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Le nuove minoranze linguistiche
Nella nostra costituzione non abbiamo una legge che tutela le lingue di minoranza nuove, entrate in Italia grazie agli immigranti. Questo porta due problemi irrisolti; non fa riferimento a queste lingue, che ormai hanno il doppio di parlanti delle lingue minoritarie storiche, non fa riferimento alla necessità di tutela della lingua nazionale rispetto a quella dominante. La decodifica delle lingue nuove non può avvenire come quella delle lingue storiche per due fattori: la condivisione di una lingua e la diffusione di un territorio. Per quanto riguarda il primo punto, si potrebbe pensare agli stessi italiani che sono immigrati in altre regioni, trovandosi in difficoltà con i propri dialetti, scegliendo l'italiano come lingua comune. Il problema è che spesso queste persone straniere derivano dallo stesso Stato, ma dalle zone più disparate e spesso la varietà di tipologia tra le lingue è talmente vasta che
Per comunicare nella stessa comunità devono utilizzare l'italiano o un'altra lingua ponte. La diffusione di un territorio è legata alla concezione che le immigrazioni si concentrano verso le zone i centri urbani più grandi. Inoltre, il concetto di continuità territoriale è avvantaggiato dalle reti di comunicazione che ogni comunità ha.
Per riuscire a comprendere una comunità immigrata ci sono dei parametri non quantificativi che devono essere presi in considerazione: le relazioni con la cultura e la lingua, i suoi ambiti d'uso, la qualità e la densità nelle relazioni endocomunitarie ed esocomunitarie. Il contatto tra l'italiano e uno straniero porta all'intercomprensione, che a sua volta porta il nativo a mettere in atto delle strategie di collaborazione o di rifiuto. Riuscire a rappresentare in una cartina la presenza e il radicamento delle lingue non è del tutto possibile per i pochi dati.
che abbiamo. In Italia non c'è una legge che tutela le lingue di minoranza nuove. L'unica legge presente è la legge 94 del 2009, che sancisce la necessità di effettuare un test di lingua per richiedere il permesso di soggiorno. Il livello della lingua è scritto nel DM 10 giugno 2010, in cui si dice che "è permesso il rilascio del permesso di soggiorno CE per il lungo periodo agli stranieri che avranno il livello di conoscenza della lingua italiana per permettere la comprensione di frasi e espressioni quotidiane, in corrispondenza del livello A2 del Quadro comune Europeo". 5.1 nuovi diritti linguistici Secondo Berruto, il concetto di lingue di minoranza è ristretto al contesto di Stato-nazione. Nella nostra società vediamo continuamente, nei contesti scientifici e accademici, l'affermazione delle lingue veicolari, limitando le lingue nazionali. Per questo motivo, quando parliamo dei diritti linguistici, bisognaprendere in considerazione anche il rapporto tra le lingue nazionali e quelle sovranazionali dominanti. La tutela delle lingue nazionali non può avvenire come quella delle lingue di minoranza, tramite la trasmissione intergenerazionale, ma in base al prestigio negli usi scritti e formali. Quello che si potrebbe fare è l'insegnamento plurilinguistico di lingue straniere a scuola, ma andando a sensibilizzare la tutela anche delle lingue nazionali, per salvaguardare il dominio d'uso.
Capitolo 8 (pag. 284-318): L'ITALIANO NEL MONDO
- ITALIANO E ITALIANI ALL'ESTERO PRIMA DELL'UNITA'
Fin dall'epoca del Medioevo, l'italiano si è diffuso grazie a due canali: l'economia e la cultura. Tra il XII-XV, i mercanti delle città costiere, i fiorentini e i lombardi conquistarono l'egemonia economica e commerciale dell'Europa continentale e del Mediterraneo. Per ben due secoli, tra il Medioevo fino al Rinascimento, la
lingua italiana viene affiancata alla categoria del "bello", ossia la letteratura, l'architettura, le arti figurative, il teatro, la musica.1.1 canali di diffusione dell'italiano
La diffusione dell'italiano è dovuta agli italianismi di settori specifici e presenti ancora ora nel lessico internazionale della marineria e della finanza. Se i mercanti divulgavano gli italianismi tramite il contatto, per la letteratura il mezzo di diffusione erano i libri, a partire dal Cinquecento, l'aiuto della stampa ha portato al successo di essa in Europa. Venivano richiesti dai grandi letterati dell'epoca le opere delle Tre Corone, di Tasso, di Ariosto, di Machiavelli, che portò alla richiesta delle prime grammatiche della lingua (1516, Fortunio), che diedero il via anche ad altre grammatiche. Gli italianismi delle arti si divulgarono grazie alle persone e ai libri. Per il primo caso vediamo come esempio tutta la serie di opere realizzate dagli artisti.
