Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La Critica della facoltà di giudizio media tra queste due sfere apparentemente inconciliabili:
● Da un lato, offre un modello per comprendere la natura in termini di finalità (teleologia).
● Dall’altro, esamina il rapporto soggettivo con la natura attraverso l’esperienza estetica (bellezza).
Concludendo, il principio della conformità a scopi non solo collega estetica e teleologia, ma funge anche da ponte sistematico
tra il dominio della scienza e quello della morale, tra necessità e libertà.
Nel § IX dell’Introduzione, Kant approfondisce il concetto di conformità della natura a scopi, evidenziandone il ruolo cruciale
come elemento di mediazione tra il mondo della natura e quello della libertà, e chiarendo come questo principio permetta di
integrare le dimensioni teoretica e pratica.
● Libertà e razionalità nell’azione morale:
Un’azione è autenticamente morale solo quando il suo movente deriva esclusivamente dalla ragione e non da impulsi
o interessi sensibili. Ad esempio, l’atto di beneficenza è morale solo se motivato dal rispetto per l’imperativo
categorico, e non da pietà o calcolo personale.
● Mediazione con il mondo naturale:
Anche le azioni guidate dalla libertà morale devono realizzarsi nel mondo fenomenico (es. dare un pezzo di pane a
un affamato). Per questo è necessario un ponte tra intenzioni razionali (noumeniche) e oggetti naturali, reso possibile
dal concetto di conformità della natura a scopi.
Kant definisce il principio della conformità a scopi come un concetto che unisce natura e libertà:
● Dal punto di vista teoretico, permette di interpretare la natura come un sistema organizzato secondo finalità
apparenti.
● Dal punto di vista pratico, consente di realizzare scopi morali attraverso oggetti naturali che appaiono idonei a tali fini.
Esempi di oggetti conformi a scopi
Kant analizza diverse tipologie di oggetti in cui si manifesta la conformità a scopi:
1. Opere d’arte: Un’opera d’arte, come una statua, è natura trasformata intenzionalmente dall’artista. La pietra o il
bronzo, materiali naturali, sono plasmati per esaltare le nostre facoltà conoscitive. L’opera è quindi natura
organizzata da una libertà (quella dell’artista) e per una libertà (quella dello spettatore).
2. Oggetti naturali belli: Un fiore appare bello perché sembra creato "apposta" per le nostre facoltà, come se fosse il
risultato di un’intenzionalità superiore (Dio?). È natura che appare come frutto di una libertà, finalizzata a produrre
piacere estetico nell’osservatore.
3. Oggetti tecnici: Oggetti come il martello sono composti da materiali naturali (legno e metallo), ma organizzati per
servire uno scopo pratico (battere). Essi rappresentano natura trasformata da una libertà (quella del fabbricante) per
un’altra libertà (quella dell’utente).
4. Oggetti naturali con funzione apparente: Parti di organismi, come il corno di un animale, sembrano progettate per
scopi precisi (difesa dal predatore). Anche in questo caso, la natura appare come se fosse frutto di un progetto
intenzionale.
Il giudizio è l'unità dei fenomeni
Kant, nel trattare il concetto di giudizio, lo considera come l’attività fondamentale dell’intelletto, la quale permette di unificare i
fenomeni sotto concetti universali. Questo processo è essenziale per comprendere come si relazionano il principio della
conformità della natura a scopi e le questioni epistemologiche, come vengono delineate nella Critica della ragione pura e nella
Critica della facoltà di giudizio. In generale, Kant suggerisce che pensare e giudicare sono la stessa cosa: ogni atto
dell’intelletto può essere ridotto a un giudizio, un atto in cui un concetto universale raccoglie sotto di sé fenomeni particolari.
Un aspetto centrale di questa riflessione è che i concetti sono funzioni che unificano le rappresentazioni. Per esempio,
il concetto di “animale” raccoglie sotto di sé una varietà di rappresentazioni più specifiche, come “cane”, “gatto” o “elefante”. In
questo modo, il giudizio diventa una funzione di ordinamento che unisce i fenomeni individuali a concetti più generali. Questa
struttura di unificazione non è valida solo per il linguaggio comune, ma si applica anche alla scienza, dove leggi e teorie sono
organizzate gerarchicamente. Le leggi scientifiche più generali unificano teorie più specifiche, come accade nel caso della
teoria della relatività di Einstein che è più generale rispetto alla legge di gravitazione universale di Newton. Kant estende questa
struttura di unificazione anche alla scienza, dove leggi sempre più generali cercano di unificare i fenomeni fisici.
Nel contesto epistemologico, Kant presenta il giudizio come un processo di sussunzione del particolare sotto l’universale. In
altre parole, il giudizio implica il ricondurre i fenomeni particolari a concetti universali. Questo può avvenire in due modi
principali:
1. Sussunzione tra concetti: Quando, ad esempio, diciamo "il cane è un animale", un concetto particolare come
“cane” viene ricondotto sotto un concetto più universale, come “animale”.
2. Sussunzione tra concetto e intuizione: Quando vediamo un cane specifico e diciamo “questo è un cane”,
riconosciamo un fenomeno particolare come parte di un concetto universale.
