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HOBBES: i sensi e la conoscenza originaria

Hobbes è il primo tentativo di estendere al piano dell'etica e della politica l'opera di fondazione intrapresa da Cartesio nell'ambito della metafisica e della conoscenza. Con il suo pensiero prende anche forma il lungo processo di revisione dei principi della conoscenza su base empiristica.

Hobbes critica il dualismo cartesiano delle sostanze, a cui contrappone una concezione di tipo materialistico. Critica il cogito cartesiano, sostenendo che Cartesio ritiene erroneamente che, poiché il soggetto pensa, esso debba essere un pensiero. Hobbes ironicamente osserva che se passeggio, allora sono una passeggiata. Il soggetto del pensiero quindi può essere una sostanza materiale e le idee non indicano qualsiasi contenuto del pensiero, ma solo le immagini delle cose derivate dalla sensazione corporea. Hobbes sostiene che non esistono idee innate, ma tutti i pensieri derivano dall'esperienza.

Nel De corpore,

Hobbes spiega in termini meccanicistici il processo della conoscenza sensibile → imprimendosi sui nostri sensi, le cose esterne introducono nel nostro corpo un movimento → l'impressione generata dall'organo di senso viene trasmessa attraverso i nervi, le fibre, fino ad arrivare al cervello e al cuore, dove incontra una resistenza da cui scaturisce per reazione un movimento verso l'esterno → questo movimento produce un'immagine che noi intendiamo come l'oggetto della nostra sensazione → la sensazione è dunque l'immagine prodotta dalla reazione del soggetto alla pressione subita dall'esterno ● le sensazioni ci forniscono pertanto una conoscenza delle qualità delle cose, ma non della loro essenza → carattere fenomenistico alla teoria hobbesiana della conoscenza: le qualità che percepiamo nelle cose esprimono solo il modo in cui l'oggetto ci appare soggettivamente → le immagini sensibili o

Le sensazioni costituiscono i primi pensieri della nostra mente: quando l'oggetto che le ha causate si è allontanato, esse si indeboliscono, diventando immaginazioni o idee. La memoria è l'insieme di queste immagini sedimentate e costituisce l'esperienza.

Il linguaggio, la ragione e la conoscenza scientifica sono strumenti che permettono di elaborare e comunicare le sensazioni e le idee.

Le sensazioni, le idee e le connessioni che si stabiliscono tra loro vengono chiamate "conoscenza originaria". Questa conoscenza si basa sul ricordo dell'ordine in cui si sono succedute le sensazioni ed è fondata sull'esperienza privata. Tuttavia, manca di validità universale e della certezza che caratterizza la scienza. Pertanto, è necessaria prudenza nell'affidarsi a questa conoscenza, poiché essa è solo probabile e il suo grado di certezza aumenta con l'aumentare della ripetizione delle esperienze.

Il linguaggio è ciò che consente il passaggio dalla conoscenza dei sensi, comune agli uomini e agli animali, alla conoscenza universale che è propria solo degli uomini.

si basa sulla manipolazione dei concetti e delle idee, che vengono rappresentati attraverso l'uso dei nomi. I nomi hanno una duplice funzione: da un lato, servono come aiuto mnemonico per richiamare alla memoria le connessioni tra le diverse idee; dall'altro, agiscono come segni comunicativi, suscitando nelle menti degli altri le stesse immagini mentali concepite da chi pronuncia il nome. Il ragionamento, quindi, è un'operazione che si svolge sui concetti, la cui correttezza o scorrettezza dipende dalla modalità in cui essi vengono combinati e scomposti. I concetti di composizione e scomposizione conferiscono al ragionamento la natura di un "calcolo". Come afferma l'autore, "Per ragionamento intendo il calcolo. Calcolare è cogliere la somma di più cose". Inoltre, la ragione non viene più concepita come una sostanza separata, la "res cogitans", che eleva l'uomo al di sopra degli altri esseri, ma come una facoltà mentale strettamente dipendente dal corpo. Il ragionamento si basa quindi sulla manipolazione dei concetti e delle idee, che vengono rappresentati attraverso l'uso dei nomi.

è acquisito e non innato, ha caratterediscorsivo e non deduttivo: è ciò su cui si fonda la filosofia

per Hobbes abbiamo una conoscenza vera soltanto delle cose che noi stessiproduciamo o di cui conosciamo le cause generatrici → dove non c’è generazione nonc’è filosofia e non c’è scienza → sono quindi escluse la teologia, perché Dio è ingenerato ele cause generatrici sono ignote, la storia naturale o politica, la religione rivelata → unicioggetti a cui la scienza può far riferimento sono i CORPI

fisica e metafisica

Hobbes ritiene che nel mondo esterno vi siano due realtà indubitabili: i corpi e imovimenti → i corpi sono entità estese, coincidono con una parte dello spazio, imovimenti sono il modo in cui le sostanze corporee causano le nostre sensazioni e lenostre idee → lo spazio, per Hobbes, è l’immagine con cui nella mente concepiamo uncorpo

