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ART-Le spese e gli altri componenti negativi diversi dagli interessi passivi, tranne gli oneri fiscali, contributivi e di utilità sociale, sono deducibili se e nella misura in cui si riferiscono ad attività o beni da cui derivano ricavi o altri proventi che concorrono a formare il reddito o che non vi concorrono in quanto esclusi. Se si riferiscono indistintamente ad attività o beni produttivi di proventi computabili e ad attività o beni produttivi di proventi non computabili in quanto esenti nella determinazione del reddito, sono deducibili per la parte corrispondente al rapporto tra l'ammontare dei ricavi e altri proventi che concorrono a formare il reddito d'impresa o che non vi concorrono in quanto esclusi e l'ammontare complessivo di tutti i ricavi e proventi.
7. IL PRINCIPIO DI DERIVAZIONE* VEDI ANCHE SOPRA, importantissimo! (il reddito d'impresa deriva dal risultato del conto economico). Il principio di derivazione trova fonte negli artt. 83,
comma 1, e109, comma 4, del D.P.R. del 22 dicembre 1986, n. 917.
Secondo il principio di derivazione, dunque, il conto economico del bilancio rappresenta il punto di partenza ai fini delladeterminazione dell'imposta IRES dovuta.
83: Ai sensi della richiamata disposizione, "Il reddito complessivo è determinato apportando all'utile o alla perdita risultante dal conto economico, relativo all'esercizio chiuso nel periodo d'imposta, le variazioni in aumento o in diminuzione conseguenti all'applicazione dei criteri stabiliti dalla legge.
109: A mente del quale: "Le spese e gli altri componenti negativi non sono ammessi in deduzione se e nella misura in cui non risultano imputati al conto economico relativo all'esercizio di competenza. Si considerano imputati a conto economico i componenti imputati direttamente a patrimonio per effetto dei principi contabili adottati dall'impresa (...).
VARIAZIONI "IN AUMENTO" ED IN
“DIMINUZIONE”
Variazioni in aumento (domanda ‘esame)
Le variazioni in aumento sono le rettifiche che determinano un maggior reddito fiscale rispetto a quello civilistico. Più precisamente, si ha una variazione in aumento quando una componente positiva di reddito è indicata in dichiarazione con un valore superiore rispetto a quello che la medesima componente assume nel conto economico.
Perché il concetto di «variazione» in aumento (o in diminuzione) è così importante?: Perché Il reddito d’impresa è determinato apportando all’utile o alla perdita risultante dal conto economico, da indicare rispettivamente nel rigo RF4 o RF5, le variazioni in aumento (e in diminuzione) conseguenti all’applicazione delle disposizioni contenute nel TUIR o in altre leggi.
Es: si ponga il caso in cui una società assegni ad un socio un bene dalla cui cessione a terzi ne deriverebbe un ricavo (autoconsumo). Si ipotizzi che
Il corrispettivo pagato dal socio sia pari a 10, mentre il valore venale del bene sul mercato è 100. In tal caso il Legislatore impone di considerare quale corrispettivo fiscale il valore venale del bene, ossia 100 (art. 85 TUIR). Pertanto, all'atto di compilazione del conto economico, verrà indicato quale ricavo 10; nella dichiarazione dei redditi, invece, tale corrispettivo subirà un incremento pari a 90.
Variazioni in diminuzione: Le variazioni in diminuzione si verificano ogniqualvolta una componente negativa di reddito è indicata in dichiarazione con un valore inferiore rispetto a quello che la medesima componente assume nel conto economico.
Perché il concetto di "variazione" in diminuzione è importante? Perché il reddito d'impresa è determinato apportando all'utile o alla perdita risultante dal conto economico, da indicare rispettivamente nel rigo RF4 o RF5, le variazioni in diminuzione conseguenti.
All'applicazione delle disposizioni contenute nel TUIR o in altre leggi. Es: si ponga il caso in cui un imprenditore ceda un bene strumentale realizzando una plusvalenza patrimoniale. Il legislatore fiscale ha previsto una particolare norma agevolativa che permette di rateizzare tale plusvalenza, così che essa non gravi interamente nell'esercizio in cui l'imprenditore la realizza. Civilisticamente egli riporterà nel conto economico l'intero importo della plusvalenza; fiscalmente, invece, egli riporterà soltanto una parte di essa, coincidente con la prima quota del piano di rateizzazione. L'imprenditore, quindi, opererà una variazione in diminuzione pari all'ammontare complessivo di quelle rate la cui tassazione è stata procrastinata agli esercizi successivi.
DETERMINAZIONE DEL REDDITO D'IMPRESA!
