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Hobbes definisce nell’introduzione al Leviatano la nozione giuridica e finzionale di persona (persona in latino significa
maschera, da qui l’attore nei processi):
- Persona naturale- quando parole e azioni sono sue proprie
- Persona finzionale o artificiale – quando le parole sono di un altro uomo o di qualcun altro cui vengono
attribuite.
Da qui la figura dello Stato come persona che incarna la volontà dei singoli, quali seguito il contratto sociale derivante
dallo stato di natura in cui gli uomini vivevano – cioè nella costante lotta di tutti contro tutti, e in uno stato di paura
costante per la propria vita, essi decidono cosi di limitare le proprie libertà naturali, dando luogo ad un patto sociale,
consegnando cosi nelle mani dei governanti il potere di emanare regole di convivenza obbligatorie per tutti, al fine di
conseguire un bene superiore – il bene comune, e la felicità individuale in piena libertà, la prosperità .
Questo terzo cui vengono ceduti questi poteri è rappresentato dalla figura del Leviatano, il sovrano, un mostro biblico (in
cui è racchiusa la nozione di Repubblica o Stato, sovrano che racchiude all’interno i magistrati, funzionari) raffigurato in
due modi:
- Nel primo esso tiene in mano dx la spada e nella sx il pastorale e il suo corpo è fatto da corpi rivolti all’interno
e verso il leviatano che domina la città (con le spalle dunque rivolte al pubblico) – la creazione e l’unione dello
Stato
- Nel secondo la figura del Leviatano ha i medesimi oggetti, medesime mani ma i cittadini hanno cambiato
posizione e sono rivolti non più di spalle, ma verso chi guarda la figura, - lo Stato o il Sovrano rappresenta i
cittadini coscienti di quanto è il loro ruolo e potere nell’insieme.
Il Leviatano così diventa quella figura da cui proviene la volontà di tutti, la fonte del diritto.
Successivamente tale figura viene man mano rigettata, diventando un mero systema iuris - insieme di norme contenute
nei codici, una struttura razionale e logica che culmina nella rappresentazione piramidale della teoria delle fonti
kelseniane, in cui la Grundenorm posta al vertice della gerarchia delle norme, come dispositivo finzionale.
Nel periodo nazista però, e durante i totalitarismi novecenteschi il corpo del dittatore, del Fuhrer assume tale valenza.
La filosofia del diritto novecentesca si trova così divisa in 2, tra Kelsen e Schmitt circa la legittimità:
- Teoria della legittimità – del fondamento del diritto
- Teoria della mera legalità e validità delle norme e del sistema giuridico
Il Cristallo di Hobbes di Schmitt e la piramide di Kelsen
Il calice di cristallo, (metafora visiva) – fu coniato da Carl Schmitt – giurista tedesco, nel celebre articolo “Il concetto
di politico “1932 – cristallo di Hobbes, in cui egli riassume il lavoro di una vita sul padre del giuspositivismo T. Hobbes.
Lo stato di natura, concetto centrale del giusnaturalismo è la lotta di tutti contro tutti, la cui normalizzazione avviene
solo nello Stato, inteso come unità politica e giuridica.
Schmitt, osserva che Hobbes partendo dall’affermazione per cui “Gesù è il Cristo” (il salvatore) si muove nella direzione
in cui questa fede pubblica da tutti abbracciata e accettata necessita di un’interpretazione omni valente che possa valere
per tutti e che condivida anche un’accettazione generale in merito a “chi parla in nome della verità” e, “chi detiene il
potere che dal suo possesso deriva”.
Schmitt ritiene che tali quesiti sono risolti ha Hobbes attraverso la concezione di Stato moderno in cui l’autorità – non
la verità (conseguita per cessione delle masse ad esso) costituisce la legge in forma legalmente vincolante.
La verità (non si compie da sola) – è contestata, quindi necessita di comandi coercibili di qualcuno che attraverso
sanzioni faccia rispettare la regola, e derivanti dal Sovrano, dallo Stato da quella figura quindi in cui le masse hanno posto
la loro fede, ed è rappresentata nel cristallo dove la parte superiore è aperta alla trascendenza (cosi spiegata:)
1. L’attuazione del comando ottiene obbedienza dalla sottomissione, creando una catena dall’alto verso il basso
(1. Attuazione dell’autorità e del comando, 2. Ubbidienza dei sottomessi, 3. Protezione del singolo)
Al contrario 1. 2. 3.
2. il bisogno di protezione richiede Ubbidienza, che si risolve in Autorità e comando
Schmitt ritiene che l’apertura superiore del calice, contenente la trascendenza significhi che in tale area si risolve
e ottiene la neutralizzazione del contrasto tra umani.
Queste direzioni seguono però, quanto coniato da Hobbes nella figura rappresentata dal Leviatano nelle due forme, in
una racchiude ed è composta dai sudditi rivolti all’interno verso il Leviatano, e la seconda con i sudditi rivolti verso
l’esterno.
La proposizione dunque di “Gesù è il Cristo” si evolve in il “Leviatano è lo Stato”, legittimando l’autorità del proprio
comando ponendosi come autorità conoscibile e evidente a tutti. – teologia politica schmittiana = svuotamento del
concetto di verità e sostituzione con la teoria del diritto come comando di uno solo = decisionismo, dove il Sovrano
decide sullo stato di eccezione risolvendo il conflitto e appropriandosi dell’autorità di comandare.
