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CAPITOLO 8: INDIVIDUI E ALTRI ENTI NON STATALI
1. La posizione dell'individuo nel diritto tradizionale e la svolta del processo di Norimberga
Oggi dobbiamo trattare un'altra categoria che è quella degli individui. Premessa: il vostro libro è molto attento a questa categoria e secondo me forse esagera anche nel riconoscere una soggettività agli individui perché il professor Cassese ha molto favorito e promosso la categoria degli individui come soggetti di diritto e poi anche per quanto concerne il diritto internazionale umanitario era molto pro alla visione "oltre statocentrica" del diritto internazionale. Dobbiamo andare cauti, vi devo spiegare bene perché.
Naturalmente, quando ci chiediamo se gli individui sono soggetti di diritto internazionale, ci stiamo chiedendo se Valentina Grado ha dei diritti e dei doveri sanciti dal diritto internazionale e garantiti dal diritto internazionale. Naturalmente, avere dei diritti e degli obblighi.
Significa dire che se io ho dei diritti devo anche avere la possibilità di far valere tali diritti perché un diritto senza garanzia non è un diritto. Infatti, il vostro libro inizia col dire che il problema si è posto soprattutto a partire dalla Seconda guerra mondiale in poi perché prima gli Stati erano liberi di trattare i propri sudditi come meglio credevano e non avevano degli obblighi imposti dal diritto internazionale perché il diritto internazionale regolamenta il rapporto tra Stati, ma classicamente non si interessava di quello che si verificava all'interno di uno Stato. Il libro vi fa l'esempio di diverse norme che riguardavano l'individuo, ma che in realtà lo proteggevano negli interessi dello Stato, non dell'individuo stesso. Questo perché ovviamente, parlare di individui significa contrapporre lo Stato con l'individuo, cioè il governo con i governati. Come primo esempio, vi porta le norme.
In materia di Trattamento Dello Straniero. Lo Stato non è obbligato ad aprire il proprio territorio agli stranieri, ma se lo fa deve prendere una serie di misure preventive e repressive atte ad evitare offese nei confronti dello straniero. La ratio di queste norme sta nel rispetto dovuto allo Stato di nazionalità dello straniero, e non già alla persona e ai beni di quest'ultimo. Nessun trattamento minimo doveva invece essere garantito ai propri cittadini. Ecco, in questo caso, non è che si tutelava l'individuo in quanto tale, ma si tutelava l'interesse dello Stato affinché i propri cittadini venissero captati in un certo modo. Quindi, queste norme sono nate sempre nello Stato di cui il cittadino aveva la nazionalità.
Che esempi porta ancora il vostro libro? Il Diritto Internazionale Umanitario, quella branca del diritto internazionale che si applica nel momento in cui sorgono conflitti armati. Questa branca del diritto internazionale
Tentadi umanizzare la guerra, tenta di affermare che anche durante i conflitti armati a carattere internazionale o a carattere interno, determinati comportamenti non sono leciti. Secondo voi, durante un conflitto armato a carattere internazionale o interno, è lecito bombardare un ospedale? No, i civili non dovrebbero essere coinvolti. Anche durante un conflitto armato a carattere internazionale, determinati comportamenti sono vietati: l'utilizzo di determinate armi, il fatto che categorie di individui (come i civili) non dovrebbero essere oggetto delle ostilità. Anche qui noi potremmo pensare che queste regole siano nate per tutelare gli individui. No, in realtà sono nate per tutelare ancora una volta i civili di quello Stato che non erano coinvolti nelle ostilità e quindi ancora una volta per tutelare quegli individui che appartenevano a un determinato Stato.
Ancora, il libro fa l'esempio di alcuni trattati che sono stati promossi dall'OIL
(Organizzazione Internazionale del Lavoro), la più antica organizzazione internazionale sorta con il trattato di Versailles del 1919. L'OIL tutela determinate norme in materia di lavoratori e, naturalmente, per esempio il divieto ha attuato delle norme in materia di lavoro forzato, in materia di lavoro minorile, in materia di schiavitù, nuove forme di lavoro forzato. Anche qui, il vostro libro dice che queste norme sono nate per tutelare l'interesse dello Stato affinché altri Stati non avessero una manodopera a buon mercato (perché il lavoro forzato è un lavoro a costo 0), affinché altri Stati non avessero vantaggio competitivo.
