Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L’ANTICO EGITTO
L’Egitto ha caratteri che si conservano a lungo nel tempo, anche nell’ambito dell’Impero Romano, dopo
la conquista dell’Egitto, questo, anche per motivi culturali e religiosi, costituirà un’eccezione rispetto ad
altre aree dell’Impero.
Elemento fondamentale per la conoscenza della religione e della storia dell’Antico
Egitto è la Stele di Rosetta (scoperta appunto a Rosetta, una località del Nilo),
rinvenuta e decifrata dall’archeologo francese Champollion. Questa è una stele
trilingue, scritta in demotico (parlato in Egitto quotidianamente dal popolo), in
geroglifico (il linguaggio della casta sacerdotale) e in greco, scrittura che ne ha
permesso la decifrazione nel 1822. L’Egitto era diviso in due parti: l’area nord e l’area sud,
definite “le due terre” e “i due paesi”. L’area nord, definita
Basso Egitto, si estende lungo il delta del Nilo e comprende
una serie di importanti centri, tra cui Menfi, Eliopoli,
Busiris, Bubasti, Naucrati… mentre invece l’area sud è
definita Alto Egitto che si estende lungo il corso del fiume
e che comprende altrettanti centri importanti come Il
Cairo, sede delle antiche piramidi.
Ogni regno aveva una sua corona che, in seguito
all’unificazione dell’Egitto, venne fusa formando la doppia
corona. Una rappresentazione di questo importante evento
la ritroviamo in un rilievo presente nel Tempio di Horus:
qui l’imperatore Tolomeo VIII viene incoronato con la
doppia corona da Wadjet, dea del Basso Egitto, e Nekhbet,
dea dell’Alto Egitto.
ANTICO REGNO
Periodo che va dalla III alla IV dinastia, cioè dal 2700-2192 a.C., periodo delle piramidi e delle grandi
opere. L’Antico Regno è caratterizzato da una centralità del centro di Heliopolis per quanto riguarda la
religione: qui assistiamo alla divinizzazione del re, del faraone e grazie alla documentazione scritta delle
piramidi sappiamo che l’aldilà felice era riservato solamente al sovrano.
NUOVO REGNO
Periodo che va dal 1540 al 1076 a.C., questa è una fase di tensioni tra i sacerdoti e il faraone che
sfociano in una vera e propria eresia che vede coinvolto il faraone Amenhotep IV, dedito ad Aton.
Aton è il dio visibile del disco solare, opposto al culto antico di Amon-Ra, il dio nascosto, che porta alla
tensione con la casta tebana. Dagli studiosi, la centralità di Aton è stata vista quasi come un
monoteismo; secondo Müller si potrebbe interpretare come un enoteismo con al centro la figura del dio
Aton. Il faraone cambiò il proprio nome in Akhenaton, che significa gradito ad Aton; tutto ciò porterà
maggior potere al Faraone, che diviene mediatore diretto tra Aton e il popolo, eliminando la centralità
religiosa tebana. Nella celebre Stele di Hannover, si può osservare
Akhenaton, in forma di sfinge, che rende omaggio al disco solare,
quindi ad Aton. Il disco solare è presente anche nella Stele di
Berlino, dove sono rappresentati il Faraone e Nefertiti. Questa
eresia religiosa termina con la salita al trono di Tutankhamon;
Akhenaton muore in maniera violenta e subisce la damnatio
memoriae. Tutankhamon significa immagine vivente di Amon, il
faraone restaura gli antichi culti e la centralità del clero.
IL MITO DI OSIRIDE
Fondamentale per la prospettiva escatologica e per l’ideologia dinastica egizia. Gli egizi erano
ossessionati dal tema della morte, molto probabilmente per esorcizzarne la paura. Nel mito, Osiride
viene contrapposto al fratello e rivale Seth, il quale lo uccide con lo stratagemma del sarcofago, perché
ambisce al trono. Qui vengono sottolineate le dinamiche dinastiche e in più, il sarcofago, è un elemento
molto importante per la pratica funeraria ed etimologicamente significa “mangiatore di carne”. Seth, in
seguito, smembra il cadavere, e la sorella sposa Iside intraprende un peregrinaggio per ricomporre le
membra di Osiride, con cui poi si unisce per generare Horus, che combatte e uccide Seth ottenendo il
trono d’Egitto. Quindi il faraone in vita si identificherà con la figura di Horus, mentre, da morto con
quella di Osiride, autorità massima dell’oltretomba.
ALTRI SIGNIFICATI DEL MITO
Osiride si identifica con le acque fecondanti del fiume; Iside con la terra; Seth con la siccità e sterilità,
visto che lontano dal Nilo vige il deserto. Non a caso, il rito del seppellimento di Osiride veniva
celebrato nell’ultimo mese della stagione dell’esondazione, a novembre, quando gli egizi seminavano.
De Iside et Osiride
Ne parla anche Plutarco nel in Egitto, Osiride è il Nilo che si unisce alla terra,
:
simboleggiata da Iside: mentre Seth è il mare, l’acqua sterile, in cui il Nilo si getta e si disperde. I
sacerdoti sono convinti che Osiride rappresenti il principio e la natura dell’elemento umido, quindi
l’origine della vita e della sostanza fecondante. Seth, invece, si identifica con tutto quanto è arido, o
sterile, qualsiasi elemento che porti siccità, e contrario all’elemento umido.
IL TEMA DELLO SMEMBRAMENTO PRESSO ALTRE CULTURE
Questo è un mito agrario diffuso universalmente a livello etnologico, che con l’evoluzione della civiltà
può assumere importanti significati in relazione alle dinamiche della trasmissione di potere.
