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Inflazione da domanda e inflazione da costi: definizione e politiche di contrasto
L'inflazione "da domanda" (demand pull) nel modello AD-AS è dovuta ad un eccesso di domanda di beni e può essere rappresentata da ripetuti spostamenti in alto della curva AD (spostamenti lungo la curva di Phillips, vedi lezione successiva): incremento di domanda, data la curva di offerta.
L'incremento di domanda può essere dovuto a vari fattori:
- un aumento dei consumi autonomi
- aumento della spesa pubblica
- riduzione dell'imposizione fiscale etc.
- ad un incremento dell'offerta di moneta
L'inflazione "da costi" (cost push) nel modello AD-AS è rappresentata da uno spostamento della AS (verso l'alto a sinistra), dipende da uno shock d'offerta (da uno spostamento dell'intera curva di Phillips, vedi lezione successiva).
Cause scatenanti dell'inflazione da costi:
- la crescita dei salari al di sopra della
regola aureadella politicaeconomica applicata ai contratti di lavoro. Alcuni economisti denotano la spiegazionedell'inflazione da spinta da costo salariale come
inflazione da conflitto sociale. Lavera causa dell'inflazione non è l'aumento salariale, ma piuttosto l'aumento salarialein relazione alla dinamica della produttività e quindi, in ultima analisi, il conflitto per ladistribuzione del reddito.
64) LA CURVA DI PHILLIPS (FORMULAZIONE ORIGINARIA) E POLITICHE ANTI-INFLAZIONISTICHENel 1960, Solow e Samuelson chiamarono curva di Phillips la curva che lega il tasso didisoccupazione con il tasso di variazione dei salari. La ricerca economica utilizzòquesta curva come punto di partenza per due filoni di analisi: uno empirico e l'altrolegato agli aspetti teorici della disciplina economica.
Caratteristiche grafico: l'asse orizzontale misura il tasso di disoccupazione e
L'asse verticale rappresenta il tasso di variazione percentuale dei salari nominali. Quando quest'ultimo è positivo, vuol dire che i salari nominali stanno crescendo, mentre i tassi negativi rappresentano situazioni in cui il salario nominale decresce. Quando il legame di segno negativo fra tasso di disoccupazione, da un lato, e tasso di variazione dei salari nominali dall'altro, significa che per valori del tasso di disoccupazione sempre crescenti, il tasso di variazione del salario nominale è via via decrescente, fino ad assumere valori negativi. Inoltre si noti come la curva non sia lineare, bensì convessa: a incrementi successivi del tasso di disoccupazione corrispondono decrementi via via decrescenti del tasso di variazione dei salari nominali.
Spostamenti lungo la curva sono dovuti a shock sulla domanda aggregata e alle politiche di stabilizzazione:
- verso l'alto (↓u e ↑ π) con politiche espansive
- verso il basso (↑ u e ↓ π) con politiche restrittive
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↓ π ) con politiche restrittive. -Impostazione keynesiana tradizionale: le autorità di politica economica possono scegliere la combinazione di inflazione e disoccupazione. • Spostamenti della curva sono originati da shock d'offerta o da politiche strutturali: • verso l'alto (↑ u e ↑ π ) con shock avversi (ad es. lo shock petrolifero che causò stagflazione) che fanno peggiorare il trade-off, • verso il basso (↓ u e ↓ π ) ad es. politiche strutturali (a favore di produttività/competitività) che migliorano il trade-off; effetti analoghi a questi derivano dalla politica dei redditi 65) LA CURVA DI PHILLIPS AUMENTATA CON LE ASPETTATIVE E IMPLICAZIONI DI POLICY Curva di Phillips di breve/lungo periodo e ruolo delle aspettative Nel lungo periodo la curva di Phillips è verticale: incorrispondenza del tasso naturale di disoccupazione. Solo sulla curva verticale le aspettative sono sempre realizzate.Implicazioni policy: le politiche espansive sono efficaci fino a quando gli agenti non rivedono verso l'alto le aspettative, quindi nel breve periodo. L'equazione della curva di Phillips con aspettative adattive:
Possiamo riscrivere la curva di Phillips aumentata con le aspettative in questo modo: −π =−a(u −u )π −1t t t n
in cui: <u >u π π- quando , allora (inflazione crescente),t n t t−1˃u u- quando allora (inflazione decrescente),t n=u =πu π- solo quando allora (inflazione costante)−1t n t t
Per questo il tasso di disoccupazione naturale è anche chiamato tasso di disoccupazione non inflazionistico o NAIRU (non-accelerating inflation rate of unemployment). Nel lungo periodo il sistema converge verso il tasso naturale di disoccupazione, che è l'unico compatibile con un'inflazione stabile.