Ancora, il vostro libro fa l'esempio della pirateria= la depredazione dei beni o addirittura di persone all'interno di una nave. Il problema classicamente si è posto (questo io non ve lo spiego) in quella porzione di mare che è definita "alto mare". La parte che è
adiacente alle coste di uno stato viene detta mare territoriale e su quella porzione di mare ha la sovranità dello Stato. Oltre a quella porzione di mare, vi è il cosiddetto alto mare, così definito dal diritto internazionale, e classicamente gli Stati erano liberi di reprimere i fenomeni della pirateria che è quando dei pirati tentano di depredare navi altrui e quindi i beni che sono presenti in quell'altra nave o addirittura le persone o la nave stessa. Esistono ancora oggi i fenomeni di pirateria? Dove esistono? Attualmente in Papua Nuova Guinea. Attualmente forse il fenomeno più conosciuto è proprio al largo delle coste della Somalia perché abbiamo fatto l'esempio della Somalia come collapsed state, come failed state, come stato che non ha più un governo che riesce a controllare né il territorio né il mare adiacente alle proprie coste. Adesso vi faccio un esempio forte per farvi capire. Perchénonabbiamo fenomeni di pirateria nel Golfo di Napoli? Perché c'è la guardia costiera, perché abbiamo un governo che riesce a esercitare il potere di governo non solo sul territorio, ma anche nel mare territoriale. Abbiamo un organo di polizia, la guardia costiera, che esercita il controllo e quindi va a verificare se si verificano traffici illeciti, se si verificano dei comportamenti vietati da un diritto nazionale. Invece, come la situazione di quel collapsed state che si è verificata in Somalia, abbiamo avuto il fenomeno opposto, ovvero la non esistenza di un organo di polizia che riuscisse a controllare l'assenza di illeciti al largo delle coste della Somalia. Quindi abbiamo avuto un fenomeno per cui poi la comunità internazionale è dovuta intervenire per reprimere questi atti di pirateria. Però la pirateria non è scomparsa, esiste tutt'oggi in situazioni dove gli Stati costieri non riescono a controllare quella.porzione di mare che è adiacente al proprio territorio. Quindi purtroppo tutt'oggi esiste la pirateria al largo delle coste della Somalia, al largo delle coste della Guinea, ma anche in altre parti del mondo. Quindi, il diritto internazionale ha previsto la possibilità da parte degli Stati di reprimere questi fenomeni di pirateria, ma perché è interesse degli Stati affinché si abbia una libera navigazione e perché la comunità internazionale è intervenuta per reprimere questi fenomeni di pirateria al largo delle coste della Somalia? Perché geograficamente là passano le navi di tutto il mondo e pur di non circumnavigare l'intero continente africano, abbiamo le navi passano attraverso il canale di Suez e poi vanno a finire nel Mar Mediterraneo. Quindi, è un interesse di tutti gli Stati redimere fenomeni di pirateria perché in realtà è una delle rotte marittime utilizzate da quasi tutti.
Gli Stati membri della comunità internazionale e quindi è un fenomeno che minaccia la sicurezza commerciale di tutti gli Stati. Quando è che effettivamente abbiamo avuto una svolta? La svolta l'abbiamo avuta con la Seconda guerra mondiale e in particolare con un'altra branca del diritto internazionale, quella dell'avvento dei cosiddetti crimini internazionali individuali. L'allora regime nazista ha dato vita a delle violazioni gravissime dei diritti umani della propria popolazione. Lo Stato nazista ha talmente calpestato i diritti umani della propria popolazione (gli ebrei) e altre tipologie di etnie presenti nell'ambito della propria popolazione che poi le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale hanno deciso di punire coloro che avevano dato vita all'olocausto e ad altri gravissimi crimini creando il primo tribunale internazionale volto a reprimere queste gravissime violazioni dei diritti umani, il tribunale di Norimberga.
creato nel 1945, che ha avuto la finalità di punire i maggiori crimini di guerra commessi durante il Secondo conflitto mondiale nei confronti della propria popolazione. È come se il diritto internazionale avesse detto che gli individui che si rendono responsabili di determinati crimini, devono essere puniti e quindi in capo agli individui sorgono degli obblighi, quelli di non commettere più questi crimini internazionali che, proprio con il tribunale di Norimberga, vengono poi classificati in crimini di guerra, crimini contro l'umanità, divieto di genocidio che il diritto internazionale punisce attraverso dei mezzi che poi vedremo, ma che chiede agli individui, sia individui organi (coloro che fanno parte della compagine governativa) sia a dei privati individui di non commettere più tali crimini. Facciamo un esempio così da capirci meglio. Che cosa si è verificato nel 1994 in Ruanda per cui poi il CdS ha creato proprio il tribunale
internazionale penale peril Ruanda? Nel 1994 si verifica il Genocidio del Ruanda che fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell'umanità del XX secolo. Dopo la Seconda guerra mondiale ci fu un conflitto a carattere interno tra due etnie in Ruanda. Il genocidio è uno dei crimini internazionali che è caratterizzato dalla volontà di sterminare completamente una popolazione, un’etnia, un gruppo etnico. Quindi, è stato uno degli episodi più sanguinosi che si è verificato dopo la Seconda guerra mondiale. La Seconda guerra mondiale ha fatto circa 5-6 milioni di morti (questi sono solo gli ebrei). Secondo le stime di Human Rights Watch, dal 7 aprile alla metà di luglio del 1994, per circa 100 giorni, in Ruanda vennero massacrate sistematicamente (a colpi di armi da fuoco, machete pangas e bastoni chiodati) almeno 2500.000 persone. Nell’arco di quasi due mesi e mezzo (pochissimo tempo), vennero uccise tra le
800.000 e 1.000.000 di persone di etnia Tutsi e Hutu moderati. Quindi, un conflitto tra due etnie dove una etnia voleva completamente porre fine all'esistenza di un'altra etnia. Se avessimo tempo potremmo guardare un pezzettino del film Hotel Rwanda perché il diritto internazionale, secondo Cassese, va visto anche attraverso dei film che rendono al meglio.