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INNOVAZIONI DELLO SPAZIO E DELLA SCENOTECNICA
Il XIX secolo vede la diffusione del “teatro all’italiana”, con la sua costituzione a palchi, la platea e il
loggione, disposti di fronte a un palcoscenico ben delimitato, cornice di eventi mondani.
Le innovazioni riguardano migliorie scenografiche e nuovi effetti spettacolari che portano a un maggiore
realismo.
Tra le maggiori invenzioni del tempo figura quella del “panorama”.
Da qui si sviluppano diverse varianti, come il “panorama mobile” e il “ciclorama”.
L’illuminotecnica è il settore che giunge al massimo sviluppo.
La svolta decisiva avviene con l’introduzione dell’energia elettrica, con la possibilità di ottenere effetti di
chiaroscuro, di profondità o di luci espressive, il sistema elettrico viene messo a servizio della macchineria e
consente cambi di scena più rapidi e addirittura l’invenzione di palcoscenici mobili.
Il doppio palcoscenico compare per la prima volta negli Stati Uniti come sistema di due pedane, con scene
già montate, poste a due differenti livelli del teatro e mosse da un montacarichi verticale.
Negli ultimi anni del secolo compare il palcoscenico girevole.
L’introduzione dell’energia elettrica consente l’abbassamento delle luci in sala fino al completo
oscuramento della platea, per concentrare l’attenzione dello spettatore sulla scena ed evidenziare la
distanza tra il mondo reale del pubblico e quello illusorio dello spettacolo.
In Italia la Scala è il primo teatro a adottare l’impianto elettrico.
LE ORIGINI DELLA REGIA IN EUROPA
Comparsa la regia teatrale nell’ultimo trentennio del XIX secolo, con gli spettacoli della compagnia tedesca
dei Meininger, e con la fondazione del Theatre Libre di André Antoine.
Si tratta di un fenomeno che si rivela in grado di modificare l’intera modalità di produrre e pensare lo
spettacolo, concependolo come opera d’arte autonoma e unitaria.
Si tratta dell’assunzione di responsabilità direttive e gestionali.
Risultano estranee, invece, l’ideazione di un progetto estetico e interpretativo originale.
La compagnia dei Meininger
Tournée della compagnia tedesca dei Meininger che, tra il 1874 e il 1890, tocca le maggiori piazze europee,
arrivando a impressionare profondamente figure eminenti dello spettacolo coevo, da Antonie a
Stanislavskij.
Si tratta di spettacoli di complesso, curati da profondo rigore storico e filologico.
L’aspirazione alla verità storica comporta lunghe ricerche e mesi di preparazione per il progetto delle
scenografie, l’impiego di arredi, oggetti e costumi per quanto possibile autentici.
Vi è un globale ripensamento dell’organizzazione dello spazio scenico, rendendolo interamente agibile agli
attori, in modo da concertare l’azione su diversi piani, di contro alla convenzione che privilegiava ancora la
recitazione in proscenio.
Gli spettacoli dei Meininger mostrano di intendere il palcoscenico, come ambiente articolato, occupato da
elementi architettonici.
L’obbligo della puntualità e della presenza alle prove, il concetto indiscusso di primo attore è abolito a
favore dell’introduzione del criterio della rotazione dei ruoli: la distribuzione delle parti non è più regolata
dal ruolo e dalla fama dell’artista, ma decisa unicamente dal duca in funzione dell’attitudine dell’attore a
uno specifico personaggio, per cui può accadere che il protagonista di uno spettacolo assuma una parte
minore o minima nello spettacolo successivo.
Molteplicità di azioni parallele, episodi secondari e quadri di vita quotidiana. Sono bandite le disposizioni
simmetriche, centrali, parallele e in linea retta.
Tali scelte unite all’infrazione della secolare regola che impedisce all’attore di recitare di spalle o in
posizione non frontale rispetto al pubblico.
Il naturalismo: Antoine e il Theatre Libre
L’ambizione di portare sulla scena il massimo grado di realtà trova realizzazione con André Antoine, assume
il rilievo di un autentico fondatore del teatro contemporaneo in Europa nel momento in cui apre questa
piccola sala di trecentocinquanta posti.
Il Theatre Libre si propone di porre in scena opere provocatorie che propugnano tesi contrarie alla morale
corrente.
La nuova drammaturgia chiede interpreti del tutto rinnovati rispetto al passato. Antoine sceglie attori
principianti dai quali pretende una recitazione ricalcata sulla vita quotidiana.
Il pubblico dovrà essere un “voyer” che spia la scena dell’immaginaria quarta parete che per l’attore deve
esistere tra il palcoscenico e la platea.
Il principale presupposto della regia naturalista organizza lo spazio scenico come se lo spettatore non
esistesse.
Antoine sostiene la necessità di un repertorio di testi contemporanei.
Il fulcro dello spettacolo è rappresentato dal testo dell’autore, che il regista si impegna a realizzare sulla
scena nel modo più fedele possibile. Ne deriva una funzione della regia “al servizio dell’autore”, cui devono
piegarsi tutti i codici dello spettacolo e lo stesso lavoro dell’attore.
Antoine sostiene che l’attore deve essere al totale servizio dello spettacolo.
8. IL TEATRO DEL PRIMO NOVECENTO
LA NASCITA DELLA DANZA MODERNA
Delsarte divide il corpo umano in tre parti: la testa legata allo spirito, il tronco all’anima e gli arti alla
componente vitale.
Vi è la riaffermazione dell’idea di un corpo organico, espressivo.