Di seguito alcuni esempi:
➢ Dioniso (Orfeo e Penteo): nel mito viene smembrato, e anche le altre due figure sempre
collegate a questa divinità;
➢ Vita di Romolo
Romolo: Plutarco nella racconta di come anche lui venne smembrato, forse dai
senatori che lo uccisero nel santuario del dio Vulcano e poi nascosero le membra tra le pieghe
della veste. Si tratta di una sorta di allegoria del passaggio di potere da quello monarchico a
quello senatorio.
➢ Purusha (uomo primordiale/primo essere): il sacrificio primordiale da cui nascono gli animali, i
versi del Rg Veda e le melodie del Sama Veda, fino alle caste.
IL PANTHEON EGIZIO
Comprende numerose divinità, molte a carattere locale, cioè relative ai singoli centri. Un ruolo
fondamentale lo ricopre la Scuola teologica di Eliopoli, che mette al vertice del pantheon Ra, il dio Sole,
contrapposta alla Scuola Teologica di Menfi che pone al vertice Ptah, divinità creatrice.
Il pantheon egizio si divide in due Enneadi, due raggruppamenti di 9 divinità:
❖ Grande Enneade: comprende gli elementi cosmici primordiali come l’acqua, l’aria, il cielo e la
terra per quanto riguarda la prima generazione: Aton-Ra, Tefnut, Shu, Nut e Geb. La seconda
generazione comprende gli elementi quali il Nilo, l’Oltretomba, il deserto, la fertilità e le
divinità sono: Osiride, Iside, Seth e Nephtys, divinità piangente rappresentante l’aldilà. In più vi
è Horus, figlio di Iside e Osiride e divinità celeste dalla testa di falco;
❖ Piccola Enneade.
A queste divinità principali vengono affiancate un numero svariato di altre divinità:
o Apis: divinità che si identifica con un bue. Elemento
significativo che ci testimonia zoolatria, ovvero il venerare una
divinità sotto un aspetto animale; questa è una caratteristica
della religione egizia, ma la ritroviamo anche in altre: nella
religione greca, per esempio, Poseidone in origine veniva
venerato sotto forma di cavallo, tant’è che il culto era
Poseidon Hippios
conosciuto come ;
o Anubi: dio sciacallo, talvolta è rappresentato con le braccia
aperte, un gesto che, come sappiamo, simboleggia la
preghiera;
o Bastet: dea gatto, venerata principalmente nella città di
Bubastis;
o Maat: raffigurata con una piuma sulla testa, rappresenta
l’ordine cosmico mentre la piuma la giustizia;
PRATICHE FUNERARIE
MUMMIFICAZIONE E VASI CANOPICI
Una delle pratiche funerarie più importanti della religione egizia è sicuramente la mummificazione.
Questo è un processo in cui il cadavere subisce una disidratazione massiccia, tanto che i tessuti
sembrano quasi “fissati”. In Egitto in particolare gli imbalsamatori, che univano conoscenze di anatomia
umana e chimica a rituali religiosi, dovevano agire con rapidità per evitare che il cadavere iniziasse a
decomporsi a causa de, clima caldo del paese. Dunque il lavoro era affidato a specialisti che lavoravano
in laboratori appositamente attrezzati, in prossimità del Nilo o dei suoi canali (a causa dei diversi lavaggi
che subiva il corpo durante le fasi di lavoro).
Durante il processo di mummificazione venivano estratte le viscere del defunto e poste all’interno dei
cosiddetti vasi canopici: espressione moderna, questi contenitori dovevano appunto ospitare i visceri
trattati del defunto, tranne il cuore, l’unico organo che resta all’interno del corpo.
Dunque questi vasi venivano poi inseriti all’interno di una cassetta e orientati in base ai quattro punti
cardinali, ciascuno poi protetto da un dio/dea.
o Qebehsenuf: testa di falco posta ad ovest che
rappresentava Senuf, al suo interno era conservato
l’intestino;
o Duamutef: testa di sciacallo ad est, conteneva lo stomaco;
o Hapi: vaso con testa di scimmia posto a nord e
contenente i polmoni;
o Amset: l’ultimo vaso con testa di uomo veniva posto a sud
e conteneva il fegato.
Vasi Canopici della Tomba di Tutankhamon: qui ci
troviamo intorno al 1323 a.C., possiamo vedere qui che
ogni contenitore è tutelato da divinità diverse:
→ Iside tutela il vaso contenente il fegato;
→ Neith tutela lo stomaco;
→ Nephtys tutela i polmoni;
→ Selkis infine tutela l’intestino.
PSICOSTASIA
Abbiamo detto in precedenza che il cuore rimaneva all’interno del corpo del defunto, questo perché
doveva subire il processo della psicostasia, cioè il momento di pesatura dell’anima. Il defunto, prima di
essere ammesso e diventare tutt’uno col dio dell’aldilà, deve superare una prova e il suo cuore deve
essere pesato: attraverso questa pesatura si ha prova che il defunto abbia operato con giustizia durante la
vita e, se lo dimostra, è degno di incontrare Osiride.
Per poter superare la prova, il defunto poteva servirsi del cosiddetto Libro dei Morti, testi magici
religiosi che facevano da guida nell’aldilà. Sicuramente, quando parliamo di libro dei morti, ci riferiamo
al Nuovo Regno, quindi alla fase più recente, ma ci sono, prima di questi testi, anche testi nelle
piramidi e nei sarcofagi risalenti al Medio Regno che venivano scolpiti sulla superficie.
Testimonianze importanti di questi libri le
abbiamo innanzitutto nel Papiro di Ani,
risalente al 1275 a.C. ca, durante la XIX
dinastia. La raffigurazione mostra Ani
mentre affronta la pesatura de