Implicazioni di policy: solo nel breve periodo è possibile ridurre la disoccupazione al di sotto del
livellonaturale (motivo: lentezza dell'aggiustamento delle aspettative); occorre'sorprendere' gli agenti con tassi di inflazione sempre più elevati affinché la politica monetaria espansiva possa avere effetti reali (errori di previsione), riducendo il tasso di disoccupazione.
In conclusione: le politiche di stabilizzazione non sono necessarie e possono essere dannose.
3366) LE POLITICHE DEL LAVORO: DIVERSI ORIENTAMENTI
Le politiche del lavoro mirano alla riduzione della disoccupazione, più in generale, mirano a ridurre tutte le situazioni di sottoccupazione e di inattività. Dovuta a scoraggiamento che, insieme alla disoccupazione, possiamo definire come situazione di non occupazione.
In generale, la politica economica può incidere su offerte e domanda di lavoro direttamente mediante misure destinate alle famiglie o alle imprese, o indirettamente con misure che incidono sul livello generale dell'attività economica e dei prezzi.
Le politiche per il lavoro sono dunque l'insieme delle politiche volte a migliorare il livello e la qualità del lavoro. Inoltre, vengono divise in politiche passive o attive. Le politiche passive sono quelle che si limitano a lenire il disagio derivante alla condizione di disoccupazione; sono costituite da due categorie di provvedimenti: quelli che intendono sostenere economicamente i disoccupati e quelli che mirano a favorire la collocazione in pensione dei lavoratori espulsi dai processi produttivi.
Le politiche attive del lavoro invece sono quelle che mirano ad attivare comportamenti specifici da parte di chi domanda ma soprattutto da parte di chi offre lavoro. Si intende limitare il periodo di permanenza dagli individui nello status di disoccupato e favorire il re ingresso nel processo produttivo. Tra le politiche attive del lavoro rientrano i provvedimenti di supporto e di orientamento dei disoccupati, i provvedimenti di formazione e di addestramento, etc.
Si distinguono diversi orientamenti
Di politiche del lavoro:
- La disoccupazione di tipo keynesiana
- La disoccupazione di tipo frizionale
- La disoccupazione strutturale
67) CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE KEYNESIANA E POLITICHE ECONOMICHE
68) CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE E STRUTTURALE E POLITICHE ECONOMICHE
69) CAUSE DELLA DISOCCUPAZIONE CLASSICA E POLITICHE ECONOMICHE
Ho risposto a tutte e 3 qui:
Le politiche per il lavoro (attive e passive), in senso lato, come l'insieme delle politiche volte a migliorare il livello e la qualità del lavoro.
- Disoccupazione keynesiana: politiche macroeconomiche di gestione della domanda aggregata
- Disoccupazione classica: flessibilità di prezzi e salari, flessibilità del mercato del lavoro (riduzione protezione dell'impiego)
- Disoccupazione di tipo frizionale: i disoccupati frizionali sono ad es. i nuovi entranti nel mercato del lavoro, i lavoratori temporaneamente disoccupati perché alla ricerca di un nuovo lavoro (ossia "in mobilità")
- Disoccupazione strutturale: si verifica quando gli squilibri sono persistenti, ad esempio a causa di profondi mutamenti nella struttura produttiva dell'economia e di riallocazioni intersettoriali delle forze di lavoro. Esempi di questo tipo di disoccupazione includono la terziarizzazione dell'economia, il progresso tecnico (disoccupazione tecnologica), la globalizzazione, i flussi migratori, i cambiamenti demografici e le modifiche delle preferenze individuali (femminilizzazione del lavoro). Per affrontare la disoccupazione strutturale sono necessarie politiche di lungo periodo che affrontino il mismatch tra domanda e offerta di lavoro.