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IL GIUDICE AMMINISTRATIVO, IL POTERE DI REGOLAZIONE E IL PRINCIPIO DI LEGALITÀ
Il giudice amministrativo, nello scegliere quale percorso utilizzare per espletare questo sindacato
giurisdizionale sull'attività di regolazione svolta da queste autorità amministrative indipendenti, è dovuto
partire da una constatazione, che è quella sull’inadeguatezza del principio di legalità inteso in senso
sostanziale rispetto all’esercizio dell’attività di regolazione.
Il giudice amministrativo si è trovato ad esercitare un controllo più rigoroso sull’attività delle garanzie
procedimentali che legittimano l’operato delle autorità amministrative indipendenti, rispetto al sindacato
che espleta sul potere esercitato da parte delle P.A. quando esercitano una funzione amministrativa di tipo
tradizionale.
Posto che abbiamo cercato di comprendere come l’attività di regolazione svolta da queste autorità
amministrative rinvenga una legittimazione nella partecipazione procedimentale e possa essere oggetto di
un sindacato giurisdizionale si tratta di capire come questo sindacato giurisdizionale possa essere esercitato
sull’attività di regolazione.
La giurisprudenza amministrativa nel delimitare quelli che sono i confini di esercizio del potere
giurisdizionale, ha ritenuto indispensabile ripensare, rispetto all’attività di regolazione, al principio di
legalità. Dobbiamo capire qual è l’intensità del potere giurisdizionale esercitato dal giudice?
Qual è la difficoltà che incontra il giudice amministrativo nell’espletare questo sindacato giurisdizionale?
Sotto un profilo qualificatorio, l’attività di regolazione che viene affidata alle autorità amministrative
indipendenti viene classificata come una sorta di funzione per obiettivi: cioè il legislatore assegna alle
autorità amministrative indipendenti il perseguimento di determinati obbiettivi, che rappresentano per
queste autorità la finalità per cui devono esercitare l’attività di regolazione.
La possibilità che il giudice amministrativo si trovi in condizioni di poter esercitare un sindacato sull’attività
di regolazione svolta da parte di queste autorità amministrative indipendenti, implica una riconsiderazione
del principio di legalità.
La nozione di legalità sostanziale implica che l’esercizio del potere attribuito, affidato alla P.A. debba essere
predeterminato per legge, sia sul piano dei contenuti, sia sul piano delle modalità d’esercizio dello stesso.
Quindi risulta che il potere esercitato sia finalizzato dalla legge alla tutela di un bene o di un valore, quindi la
regola nell’ambito dell’attività amministrativa classica è che il principio di legalità implica l’attribuzione di
poteri nominati e tipici alla P.A.
Quando invece la legge attribuisce i poteri di regolazione all’autorità amministrativa indipendente, il
legislatore evidenzia gli obiettivi che, attraverso l’espletamento di un’attività di regolazione, le autorità
amministrative indipendenti devono raggiungere, conseguire.
Quindi si è detto che l’attribuzione di poteri regolatori alle autorità amministrative indipendenti implica una
sorta di caduta dell’idea di legalità in senso sostanziale:
• sia perché quando la legge attribuisce i poteri all’autorità amministrativa indipendente, di norma
non definisce a monte il contenuto dei poteri. Quindi non vengono stabiliti a monte, non soltanto i
confini del potere, ma anche i criteri e i limiti per il suo esercizio.
• Sotto un altro profilo perché l’attività di regolazione che viene attribuita alle autorità amministrative
indipendenti esclude che queste siano sottoposte al circuito della responsabilità.
Le autorità amministrative indipendenti rinvengono una loro legittimazione nell’espletamento dell’attività
svolta dai meccanismi partecipativi e dall’altro lato il concetto di legalità sostanziale acquisisce una
fisionomia particolare quando si tratta delle autorità amministrative indipendenti, proprio perché la legge
ha interesse a chiarire quale sia la finalità che queste autorità amministrative indipendenti devono espletare,
ma non entra nel dettaglio nella disciplina delle modalità di esercizio del potere amministrativo.
