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È POSSIBILE SUPERARE LE CRISI?

Come si può arrestare il processo che sta rendendo la Terra sempre meno abitabile? La superego

pressure, enfatizza la responsabilità delle singole persone, le porta a sperimentare sensi di colpa e,

come conseguenza, a compiere azioni “riparatrici” (le famose cinque R dell’ecologia attuale:

riduzione, riuso, riciclo, raccolta, recupero). Queste, tuttavia, non possono essere l’unica risposta a

oltre due secoli di impatto negativo dell’essere umano sulla Terra, partendo anche dal presupposto

che le responsabilità dell’antropocene, come sottolinea Descola, non vanno ricercate nell’umanità in

generale ma in “un sistema, un modo di vivere e in una ideologia”. Dunque, anche le soluzioni non

potranno venire esclusivamente dall’azione delle singole persone ma dovranno interessare

soprattutto l’intero sistema economico-politico.

La recente esperienza del Covid-19 ha messo in luce le contraddizioni e i veri e propri paradossi

dell’azione umana e la necessità di una riforma sostanziale della maniera di vivere sulla Terra. Da un

lato, l’emergenza sanitaria ha portato in diverse parti del mondo all’interruzione delle attività

produttive e una diminuzione dei traffici terrestri e aerei, che hanno permesso una drastica

riduzione delle emissioni di CO2 e di NO2.

Allo stesso tempo, tuttavia, il movimento di protesta sui temi del cambiamento climatico che

nell’ultimo anno e mezzo aveva raggiunto proporzioni considerevoli – ad esempio con gli scioperi e

le manifestazioni settimanali dei Fridays For Future e sensibilizzato un enorme numero di persone in

tutto il mondo, è stato scalzato dal dibattito attuale, messo in stand-by come se si trattasse di un

problema del tutto sconnesso o meno urgente dell’affrontare una pandemia. D’altra parte, il blocco

delle produzioni ha messo ulteriormente in luce lo squilibrio sociale intrinseco al sistema capitalista,

con l’aumento delle disparità dovute alla perdita del lavoro per migliaia di persone, la tragica

impossibilità di accesso alle cure per un numero altrettanto alto e il diverso impatto che il virus ha

avuto e continua ad avere a livello locale a seconda delle zone del mondo.

Descola propone un piano a lungo termine per evitare il disastro: cambiare i motori e la modalità di

navigazione.

Una minoranza dell’umanità si è nel frattempo appropriata della Terra devastandola, per poter

garantire ciò che viene comunemente definito benessere, a discapito di una moltitudine di altri

umani e non umani che pagano quotidianamente le conseguenze di questa rapacità. Non è stata

quindi l’umanità in generale ad aver dato origine all’antropocene, ma è stato un sistema, un modo di

vivere, un’ideologia, una maniera di dare senso al mondo e alle cose che continua a sedurre e a

diffondersi, e di cui dobbiamo comprendere le specificità se vogliamo porvi fine, cercando così di

mitigare alcune delle sue conseguenze più drammatiche. Anche gli ecosistemi di regioni che

sembravano essere state poco interessate dall’azione umana prima della colonizzazione europea,

come l’Amazzonia o l’Australia, in realtà sono state trasformate in maniera profonda negli ultimi

diecimila anni dalle tecniche d’uso dell’ambiente, in particolare la pratica orticulturale itinerante del

‘taglia e brucia’, la selvicoltura e gli incendi boschivi selettivi. tutto sembra indicare che siamo

sull’orlo di una rottura critica nel sistema di funzionamento della Terra. Gli effetti regionali hanno

breve durata e sono circoscritti.

IL SISTEMA NATURALISTA

In cosa consiste questo sistema? Innanzitutto, è stato fondato, per la prima volta nella storia

dell’umanità, sull’affermazione di una differenza di natura, e non più di grado, tra umani e non

umani; una differenza che sottolinea come i primi condividano con i secondi le proprietà fisiche e

chimiche universali, ma si distinguono per le loro disposizioni morali e cognitive. Il risultato è

l’emergere di una natura verso la quale gli umani hanno assunto una posizione esterna per

conoscerla e controllarla meglio, principio guida di un’ontologia che chiamata “naturalista”. Su

questa base ontologica si è prodotto un ribaltamento nella natura e nell’uso dell’energia. In questo

senso, la macchina di Watt non è tanto la causa primaria dell’ingresso nell’antropocene quanto il

primo risultato dell’accelerazione degli scambi di mercato, un’accelerazione che ha reso necessario il

controllo dei combustibili fossili, attualmente indispensabili molto più dell’energia immagazzinata

negli esseri viventi per la produzione e il trasporto.

Il capitalismo mercantile e il sistema di colonie ha portato a una diversificazione di fonti energetiche,

facilitata dall’introduzione di monete. Il denaro è stato usato per energia a basso costo. Servono

soluzioni globali a problemi globali.

I tre processi che giocano un ruolo centrale tanto nelle relazioni tra gli umani come in quelle che

quest’ultimi intrattengono con i non umani sono: il modo in cui gli esseri umani si adattano agli

ambienti in cui vivono (selezione di individui più adatti a vivere in un ambiente; creazione di nicchie

favorevoli a certi modi di esistenza. Adattamento al surriscaldamento), come se ne appropriano

(commercializzazione in maniera privatistica dell’ambiente – vendita di terreni, acqua, ecc. Non

dovrebbero essere ambienti di sfruttamento ma condividi. Calcolare elementi tangibili) e la forma

con cui li dotano di un’espressione politica (rappresentazione, coinvolge umani si più allargare e

scimmie o animali come delfini, cavalli, ma non sardine o virus. L’uomo non si sente debitore della

società, si considera allora un ecosistema, ossia un insieme di relazioni).

