LA SUBORDINAZIONE (IPOTASSI)
Con la subordinazione alcune frasi sono incluse in altre frasi:
si segnala un rapporto di dipendenza logica tra una frase secondaria (subordinata,
dipendente) e una frase principale (reggente); questa codificazione esplicita è fatta tramite
una congiunzione.
Così come nella frase semplice dobbiamo distinguere gli argomenti del verbo dai margini
del processo e del predicato, anche nel periodo distinguiamo frasi argomentali da frasi
circostanziali (margini: tempo, causa, concessione, fine, strumento…).
Coordinare e subordinare sono due processi diversi che consentono di organizzare in ordine
gerarchico gli elementi di una frase. Il collegamento fra reggente e dipendente può
realizzarsi in due modi:
- esplicito, con congiunzione subordinante (che, perché, poiché, siccome, ecc.) o con
un pronome o avverbio relativo (che, il quale, dove) e il verbo della dipendente
all’infinito;
- implicito, con il verbo della dipendente in modo infinito.
Principale e reggente non sono sinonimi: la principale è una frase semplice che regge frasi
dipendenti, mentre la reggente è qualsiasi frase da cui dipenda una subordinata. Dalla
dipendenza si delineano i gradi si subordinazione. La sintassi subordinativa o ipotattica è
quindi la dipendenza di subordinate da una principale. Le subordinate di classificano per:
- criterio formale, che considera l’elemento che introduce la subordinata o la forma del
verbo (congiuntive, interrogative, relative, ecc.);
- criterio basato sul contenuto che le subordinate aggiungono a ciò che è stato
enunciato dalla reggente: finali, temporale o modali, causali, concessive, ipotetiche
consecutive;
- criterio basato sulla teoria argomentale (frasi argomentali e non argomentali).
Secondo l’ultimo criterio, le argomentali fungono da argomento della frase principale,
fungendo da soggetto o complemento. Le frasi non argomentali contengono elementi non
indispensabili, che non argomentano alcun predicato e sono aggiunte sulla base di criteri
semantici. Queste frasi si chiamano frasi extranucleari.
3.3.2 Le subordinate argomentali comprendono le dipendenti soggettive e le completive
oggettive e indirette. La costruzione può essere sia implicita che esplicita, con l’uso
dell’indicativo, congiuntivo o condizionale. Nella costruzione con l’infinito è necessario che
il soggetto della reggente sia lo stesso della completiva. Nelle soggettive e oggettive è
possibile l’omissione del che in presenza di un altro che. Le proposizioni argomentali
oblique sono introdotte soprattutto da verbi intransitivi pronominali o non. Simile alle
completive è l’interrogativa indiretta che dipende da un verbo, locuzione, aggettivo, nome.
Può essere introdotta da se o pronomi o aggettivi interrogativi o avverbi interrogativi.
Possono dividersi in:
- canoniche o non canoniche, quelle retoriche che esprimono il resoconto di domande a
cui non si prevede risposta o la cui risposta è già nota a chi domanda (Carlo ci sta
chiedendo se sia giusto tradire gli amici);
- totali (Gli aveva domandato se avesse fame);
- parziali (Mi chiese quando sarei arrivato);
- disgiuntive o alternative (Non capisco se sia arrivato il freddo o se sia io ammalato).
3.3.3 Le frasi relative possono sviluppare un concetto presente in un circostante della
principale o reggente, e sono introdotte da un pronome o avverbio relativo. Possono
distinguersi in:
- relative appositive o esplicative, che corrispondono ad una spiegazione aggiuntiva;
- relative limitative o restrittive, che costituiscono un’aggiunta necessaria per
completare e specificare il significato della frase.
Un altro tipo è rappresentato dalle pseudorelative, che hanno funzione predicativa (Ho
visto il mio vicino che polemizzava con l’amministratore). Un altro caso è la relativa libera,
detta anche indefinita, introdotta dai relativi doppi (chiunque, chi, quanto) e che segue la
struttura sintagma nominale + relativo (Dovunque vada, sto male). A questi casi si
aggiungono le relative con valore locativo, introdotte da dove, dovunque, laddove
(Dovunque vada, sono bene accolto). Le relative hanno, inoltre, diversi modelli di
costruzione: analizziamo la relativa debole, che non appartiene allo standard, ma viene
utilizzata nella varietà bassa. In questa frase il che può avere due funzioni:
- Che polivalente o indeclinato: più lontano dallo standard (Torno nella città che sono
nato), frequente anche in modi di dire e proverbi;
- Che scisso o analitico (che + ripresa): è una struttura doppia, dove il che viene
accompagnato da un pronome, spesso clitico (È il vicino che mi hai parlato ieri);
- con ripresa tramite un clitico: il relativo non è indeclinato, ma è seguito da una
ripresa tramite il clitico (Il consiglio comunale, di cui ne…);
- con dove non locativo: sono relative frequenti nel parlato di oggi (È una situazione
dove mi son trovato a disagio).