italiani in tutto l'Europa, diconseguenza molti tecnicismi si deve alla presenza di questi artisti. L'altro motivo sono i libri, perché la fortuna della trattatistica italiana ha portato alla divulgazione dei tecnicismi per l'architettura, la pittura e l'ingegneria. Con il Seicento abbiamo il declino della supremazia italiana sostituita da quella francese, ma questo non comporta la scomparsa dell'italiano, ma solo il suo uso più specifico, per esempio la musica. Di questa vennero ripresi la scrittura dei testi e la terminologia. È anche grazie alla commedia dell'arte. Il Grand Tour contribuirà alla diffusione dell'italiano, essendo un viaggio realizzato dai rappresentanti dell'aristocrazia per rappresentare l'educazione. Anche a Levante e nel Mediterraneo l'italiano era molto diffuso, questo perché rappresentava il campo neutro in cui le persone di potevano rifugiarsi. In italiano vennero scritti una
serie di trattati di pace tra grandi nazioni, grazie ai dragomanni, ossia persone che interpretavano l'italiano e facevano da veri e propri mediatori tra le culture. L'italiano svolgeva il compito della lingua sovranazionale. Ci sono due peculiarità della diffusione dell'italiano: 1. la sua diffusione accompagnata di pari passo con oggetti materiali, i manufatti. È particolare come cosa, perché basti pensare come al giorno d'oggi, anche se grandi nazioni producono un determinato oggetto, non è accompagnato dalla diffusione delle lingue; 2. l'italiano non si è affermato dopo una espansione politico-militare, anzi nel momento in cui gli italiani erano invasi dagli eserciti stranieri. Ciò che ha conquistato è l'attrattività culturale. 1.2 giudizi e stereotipi Analizzare i pregiudizi dell'italiano ci permette di comprendere che immagine ha questa lingua al di fuori della nostra nazione. La primaassociazione che si fa dell'italiano è quella di una lingua amorosa, si dice, infatti, che l'imperatore Carlo V usasse il tedesco per dare gli ordini, l'italiano per l'amore, il francese per gli affari e lo spagnolo per parlare con Dio. Con ogni cosa, con il tempo, le versioni cambiano e si attribuiscono caratteristiche diverse per ogni lingua, ma l'unica che rimase fissa fu quella dell'italiano come lingua amorosa. La seconda associazione è quella dell'italiano come lingua musicale. Questa concezione parte dal Cinquecento, ma continuerà anche nel Settecento, sarà lo stesso Jean Jacques Rousseau che sottolineerà che in Europa non c'è nessun'altra lingua tanto musicale come l'italiano. Al concetto di musicalità si affianca quello dell'aritmicità, dove, però, l'italiano non avrà la supremazia. Il poeta Chapman sosterrà il fatto che l'ingleseè più ritmico rispetto all’italiano e al francese per la presenza di parole brevi e la caduta dell’accento sull’ultima sillaba. Questa stessa teoria verrà ripresa successivamente dagli artisti per la creazione del genere rock. Inoltre, la decaduta dell’italiano come lingua sovranazionale del Seicento, porterà al rovesciamento degli stereotipi italiani. Un motivo per il quale l’italiano era conosciuto era per la commedia dell’arte, e questo porterà alla concezione che l’italiano è una lingua dei buffoni e dei teatranti.
1.2 l’italiano scritto da stranieri
L’analisi delle immagini attribuite all’italiano permette di comprendere come l’italiano è visto dall’esterno. Per poter completare questa visione bisogna prendere in analisi anche i testi in italiano scritti da persone straniere. Quando in un testo ritroviamo delle parti in italiano rispetto al resto scritto in lingua
straniera si chiama plurilinguismo letterario. La necessità di scrivere in italiano come veicolo di comunicazione è detta eteroglossia. Alcuni esempi risalgono anche durante il Medioevo, in cui la letteratura del volgare ancora non era presente. Ritroviamo citazioni e espressioni italiane anche nella letteratura moderna. Tra i generi ritroviamo le opere epistolari e le lettere, in cui l'autore che spicca è James Joyce. Lui visse per cinque anni a Trieste, nel mentre faceva l'insegnante di inglese e tra i suoi alunni ritroviamo Italo Svevo. Nelle sue lettere, per esempio quella per la figlia Lucia, troviamo l'insieme dell'italiano e del dialetto triestino. Per quanto riguarda la letteratura abbiamo Michel de Montaigne, con alcuni pezzi de Journal de voyage in italiano, James Joyce con l'opera Annaliva Plurabella e la traduzione di alcuni canti di Finnegans Wake. Troviamo anche Francisco de Quevedo e Christina Rossetti con i
sonetti.
Quest'ultima ha una situazione particolare, perché lei è un'emigrata di seconda generazione: il padre Gabriel si è trasferito in Inghilterra dopo i moti del 1820-1821. In tempi più recenti abbiamo Jhumpa Lahiri, nata in Inghilterra, di genitori del Bengala che ha vissuto negli Stati Uniti e ha vinto il premio Pulitzer nel 2000. Si è affascinata alla lingua italiana grazie a un viaggio e ha iniziato a scrivere in italiano per passione. L'uso scritto formale dell'italiano è presente, fra il Cinquecento e l'Ottocento, in oriente. Era il campo neutro che permetteva all'impero ottomano di entrare a contatto con il mondo cristiano-occidentale. Coloro che scrivevano ero in dragomanni, di solito greci o ebrei di origine portoghese o spagnola, rifugiati nell'impero ottomano. Nelle loro opere possiamo vedere delle interferenze che di solito commettono le persone spagnole che studiano l'italiano.
ITALIANO E ITALIANI ALL'ESTERO DOPO L'UNITÀ
La crisi economica dello Stato postunitario ha portato ad un serie di processi di emigrazioni della popolazione. L'avventura coloniale ha portato la diffusione