e effetti determinati dalle leggi della natura → la metafisica si occupa anche dell'esistenza di entità immateriali come l'anima o Dio → la filosofia della natura e la metafisica sono strettamente legate, poiché entrambe cercano di comprendere la natura e il suo funzionamento attraverso l'analisi dei corpi e dei loro movimenti.necessarie prodotte dall'azione meccanica che i corpi esercitano gli uni sugli altri● Hobbes mette in discussione due importanti convinzioni della metafisica classica: la natura incorporea degli spiriti e delle anime e la natura spirituale di Dio → dal momento che tutto ciò che esiste è corpo, il soggetto del pensiero deve essere per sua natura un ente materiale e corporeo, il quale dispone della facoltà di pensare → egli sosterrà che Dio per esistere deve avere una natura corporeaantropologia ed etica● Hobbes estende all'ambito antropologico la propria visione materialistico-meccanicistica → la passione scaturisce dall'impressione generata dall'incontro tra l'oggetto e l'organo di senso: giunta fino al cuore, dà vita a un "appetito" o a un' "avversione" → i movimenti si manifestano esteriormente come "piacere" e "dolore" (amore e odio, bene e

male) estanno alla base della vita emotiva dell'uomo

● il bene e il male si risolvono nelle percezioni soggettive in cui si traduce un movimento fisico → i movimenti che formano gli appetiti e le avversioni seguono le stesse leggi meccaniche e necessarie che regolano l'interazione tra i corpi → l'alternanza tra le passioni non può venir controllata: quando un oggetto appare insieme desiderabile e avversabile, sorge un conflitto tra le due passioni → si chiama "deliberazione" l'alternanza delle passioni, al termine del quale una delle due prevarrà sull'altra → la passione predominante è la volontà, la quale non è libera → Hobbes nega che si possa parlare di libero arbitrio → l'unico spazio che riserva alla libertà è la libertà d'azione

Hobbes e il giusnaturalismo moderno

● la filosofia serve all'uomo per supporre fondatamente sul passato e prevedere

Il futuro invista del suo vantaggio: unica via per mettere fine al conflitto tra bene e male è l'istituzione di un potere sovrano che stabilisca un criterio generale dell'agire. La politica rappresenta la sfera entro cui fondare un'etica condivisa in vista del superamento del conflitto tra gli uomini.

L'analisi politica di Hobbes è condizionata dai principi del giusnaturalismo moderno, in base al quale il diritto ha un fondamento naturale. Il giusnaturalismo moderno si diffonde grazie all'opera di Ugo Grozio: intende ricondurre il diritto a principi universali, indipendenti dall'appartenenza confessionale del singolo. Grozio fonda il diritto sulla ragione umana.

Samuel Pufendorf espone le tesi di Grozio, affermando l'esigenza di trattare la scienza del diritto come una scienza deduttiva, che procede dalla retta ragione. C'è l'esigenza di emancipare il diritto sia dalla morale sia dalla religione.

Teoria

La giusnaturalistica moderna si articola attorno a due concetti:

  1. Stato di natura (in De Cive) → condizione che precede la costituzione della società civile o Stato
  2. Contratto sociale (in Leviatano) → momento in cui, con un patto, si registra il passaggio dallo stato di natura alla società civile

Il giusnaturalismo forniva a Hobbes gli strumenti per fondare una scienza politica che mirasse ad una conoscenza certa → Hobbes intende lo stato di natura come una condizione pre politica in cui tutti gli uomini sono animati dalla volontà di nuocere, ossia dalla loro naturale aggressività che li porta a soddisfare i propri desideri e dalla possibilità di nuocere, determinata dall'uguaglianza naturale che rende ininfluenti le disparità di forza e intelligenza → gli uomini di cui parla Hobbes non sono socievoli, sono nemici gli uni degli altri, sia per ragione di competizione che di diffidenza → sono in uno stato di guerra generale.

nel quale vige il diritto naturale. Il diritto naturale consiste nella libertà illimitata di ognuno di avanzare le proprie pretese su tutto. Hobbes individua nella rinuncia al diritto naturale la via attraverso cui uscire dallo stato di natura e costruire una condizione di pace. Alla libertà illimitata Hobbes contrappone le "leggi di natura": 1. Ricercare la pace 2. Rinunciare al proprio diritto su tutto 3. Mantenere i patti Gli uomini devono riunirsi e stringere un patto con cui ognuno cede il proprio diritto illimitato a un soggetto terzo. Hobbes concepisce l'autorità sovrana come assoluta, il potere supremo che detiene tutti i diritti è concepito come un Leviatano, il mostro biblico, simbolo dell'essenza dello Stato. L'unione dei sudditi ha la propria ragione nella sottomissione al sovrano. Hobbes esclude ogni diritto di resistenza da parte dei sudditi nei confronti dell'autorità.le violazione del proprio diritto alla vita.
Dettagli
A.A. 2023-2024
27 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinabottero di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Menin Marco.