3.3.4 Le frasi subordinate non argomentali, dette anche avverbiali, sono elementi
extranucleari, quindi non necessarie. Esse non sono richieste dal predicato e vengono
introdotte da una preposizione, come fa un complemento. Le causali sono introdotte da
congiunzioni come perché, siccome, dato che, e hanno molto spesso il verbo all’indicativo,
mentre in forma implicita hanno un verbo indefinito o per + infinto. Le finali spiegano il
fine di un’azione descritta dalla reggente, introdotte quasi sempre da perché, ma hanno
verbo al congiuntivo. Le temporali definiscono il rapporto di tempo con l’avvenimento
descritto dalla principale, introdotte da congiunzioni o locuzioni congiuntive come mentre,
prima, dopo, nel frattempo, quando, seguite dall’indicativo, mentre con il congiuntivo e
condizionale assumono valore ipotetico. In forma implicita può indicare diversi rapporti
temporali: contemporaneità, anteriorità, posteriorità. Le dipendenti concessive, consecutive
e modali esprimono il rapporto tra ciò che viene detto nella principale e l’effetto che si
determina nella dipendente. Le concessive introdotte da sebbene, benché, ecc., sono seguite
dal congiuntivo. Le consecutive introdotte da che, sicché, così, talmente che, ecc., sono
seguite dall’indicativo. Le modali introdotte da nel modo che, come, ecc., sono seguite
dall’indicativo o congiuntivo. Le comparative stabiliscono un confronto con quanto
affermato dalla reggente: di maggioranza, di minoranza, di uguaglianza. La frase ipotetica o
condizionale esprime un’ipotesi perché un evento espresso nella reggente si realizzi. La
reggente è detta ‘apodosi’ e la dipendente ‘protasi’. Le due sono legate da congiunzioni (se,
qualora, semmai). In base al verbo il periodo ipotetico può essere: della realtà o certezza,
con verbi al modo indicativo; della possibilità; dell’irrealtà. In questi ultimi casi si usa il
congiuntivo nella protasi e il condizionale nell’apodosi.
3.3.5 Le frasi avversative possono rientrare sia nelle coordinate che nelle subordinate non
argomentali. Le coordinate avversative sono introdotte da ma, però, tuttavia, eppure. Le
avversative subordinate sono introdotte da mentre, quando, laddove, invece.
3.3.6 L’inciso è una sequenza di parole che interrompe il filo del discorso e che contiene
informazioni accessorie. Una frase in inciso è detta incidentale o parentetica. Non ha nessun
tipo di rapporto con il resto della frase, ma offre informazioni in più. Le costruzioni assolute
sono costruite con gerundio o participio e con soggetto non coincidente con la principale,
infatti le due frasi, solitamente, non hanno un rapporto sintattico. Ci sono anche altre
costruzioni assolute: apposizioni modali – associative, composte da nome + sintagma
preposizionale; nominativo assoluto, con unione di un sostantivo o aggettivo o avverbio che
non rientra negli argomenti del verbo.
ESERCITAZIONE:
1. “Ehi… tu a chi aspetti i panini si prenotano” = caso di accusativo preposizionale,
fenomeno tipico dell’italiano regionale meridionale, che consiste nell'introdurre l'oggetto
diretto con una preposizione (in particolare con la preposizione “a”). L’accusativo
preposizionale è un fenomeno per il quale si aggiunge l'oggetto diretto, che normalmente
non andrebbe preceduto da preposizione.
2. Quali sono i ruoli sintattici delle parole delle frasi?
L’hai presa la tessera della biblioteca? = dislocazione a destra di “la tessera”
Gli ho già telefonato stamattina a Dario. = dislocazione a destra di “a Dario”
A Parigi ci sono stata parecchie volte. = dislocazione a sinistra perché l’elemento
tematizzato “a Parigi” viene messo in evidenza tramite dislocazione.
3. “Le immagini dei festeggiamenti le abbiamo viste tutti. E il giorno dopo la vittoria in
Coppa Italia del Napoli contro "l'odiata" Juventus assumono un sapore amaro. A mente
fredda non fa piacere a nessuno guardarle, forse nemmeno a chi ha preso parte ai
festeggiamenti.” → La prima frase è un tipo di frase marcata caratterizzata dalla
tematizzazione di un tema diverso dal soggetto e si parla di dislocazione a sinistra per
enfatizzare ciò che la frase stessa vuole esprimere, anteporre il complemento oggetto. Si
poteva scrivere “abbiamo visto tutti le immagini dei festeggiamenti”. Ma c’è una ragione
per cui fra le possibilità a disposizione i giornalisti hanno deciso di fare prima una
dislocazione a sinistra e poi a destra. La motivazione è che ci sia una condivisione di
conoscenze tra l’emittente e il destinatario, i giornalisti sentono di tematizzare le
informazioni date (le abbiamo viste tutti le immagini).
“Al rione Luzzatti-Ascarelli di Poggioreale un po' se l'aspettavano, l'arrivo dei turisti. Già
negli anni passati iniziavano a farsi vedere i primi curiosi soprattutto americani e inglesi,
innamorati della tetralogia di Elena Ferrante e della storia di Elena Greco e Raffaella
‘Lila' Cerullo, desiderosi di conoscere il rione, tratteggiato ne L'Amica Geniale.” → Nel
secondo testo la frase marcata è la prima frase, e si parla di dislocazione a destra. Nella
scelta della dislocazione agisce la considerazione di come si può trattare un info in una
frase. Se per noi la parte della frase è un topic (qualcosa che condividiamo per
presupposizione con l’interlocutore o già parlata) e vogliamo parlarne abbiamo due modi di
farlo:
•Tematizzare con dislocazione a sinistra: ripresa del pronome analogico (come nel primo
testo).
•Tematizzare solo con il pronome come se davvero avessimo già detto il nome di ciò di
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