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QUINTO CAPITOLO
La teoria del costo
1. Introduzione
2. Ricavi, costi e profitti. Il costo totale
3. Il costo medio
4. Il costo marginale
5. Le curve del costo totale, del costo medio e del costo marginale
6. I costi nel breve periodo e nel lungo periodo
7. Approfondimento da 124 a 128
1. Introduzione (costi, ricavi, entrate, uscite) primo approfondimento→ l’impresa produce beni e
li vende per ottenere ricavi. Ma l’impresa sostiene anche dei costi per produrre tali beni. In
generale il termine costo (o spesa) non deve essere confuso con quello di uscita. Ed altresì il
termine ricavo non deve essere usato quale sinonimo della parola entrata. Si tratta, infatti, di
concetti strettamente collegati ma che potrebbero generare una certa confusione nel lettore meno
esperto. Più precisamente il costo di un qualsiasi fattore produttivo (Ci) è dato dalla quantità
oggetto di acquisto (fi) moltiplicata per il suo prezzo di acquisto (Pi).
In formula: Ci = fi * pi.
Il prezzo di acquisto è la quantità di denaro che occorre cedere per ottenere una unità di quel bene.
L' esborso della somma di denaro necessario per sostenere il costo prende il nome di "uscita”.
Le uscite diventano così la contropartita dei costi e non vanno assolutamente confuse con questi
ultimi. Infatti, l'uscita di denaro rappresenta il momento originario dell’operazione di scambio
mentre il sostenimento del costo il momento derivato. Se ad esempio, acquisto una sedia costata
10 euro, 10 euro è l’uscita e la sedia è il costo. Oppure, ad esempio, se un'impresa compra 10
unità di merce del valore unitario di 10.000 €, pagandolo tramite un bonifico bancario:
- l'uscita sarà rappresentata, per l'impresa, dall' esborso di moneta pari a 100.000 € (momento
originario
- il costo sarà pari a Ci = fi * pi = 10 * 10.000 = 100.000 ed è rappresentato fisicamente
dall’insieme di beni che entrano nella disponibilità dell’impresa (momento derivato)
Una volta realizzato il prodotto, l’impresa, tramite un ulteriore atto di scambio, lo cederà al
consumatore, realizzando un ricavo. Il “ricavo” di un qualsiasi prodotto (Ri) è dato dalla
moltiplicazione della quantità oggetto di vendita (Qi) per il prezzo di vendita (pi).
In formula: Ri = Qi * pi
Nella formulazione, e in analogia a quanto detto prima, il prezzo di vendita di un prodotto
rappresenta la quantità di denaro che occorre recuperare (realizzare) a fronte di un’unità di prodotto
venduta. L’incasso della somma di denaro prende il nome di “entrata”. Le entrate diventano così
la contropartita dei ricavi ma non vanno assolutamente confuse con questi ultimi. Infatti, l'entrata
di denaro rappresenta il momento originario dell’operazione di scambio mentre il sostenimento
(conseguimento) del ricavo il momento derivato.
Così, ad esempio, se un'impresa vende 10 unità di prodotto del valore unitario di 10.000 €,
incassando la somma tramite un bonifico bancario:
- l'entrata (monetaria) sarà rappresentata, per l’impresa, dall’incasso di moneta pari a 100.000 €
(momento originario)
- il ricavo sarà pari a Ri = Qi * pi = 10 * 10.000 = 100.000 e sarà rappresentato dalla vendita dei
beni che entrano nella disponibilità dei clienti (momento derivato) 29
Ciò che abbiamo esposto ben si addice a tutti i casi di operazione di scambio caratterizzati dall’uso
del denaro contante (cosiddetti scambi monetari). Può accadere, però, e accade sempre più
frequentemente oggi, che l’acquisto di un bene sia effettuato dilazionando nel corso del tempo
l’esborso di denaro e, in analogia, che la vendita di un prodotto sia condotta differendo nel futuro
l’incasso di denaro. In tutti questi casi appare evidente che il costo e / o il ricavo non avranno come
contropartita una uscita e / o un'entrata di moneta. Laddove ciò accada, i concetti di entrata e uscita
sin qui analizzati devono essere adeguatamente ampliati comprendendo, al loro interno, le nozioni
di debito e credito.
≪ ≫ ≪ ≫
Si parla infatti di debiti e crediti ogni qualvolta, in una operazione di scambio, il momento
del pagamento e / o dell’incasso viene differito ad un’epoca successiva. Più in particolare:
- i debiti rappresentano obbligazioni a pagare determinate somme di denaro ad una data
stabilita
- i crediti costituiscono il diritto a esigere determinate somme di denaro da soggetti identificati
ad una data stabilita.
In tali circostanze si continuerà a parlare ancora di entrate e uscite, ma queste non saranno più
definite entrate / uscite monetarie bensì entrate / uscite finanziarie.
2. Costi, ricavi, profitti e perdite → l'impresa produce beni e li vende per ottenere ricavi.
- Il ricavo totale è la somma che l'impresa ottiene dalla vendita dei beni che produce (oppure
rappresenta il provento che l'impresa realizza dalla cessione dei beni che produce). L’impresa
sostiene dei costi per produrre tali beni.
- La differenza tra ricavi e costi, se è positiva, costituisce il profitto (o utile) dell'impresa; se è
negativa, costituisce la perdita.
