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IL TASSO DI INTERESSE NOMINALE E REALE
Quando prendiamo a prestito, ciò che ci interessa sapere è quanti beni
dovremmo restituire in futuro in cambio dei beni che otteniamo oggi e viceversa
quando concediamo un prestito.
A) Il tasso di interesse espresso in termini di euro (o valuta nazionale) è
chiamato tasso di interesse nominale. Per esempio se il tasso sui titoli di Stato è
del 4.2% intendiamo che per ogni euro che il governo prende a prestito, dovrà
restituire 1.042 euro dopo un anno. Più in generale diciamo che se il tasso di
interesse nominale per l’anno t è i, prendendo a prestito un euro quest’anno si
dovranno pagare (1 + i) euro il prossimo anno.
B) Il tasso di interesse espresso in paniere di beni è chiamato tasso di interesse
reale. Se indichiamo il tasso di interesse reale per l’anno t con r, per prendere a
prestito l’equivalente di un’unità di beni quest’anno dovremo pagare (1 + r) unità
di beni il prossimo anno → restituire lo stesso potere d’acquisto.
Quindi il tasso di interesse reale ad un anno Rt è dato da:
1 + r = P (1 + i )/P
t t t t+1
Pt+1 rappresenta l’aspettativa del tasso di inflazione per il prossimo anno.
L’equazione sopra diventa: (1 + i )/(1 + π )
t t+1
IL MERCATO DEL LAVORO
Cosa accade quando aumenta la domanda di un bene?
Un aumento della produzione porta ad una maggiore occupazione che riduce
la disoccupazione. Una disoccupazione più bassa porta a salari più alti. Salari
più alti aumentano i costi di produzione, quindi le imprese aumentano i prezzi.
Macroeconomia 25
Prezzi più alti portano i lavoratori a chiedere salari più alti. Salari più alti portano
ad un aumento dei prezzi e così via.
FLUSSI DI LAVORATORI → Bisogna capire se ci sia mobilità, quindi se ci sia una
stagnazione o c'è un continuo flusso di licenziamenti/assunzioni.
Quando l’economia è in recessione, le imprese reagiscono alla diminuzione
della domanda in due modi:
-riducendo le assunzioni di nuovi lavoratori.
-licenziando i lavoratori attualmente occupati.
Quindi quando la disoccupazione è elevata gli occupati si aspettano di perdere
il lavoro e per i disoccupati aumenta il periodo di disoccupazione.
LA DETERMINAZIONE DEI SALARI
In Europa si ricorre alla contrattazione collettiva, ossia centralizzate che
avvengono tra imprese e sindacati.
Nei restanti casi sono stabiliti dai datori di lavoro o tramite contrattazione
decentralizzata tra datore e dipendenti.
Se sono richieste competenze elevate, è più frequente l'accordo bilaterale.
Due fattori rilevanti:
a) i lavoratori percepiscono un salario superiore al loro salario di riserva che li
rende indifferenti tra lavorare ed essere disoccupati.
b) i salari dipendono dalle condizioni sul mercato del lavoro: quanto più è basso
il tasso di disoccupazione, tanto maggiori sono i salari.
LA CONTRATTAZIONE DEL SALARIO
Macroeconomia 26
La forza contrattuale del lavoratore dipende da due fattori. Il primo è il costo
che, in caso di dimissioni, l’impresa dovrebbe pagare per sostituirlo. Il secondo
è la difficoltà che egli incontrerebbe nel trovare un altro lavoro. Quanto più
costoso è per l’impresa rimpiazzare il lavoratore e quanto più è facile per
quest’ultimo trovare un altro lavoro, tanto maggiore sarà la sua forza
contrattuale. Quindi dipende strettamente dalla natura del lavoro, se il
dipendente è altamente qualificato allora sarà più difficile sostituirlo e maggiore
sarà la sua forza contrattuale. Al contrario se si tratta di un operaio, molti altri
lavoratori richiederanno quel posto di lavoro e sarà più semplice sostituirlo.
SALARI DI EFFICIENZA
Prescindendo dalla forza contrattuale dei lavoratori, le imprese potrebbero voler
pagare un salario superiore a quello di riserva. esse infatti vogliono che i
lavoratori siano produttivi, e il salario può essere una leva per raggiungere tale
obiettivo. Inoltre un maggiore salario eviterà un eccessivo turnover, facendo sì
che per i lavoratori non sia indifferente rimanere o dimettersi.
SALARI, PREZZI E DISOCCUPAZIONE e
W = P F (u, z)
Il salario nominale aggregato W dipende da tre fattori:
-il livello atteso dei prezzi P: relazione diretta tra P e W.
-il tasso di disoccupazione u: relazione inversa tra u e W.
-una generica variabile z che rappresenta tutte le altre variabili che influenzano
la determinazione dei salari (sussidio di disoccupazione, salario minimo e livello
di protezione dei lavoratori): relazione diretta tra z e W.
IL LIVELLO DEI PREZZI
Il livello dei prezzi influisce sui salari nominali perché sia i lavoratori che che le
imprese sono interessati al salario reale, relativamente ai beni che acquistano o
che vendono → W/P. Quindi dividiamo l’equazione sopra per il livello dei prezzi.
W /P = F (u, z)
LA DETERMINAZIONE DEI PREZZI
I prezzi fissati dalle imprese dipendono dai costi, che a loro volta dipendono
dalla funzione di produzione, ossia la relazione tra l’input e l’output. Assumiamo
Macroeconomia 27
che le imprese producano beni usando un unico fattore produttivo, il lavoro: Y =
AN.