Kant distingue poi due tipologie di giudizio: il giudizio determinante e il giudizio riflettente. Queste due modalità si differenziano
in base al rapporto tra particolare e universale.
● Giudizio determinante: Si verifica quando l'universale è già dato. Il particolare è semplicemente applicato a un
concetto universale preesistente. Per esempio, si applica la legge di gravitazione universale a un fenomeno fisico.
● Giudizio riflettente: Quando è dato solo il particolare, e il compito del giudizio è trovare l'universale che si applica a
esso. Questo processo di "trovare l’universale" non si limita all’induzione, ma comprende anche altre operazioni
cognitive, come:
○ Concettualizzazione: La formazione di concetti empirici a partire dall’esperienza.
○ Induzione: La scoperta di leggi empiriche che descrivono fenomeni osservabili.
○ Abduzione: La corretta applicazione di regole o principi a situazioni particolari.
Trovare l'universale
(a) Il giudizio riflettente e la costruzione dei concetti empirici
Il giudizio riflettente è definito come la capacità di concettualizzare, ovvero di costruire concetti empirici nuovi a partire dalle
esperienze. I concetti empirici, che sono degli universali, non sono però assolutamente universali: la loro universalità è sempre
relativa, poiché derivano dall’esperienza e sono quindi influenzati dal contesto culturale e linguistico. La linguistica
contemporanea ha dimostrato che le lingue e le culture, esprimendo l’esperienza in modi diversi, creano concetti distinti.
Ad esempio, il termine francese "mouton" (pecora) ha due traduzioni in inglese, "sheep" (per l'animale vivo) e "mutton" (per la
carne), indicando che i concetti di pecora variano a seconda della lingua e del contesto.
Kant, pur non conoscendo la linguistica contemporanea, affronta un problema simile con il concetto di relatività linguistica e
concettuale, suggerendo che i concetti empirici sono il risultato di un’operazione costruttiva. Questi concetti non sono universali
di per sé, ma devono essere "trovati" attraverso un processo di generalizzazione a posteriori.
(b) La genesi dei concetti empirici e la "conformità della natura a scopi"
Trovare l'universale può essere visto come il processo attraverso cui una scienza empirica scopre una nuova legge scientifica.
Questo implica che il giudizio riflettente deve individuare una legge non ancora data, che una volta scoperta, diventa
un'acquisizione. Le leggi scientifiche sono universali, ma la loro validità è relativa, soprattutto in un contesto storico: non
possiamo confrontare la nostra scienza con quella di altre civiltà o di intelligenze extraterrestri. Tuttavia, la relatività storica delle
scienze appare chiaramente se guardiamo al progresso delle teorie scientifiche, come nel caso della meccanica newtoniana,
che oggi è affiancata dalla meccanica relativistica e dalla meccanica quantistica. Queste teorie sono diversi modi di
generalizzare i dati empirici. Il processo di induzione, che consente di formulare leggi scientifiche, si basa sulla
generalizzazione delle osservazioni.
Un esempio semplice è quello dell'acqua che bolle sempre a cento gradi: osservando ripetutamente lo stesso fenomeno, si
arriva a formulare una legge scientifica universale.
Sebbene questa legge possa non valere in tutte le condizioni (come alle alte altitudini), stabilisce una proprietà comune a tutte
le acque. In questo modo, si scopre un'unità nei fenomeni apparentemente diversi, sia nelle leggi scientifiche che nei concetti
empirici, come il concetto di "cane", che implica l'idea di "mammifero" e una serie di caratteristiche comuni a tutti i cani.
(c) Trovare l'universale: applicazione degli universali
Il processo di "trovare l'universale" può essere inteso anche come l’applicazione di un universale esistente a un caso
particolare. In questo caso, non si tratta di costruire un concetto o una legge, ma di applicare l’universale giusto a un fenomeno
singolare. Ad esempio, dopo aver osservato vari casi in cui l’acqua bolle a 100 gradi, possiamo formulare la legge scientifica
che l’acqua bolle a 100 gradi. Tuttavia, non tutti i fenomeni sono immediatamente riconducibili a leggi universali, e talvolta
bisogna comprendere quale universale applicare a un caso particolare. Questo processo, che si svolge attraverso il giudizio, è
fondamentale per la scoperta e l'applicazione di leggi scientifiche.
Nel caso (a) e (b), si generalizza l'esperienza a partire dall'osservazione di fenomeni singolari. In (a), si ricava una legge
universale osservando che l'acqua si comporta sempre allo stesso modo (ad esempio, bolle a cento gradi). In (b), osservando
diversi animali con comportamenti comuni, si raggruppano sotto una categoria, come "cane".
Nel caso (c), invece, il problema non è costruire un universale da osservazioni multiple, ma capire quale universale tra quelli
già esistenti può essere applicato a un fenomeno singolare che richiede una spiegazione. In questo caso, si applica una regola
preesistente per interpretare un evento particolare.
Giudizi determinanti e giudizi riflettenti: problemi interpretat