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4.8 NEOLOGISMI E FORMAZIONI ENDOGENE
Se ci riferissimo alla categoria dei neologismi senza ssare dei limiti cronologicipotremmo dire che al di fuori dei lessemi ereditari (poche migliaia) tutto il resto del nostrovocabolario è composto da termini che in un determinato momento sono stati di nuovaintroduzione.
Tali termini hanno bisogno di un certo lasso di tempo per essere accettati.
Occasionalismi: fanno capolino per un po' di tempo senza attecchire: tra le parole senzafortuna, anglicismi come sessappello per 'sex appeal'.
Nemmeno quark è stato davvero creato dal nulla: è tecnicamente una parola macedoniaed è stata creata da Joyce a partire da qu[estion] [m]arks 'punti interrogativi'.
I neologismi sono o prestiti o formazioni endogene, cioè parole derivate e compostecreate con elementi italiani combinati secondo le regole della morfologia lessicale.
Dai neologismi lessicali visti nora si differenziano i neologismi semantici:
nestra eambiente hanno assunto nuovi significati nel linguaggio informatico, forbice e forchetta si usano nel linguaggio economico e statistico per riferirsi alla differenza tra due rilevazioni. Per in usso dell'inglese viral marketing si è diffuso di recente, l'aggettivo virale per riferirsi a un messaggio capace di propagarsi rapidamente grazie alla modalità di diffusione propria della comunicazione in rete.
NEOLOGISMI E FENOMENI DI RIDUZIONE: SIGLE, ACCORCIAMENTI E PAROLE MACEDONIA
Parole macedonia: come smog (da smoke 'fumo' + fog 'nebbia'), brunch (da breakfast 'colazione' + lunch 'pranzo'), apericena (da aperitivo + cena).
Contribuiscono al rinnovamento del lessico anche le sigle (o acronimi). (CONI, ONU, SMS = Short Message Service). Piuttosto diffusi anche gli accorciamenti, secondo un procedimento da tempo in uso in italiano (auto, moto, bici, ebo), app (da application), demo (da demonstration), info (da information).
promo (da promotion), raga "ragazzi, siga 'sigaretta', barza 'barzelletta', benza "benzina". fi fl fl fl fi fi fi fi fi6. RAPPORTI DI SIGNIFICATO TRA LE PAROLE
I rapporti paradigmatici quando nel progettare un enunciato diverse soluzioni entrano in competizione tra loro, cioè la scelta di una esclude le altre: raccontando di un mio viaggio posso soffermarmi a riflettere se sia più adeguato alle mie intenzioni dire che ho ammirato, guardato, osservato o contemplato un certo paesaggio.
I rapporti sintagmatici sono invece dei rapporti "in presenza", quelli cioè che mi fanno decidere in che maniera sia più consono combinare le diverse parole per comporre un enunciato.
I lessemi di una lingua, sono spesso caratterizzati da una pluralità di significati o, in termini tecnici, da polisemia.
Le relazioni di significato tra parole possono essere di vario tipo:
a) relazioni di tipo verticale. Rientrano in questa categoria:
Rapporti tra iperònimi (termini di significato più generale) e ipònimi (termini più specifici): la serie animale —> mammifero —> cane —> pastore tedesco. Se leggiamo da sinistra verso destra si va dagli iperònimi agli ipònimi, se leggiamo nella direzione contraria dagli ipònimi verso gli iperònimi.
I rapporti di inclusione: sportello, cruscotto e volante sono legati a automobile da un rapporto di inclusione (sono cioè dei meronimi di automobile). A sua volta automobile è omonimo di sportello, cruscotto e volante.
Relazioni di tipo orizzontale. Rientrano in questa categoria:
- I sinonimi, cioè due o più termini che condividono il loro significato fondamentale: autista / conducente;
- Gli antonimi, cioè i termini di significato opposto: alto ~ basso, lungo ~ corto;
- Gli omonimi, cioè parole casualmente convergenti nel significante, ma di significato diverso: calcolo "operazione matematica" ~
'concrezione di varia composizione che si forma in un organo del corpo'; sale sostantivo ~ voce del verbo salire.
TIPI DI DIZIONARII
I dizionari dell’uso normalmente sono composti da un solo volume e contengono dai 100.000 ai 150.000 lemmi.
I dizionari storici contengono grosso modo le stesse informazioni dei dizionari d’uso, ma si distinguono per due caratteristiche: accolgono tendenzialmente tutti i termini documentati nella tradizione scritta (non solo letteraria) e offrono un’esemplificazione delle attestazioni di un vocabolo nella storia dell’italiano.
I dizionari etimologici ricostruiscono l’origine (o etimo) di una parola. Questo percorso aritroso può essere più o meno lungo.
I dizionari dei sinonimi elencano i termini dal significato equivalente alla parola inserita a lemma.
