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Il rapporto con la lingua d'origine

Lo sviluppo del repertorio linguistico delle seconde e terze generazioni di emigrati mostra delle caratteristiche ricorrenti, fortemente influenzate dal grado di scolarizzazione della prima generazione. Nel caso di gran lunga più frequente nell'emigrazione storica, vale a dire di genitori dialettofoni e con livello di scolarizzazione scarso o nullo, nella seconda generazione si osserva un processo di progressiva perdita del dialetto, che non viene trasmesso ai figli perché dalla famiglia stessa gli viene attribuito un basso grado di prestigio. A tale perdita si accompagna la conquista di una padronanza buona o soddisfacente della lingua del paese di residenza. Con le terze generazioni, nel repertorio linguistico rimangono pochi elementi cristallizzati del dialetto d'origine, che convivono con una padronanza completa della lingua del paese di residenza. Di conseguenza le terze generazioni non ricevono l'italiano per

trasmissione verticale dalla famiglia, ma se voglionodevono impararlo da zero, in scuole.

Emigrati italiani negli USA si sono evoluti seguendo tre fasi:

  1. una prima fase, di diglossia, in cui gli emigrati alternano il proprio dialetto di origine con varietà rudimentali di American English;
  2. una seconda fase, di triglossia, in cui gli emigrati alternano il proprio dialetto d'origine con rudimentali forme di italiano e con l'American English;
  3. una terza fase, nuovamente di diglossia, in cui le varietà in gioco sono oramai l'italiano e l'American English.

Queste fasi presentano sovrapposizioni e intersezioni e le varietà in contatto innescano i meccanismi di interferenza tipici dell'italiese (italiano e inglese).

Un'identità mutila, dovuta alla consapevolezza di una competenza parziale, sia nella lingua di partenza che in quella d'arrivo.

Perdita della lingua d'origine: l'erosione linguistica della lingua

d'origine nelle generazioni successive a quella di emigrazione, va aggiornato tenendo conto del modo carsi del usso delle comunicazioni nella società globale. Anche per chi vive all'estero le occasioni di contatto con l'italiano si moltiplicano e l'italiano si presenta in una triplice veste: a) come lingua appresa nelle aule scolastiche. Spesso le seconde e terze generazioni di emigrati intraprendono, individualmente o sollecitati dalle "famiglie", un percorso di ricerca delle proprie radici che include la frequenza di corsi di italiano; b) come lingua della comunicazione, rivitalizzata dai contatti diretti con la cultura italiana che il digitale consente; c) come lingua recepita attraverso i simboli di italianità visibili nel panorama linguistico urbano delle principali città del mondo legati al successo dello stile di vita italiano. Tanto l'italiano d'Italia quanto gli italianismi presenti nel panorama urbano globale stabiliscono e

Rafforzano in questa comunità virtuale di oriundi un legame identitario, non più legato a disvalori o a una percezione negativa della propria lingua, come avveniva per l'emigrato di un tempo. In conseguenza di queste trasformazioni si va ridendo la tradizionale rete di strumenti per la circolazione dell'italiano all'estero (radio e televisioni in lingua italiana).

Repertorio delle seconde generazioni: laddove i genitori hanno portato con se una competenza dialettale arricchita da una migliore conoscenza dell'italiano, nei loro gli si può instaurare un bilinguismo stabile, con l'italiano che convive con la lingua del paese di residenza. Di questa si ha una completa padronanza, e viene impiegata sia in contesti comunicativi informali e familiari, sia per usi formali, come la formazione o il lavoro.

L'italiano e il dialetto sono appresi dapprima in famiglia e poi rinforzati dallo studio scolastico, anche se non sono utilizzati.

In tutti i domini comunicativi. In queste seconde generazioni è del tutto diversa la sicurezza nei confronti della propria identità e la capacità di muoversi in un repertorio complesso che comprende il dialetto, l'italiano, la lingua del paese di residenza, l'inglese come lingua veicolare.

ITALY DI PASCOLI

L'emigrazione entra nel temario della poesia italiana nel 1904, col poemetto Italy di Giovanni Pascoli. Racconta del ritorno in Lucchesia di una famiglia di emigrati negli Stati Uniti, Ghita e Beppe, con la loro glioletta Maria (incomunicabilità tra gli anziani e la nipote). La bambina continua a rifiutare il rapporto con l'Italia e l'italiano. Solo alla fine del componimento Maria usa una parola nella nostra lingua.

2.4 VARIETÀ A BASE ITALIANA NATE IN SITUAZIONI DI CONTATTO

Analizziamo le varietà più significative sviluppatesi nelle situazioni di contatto più intenso tra l'italiano e altre lingue.

