato, luogo o posizione). E’ il primo attore di un evento in cui manca
l’<agente>.
<esperiente> primo partecipante di un evento che esprime
un’emozione, uno stato fisico o psicologico. (es. amare, avere fame,
soffrire).
<beneficiario> partecipante [+animato] verso cui è rivolta l’azione.
Terzo argomento in azioni transitive. (es. dire, dare, regalare)
<locativo> ruolo che include tutti gli argomenti che esprimono il luogo
in cui, verso cui o attraverso cui si muove il primo partecipante di un
evento di moto.
<strumentale> argomento che esprime il mezzo di cui ci si serve per
realizzare l’evento. (es. questo apparecchio frulla le verdure, la palla ha
rotto il vetro).
E’ fondamentale distinguere il ruolo argomentale dalla funzione sintattica.
Ruolo argomentale concetto di natura semantica e riguarda la selezione
degli argomenti operata dal verbo in base al suo significato.
Funzione sintattica funzione grammaticale che ogni costituente ricopre
all’interno della frase.
Criterio tematico condizione di carattere universale che regola
l’assegnazione dei ruoli tematici.
a. Ogni ruolo-0 è assegnato ad uno e un solo argomento.
b. Ogni argomento riceve uno e un solo ruolo-0.
Classificazione dei verbi in base al numero degli argomenti
Zerovalenti considerati come tali i verbi atmosferici, in frasi spesso
costituite dal solo verbo (es. piove, sta grandinando).
Monovalenti verbi che selezionano un solo argomento. Predicati stativi
o cambiativi (in cui il soggetto è <tema>) o psicologici (in cui il soggetto
è <esperiente>).
Esempio: Elisa è nata.
Leo ha sonno.
Bivalenti verbi che richiedono la presenza di un altro partecipante oltre
al soggetto. I verbi bivalenti possono essere sia transitivi, sia intransitivi.
-Importante distinguere il concetto di valenza da quello di transitività:
Valenza concetto semantico che riguarda il nume