Nei dizionari metodici o analogici le parole non sono elencate alfabeticamente ma per affinità di significato, di provenienza etimologica o altro (copertina, frontespizio,...
dorso, taglio, fascetta, bandella.)
I dizionari di frequenza ordinano le parole non alfabeticamente ma in base alla frequenza decrescente in un corpus di riferimento.
8. NON SOLO PAROLE: AI CONFINI TRA LESSICO E SINTASSI
Le collocazioni riguardano le coppie nome + aggettivo» (caffè macchiato), verbo + nome (stendere un documento, prendere una decisione),* verbo + avverbio (pagare profumatamente). Un livello ancora più spinto di solidarietà sintagmatica si ha nel caso delle parole politematiche (o lessemi complessi). Si tratta di espressioni di due o più parole che si comportano per molti aspetti come se fossero una parola unica (effetto serra, carta di credito). L’espressione assume un significato non componenziale (cioè il significato non si può ricavare dalla somma dei significati degli elementi che la compongono: ferro da stiro).
Le espressioni idiomatiche: vuotare il sacco, alzare il gomito.
3. MORFOLOGIA
numero, caso, tempo, modo, persona, ecc. Ad esempio, il morfema -o in casa -> case indica il passaggio dal singolare al plurale.- lessicali, quando determinano il significato di una parola. Ad esempio, il morfema cas- in casa indica il concetto di abitazione.La morfologia si occupa dello studio dei morfemi e delle regole che governano la loro combinazione per formare parole.del numero, del tempo, del modo ecc: per es: buon-o,buon-a;-derivativi, quando danno la possibilità di creare parole nuove a partire da una base: latte-› latt-aio.L’italiano, come le altre lingue romanze, appartiene tipologicamente alle lingueessive o fusive. In queste, il morfema grammaticale può presentare più in. formazioni«fuse» insieme: per es. in cant-avamo il secondo morfema include informazioni sulnumero (prima persona plurale), il tempo (imperfetto), il modo ('indicativo), l'aspetto(imperfettivo).Nelle lingue agglutinanti a ciascun morfema grammaticale corrisponde una solainformazione grammaticale; tramite l'aggiunta di morfemi grammaticali diversi a uno stessomorfema lessicale si realizza la modi ca di tutte le classi di parole variabili: articolo, nome,aggettivo, pronome, verbo —> di ciò si occupa la morfologia essiva.La morfologia lessicale ha invece il compito di studiare in che modo ilvocabolario si arricchisce attraverso la creazione di parole nuove a partire da parole già esistenti. La derivazione si ottiene con l'aggiunta di affissi (presi: in-coerente, intero: libr-ett-ino, suffisso: epoc-ale), la composizione per mezzo della combinazione di due parole libere (portaombrelli) o di parole semanticamente piene ma non autonome, dette con suffisso (biblioteca). Si chiamano morfemi liberi quelli che possono costituire una parola da soli (ieri), morfemi legati quelli che si presentano solo in combinazione con altri morfemi (a in casa). I morfemi semiliberi sono quelle parole che pur costituendo un'entità autonoma esplicano la loro funzione solo in combinazione con un'altra parola. Gli allomorfi sono le diverse forme che un morfema può assumere in dipendenza da vincoli di vario tipo. Una forma ancora più forte di allomorfo è data dal suppletivismo, che si ha quando in un paradigma si alternano forme non direttamente derivabili le.In tutti gli esempi ora visti gli allomor sono tra loro in distribuzione complementare, cioè in un determinato contesto o in una determinata casella del paradigma è possibile una sola forma. Si parla in questi casi di allomor condizionati.
Quando le varianti di un morfema non sono in distribuzione complementare, ma mutualmente intercambiabili, si dà al parlante la possibilità di optare per una delle forme concorrenti sulla base di scelte personali, di registro ecc. Si parla in questo caso di allomor liberi o doppioni.
CLASSI DI PAROLE
Nel tentativo di classificare le parole per descriverne le proprietà, possiamo individuare categorie più astratte, le classi di parole, quelle che nella grammatica tradizionale sono definite parti del discorso. I criteri utilizzabili per
individuare le classi di parole sono vari: il criterio semantico, che raggruppa le parole in base al tipo di significato. I nomi esprimono cose (anello) - il criterio morfologico, che raggruppa le parole in base alla loro variabilità/invariabilità e, nel primo caso, sulla base di quanti e quali parametri variano - il criterio distribuzionale, che raggruppa le parole in base all'insieme dei contesti in cui possono trovarsi: per es. l'articolo precede sempre il nome - il criterio funzionale, che raggruppa le parole in base alla loro funzione: per es. l'aggettivo serve a modificare il significato di un nome o di un verbo.
2. MORFOLOGIA FLESSIVA
I diversi parametri di variazione di una parola variabile ne determinano il paradigma flessionale. Un paradigma può contenere, a seconda della classe morfologica, due o più caselle: per esempio il paradigma di un nome ha di norma due caselle (singolare / plurale), quello