Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IL SENSO CRITICO
Il senso critico è la caratteristica distintiva del percorso universitario, metodo attraverso cui
trarre informazioni per racchiudere dati. Associato all’intelligenza critica ci deve portare a
saper sempre valutare quello che ci viene proposto con la capacità personale di
confrontare le informazioni che ci vengono date con la realtà e il nostro modo di vederla.
Questo senso critico se coltivato con coscienza non può mai essere messo a tacere. Da
tutto questo non può prescindere la comunicazione perché se è libera non prescinde
anche dal nostro senso critico, dalla capacità di valutare e argomentare idee diverse, usare
la lingua in modo adeguato rispetto a ciò che la nostra intelligenza critica ci suggerisce.
Spesso valanghe di parole sono una cortina per nascondere il nulla che c’è dietro, ciò si
capisce con il senso critico.
IL TESTO COME SPAZIO RELAZIONALE
“Chiamiamo testo l’oggetto che il parlante mette tra sé e il destinatario”. Il testo non è un
oggetto: il testo è uno spazio relazionale, non è come un oggetto statico ma è dinamico
perché è come un campo di forze. Ciascun individuo è un grumo relazionale, un insieme,
dunque il testo se comunica è spazio dinamico, un campo di forze nel quale agiscono le
forze di chi comunica, spazio nel quale avviene il contatto. Non è un oggetto, l’oggetto è
amorfo e immobile. Inoltre non può essere in mezzo tra il parlante e il destinatario perché
impedirebbe la comunicazione, in realtà è lo spazio dell’accoglienza come progetto
collettivo, il testo nasce nella misura in cui chi vuole comunicare vuole accogliere, non è
frapposto ma è lo spazio del campo di forze che sono le relazioni dinamiche che si
instaurano tra chi comunica e chi entra in comunicazione, spazio nel quale ci si percepisce
in relazione dove avviene il contatto. Usare la lingua per creare questa entità che è il testo.
UN’ETICA PER IL LETTORE
IL TESTO COME SLANCIO INTIMO
Questa riflessione sulla natura del testo parte dall’idea che se è vero che mentre si legge si
fa qualcosa di solitario ed individuale, la lettura non è mai un monologo ma l’incontro con
un altro uomo. Coinvolgimento della persona anche nell'emotività, nei sentimenti, nella
fantasia, nelle immagini sono aspetti fondamentali per la comunicazione. Quest’altro uomo
nel libro ci rivela qualcosa della sua storia più profonda: il culmine della comunicazione
avviene qui. Qualunque testo che sia resistito nei secoli è il risultato della proiezione delle
molteplici forme in cui si può dare la storia dell’autore, pone la proliferazione di parti del
proprio modo di sentire e di essere. Tutto riguarda la storia profonda di chi produce il
messaggio, c’è lo slancio intimo della coscienza. Non si può fare comunicazione se non
coinvolgendo entrambe le parti, se il messaggio non incontra un terreno fertile cade nel nulla
e scompare. La vita di un testo dipende da chi lo legge, nessuno ha il potere di creare un
testo che resista da solo nel tempo e nello spazio. C’è una dimensione affettiva con cui
bisogna avvicinarsi ad un testo altrimenti esso non è messo nella condizione di parlarci.
Questa disposizione ad accogliere il messaggio può valere un atto d’amore, solo ciò che si
ama si accoglie, si ascolta, non si può dare apprendimento di sole nozioni perché è arido
terreno informativo. Tra il lettore e lo scrittore si producono lo sguardo, la coscienza,il faccia
a faccia di una relazione etica dunque tutta la comunicazione si fonda su relazioni etiche
da parte di chi comunica e di chi lo raccoglie, etica che viene dalla sensibilità con cui ci si
pone.
TESTO COME LABORATORIO
Lo sguardo che vede e percepisce, non si può prescindere dall’esperienza per comunicare,
coscienza quindi dimensione interiore e faccia a faccia. La prova migliore di una
comunicazione riuscita si trova nel laboratorio dello scrittore, i modelli più efficaci di
comunicazione sono gli scrittori che ci insegnano che non si arriva a comunicare bene
d’istinto ma c’è un laboratorio ovvero spazio in cui si prova. Rispondere alle nostre
esigenze significa aderire più schiettamente possibile a quello che vogliamo dire.
LA COSTRUZIONE DEL TESTO
Per scrivere un testo che veicola quello che abbiamo in mente bisogna porsi nei panni
dell’altro, bisogna saper togliere quello che è di troppo e non ripetere,imparare a
riunire in un discorso consequenziale e togliere tutto ciò che è ridondante. Ciò che è
fondamentale è che il messaggio arrivi al volo, tanto più è fulmineo tanto più è riuscito, il
periodo non deve essere pieno di subordinate e contorto, chi deve ricevere il messaggio
finisce per disperdersi.
Come in tutte le attività artigianali ha una prova: la sua prova cruciale è la lettura e il primo
lettore è colui che l’ha scritto, il modo più efficace è ascoltare dall’esterno immaginando di
essere i destinatari. Un messaggio che comunica e coinvolge non necessariamente è
portatore di certezze. I testi che coinvolgono di più sono quelli che pongono domande
corrodendo le certezze comuni e far serpeggiare dubbi che fanno crescere la conoscenza.
