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Capitolo 10: Tempo, Memoria, Storia
In antropologia la memoria svolge la funzione fondamentale di "componente costitutiva delle sue fonti più importanti". Infatti tutti i fenomeni sociali su cui l'antropologia punta l'attenzione quali riti, cerimonie, simboli, luoghi pubblici, sono considerati forme di memoria collettiva. Questo capitolo parte con delle definizioni psicologiche della memoria, passando poi a considerarla come un fenomeno collettivo e sociale. La memoria si articola in dimensioni ufficiali e vernacolari ed è spesso motivo di conflitti e divisioni.
Sia l'antropologia che la storia sono prevalentemente interessate alla memoria a lungo termine. Invece per memoria a breve termine si intende la capacità di richiamare informazioni appena assunte nel giro di pochi secondi. Quest'ultima viene a sua volta distinta dalla memoria a brevissimo termine o memoria sensoriale consistente nella capacità immediata.
di gestione degli stimoli esterni, i quali divengono memoria a breve termine solo quando sono stati selezionati dall'attenzione. Memoria sensoriale e memoria a breve termine sono ricomprese nella memoria di lavoro costituita da una "centrale esecutiva" con funzioni di direzione dell'attenzione e da due "servosistemi" dove in uno sono trattate le informazioni linguistiche e nell'altro c'è l'immagazzinamento e trattamento dell'informazione sensoriale e visuale. Per memoria a lungo termine si intende la capacità di richiamare informazioni per un tempo superiore a pochi secondi che caratterizzano la memoria del lavoro. Essa è divisa in tre sistemi: - La memoria procedurale, ovvero la capacità o le competenze incorporate che operano quasi sempre in modo implicito e che spesso non sono facilmente verbalizzabili; - La memoria semantica, ovvero il nostro sapere generale sul mondo, contieneSia un'enciclopedia, cioè un repertorio di conoscenze, sia i segni e le regole che permettono l'uso e la comprensione del linguaggio;
- La memoria episodica, ovvero quella che registra eventi o episodi, collocabili con relativa precisione in termini di spazio-temporali, di cui il soggetto ha avuto esperienza. Per questo nesso con l'esperienza diretta viene anche chiamata memoria personale o autobiografica.
Memoria semantica ed episodica sono definite insieme come memoria dichiarativa in quanto mirano a rappresentare il mondo o il passato. La prima aspira alla verità e di solito è formulabile verbalmente, la seconda aspira all'efficacia ed è di solito incorporata in tecniche del corpo di cui non si ha una consapevolezza linguistica.
È molto importante anche il concetto di memoria involontaria introdotto da Marcel Proust e consiste in uno stimolo sensoriale (gustativo, olfattivo, ecc.) che improvvisamente apre un intero scenario di
ricordi che sembravano perduti, con una componente affettiva e l'immediata associazione a immagini e luoghi. Inoltre, la psicoanalisi non ha studiato solamente le modalità cognitive di acquisizione della memoria ma anche le dinamiche psichiche che consentono o impediscono l'accesso alla memoria, oppure che consentono un accesso in forme oblique e distorte, oppure ancora che producono "fantasie" cioè ricordi di episodi non realmente accaduti. (Tema psicoanalitico del RIMOSSO) Nella psicologia novecentesca, Bartlett diede una definizione della memoria come uno "sforzo verso il significato" ovvero non come la capacità di immagazzinare dati passati, ma come un processo di ricostruzione che, partendo dagli interessi e dalle conoscenze presenti nel soggetto, tenta di ricostruire a posteriori il significato del ricordo. Questa definizione di Barlett fu poco seguita nel 900 quando gli studi psicologici erano dominati dal comportamentismo, maIspirò successivamente altre ricerche.
Soffermiamoci ora sui fenomeni della falsa memoria e della distorsione dei ricordi, che hanno importanti implicazioni per la storia e per l'antropologia. Si tratta di aspetti della memoria che non riguardano solamente la perdita o l'incompletezza delle informazioni. Barlett ha introdotto il concetto di schema per indicare le strutture sulle quali i ricordi si innestano e si plasmano; la ricerca cognitiva più recente invece preferisce parlare di copioni per sottolineare la natura narrativa di queste strutture in quanto consistono in sequenze di eventi intorno ai quali si organizzano le informazioni. Schemi e copioni svolgono una funzione di filtro rispetto alla possibilità di integrare esperienze o contenuti della memoria a breve termine in quella a lungo termine. Ma soprattutto, essi sono in grado di plasmare i ricordi in configurazioni coerenti.
Distorsione dei ricordi: Ci sono diverse teorie.