All’opposto del decisionismo di Schmitt si trova la teoria della legalità kelseniana, volta a individuare 2 diversi modelli
di diritto giusnaturalistico e positivistico (giuspositivistico).
- Nel giusnaturalismo - prevale il carattere della deduzione, attraverso un procedimento logico sillogistico - da
una norma all’altra, dalla norma fondante l’intero sistema costituente un postulato morale autoevidente e un
valore (la pace per Hobbes, e la libertà per Kant)
- giuspositivismo kelseniano – dove le norme derivano le une dalle altre, attraverso deleghe di potere, che
risalgono dal basso verso l’alto, alla norma fondamentale che è fondamento di verità di tutte le altre e del
sistema. Qui non si procede per deduzione (tipico del giusnaturalismo) ma per delegazione (da una norma
all’altra a salire). Viene dunque coniata la piramide di Kelsen rappresentante delle norme dove in alto è posta
la norma fondamentale. Egli conia quindi il sistema gerarchico delle fonti, del diritto positivo oggi esistente
che ha un’organizzazione diversa rispetto a quella di Kelsen.
Kelsen produce cosi un sistema puro di diritto positivo e scienza del diritto, che è depurato da elementi estranei (che
non è politico) e risolve così il problema schmittiano dei centri di riferimento e delle diverse verità.
Kelsen pone il diritto al di sopra di tutti saperi risolvendosi in una mera conoscenza formale e non valoriale del sistema
delle norme, dove al vertice comunque sia vi è la norma – fondamentale.
Norma presupposta, finzionale è quella di Kelsen = un pensiero giuridico.
La norma è fondamentale perché non si può ricercare ulteriormente il fondamento della sua validità (è una norma
fittizia non positiva – non statuita da un reale stato di volontà – ma deriva da un pensiero giuridico, concepita per essere
sottratta alla regressione all’infinito (è vale quanto l’affermazione di Schmitt Gesù è il Cristo, cui Schmitt si trova a
dover rispondere nel cristallo di Hobbes circa quale norma positiva abbia fondato la prima autorità).
Kelsen, come Hobbes, rivaluta la finzione, uno della norma fondamentale e l’altro della figura del Leviatano, circa il
problema irrisolto del fondamento del diritto, del potere, dell’autorità in generale.
P. Heritier
Lettura iconologica del Leviatano di Hobbes e figura trascendente del Terzo
Il Leviatano di Hobbes rappresenta il Corpus Iuris della modernità, finzionale rappresentato dalla figura del Sovrano
coincidente con lo Stato come persona.
Hobbes definisce nell’introduzione al Leviatano la nozione giuridica e finzionale di persona (persona in latino significa
maschera, da qui l’attore nei processi):
- Persona naturale- quando parole e azioni sono sue proprie
- Persona finzionale o artificiale – quando le parole sono di un altro uomo o di qualcun altro cui vengono
attribuite.
Da qui la figura dello Stato come persona che incarna la volontà dei singoli, quali seguito il contratto sociale derivante
dallo stato di natura in cui gli uomini vivevano – cioè nella costante lotta di tutti contro tutti, e in uno stato di paura
costante per la propria vita, essi decidono cosi di limitare le proprie libertà naturali, dando luogo ad un patto sociale,
consegnando cosi nelle mani dei governanti il potere di emanare regole di convivenza obbligatorie per tutti, al fine di
conseguire un bene superiore – il bene comune, e la felicità individuale in piena libertà, la prosperità .
Questo terzo cui vengono ceduti questi poteri è rappresentato dalla figura del Leviatano, il sovrano, un mostro biblico (in
cui è racchiusa la nozione di Repubblica o Stato, sovrano che racchiude all’interno i magistrati, funzionari) raffigurato in
due modi:
- Nel primo esso tiene in mano dx la spada e nella sx il pastorale e il suo corpo è fatto da corpi rivolti all’interno
e verso il leviatano che domina la città (con le spalle dunque rivolte al pubblico) – la creazione e l’unione dello
Stato
- Nel secondo la figura del Leviatano ha i medesimi oggetti, medesime mani ma i cittadini hanno cambiato
posizione e sono rivolti non più di spalle, ma verso chi guarda la figura, - lo Stato o il Sovrano rappresenta i
cittadini coscienti di quanto è il loro ruolo e potere nell’insieme.
Il Leviatano così diventa quella figura da cui proviene la volontà di tutti, la fonte del diritto.
Successivamente tale figura viene man mano rigettata, diventando un mero systema iuris - insieme di norme contenute
nei codici, una struttura razionale e logica che culmina nella rappresentazione piramidale della teoria delle fonti
kelseniane, in cui la Grundenorm posta al vertice della gerarchia delle norme, come dispositivo finzionale.
Nel periodo nazista però, e durante i totalitarismi novecenteschi il corpo del dittatore, del Fuhrer assume tale valenza.
La filosofia del diritto novecentesca si trova così divisa in 2, tra Kelsen e Schmitt circa la legittimità:
- Teoria della legittimità – del fondamento del diritto
- Teoria della mera legalità e validità delle norme e del sistema giuridico
Il Cristallo di Hobbes di Schmitt e la piramide di Kelsen
Il calice di cristallo, (metafora visiva) – fu coniato da Carl Schmitt – giurist