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Correnti linguistiche e aree gergali di categoria
Tra alcuni gerghi vi sono concordanze significative che fanno pensare a correnti linguistiche gergali.
- Corrente che unisce Lombardia e Abruzzo attraverso la via Emilia: come ha supposto Sabatini a proposito del gergo dei muratori di Pescocostanzo e altri paesi abruzzesi, evidenziando una corrente migratoria da nord lungo la via Emilia. La stessa designazione del gergo come lingua lombardesca allude ad un ambiente settentrionale. Vi è un'abbondante documentazione che attesta tra Cinque-Seicento un forte nucleo migratorio di lombardi che si stabiliscono a Pescocostanzo, probabilmente usando forme gergali. Il gergo si fissa dove si crea una comunità più stabile e si conserva a lungo. Come a Pescocostanzo dove si mantiene l'abitudine a mestieri specializzati e lavori stagionali. Alcune voci della lingua lombardesca: i ruschie, il lavoro ruscare dei muratori lucchesi, emiliani e romagnoli; la sguarnèra.
Carne richiama garnira/varnira dei muratori emiliano-romagnoli, vernera/quarnera del gergopiemontese →tarrunà, parlare taròn, denominazione di diversi gerghi settentrionali.
Voci come queste sostengono l’ipotesi di una provenienza settentrionale dei gerganti di Pescocostanzo: quando ai costanti riscontri con la gergalità bolognese, ciò non si deve attribuire ad una dipendenza diretta dalla lingua lombardesca, ma dalla posizione della città emiliana, passaggio fondamentale per gli artigiani lombardi diretti al sud• che unisce l’Adriatico con Napoli: a muoversi verso sud sono i “metacchiari”, corrente abitanti della Meta(l’Aquila) per fare i braccianti durante l’inverno. Essi hanno appreso il gergo nei luoghi di migrazione, es. frase gergale relativa al tramonto “quando il sole va al mare”: io lucende auccia alla lènda pe ll ombruno, immagine che non può essere nata in un paesino montano.
come la Meta.• presenti in località dell'arco alpino, ma anche Toscana, March, Calabria,Rapporti tra gerghi di calderai:Sardegna. Si potrebbe ipotizzare un'area gergale di categoria attraverso una serie di concordanze:→sa romanisca voce che risale a romano zingaresco e rom zingaro→gergoarbaresca di Isili→arivaresco gergo di Vico Pancellorum→arvar / ravara calderaio a Monsampaolo, voce che richiama arber albanese 12• –Concoranze Friuli Sardegna: Pellis nel 1934 aveva notato delle concordanze tra il gergo di Isili inSardegna e quello di Tramonti in Friuli e le aveva interpretate come conseguenza dell'immigrazione diqualche tramontino in Sardegna. Con analisi successive è stata ipotizzata la presenza di qualche intermediario,zingari e nomadi spesso dediti a questo mestiere. Un'altra ipotesi più verosimile ipotizza un centro diirradiazione il cui epicentro gergale potrebbe essere calabrese, quindi unadirezione da sud verso nord, considerando la presenza di voci gergali di origine albanese. Vi sono concordanze tra il gergo di Isili e idialetti meridionali e calabresi, ma non è chiaro se la circolazione si debba a qualche intermediario o agli stessi calderai.Seccu cavallo calabrese sceccu asino
Niburu caffè calabrese nivuru nero
Fralulu frate fraffuru diavolo
Strettula via/strada strittula vicolo
6. LA MALA
Nei sobborghi dei centri urbani prolifera una malavita gergante, a Torino, Milano, Verona, Padova Treviso, Roma è stato raccolto il vecchio gergo malavitoso: per la malavita odierna e il suo gergo non possiamo parlare di documentazione. Lo stesso vale per le onorate società come camorra, 'ndrangheta e mafia, per le quali è attestato un gergo da varie fonti, con un lessico ampio, data la complessa strutturazione interna di tali organizzazioni.
Nell'ambiente della mala il gergo stabilisce relazioni all'interno del
gruppo e difende il gruppo rispetto alla società: coca d'ij baraba), lingua dei furbi, dritti, dei baraba (Torino: la mala è detta dei balordi, dei birbi. Per gli altri è unalingua da evitare e disprezzare, per i gerganti è la lingua degli scaltri, non la lingua di una subcultura, ma di una controcultura. Alcune voci della mala sono ben note nell'uso comune: es. fare il palo (canzone di Enzo Iannacci "Faceva il palo" 1966). Negli anni 50-60 erano famose le "canzoni della mala": Ornella Vamnoni, Giorgio Strehler. Allo sdoganamento e alla diffusione di voci gergali ha contribuito anche il linguaggio cinematografico: sbolognare.
7. ONORATE SOCIETÀ
L'affiliazione alle onorate società prevede forme di iniziazione: es. rito della punciuta per Cosa Nostra (puntura al dito con la spina di un albero di arance). Ma in molte organizzazioni criminali la conoscenza del lessico gergale costituisce una sorta di rito di
Passaggio e requisito preliminare: il gergo viene insegnato da un maestro e il candidato alla fine deve sottoporsi ad un piccolo esame. Lessici gergali sono documentati per il passato mentre le innovazioni lessicali recenti affiorano nel linguaggio comune o nella cronaca giornalistica.