- Il costo di produzione o costo totale per l'impresa è la somma che l'impresa spende per
l'acquisto e per la remunerazione dei fattori necessari a produrre una data quantità di prodotto.
Il costo totale (o costo di produzione) è costituito da una parte fissa e da una parte variabile.
L'impresa, per poter produrre, deve acquistare i fattori produttivi (materie prime, macchinari,
lavoro, ecc.). Ad esempio, un'impresa che produce 1000 quaderni spende 200 € per comprare
la carta, per pagare i salari agli operai e per tutte le altre spese necessarie. Questi 200 €
rappresentano il costo totale dell'impresa. Sono “costi fissi” quelli che non cambiano al variare
della produzione. Sono costi fissi le spese che l’impresa sostiene per pagare l’affitto dei locali
(magazzini, stabilimenti, uffici) per la manutenzione e l’ammortamento degli impianti e
macchinari. Sono “costi variabili” quelli che mutano al variare della produzione.
Ad esempio, un’impresa che produce quaderni avrà sempre le stesse spese per l’affitto dei locali
e per la manutenzione l’ammortamento degli impianti e dei macchinari, sia se produce 10000
quaderni, sia se ne produce 1000 o 9000. Queste spese non variano anche se la produzione
aumenta o diminuisce. Invece le spese che l'impresa sostiene per l'acquisto delle materie prime,
per l'energia elettrica, per pagare il salario agli operai sono costi variabili. Infatti l'impresa, a
seconda che in un anno produca 10.000 o 15.000 quaderni, comprerà una quantità minore o
maggiore di carta, consumerà una quantità minore o maggiore di energia elettrica, e così via. Le
spese per gli operai sono costi variabili solo in parte, perché, se la produzione diminuisce, non
sempre è possibile né opportuno, per ragioni politico sociali, licenziare dei lavoratori o ridurre il
loro salario. 30
La curva del costo totale si crea dalla somma grafica della curva del costo variabile e di quella del
costo fisso.
La funzione di costo variabile e la funzione di costo totale sono due curve crescenti al crescere
della quantità prodotta. Le due curve hanno la stessa forma ma si differenziano di un ammontare pari
ai costi fissi. La funzione di costo fisso è una retta parallela all'asse delle ascisse e indica che per
ogni quantità prodotta i costi fissi sono costanti (rimangono invariati, indipendentemente dalla
quantità prodotta). l'andamento della funzione.
L'andamento della funzione di costo variabile e quindi anche di costo totale dipendono
dall'andamento della funzione di produzione. Se la funzione di produzione ha una produttività
marginale decrescente, la funzione di costo variabile e totale crescerà in misura più che proporzionale
rispetto alla quantità prodotta: In altre parole questo significa che produrre nuove unità di prodotto
avrà un costo variabile aggiuntivo (e di conseguenza anche totale) sempre maggiore.
3. Il costo medio (o unitario) → il costo medio totale (o costo unitario) è il rapporto tra il costo
totale e il numero delle unità prodotte del bene.
In formula: CMt = CT / Q.
Nel nostro esempio, in cui l'impresa produce 1000 quaderni sostenendo un costo totale di 200 €,
il costo medio è: 200 / 1000 = 0,20 cioè 20 centesimi.
Come abbiamo visto, il costo totale è costituito da una parte fissa e una variabile. Supponiamo
che l'impresa che produce 1000 quaderni con un costo totale di 200 € abbia costi fissi (per l'affitto
dei locali, per la manutenzione degli impianti, ecc) pari a 50 € e i costi variabili (per l'acquisto
della carta, della colla, ecc) pari a 150 €. Come abbiamo visto, il costo medio è pari a:
200 / 1000 cioè 50 + 150 / 1000 = 0,20.
Poiché il costo totale è dato dalla somma dei costi fissi totali e dei costi variabili totali, possiamo
allora scomporre il costo medio totale e calcolare i costi medi fissi e i costi medi variabili.
In formula: CMt = CFt / Q + CVt / Q = CMf + CMv.
Supponiamo che l’impresa aumenti la produzione, ad esempio la raddoppia, cioè produce 2000
quaderni anziché 1000. La parte fissa del costo rimarrà invariata, mentre la parte variabile
aumenterà. Supponiamo che i costi variabili aumentino proporzionalmente alla produzione.
L'impresa, per produrre una quantità doppia di quaderni, dovrà acquistare una quantità doppia di
carta, di colla, ecc. Pertanto, per produrre 2000 quaderni, l'impresa dovrà sostenere un costo
variabile pari a 150 € * 2 = 300 €; e il costo totale sarà € (50 + 300) = 350 €. quindi ora il costo
medio sarà: 350 / 2000 = 0,175€ (cioè 17,5 centesimi).
Quindi il costo medio è diminuito da 20 centesimi a 0,175 centesimi.
Man mano che la produzione aumenta, i costi fissi si ripartiscono su di un numero maggiore
di unità prodotte, e quindi il costo medio diminuisce. Ciò però accade solo in un primo periodo
di espansione della produzione. Infatti, solo in un primo periodo i costi variabili aumentano
proporzionalmente alla produzione. In secondo periodo (secondo studi empirici), se l'impresa
continua ad aumentare la produzione, i costi variabili aumentano più che proporzionalmente.
31
Ad esempio, se l'impresa raddoppia ancora la produzione, passando da 2000 a 4000 quaderni, i
costi variabili non raddoppieranno, ma triplicheranno, passando da 300 a 900 €.