Una di questa sostiene che il ricordo reale (ad esempio un evento traumatico) continua a esistere e a essere intatto, nella profondità della psiche, schermato da elaborazioni secondarie che lo rendono invisibile e irriconoscibile. Secondo la prospettiva cognitivista invece non si può parlare di ricordo reale celato dal ricordo falso in quanto il lavoro di plasmazione degli schemi non esiste al di là del normale funzionamento della memoria: è parte di esso. Neisser in particolar modo ha introdotto il concetto di memoria Repisodica per indicare la tendenza a ricordare più eventi analoghi come se si trattasse di un unico episodio: una strategia che produce un ricordo in sé falso, il quale conserva lo stesso un fondamentale elemento di verità. Dovremmo chiamare questi ricordi non tanto falsità quanto "finzioni" ovvero qualcosa di modellato, di costruito attraverso strategie rappresentative, che non si possono definire facilmente come
paradigma teorico come quello della memoria collettiva di Maurice Halbwachs. Secondo Halbwachs, la memoria individuale è strettamente legata alla memoria collettiva di un gruppo sociale. Le persone ricordano e interpretano gli eventi passati in base alle influenze sociali e culturali che li circondano. Questo significa che la memoria non è un processo neutrale, ma è influenzata da fattori esterni che plasmano la nostra percezione del passato. Inoltre, è importante considerare il ruolo della testimonianza nel processo di costruzione della storia. Le testimonianze sono fonti preziose per gli storici, ma devono essere analizzate criticamente. Ogni testimonianza è soggettiva e può essere influenzata da bias personali, distorsioni della memoria o manipolazioni intenzionali. Pertanto, è necessario valutare attentamente le testimonianze e confrontarle con altre fonti per ottenere una visione più completa e accurata degli eventi storici. In conclusione, la memoria e la testimonianza sono elementi fondamentali per la comprensione del passato, ma devono essere considerati nel contesto sociale, culturale e psicologico in cui si sviluppano. La consapevolezza della natura costruita delle memorie e la critica delle testimonianze sono importanti per una corretta interpretazione storica ed etnografica.altroimportante studioso: Maurice Halbwachs, seguace di Durkheim. L'idea centrale del suo lavoro è l'applicazione del campo della memoria al concetto di "rappresentazione collettiva" di Durkheim intesa come una categoria di pensiero che precede l'elaborazione individuale e che è radicata nelle istituzioni e nelle pratiche sociali. Proprio per questo motivo, secondo Halbwachs, l'atto individuale del ricordare è possibile solo sulla base di quadri sociali che sono logicamente antecedenti a qualsiasi singolo ricordo. Tali quadri producono i ricordi. I quadri sociali non sono semplici strutture cognitive ma hanno invece un forte contenuto di senso, una sostanzialità che corrisponde a quella del gruppo sociale cui si riferiscono. Infatti secondo Halbwachs "Ricordare per un individuo corrisponde a rendere attuale la memoria di un gruppo sociale cui egli appartiene o è appartenuto in passato". Quindi la memoria digruppo è molto più reale di quella individuale. Quindi Halbwachs, diversamente dalla linea cognitivista, è interessato alle funzioni sociali della memoria: (1) la memoria è un aspetto delle pratiche sociali e non un loro prerequisito; (2) la memoria esprime solidarietà fra l'individuo e il gruppo sociale cui egli appartiene; (3) il ricordare è una pratica performativa e non puramente rappresentativa, la cui logica si intreccia con quella delle altre pratiche sociali; (4) la memoria interna, ovvero i meccanismi psichici del ricordare, non possono essere studiati separatamente dalla memoria esterna, ovvero i meccanismi attraverso cui la società incorpora la memoria del passato in oggetti, luoghi, pratiche ecc. 3: La costruzione linguistica del ricordo Attraverso l'analisi del discorso, la pratica quotidiana di interazione fra le persone si può considerare come l'unica realtà sociologica che si può descrivere inIl modo oggettivo. I costrutti e le astrazioni teoriche di cui ci serviamo normalmente nella vita quotidiana, infatti, sono il prodotto di quelle interazioni. Mentre per Bartlett, la memoria è un modo di concepire il passato a seconda degli schemi culturali che si possiedono, secondo l'analisi del discorso non sono presenti questi processi mentali ma la memoria viene fuori da pratiche comunicative di tutti i giorni. A prescindere dall'esistenza dei ricordi che provengono lo stesso dalle pratiche discorsive: Quindi sono il prodotto del nostro parlare al passato. L'analisi del discorso intesa come LINGUAGGIO è uno strumento di digestione, di creazione e di mantenimento delle relazioni sociali, prima ancora di essere una forma di rappresentazione del mondo. Il significato delle parole consiste nel loro uso. Ciò può essere strano dal momento che siamo abituati a usare il linguaggio proprio per rappresentare le cose; ma questo accade solo dove sono presenti
relazioni sociali già costituite dai modi di parlare e dove queste parole sono già usate "Viviamo all'interno di mondi costituiti dalle nostre ordinarie pratiche linguistiche e relazionali". Quanto più è profonda questa costituzione, tanto più difficilmente riusciamo a uscirne e a coglierla come oggetto di descrizione sociologica. Il costruzionismo sociale richiede quindi uno sforzo di estraniamento. L'analisi del discorso non consiste nella scarsa attenzione al livello soggettivo del ricordare, ma a un'integrazione del livello individuale e di quello sociale. Sul piano epistemologico, vediamo che il costruzionismo radicale si scontra con il problema della verità. Infatti, se ogni resoconto del passato è una costruzione plasmata rispetto alle esigenze del presente e guidata da criteri non di esattezza rappresentativa ma di efficacia pragmatica; dov'è la verità fattuale e oggettiva del ricordo?
Questo motivo bisogna mantenere separato il piano della verità oggettiva da quello dell'utilità funzionale.