Il sistema di Delsarte sfuma gradualmente in una sorta di training fisico.
Le idee del teorico francese, sul finire dell’Ottocento, generano negli Stati Uniti un clima di fervente
delsartismo di cui si nutrono le tre fondatrici della danza moderna: Loie Fuller, Isadora Duncan e Ruth St.
Denis.
Loie Fuller
Loie Fuller (1862 – 1928) autodidatta della danza, debutta come attrice.
Reduce dagli insuccessi sulla scena londinese, si tuffa in una rapida formazione di ballerina.
Di lì a poco Fuller mette a punto una danza originale e innovativa. Sulle note di una musica particolare,
eseguendo movimenti a spirale ritmici e ipnotici, fa fluttuare nello spazio una grande gonna multicolore
che, crea forme astratte e leggere.
È la prima Danza serpentina, in cui Fuller sperimenterà più riflettori da diverse angolazioni. Il successo è
notevole, tanto da sollecitare molte imitazioni.
Le forme in movimento, spirali, vortici, onde, fiamme e gigli, con i loro originali effetti di luce, ritmo e
colore. Integrando i nuovi dispositivi tecnici e materiali della scena con la ricerca di un movimento libero.
Fuller propone un rivolgimento nel segno della sperimentazione scenica e illuminotecnica, Isadora Duncan
(1878 – 1927) attua nella danza una vera rivoluzione intorno al corpo.
Isadora Duncan
Duncan, diversamente da Fuller, compie studi tradizionali di balletto nella scuola di Marie Bonfanti, e si
convince ben presto che la danza è altro: rappresenta la ricerca di movimento puro, semplice, non viziato
da virtuosismi tecnici, libero da tutte le sovrastrutture.
Accantonati scarpette e tutù del balletto classico, Duncan si esibisce scalza, vestita di una tunica morbida e
leggera, sulle note di grandi compositori, escludendo gran parte della musica contemporanea, fra cui il jazz.
Duncan nel 1898 approda in Europa per offrire esibizioni soliste.
Tra i suoi innumerevoli viaggi, snodo fondamentale Parigi, approda svariate volte a Mosca, dove nel 1921 il
nuovo governo la invita ad aprire una scuola.
Duncan attua il progetto, sognando di fondare la danza e la donna del futuro, per assaporare tuttavia
delusione dopo soli due anni. Abbandonata definitivamente la Russia nel 1924 per rientrare a Parigi.
Ruth St. Denis
Terza pioniera della danza moderna (1879 – 1968), educata dalla madre ai principi delsartiani e studia
balletto classico.
Debutta nel teatro leggero, ha la possibilità di assistere all’esecuzione delle danza orientali, e di ammirare
Fuller e Sada Yacco, artista giapponese nasce così in lei un vero culto dell’Oriente
à
Nel 1906 concepisce Radha, unità di corpo e spirito, tentativo di recuperare le radici più profonde
dell’essere. La danza per lei è un grande rituale che viene spettacolarizzato con una messa in scena
elaborata.
I movimenti, tecnicamente, sono semplici, in scena si alternano un incedere flessuoso e leggero, a piedi
nudi, e il vorticoso roteare del corpo, generando movimenti a spirale.
Lo spiritualismo di St. Denis si amplifica a seguito dell’incontro con Ted Shawn, insieme al quale nasce un
lungo sodalizio artistico, sfociato poi nel matrimonio.
Condividono una spiccata religiosità, la formazione delsartiana, la Denishawn, scuola-laboratorio per
danzatori.
St. Denis elabora i principi della music visualization, una tecnica di lavoro in cui si cerca una relazione fra la
comunicazione musicale e quella corporea.
Alla scuola si affianca l’attività di una compagnia, e fra gli allievi figura Martha Graham (1894 – 1991), fra le
principali artefici della rivoluzione coreica del secondo Novecento.
Jacques – Dalcroze
Il paese europeo che più recepisce i nuovi stimoli che arrivano da oltreoceano è la Germania.
Vi è un bisogno di tornare alle origini, recuperare un rapporto diretto e puro con la natura (Korperkultur),
l’obiettivo di raggiungere la bellezza e il benessere.
Fra i diversi esponenti del mondo della danza e del teatro contemporaneo, ricordiamo Dalcroze (1865 –
1950), musicista e compositore, allievo di Delsarte.
Lavora allo sviluppo dell’”orecchio interiore”, per renderli consapevoli dell’esperienza musicale, creando
degli esercizi ritmico – corporei. È l’intero corpo a partecipare, non soltanto l’udito.
Nasce la ritmica: disciplina pedagogica, con l’obiettivo di arrivare ad una condizione di benessere psicofisico
in cui si sperimenta la consapevolezza delle proprie possibilità e limiti, accedendo alla sfera della creatività.
Laban
Ungherese di nascita e tedesco di adozione (1878 – 1958), con una formazione eclettica, sviluppa una
spiccata sensibilità per il rapporto spazio – forma.
Si impegna nella ricerca di una danza pura, assoluta, non assoggettata a regole tradizionali.
Laban elabora la “danza libera” fondata su leggi dinamiche. La danza conquista una sua autonomia, anche
rispetto alla musica, rifiutata perché estranea, basandosi sui ritmi corporei dell’esecutore – il battito
cardiaco, il respiro.
Nel sistema di Laban bisogna conoscere perfettamente se stessi e il proprio corpo, arriverà a creare una
vera e propria scienza del movimento.
KONSTANTIN STANISLAVSKIJ
Nasce a Mosca (1863 - 1938), si misura fin da giovanissimo