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Frate Alberto

In una famosa novella del Decamerone il Boccaccio narra d'un tale d'Imola che, per la sua vita corrotta e scellerata, essendogli divenuto impossibile vivere nella città natale, decise di lasciarla. Si recò a Venezia, vi diventò monaco francescano e addirittura prete, prese il nome di frate Alberto, e seppe così bene darla a intendere con atti d'umiltà e di pietà da essere tenuto per uomo santo e degno d'ogni ducia. Un giorno costui narra a una delle sue penitenti, una giovane sciocca, di nome Lisetta, moglie d'un mercante andato a commerciare in Fiandra, che l'Arcangelo Gabriele è innamorato della sua bellezza e desidera visitarla di notte. Ma sarà proprio egli stesso a visitarla sotto la veste dell'Arcangelo Gabriele, godendo di lei. Tornò da lei anche le notti successive. Un giorno Lisetta, per vantarsi, raccontò il fatto ad una sua amica, la quale raccontò la

La storia, velocemente iniziò a diffondersi in tutta Venezia e ne vennero a conoscenza anche i cognati di lei, i quali si prepararono ad apprendere questo "Arcangelo". La sera seguente l'arcangelo si recò da Lisetta e sul più bello arrivarono i cognati di lei. Alberto riuscì a scappare gettandosi nel Canal Grande, sapendo nuotare, nuotò fino all'altra sponda del canale e riuscì ad avere ospitalità da un uomo. Quando, la mattina seguente, l'uomo che aveva accolto in casa sua il frate venne a conoscenza di ciò che era successo la notte precedente, capì che l'uomo che aveva in casa era l'angelo Gabriele. Sapendo la verità decise di ricattare il frate in cambio del suo silenzio e ottenne cinquanta ducati. Dopo essersi accordato con l'uomo, il frate capì che doveva fuggire e si fece aiutare da lui. Alberto per evitare di essere riconosciuto decise di travestirsi ma nelfrattempo l'uomo inviò una persona ad informare i veneziani del travestimento dell'angelo. Quando il frate con il buon uomo che l'aveva ospitato giunse in piazza San Marco, l'uomo gli tolse la maschera e Alberto venne riconosciuto da tutti. I frati del convento nel mentre vennero a conoscenza di ciò che stava accadendo in quella piazza e giunti là liberarono Alberto dagli insulti lo portarono al convento, dove fu tenuto in prigione fino alla morte. Questa novella raccontata nella quarta giornata presenta la tematica degli amori infelici. La morale amorosa di Boccaccio è una trasformazione dell'amor cortese, rivolta puramente al sensuale e al reale. La teoria che l'amore è il padre di tutte le virtù, che da esso proviene il coraggio e la capacità di sacrificio, che forma l'intelligenza e le belle maniere è un'eredità dell'amor cortese e del dolce stil nuovo, che qui diventa una morale pratica.valida per tutti i ceti, e l'amata non è più l'inavvicinabile signora, o l'incarnazione del divino, ma bensì diventa l'oggetto del desiderio erotico. Nel Decameron si sviluppa un'etica sul diritto dell'amore, del tuttoterrena che è essenzialmente anticristiana. Quest'etica viene esposta senza eccessiva pretesa di insegnare. Nelle storie amorose che il Boccaccio vuole condurre tragicamente o nobilmente prevale l'avventuroso e il sentimentale. Ma qui l'avventura non è più la prova necessaria per essere ammessi in una cerchia ristretta di eletti come nella concezione dell'amor cortese. Con Boccaccio abbiamo a che fare con un autore che abbraccia e descrive quasi tutti gli strati della società, le professioni e le condizioni del suo fi fi fi tempo. Si ritrova a scrivere queste novelle con a disposizione una lingua letteraria appena nata e quasi ancora informe. Senza la Commedia, il Decamerone.

Non avrebbe mai potuto essere scritto, è evidente come il ricco mondo dantesco sia stata trasportato a un livello stilistico più basso. Poiché a volte la prosa di Boccaccio s ora il poetico il suo stile è considerato medio, il più vicino alla realtà. Anche gli argomenti trattati nelle novelle sono molto realistici, Boccaccio infatti rivolge il suo interesse a fatti e sentimenti che Dante avrebbe disdegnato trattare. I problemi politici, storici e sociali, trattati da Dante, qui cadono del tutto. Boccaccio scrive delle novelle che vertono su due grandi questioni, che sono l'amore e la fortuna, solo con l'intento comune della conversazione. Giovanni Boccaccio, inoltre riscopre i classici latini e greci nella loro storicità, inserendo quindi anche usanze e credenze dell'antichità nella loro quotidianità tramite i quali poter avviare una "rinascita" della cultura europea dopo i cosiddetti "secoli bui" del Medioevo.

Questo avvicina molto Boccaccio al realismo, ma quando nelle sue opere vuole rappresentare l'intera e complessa realtà tragica della vita il suo realismo diventa superficiale.

Il principe stanco

Auerbach analizza una conversazione tra il principe Enrico, più tardi Enrico V, e Poins, uno dei suoi compagni di giovinezza. Questa conversazione si trova nell'Enrico IV di Shakespeare nel secondo atto della seconda scena. Qui si nota quella che è la disapprovazione del fatto che una persona di così alto rango sia presa dalla stanchezza e dalla voglia di birra.

