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Estratto del documento

-I

la vigenza delle norme dell’ordinamento, nelle quali siamo messi dalle norme stesse

dell’ordinamento

Il diritto incontra contrapposizione che deve superare con la lotta.

In alcuni casi questa lotta è essenziale al ne dell’esistenza morale del titolare del diritto,

vi sono alcuni diritti che sono così strettamente legata all’identità cetuale di qualcuno, che

lottare per i diritti è necessario per la conservazione dell’identità morale> es: un

commerciante che non riscuote ciò che si merita, perde di credito> ciò vale per gli

individui, ma più per gli Stati.

Uno Stato non disposto a lottare per il proprio territorio non si può a ermare.

la lotta per il diritto è conservazione dell’esistenza morale> non

Vi sono casi in cui

solo lottare per il diritto ma anche per le condizioni stesse della propria esistenza

98 fi fi ff

29/11/23

Jeremy Bentham

In Inghilterra ci fu chi approvò le ragioni della codi cazione, in

non avvenuta>

Inghilterra vige ancora il Common law e non vige un codice.

Il Common Law vige sul principio del precedente obbligatorio> non ci sono articoli di

solo sentenze

legge di un codice, ma che costituiscono la fonte del diritto prevalente.

Da sentenze si desumono massime giuridiche, cioè norme che si sostiene essere

applicate per deridere ogni possibile conseguenza.

Principio: si deve fare come si è sempre fatto> cioè applicare le norme delle corti,

su casi analoghi

La tradizione giurisprudenziale è la base delle sentenze da applicare> l’origine in questo

modo risalgono alle pratiche medievali delle corti del re.

Il diritto inglese cambia per via giurisprudenziale> Common Law,

negli ordinamenti di

il giudice è vincolato dai precedenti nché il diritto vigente non è più applicabile.

Fin dai tempi di Platone si è constatato che se si può sostenere che due cose siano simili

o addirittura che esse siano identiche tanto che ad asse attribuivano lo stesso nome,

perché crediamo che le somiglianze sian più importanti e rilevanti delle avversità, di cui

comunque teniamo conto.

Io posso ritenere che due casi siano simili se dispongo di un criterio in base al quale

stabilire che talune somiglianze conta i di più delle di erenze che intercorrono tra loro.

Capire i criteri in base al quale le somiglianze e le di erenze vanno a valorizzare le

di erenze.

Questa norma che è condizione perché un precedente possa essere ravvisato, non può

desumerli dal precedente stesso> è necessario desumere una norma pretendente.

La fonte delle norme nel Common Law qual è?

Di interpretazione di cile

Bentham prende atto di queste e altre di coltà e pensa che la soluzione del

Common Law possa essere costituita dalla codi cazione

Scopo del diritto= massima felicità del maggior numero> il Common Law non lo può

fare perché il legislatore non lo prescrive ciò.

L’ordinamento inglese ha caratteristiche peculiari che conserva ancora e che ci

consentono di distinguerlo dagli ordinamenti continentali di diritto statuito> ordinamento

Common Law. La gran parte del diritto ha fonte giurisprudenziale e non

di

legislativa, in tale contesto Bentham, nato nel 1748, elabora la sua dottrina. È un autore

che proli ca assai testi, iniziò a scrivere giovanissimo, un bambino prodigio.

Bobbio (corso 61 a Torino) parlò di lui, intitolando il capitolo “Origini del positivismo

giuridico in Inghilterra”, da qui l’inquadramento di tale autore.

Bentham fu un precursore del positivismo critico del giusnaturalismo, convinto

il diritto consiste del comando del sovrano.

assertore della tesi secondo la quale

dubitare che Bentham sia giuspositivista,

Ci sono anche ottime ragioni per e che la sua

dottrina possa essere accostata più facilmente al giusnaturalimo.

È severo sul giusnaturalismo, sulle idee di Locke ma anche di Hobbes, egli critica il primo

quando osserva che leggendo le opere di tali autori ha l’impressione di trovarsi di fronte a

testi i quali sono privi di ogni signi cato.

99

ff fi ffi fi fi ffi fi ff fi ff

Il ruolo del sovrano non ha senso dire che

Le cose che sostiene non hanno senso secondo Bentham>

all’uomo sono stati conferiti diritti naturali dati da una legge naturale e che

quest’ultima abbia scopo la tutela di si fatti diritti> questa per Bentham è una

non vi è diritto conferito dalla legge di natura poiché non esiste legge

sciocchezza>

di natura, se c’è legge è legge stabilita dal sovrano, se ci sono diritti sono conferiti

da tale e legge e dal suo autore. non ha senso stipulare un contratto nel

Dunque

quale si dispone la rinuncia dei propri diritti soggettandosi all’arbitrio del sovrano

così che egli potesse tutelarne meglio alcuni.

evidenza empirica

Queste idee per il losofo non hanno e se si vuole capire come

il sovrano non è colui a cui

e ettivamente stiano le cose è necessario prendere atto che

si assoggetta la moltitudine degli individui, il sovrano è colui a cui di fatto la

moltitudine obbedisce> noi non abbiamo diritti se non quelli che il sovrano ci da.