Camorra etimo discusso, forse da ricondurre alla famiglia di camerarius, deonomastico da Gomorra, attraverso una variante gamorra, da morra esito di meridies. Tra Sette-Ottocento il termine ha avuto un uso gergale a Napoli designando l'atto e il frutto dell'associazione e dell'estorsione; in italiano è entrato con quello di "setta, associazione di malviventi" dal 1861.
Montuori, studioso del gergo della camorra, sostiene che occorre distinguere una componente tradizionale proveniente dalla lingua dei vagabondi, delle prigioni e delle caserme, una componente dialettale e una componente italiana non popolare di origine burocratica e giuridica, usata non dalla camorra, ma
per parlare della camorra. Il libro Gomorra di Saviano documenta anche dal pdv linguistico le parole adoperate dalla camorra e che si usano per parlare di essa: camorristi che si presentano come capi dirigenti di un sistema, collaboratori di altri imprenditori.→‘ndrànghita designa l’associazione mafiosa, entrato in italiano nella forma terminale di area calabrese che ‘ndràngheta, “coraggio, valore in guerra, virtù, è di origine incerta: per alcuni di provenienza greca da andragathì “rettitudine”, per altre deriva dalla voce dialettale “stupido, balordo”, perché i malviventi si definiscono ‘ndrànghitustupidi e furbe le guardie, con evidente antifrasi.
→‘ndrina ‘ndrine cosca familiare. Più formano un locale o società
→Capobastone capo della cosca
→Picciotto d’onore primo gradino della cosca
→termine etimologicamente discusso, da ultima proposta risale
All'araboMafia mahyas da cui mafioso e conretroformazione mafia. Il linguaggio della vecchia malavita era il bacagghiu (di borsaioli, ladri, sfruttatori), decadutonegli anni '70 quando la mafia è diventata una grande multinazionale, lasciando spazio al mafiese, linguaggio di trafficiilleciti di ogni tipo che va verso il rarefatto e l'astratto, che sposa l'ambiguità e gli eufemismi del politichese. Il mafiesepasta ch'i sardiha dimesso la figuratività del baccagghiu (liccasapuni rasoio, rissa).→Combinare aggregare qualcuno alla mafia→Posare espellere qualcuno 13→Baccagghiu gergo (che in Sicilia è esteso anche ai gerghi di venditori ambulanti).→Baccagghiari parlare in segreto. Questi termini si confrontano con altre voci gergali della camorra: baccaglio lingua,baccagliare parlare, locuzione salire scendere e baccagliare lunedì (giorno in cui il detenuto parla con la famiglia); con l'italiano
baccagliare vociare/litigare/protestare fino ad entrare nel linguaggio giovanile, baccagliarsi qualcuno corteggiare qualcuno. Il lessico mafioso del passato distingueva un baccagghiu cubbu cupo, strettissimo e noto a pochi e un baccagghiu mutu per la mimica. Pitrè nel 1889 distinse tra: parrata di Vicaria voci della vita del carcere, paroli di li spatajoli dei tagliaborse, parrata a baccagghiu di Palermo, parrata zingaresca voci derivate dalla lingua dei rom. 8. LA LEGGERA diffuso nell'Italia settentrionale, specie nella pianura Padana, l'Emilia e l'Anconitano: copre una realtà Termine leggera complessa che va dal lavorante occasionale al piccolo malvivente, non si sovrappone alla mala anche se alcuni aspetti coincidono. È una condizione sociale, un modo di vivere stradicato, vagabondo, fantasioso, di arrangiarsi alla giornata. Esprime l'appartenenza a tale condizione, a questa cultura alternativa. Il modo di dire essere dellaIl termine gergale leggera (variante lingera) intendeva "essere membro della legge", intesa come antisocietà dei gruppi marginali organizzati; dunque un leggera è un marginale, uno della malavita.
Come si vive in questo mondo lo documentano le autobiografie raccolte da Danilo Montaldi nel 1961 (ricerca sociologica sulle classi sociali nella bassa Lombardia): lavoratori irregolari e occasionali, ex carcerati etc. risultanti dalla trasformazione sociale e ambientale e da una instabilità caratteriologica personale che ha prodotto la dissociazione dal codice di vita riconosciuto e approvato. Le testimonianze includono riferimenti al gergo, uno dei protagonisti, Teuta, termina la sua autobiografia con l'elenco di alcuni termini gergali della leggera, decaduto ormai anche.
tra i ladri perché la Scientifica ne conosce tutti gli aspetti: ciurèl furto, pianta guardia, drum strada, tira spia, fangose scarpe, fungo cappello, canne pantaloni, etc. Un'altra autobiografia è di Bigoncia che racconta la sua vita da ladro, dentro e fuori prigione, per le piazze, in ospizio, etc. Si preoccupa di glossare le voci gergali che nelle sue pagine ricorrono di frequente: colpo, lavoro furto, soldi dell'oro che era stato grana della polenta voltata venduto, pulerìa guardie della polizia, sbianchimento colpo andato a vuoto, venire bevuto essere scoperto, grana in berta soldi in tasca. 9. LA PIAZZA, I CIARLATANI, I GIROVAGHI, I DRITTI L'ambiente della piazza è quello delle fiere e dei mercati, con tutte le attività più o meno oneste che vi si concentrano: il gergo circola tra venditori.