Dove Y è la produzione, N l’occupazione e A la produttività.
Assumiamo che A=1 (un lavoratore produce un unità di prodotto) la funzione di
produzione diventa: Y=N.
Le imprese fissano i prezzi con questa equazione:
P = (1 + m)W
Dove m è il ricarico sul costo di produzione, indicato come markup. Maggiore è
il potere di mercato delle imprese, maggiore sarà il markup.
Il prezzo P, supererà il costo W, di un fattore pari a (1+m). La determinazione dei
prezzi da parte delle imprese determina anche il salario reale:
W /P = 1/(1 + m)
Il salario reale fissato dalle imprese è una funzione delle decisioni di prezzo →
un aumento del markup fa aumentare i prezzi a parità di salari, facendo
diminuire il salario reale.
L’equilibrio nel mercato del lavoro è la soluzione del seguente sistema:
curva dei prezzi: W/P=1/(1+m)
curva dei salari: W/P=F(u,z)
L’EQUILIBRIO NEL MERCATO DEL LAVORO
Macroeconomia 28
L’equilibrio nel mercato del lavoro richiede che il salario reale determinato
attraverso la contrattazione salariale (WS) sia pari al salario reale determinato
tramite la fissazione del prezzo da parte delle imprese (PS). Nel punto A
abbiamo quindi:
Supponiamo che il governo applichi un aumento dei sussidi di
disoccupazione (z ). Poiché un aumento delle indennità rende meno dolorosa la
prospettiva della disoccupazione, il sussidio fa aumentare il salario reale scelto
nella contrattazione a parità di tasso di disoccupazione. Per mantenere
immutato il prezzo di vendita che le imprese vogliono fissare devono licenziare
lavoratori (muovendosi lungo la curva WS’). Nel nuovo equilibrio A’ il tasso di
disoccupazione naturale è più alto.
Si supponga che l’autorità antitrust applichi in maniera meno rigorosa la
legislazione antitrust esistente.
Cosa succede a Un?
Il primo effetto è quello di consentire alle imprese di colludere più facilmente e
aumentare il proprio potere di mercato (m ). L’aumento di m implica che le
imprese fissano dei prezzi di vendita più alti. In termini reali, il salario si riduce. I
lavoratori chiedono un aumento del salario nominale W al quale le
imprese reagiscono riducendo l’occupazione.
Macroeconomia 29
LA PC
La PC analizza la relazione tra inflazione e disoccupazione (curva di Phillips):
e
π − π = a(u − u )
n
Quando il tasso di disoccupazione è inferiore al tasso naturale l’inflazione
risulta essere superiore alle attese. Se la disoccupazione è superiore al tasso
naturale l’inflazione
risulta inferiore alle attese.
Ora dobbiamo riscrivere la curva di Phillips in termini di produzione. Per
definizione il tasso di disoccupazione è uguale alla disoccupazione divisa per la
forza lavoro: u = U /L = (L − N )/L = 1 − N /L
Ciò implica che l’occupazione è uguale alla forza lavoro moltiplicata per 1 meno
il tasso di disoccupazione: N = L(1 − u)
Assumiamo che la produzione 8ossia l’output) è uguale alla forza forza lavoro
impiegata (ossia l’occupazione):
Y = N = L(1 − u)
Quindi quando il tasso di disoccupazione è uguale al tasso naturale, l’output è
uguale a:
Macroeconomia 30
Y = L(1 − u )
n n
Yn è chiamato potential output o livello naturale di produzione.
L’OUTPUT GAP
Sottraendo le prime due espressioni otteniamo la deviazione dell’output dal suo
livello naturale: Y − Y = L ∗ [(1 − u) − (1 − u )]
n n
Y − Y = −L ∗ (u − u )
n n
Questa deviazione è chiamata output gap e indica una relazione tra la
deviazione della produzione dal potenziale e la deviazione della
disoccupazione dal suo tasso naturale.
✓ Se la disoccupazione è uguale al tasso naturale → la produzione è uguale al
potenziale e l’output gap è uguale a zero.
✓ Se la disoccupazione è al di sopra del tasso naturale → la produzione è
inferiore al potenziale e l’output gap è negativo.
✓ Se la disoccupazione è al di sotto del tasso naturale → la produzione è al di
sopra del potenziale e l’output gap è positivo.
IL MODELLO IS-LM-PC
La relazione tra inflazione e produzione è data da:
π − Π = (α/L) ∗ (Y − Y )
n
✓ Quando la produzione è al di sopra del potenziale (e quindi l’output gap è
positivo) → l’inflazione aumenta.
✓ Quando l’output è al di sotto del potenziale (e quindi l’output gap è negativo)
→ l’inflazione diminuisce.
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N.B. Perché la BC non varia immediatamente il tasso di interesse per
raffreddare l’economia? Tipicamente, la BC agisce variando di un punto
percentuale r e vede come reagisce il sistema economico.
BREVE E MEDIO PERIODO
Nel breve periodo l’economia fluttua attorno al suo livello naturale dando luogo
alle congiunture economiche o business cycles. Ciò accade perché l’economia
è colpita da shocks dovuti a mutamenti della spesa autonoma o a politiche
fiscali o monetarie. Nel medio periodo l’economia torna al