COMUNICAZIONE COME TENSIONE VERSO L’ALTERITÀ
Quando si è capito che l’uomo non è di per sé portatore di certezze si è cominciato a
produrre qualcosa di molto coinvolgente. Tenere conto che leggendo o ascoltando nella mia
soggettività, sperimento la mia soggettività come tensione verso l’alterità, se vogliamo
entrare in una tensione comunicativa dobbiamo realizzare che tendiamo verso la
differenza. Se partiamo invece in difesa e non aperti verso la comunicazione ad assumere
non il livello della condivisione ma l’atteggiamento di chi sta sopra e spesso lo si fa col
diniego secco, dobbiamo essere protesi verso l'alterità perché l’altro sarà sempre diverso
da noi. La differenza è propria della definizione della vita, passaggio di energia
comunicativa solo se c’è un dislivello che è la differenza, apertura verso la differenza non
significa riportarla a noi stessi ma nemmeno erodere la nostra identità, ma essere coscienti
in modo maturo della propria identità e metterla in relazione con l’altro. Movimento e
tensione propri dell’energia.
VITA E MORTE DI UN TESTO
Il testo è dinamico e si muove verso l’altro, spazio di relazioni dinamiche,è vivo. Fare della
mia stessa identità movimento e tensione,nel testo che comunica si incarna la persona,
che è un universo ricco di originalità irriducibile e personalità. Chi accoglie il messaggio è
responsabile del divenire del testo: se un testo è durato e dura nel tempo è perché ha
sempre trovato qualcuno che lo tramanda, può essere che alcuni interrompano la loro storia.
L’esperienza dell’uomo sceglie per la vita o la morte di un testo, la forza vitale che salva i
testi è forza comunicativa perché tiene desta l’attenzione del lettore e attraverso il contatto
continua ad essere interpretata. Se il filo si interrompe e non c’è più nessuno interessato a
far rivivere o testi nel tempo questi muoiono come gli organismi biologici. Ogni organismo
testuale si nutre rispetto ad altri testi, cresce perché i rinnovamenti lo accrescono nella
possibile gamma di significati, si riproduce perché genera altri testi ma può anche morire
perché nel momento in cui non trova più lettori disponibili non ha futuro. Il contatto con
l’opera deve sempre passare per la certezza dell'alterità, non si può mai includere un
messaggio comunicativo senza considerare le differenze che l’altro vive, produce e
trasmette.
Il vero lettore deve essere autore ampliato, tanto è il un testo è ricco piu noi nell’ accoglierlo
compiamo un’operazione creativa che vi aggiunge qualcosa, c’è all’inizio una
componente fantastica da parte di chi legge ma anche la capacità di riferirsi ad un codice
comune, la lingua della quale ci si serve tanto più ha una componente oggettiva ma ci si
serve di essa facendo un uso che apparirà diverso a tutti per le sfumature che vengono
percepite soggettivamente, lingua oggettiva e lingua di ciascun singolo. Non sovrapponibile
alla lingua dell’altro.
13/10/2023
COMUNICAZIONE COME GIOIA DI ESPRIMERSI IN LIBERTÀ
L’atto della lettura trova il suo carattere più peculiare in una esperienza di libertà con il
pieno riconoscimento dell’altro: la libertà è il riconoscimento dell’altro. Questo aspetto è
all’origine di tutto il vivere sociale, in piena libertà della propria espressione riconoscere
l’alterità e rispettarla. Da una tensione verso l’altro e da una gioia di esprimersi in libertà
nasce la comunicazione, dunque anche l’uso che della lingua si fa per produrre un testo
risponde a queste caratteristiche, pur facendo uso di un mezzo che ha regole oggettive
riesce a trasformare questo mezzo in qualcosa di usato liberamente per esprimersi in modo
diverso ciascuno dall’altro.
HO COSTRUITO UNA CASA DA GIARDINIERE
Questa esperienza di libertà è anche all’origine del racconto di “ho costruito una casa da
giardiniere”. La storia riguarda un giovane che per una serie di contrasti forti con il padre
viene chiuso fuori di casa, allontanato dal suo spazio vitale e domestico, così costretto a
diventare adulto decide di individuare uno spazio di terra adatto per costruire una casa
propria. Questo autore decide di costruirsi la casa con le sue mani.
Il libro è scritto in modo chiaro e sintatticamente agevole: le osservazioni che l’autore fa a
proposito della casa sono tutte osservazioni che possono essere applicate alla
progettazione e costruzione di un testo, questo scritto appare come una grande
metafora della costruzione di un testo. Le diverse fasi e la lettura complessiva della storia
ci consentono di capire cos’è un testo e di vivere attraverso immagini significative che
rimangono in mente con facilità,questa lettura serve per capire che il testo che comunica
nasce da un’esigenza inalienabile propria della natura umana, da una situazione di
difficoltà iniziale e del rendersi conto che non si basta a sé stessi ma che abbiamo sempre
bisogno dell’altro. Le prerogative dell’edificio che viene costruito sono fortemente
comuni