Il reddito di impresa è determinato dalla differenza tra i costi ed i ricavi di esercizio, cui si sommano e si sottraggono, rispettivamente,
i componenti positivi e negativi individuati espressamente dalle norme fiscali. Il punto di partenza per la determinazione del reddito d'impresa da assoggettare a tassazione è rappresentato dal conto economico, che, insieme allo stato patrimoniale e alla nota integrativa, costituisce il bilancio di esercizio di un'impresa. Si segue il principio di attrazione che si definisce la tecnica normativa che ricomprende nel reddito di impresa tutte le componenti reddituali, da qualsiasi fonte provengano (e dunque anche se oggettivamente provengono dall'impiego di capitale, da immobili, ecc.), se il soggetto titolare della fonte è una società di persone commerciale o una società di capitali o un ente commerciale. (...) Tali soggetti possono possedere, per presunzione assoluta, solo redditi di impresa. PRIMA FONTE NORMATIVA: Art. 83 TUIR rubricato "Determinazione del reddito complessivo" -> "Il reddito complessivo è determinato apportando"all'utile o alla perdita risultante dal conto economico, relativo all'esercizio chiuso nel periodo d'imposta, le variazioni in aumento o in diminuzione conseguenti all'applicazione dei criteri stabiliti nelle successive disposizioni della presente sezione.
- IL BILANCIO: Sotto il profilo prettamente civilistico, la redazione del bilancio è prescritta obbligatoriamente soltanto per le società di capitali. Dal punto di vista tributario, invece, tale obbligo appare più ampio infatti tutte le imprese soggette alla tenuta delle scritture contabili in regime ordinario (anche le imprese individuali e le società di persone) devono redigere il bilancio. Tale obbligo non sussiste per le imprese ammesse a regimi contabili semplificati, che determinano il reddito utilizzando regole più semplici.
- I SOGGETTI: Possono essere titolari di reddito di impresa i seguenti soggetti:
- le persone fisiche: limitatamente ai redditi prodotti dall'esercizio di
attività commerciali. Il reddito di impresa delle persone fisiche, assieme alle altre categorie di reddito (reddito da lavoro dipendente, reddito di lavoro autonomo ecc.) viene tassato dall'imposta sulle persone fisiche - IRPEF- le società commerciali di persone (snc e sas): il reddito di impresa prodotta da queste società viene attribuito per "trasparenza" ai soci- le società di capitali e gli enti commerciali: questi soggetti producono in ogni caso reddito di impresa che viene tassato dall'imposta sul reddito delle società – IRES- gli enti non commerciali: limitatamente ai redditi prodotti dall'esercizio di attività commerciali. Il reddito di impresa degli enti non commerciali, assieme alle altre categorie di reddito (reddito da lavoro dipendente, reddito di lavoro autonomo ecc.) viene tassato dall'imposta sul reddito delle società – IRES.
3. IL REDDITO D'ESERCIZIO
Il reddito di esercizio esprime
Il risultato economico dell'esercizio, ovvero l'esito di quella porzione di gestione che adesso si vuole ragionevolmente attribuire. Il momento di determinazione del reddito di esercizio coincide con la fine del periodo amministrativo.
Dal punto di vista tecnico, il reddito di esercizio si identifica nella somma algebrica dei componenti positivi e negativi di reddito registrati dall'impresa nello svolgimento della sua attività in un dato intervallo di tempo.
Cosa sono i componenti "positivi" e "negativi" di reddito? Si tratta di quegli elementi che vanno ad incidere direttamente sulla determinazione del reddito di esercizio comportandone un incremento o una diminuzione.
COMPONENTI POSITIVI DI REDDITO
-
I RICAVI
Art. 85 tuir: Sono considerati ricavi:
- a) i corrispettivi delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi alla cui produzione o al cui scambio è diretta l'attività dell'impresa;
- b) i corrispettivi delle cessioni di...
materie prime e sussidiarie, disemilavorati e di altri beni mobili, esclusi quelli strumentali, acquistati o prodotti per essere impiegati nella produzione;
i corrispettivi delle cessioni di azioni o quote di partecipazioni, che non costituiscono immobilizzazioni finanziarie (...)
i corrispettivi delle cessioni di strumenti finanziari similari alle azioni, che non costituiscono immobilizzazioni finanziarie (...)
E ancora, sono considerati ricavi:
i corrispettivi delle cessioni di obbligazioni e di altri titoli in serie o di massa diversi che non costituiscono immobilizzazioni finanziarie, anche se non rientrano fra i beni al cui scambio è diretta l'attività dell'impresa;
le indennità conseguite a titolo di risarcimento, anche in forma assicurativa, per la perdita o il danneggiamento di beni di cui alle precedenti lettere;
i contributi in denaro, o il valore normale di quelli, in natura, spettanti sotto qualsiasi denominazione in base a contratto;
conto esercizio anorma di legge. Si comprende inoltre tra i ricavi il valore normale dei beni, assegnati ai soci o destinati a finalità estranee all'esercizio dell'impresa. In questo caso si fa riferimento al c.d. autoconsumo; ovvero i beni o sono assegnati ai soci o vengono utilizzati per fini diversi dall'attività di impresa. Quando la norma fa riferimento ai beni, si riferisce ai soli beni-merce e non i beni strumentali. Infatti i corrispettivi derivanti dalla cessione di beni strumentali configurano una plusvalenza e non un ricavo. In sintesi, allora, possiamo dire che i ricavi sono costituiti da quattro categorie: corrispettivi, indennità, contributi in conto esercizio anorma di legge.