Il cocoliche e

Il lunfardo in Argentina

L'Argentina figura al secondo posto, dopo gli Stati Uniti, per numero assoluto di emigrati italiani. Si consideri che la popolazione Argentina era di appena 2 milioni nel 1865 e arrivò a contarne 8 nel 1920, di cui circa la metà erano italiani o di origine italiana. Si usa dire che "los argentinos son italianos que hablan español". Le particolari condizioni per lo sviluppo del cocoliche furono garantite dalla forte concentrazione di italiani nella zona metropolitana di Buenos Aires. Cocolicchio (da cui prende il nome la varietà) era una macchietta del teatro comico popolare argentino, e rappresenta un immigrato calabrese che si rende ridicolo per il suo modo di parlare, vestire e comportarsi. Si usa distinguere tra un cocoliche reale, impiegato dagli emigrati, a prevalente base italiana, e un cocoliche letterario, diffuso nel teatro comico. Il cocoliche risulta dall'incontro non dell'italiano standard, ma di diverse

varietà dialettali italiane con lo spagnolo d'Argentina. Essa presenta caratteristiche proprie dei pidgin: semplificazione del sistema grammaticale della lingua dominante (in questo caso lo spagnolo); la cancellazione dei fonemi più difficili da pronunciare per un parlante italiano, come la fricativa bilabiale sonora /β/ che viene sostituita dalla labiodentale /v/ (arriva per arriba [a'ri a] 'sopra') e della fricativa velare sorda /x/, sostituita dalla corrispondente occlusiva /k/. In ambito morfologico si registra la tendenza a omettere la -s come marca morfologica del plurale dei nomi (lo chico per los chicos). Il cocoliche si differenzia dai pidgin per diverse ragioni: - le varietà in contatto (dialetti italiani e spagnolo) sono strettamente imparentate; - era usato dagli emigrati italiani e dai loro discendenti, ma non dagli argentini; - non esisteva un marcato squilibrio tra la lingua-cultura degli emigrati e lo spagnolo. Per il basso prestigioattribuito a questa varietà, il cocoliche rimase con nato soprattutto nella parlata degli emigrati di prima generazione e andò pian piano estinguendosi nella seconda metà del 900. Il lunfardo ['ladro'] è il gergo della malavita; si formò sul finire dell'Ottocento nelle prigioni di Buenos Aires. Successivamente si diffuse come varietà parlata nei bassifondi di Buenos Aires e sopravvive oggi, limitatamente a qualche relitto lessicale. È caratterizzato da una struttura grammaticale spagnola su cui si innestano basi lessicali provenienti da vari dialetti dell'italiano: chipola cosa o persona bella o di buona qualità'; furbo 'sciocco' con inversione semantica che si trova tipicamente nei gerghi. Interessante il caso di engrupirfi fi fi fi fi fi fi fi fi ingannare', dal termine presente in molti dialetti settentrionali gropo 'nodo', involto, pacchetto. che documenta la stessa evoluzione.

La semantica che ha portato in italiano allo sviluppo di "pacco" nel significato gurato di 'truffa, raggiro'. Un'altra tecnica compositiva dell'unfardo è il vesre (dall'inversione dello spagnolo revés "a rovescio"). È ottenuto grazie all'inversione delle sillabe: per es. tango > gotán; cabeza > bazeca.

Il Fremdarbeiteritalienisch 'italiano dei lavoratori stranieri' in Svizzera. L'italiano parlato dai lavoratori stranieri presenti in Svizzera. La particolarità del Fremdarbeiteritalienisch è che la base della varietà non è la lingua dominante (il tedesco svizzero), ma la lingua parlata dal gruppo più consistente di lavoratori. Si è sviluppato infatti negli anni Ottanta del secolo scorso, periodo in cui oltre un terzo del totale dei lavoratori stranieri era di origine italiana.

In tale contesto interetnico i lavoratori si trovano in una situazione di sostanziale parità sociolinguistica.

La varietà può quindi essere appresa da parlanti non nativi, che la trasmettono a loro volta ad altri parlanti non nativi. Presenta molti tratti di semplificazione del sistema grammaticale tipici anche delle interlingue iniziali come la sovraestensione della terza persona del presente (parla italiano = parlo italiano) e l'uso dell'infinito come forma polivalente (quando fare pausa = quando facciamo una pausa). L'input, seppur limitato, non è drasticamente ridotto come nei pidgin, perché l'italiano è una delle lingue ufficiali della Confederazione, e ha quindi una serie di usi orali e scritti e una buona visibilità nel panorama urbano. L'italiano semplificato di Etiopia si crea come varietà di foreigner talk nel contesto di contatto generato dalla dominazione coloniale italiana. Tale varietà sopravvive anche nel dopoguerra perché continua a essere usato sia in Etiopia che in Eritrea per la comunicazione tra la.popolazione locale, L'italiano semplificato di Etiopia presenta alcuni tratti di semplificazione del sistema caratteristici dei pidgin. Nell'ambito della fonologia si segnala la neutralizzazione tra /p/ e /b/: borta 'porta', baasto 'pasta', la deaffricazione di /t /: [dol i] 'dolce' e la tendenza a ristrutturare le sillabe secondo modelli più semplici: tirobbo 'troppo', biranzo 'pranzo', ispasola 'spazzola'. La riduzione del sistema verbale a due forme, corrispondenti all'infinito e al participio passato dell'italiano. Il siculo-tunisino Si tratta di una lingua a base siciliana ibridata con elementi del dialetto arabo di Tunisia e del francese (comunicazione orale). Gli studi sul campo documentano situazioni di code-mixing in cui finisce per prevalere, tra le varietà possibili, quella parlata nello specifico contesto dal più alto numero di persone. Lo sviluppo del siculo-tunisino si deve allaforte presenza di italiani in Tunisia a cavallo tra Otto e Novecento. Lo scambio linguistico tra Sicilia e Tunisia è stato in s
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A.A. 2022-2023
20 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher domitillapiccone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Internazionali di Roma – UNINT o del prof Pizzoli Lucilla.