Se i soli diritti dei quali posso essere titolare sono quelli conferiti dal sovrano, signi ca che

non c’è alcun diritto che posso far valere nei confronti del sovrano, egli quando

vuole può togliermi ciò che mi ha dato.

diritto di resistenza nei confronti del sovrano, atto che egli non

Non si può parlare di

può compiere, abuso di autorità, di potere, diritto è in realtà un cattivo uso del

linguaggio. Non esistono diritti naturali anteriori ai diritti dati dal sovrano, il diritto

e

oggettivamente inteso legge di cui il sovrano è autore> non ha senso

consiste nella

ritenere che gli individui e la comunità politica possono far prevalere i propri diritti

sul sovrano> non che i sudditi e la comunità debbono sempre obbedire

ciò signi ca

al sovrano, non signi ca che vi siano casi nei quali in cui sia giusto resistere o doveroso

non si può sostenere che lo si debba fare esercitando

farlo ciò che egli intende è che

un diritto. Egli intende dirci in che modo si debba usare il termine diritto. Può essere che

il diritto sia ingiusto e che dunque appaia doveroso non obbedire e abbattere il

sovrano ma non si può dire che lo si fa nell’esercizio di un diritto, lo si fa perché è

giusto farlo, ma non perché ci è consentito farlo.

La giurisprudenza espositiva com’è il diritto così com’è>

Giurisprudenza espositiva , cioè si vuole sapere alla

censoria il cui scopo non è quello di

giurisprudenza espositiva si aggiunge quella

stabilire come sia il diritto ma quello di stabilire come dovrebbe essere il diritto per

esser giusto.

A Bentham interessa più la seconda, la politica del diritto, egli vuole estinguerla da quella

espositiva. Ciò non signi ca che per lui non sia possibile stabilire come dovrebbero

andare le cose scienti camente, per questo è lecito dubitare se è giuspositivista a pieno

per lui esistono criteri oggettivi del bene e del male i quali hanno evidenza

titolo,

empirica e assiomatica, non crede che tali

a di erenza dei giusnaturalisti classici

criteri possono essere de niti diritti, il diritto si risolve interamente nel decreto del

sovrano> un giusnaturalisti avrebbe de nito tali criteri diritto naturale per lui no.

egli ha in comune più con un

Se non se ne fa questione di parole è chiaro che

giusnaturalisti che con un giuspositivismo, detto anche da Bobbio. Di erenza consiste

egli individua il principio fondamentale oggettivo non nella natura dell’uomo, ma

che

nel atto imperi amente giusti cabile che l’uomo persegue le sue nalità> l’uomo

può conseguire nel modo migliore le sue abilità.

100

ff fi fi fi fi fi

fi ff fi fi fi ff fi

Etica ripresa dai grandi classici tali Aristotele, in cui un atto si basava sul ne che ne

conseguiva e che giusto e ingiusto si basava su cosa fosse giusto o in giusto diretto al

ne> non sia avvisano di erenze signi cative fra utilitarismo e edaumonismo classico.

ci si muove dal fatto empirico, la natura ha posto all’umanità sotto

La novità sta che

il dominio di pena e piacere, che dobbiamo fare, giusto e

ciò che ci indica ciò

ingiusto, catena causa e etti> i primi dipendono da ciò che è utile e da ciò che è

dannoso e in fondo coincidono con essi> ciò che avviene avviene perché così ognuno sia

indotto per sua natura a perseguire l’utilità> ogni sforzo a no.

La felicità

Negare l’assoggetazione a pena e piacere non ha e etto, ha e etto solo a

dimostrarci che ad essi siamo soggetti e che non abbiamo possibilità di sottrarci a

loro> il principio di utilità lo riconosce ed ha per oggetto l’edi cio della felicità.

Si tratta di prendere atto che qualsiasi cosa sia compiuta sia per conseguire il loro utile ed

ergere ciò con un principio normativo, facendo un modo che si possa conferire il ne che

naturalmente ci si pre gge.

L’utile e il dannoso, giusto e ingiusto , siano concetti operazionaliazzati> quantità di

piacere e dolore che è causata da ogni nostro atto possa essere quanti cata

Dunque è possibile calcolare gli e etti di ogni nostro atto in termine di

esattamente.

piacere e dolore> se atto da x piacere e x-1 dolore allora è agevole.

La bontà di un atto dipende dalla somma algebrica del piacere e del doloro che

produce> sistema complessivo di norme il cui ne fosse quello di massimizzare la

felicità. ad ogni causa corrispondano in ciascuno e

Tutto questo sembra presupporre che

ciascuna i medesimi e etti piacevoli o dolorosi> egli prende atto di ciò> la sensibilità

dell’uno sia diversa da quella di ogni altro> la di erenza si deve pur tenere conto nel

calcolo felici co.

Es: se sono cresciuto in povertà, ho fatto esperienza di privazione mi abituo a tale

condizione e se mi si lascerà in tale condizione avrò un danno inferiore rispetto a chi ha

vissuto nel lusso e dopo gli sarà tolto tutto, sarebbe sbagliato pari care le condizioni

secondo Bentham, perché chi ha vissuto negli agi se ne è privato so rirebbe troppo in

proporzione al vantaggio che ne conseguirebbe per i poveri abituati a tale condizione.

Farsi carico della povertà è fattibile con le work house, in cui i gli dei poveri dovranno

stare e imparare a s

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A.A. 2024-2025
133 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dilettaferrauto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Milazzo Pietro.