Queste poche righe contengono numerosi elementi di una mescolanza di stili, elementi come degli oggetti umili di uso quotidiano, personaggi di alto e basso rango, l'alternanza linguistica tra lo stile sublime e quello umile, che avvicinano le opere di Shakespeare alla realtà. Tutti questi elementi si trovano spesso nelle opere tragiche di Shakespeare.

Nelle sue opere, numerosi sono anche gli esempi di

descrizione sica,caratteriale o comportamentale dei personaggi.
Amleto è grasso e ha il respiro affannoso, Cesare sviene per il puzzo dellaplebe che lo acclama, Cassio (Otello) è ubriaco, la pazzia di Ofelia è rappresentata talmente bene tanto da avvicinarla a una psicologia fi fi firealistica.
Nelle sue opere si rispecchia la “condition humaine” poiché troviamo personaggi di vari ceti anche se poi per Shakspeare i suoi eroi tragici sono re, principi, condottieri, nobili e le grandi figure della storia romana. La sua concezione del tragico-sublime è del tutto aristocratica.
Il tragico e il comico, il sublime e l’umile si fondono nella maggior parte delle tragedie. Si alternano azioni tragiche, in cui succedono fatti di alta politica o scene tragiche con scene di zuffe comico-popolari. Tragico e comico coesistono nello stesso testo e a volte nello stesso personaggio.
Un chiaro esempio di personaggio può essere la figura di Giulio.Cesarepoiché la sua superbia patetica diventa comica. C'è una grande differenza tra il dramma greco e quello elisabettiano, nel dramma elisabettiano la tragedia nasce nel cuore dei personaggi stessi, e non è preordinata da qualche divinità o forza. Questo porta a una rappresentazione più ampia del destino umano, il teatro elisabettiano offre un'umanità molto più varia dell'antico. Nonostante tutto questo avvicini le opere di Shakspeare alla realtà c'è da considerare il fatto che l'intenzione di Shakspeare oltrepassa di molto la realtà, egli abbraccia la realtà e anche la supera. Prove ne sono la presenza di spiriti o streghe che portano a una tendenza abesca, inoltre anche il fatto che egli tratta tragicamente solo nobili, principi, re, uomini di stato, condottieri ed eroi dell'antichità escludendo il popolo, i soldati e le persone della sfera intermedia e bassa ci porta acapire che lo spiritouniversale di Shakspeare non è uno stile popolare. L'ipocrita Il ritratto dell'ipocrita di La Bruyère contiene alcuni accenni critici al Tartufo di Molière. Il Tartufo è l'emblema dell'ipocrita che vive sotto la maschera della devozione religiosa e dell'amicizia di Orgone, ma in realtà vuole approfittare della sua fiducia per trarne vantaggio per tradirlo in seguito. Bruyère critica il contegno di Tartufo in casa di Orgone. Tartufo non è l'incarnazione di un ipocrita intelligente bensì di uno zotico che cerca di assumere un certo contegno fino a quando non gli si contraddica il suo essere. Tartufo ama il suo istinto di tiranneggiare e in questo consiste la sua forza comica. Possiamo notare che Molière concepisce la realtà non attraverso dei "tipi" ma attraverso degli "individui". Molière vuole dare forma grottesca al

Ridicolo senza trarre i tipi comici soltanto dal ceto basso, per questo troviamo degli aspetti grotteschi e farseschi anche nelle commedie più nobili e in alcuni personaggi di 'ceto colto', ma questo non lo avvicina alla realtà. Infatti in Molière non vi è nemmeno l'ombra di politica, di critica sociale o economica.

Il calzerotto Marrone

Analizziamo un brano tratto dal romanzo di Virginia Woolf To the lighthouse. La signora Ramsay è la bellissima ma non più giovane moglie di un apprezzato professore di filosofia di Londra; essa si trova col il minore James alla finestra di una casa al mare, dove da anni trascorrono l'estate. La casa è abitata anche da numerosi amici, fra i quali un noto botanico, William Bankes, anziano e vedovo, e la pittrice Lily Briscoe, che in quel momento passano davanti alla finestra. La madre ha promesso a James che domani faranno una gita al faro, se il tempo farà bello. Per gli abitanti del faro

sono stati preparati vari regali, fra cui il calzerotto marrone. La gioia del bambino è però turbata dall'osservazione del padre che domani il tempo non sarebbe stato bello. Quando tutti sono usciti, la signora Ramsay consola il glio e lo fa alzare per provare il calzerotto. Quindi dice a James, un po' distratta, di star fermo e, alcune righe dopo, ripete in maniera più energica l'ammonizione; allora James ubbidisce, la madre prende la misura e il calzerotto risulta troppo corto. Dopo un lungo intervallo, la scena si chiude con bacio sulla fronte della madre al bambino. In quest'azione semplice e banale s'intrecciano continuamente altri elementi; si tratta prevalentemente di moti interiori non soltanto dei personaggi che partecipano all'azione esteriore, ma anche di quelli che non vi prendono parte o non sono presenti, chiamati "people". Contemporaneamente.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher estercesile di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letterature comparate T e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Fusillo Massimo.