Oltre la natura e la cultura di Philippe Descola Il Museo di Storia Naturale di La Plata (Buenos Aires)

offre un'ottima rappresentazione della nostra percezione del mondo finora: il pianterreno è dedicato

alla natura (zoologia, mineralogia, ...) con un'esposizione saggiamente suddivisa; al contrario, al

primo piano (il piano della cultura, dove si trovano gli esseri umani, o meglio, i resti delle loro

culture) le classificazioni non hanno più il rigore che regola le collezioni al pianterreno. Oggetti e

culture sono ordinati in base al loro grado di dignità (es.: una ceramica o un tessuto occupa più

spazio rispetto a testimonianze di legno lasciate dai popoli delle foreste). Ciò che più si avvicina alla

civiltà ha più valore rispetto ciò che è invece poco civilizzato. Questo microcosmo a due piani riflette

l'ordine delle cose che da almeno due secoli ci governa: sul basament della Natura poggiano le varie

culture con le proprie caratteristiche (lingue, costumi...).

Secondo Friederich Rickert l'oggetto è uno solo ma compreso in due modi: secondo

generalizzazione, quando ci si mette dal punto di vista delle scienze naturali; secondo

individualizzazione, secondo il punto di vista delle scienze della cultura. La natura e le sue

manifestazioni esistono indipendentemente da noi, anche se sappiamo che dipendono in parte da

noi (es: un cervo che bramisce, un affioramento); gli elementi della cultura, al contrario,

testimoniano della nostra operosità, della nostra organizzazione sociale, anche se non abbiamo

creato noi la loro materia prima (es: un diamante tagliato, una caccia a cavallo).

Infiltrazione fra i due piani: ci impegniamo ad aprire passaggi tra i due livelli = il piano delle

convenzioni umane ambisce ad annettersi buona parte del campo riservato alla natura. Però dire

che la natura è una costruzione culturale presuppone che la cultura costruisca a partire da materiali

a essa esterni.

Quindi, gli esseri umani hanno sì colonizzato parte del piano inferiore, ma si sono visti obbligati a

riservare qualche sala a fenomeni sui quali non avevano presa. Anche i conservatori del piano terra

si adoperano ad estendere il loro ambito di competenza a discapito di coloro che si agitano al piano

di sopra (ossia coloro che sono devoti alle scienze umane che si ostinano a non vedere gli ingranaggi

naturali assai semplici, accecati dal desiderio di mantenere un territorio autonomo). I protagonisti

della "guerra delle scienze" hanno il merito di rendere palesi i difetti dell'organizzazione interna

dell'edificio dualista e, in particolare, l’impossibilità di tracciarvi una frontiera accettabile tra ciò che

attiene alla natura e ciò che attiene alla cultura.

Un cambiamento di cosmologia: i segni premonitori di uno sgretolamento della nostra cosmologia

sono già ben visibili. Il più crescente è senza ombra di dubbio la crescente preoccupazione per gli

effetti dell'azione umana sull'ambiente (la scelta stessa del termine ambiente piuttosto che natura

denota già un cambiamento di prospettiva). La natura, nell'accezione comune, era antropocentrica

perché' ricopriva uno spazio definito dall'assenza di umanità; l'antropocentrismo dell'ambiente,

invece, è del tutto palese, tutti oggi lo conoscono e la nostra influenza si fa sentire dappertutto.

Consideriamo il sostrato biologico dell’umanità come estraneo al controllo addomesticatore della

cultura.

L'evoluzione della genetica (es: riproduzione assistita, fecondazione in vitro...) rende meno netta di

prima una separazione di diritto tra la parte naturale e la parte culturale dell'essere umano.

L' antropizzazione del pianeta e degli organismi ha raggiunto livelli finora ineguagliati.

Tra le frontiere più contese tra Natura e Cultura troviamo quella che separa l’umanità dall’animalità.

Si assiste ad un ribaltamento di prospettiva pertinente al nuovo termine "cultura": la frattura, la

separazione tra natura animale e cultura non è più assoluta. 3 esempi per capire il nuovo grado si

separazione (o non separazione) tra umanità e animalità:

1- Il primo esempio viene dai giuristi (attenti alle nostre pratiche ed al nostro rapporto col

mondo); gli animali domestici, addomesticati o in cattività, possiedono dei diritti intrinsechi

allo stesso titolo delle persone morali; il nuovo codice penale ha creato una categoria di

reato contro gli animali domestici per la quale se non sono definiti come persone, non

possono nemmeno essere definiti come beni o cose. Sono diventati delle quasi-persone.

2- Il secondo esempio appartiene alla psicologia sperimentale: "teoria della mente" ossi

l'attitudine a inferire in altri individui stati mentali identici ai propri. Ricerche recenti sugli

scimpanzé hanno dimostrato che messi a fronte di un d

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
149 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher greta.paoly18 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia culturale e turismo ecosostenibile e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Tallè Cristiano.