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Quindi il principio di legalità permane, non è esatto dire che l’attività di regolazione sia sganciata dal principio
di legalità, cioè quando noi parliamo dell’attività di regolazione svolta dalle autorità amministrative
indipendenti è chiaro che ci troviamo di fronte ad un’attività regolatoria che è particolare per i suoi tratti,
però questo implica che l’attività di regolazione debba essere rispettosa del principio di legalità. È chiaro che
con riferimento alle autorità amministrative indipendenti, il principio di legalità si atteggia in maniera diversa
rispetto a quando noi lo qualifichiamo come parametro dell’attività amministrativa tradizionale, però ci
troviamo di fronte ad un principio di legalità che non è inteso in senso sostanziale, ma come legalità
procedimentale.
Quindi le finalità di legittimazione e di contenimento dell’esercizio del potere pubblico sono le stesse sia per
il concetto di legalità inteso in senso sostanziale, sia per la legalità dalla visuale procedimentale. Sono diverse
invece le modalità attraverso le quali sono svolte le funzioni di regolazione o le funzioni amministrative in
senso stretto.
IL GIUDICE AMMINISTRATIVO E LE GARANZIE PROCEDIMENTALI NELL’AMBITO
DELL’ATTIVITA’ DI REGOLAZIONE: il ruolo della partecipazione e della motivazione
Dobbiamo capire adesso come il giudice amministrativo può effettuare il sindacato sulle scelte di regolazione
fatte dalle autorità amministrative indipendenti, perché nell’esprimere questo suo sindacato, quindi nel
sindacare quelle che sono le scelte della regolazione effettuata dalle autorità amministrative indipendenti,
il giudice amministrativo deve prestare particolare attenzione al rispetto delle garanzie partecipative
nell’ambito dei procedimenti in cui tali scelte sono adottate.
Per le autorità amministrative indipendenti è fondamentale che sia rispettato il principio della legalità
procedimentale, perché questo principio pone le basi per la legittimazione dell’operato delle autorità
amministrative indipendenti e quindi nel sindacato giurisdizionale, il giudice amministrativo è chiamato a
fare attenzione alla circostanza che siano state assicurate queste garanzie partecipative.
Uno degli strumenti tipici di inclusione partecipativa dei soggetti interessati alla regolazione delle autorità
amministrative indipendenti è costituito dalla CONSULTAZIONE PREVENTIVA che le stesse autorità
amministrative indipendenti sono chiamate a favorire al fine di raccogliere il contributo informativo e
valutativo dei soggetti interessati dall’attività di regolazione. Questa consultazione preventiva
generalmente avviene attraverso appositi meccanismi incentrati sulle audizioni o attraverso tutti quei veicoli
di consultazione che consentono di acquisire dai soggetti interessati e notiziati da quest’attività di
regolazione in corso, il loro apporto collaborativo.
Quindi l’avvio del procedimento di regolazione è accompagnato da un documento di consultazione che
viene sempre portato a conoscenza degli operatori di mercato e attraverso questo documento vengono
rese note:
• le linee essenziali del progetto di regolazione
• le questioni sulle quali l’autorità amministrativa indipendente chiede l’intervento dei soggetti
coinvolti.
• Quindi il documento di consultazione deve rendere chiaro anche quali siano le modalità della
consultazione predisponendo e mettendo a disposizione dei soggetti interessati anche la bozza
dell’atto di regolazione.
L’avvio del procedimento di regolazione che è accompagnato dal documento di consultazione prevede un
termine che di solito non è mai inferiore a 30 giorni, entro il quale i soggetti interessati possono presentare
il loro contributo e le loro osservazioni con riferimento allo schema di regolazione proposto. L’autorità
può, in alcuni casi, decidere di sentire in audizione i soggetti interessati.
È evidente tuttavia che in alcuni casi possa sorgere, anche per quanto riguarda le autorità amministrative
indipendenti, l’esigenza di procedere con speditezza e quindi può sorgere la necessità di incedere da parte
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delle autorità amministrative con una certa urgenza, in vista di un intervento regolatorio che viene
considerato necessario e tempestivo. Soltanto in questi casi di straordinaria urgenza o in fattispecie che
sono coperte da segretezza è possibile che la P.A. predisponga l’atto di regolazione senza bisogno di
ricorrere alla consultazione preventiva.
In tutti questi casi, dice la giurisprudenza amministrativa, l’autorità di regolazione è chiamata ad esprimere
quali sono le ragioni che hanno giustificato questo modus operandi che è derogatorio rispetto a quello che
prevede la partecipazione, l’audizione, la consultazione preventiva come obbligatoria.
Tenuto conto che anche di fronte ai casi di urgenza, l’importanza del momento partecipativo non viene
meno, vengono previsti degli strumenti adeguati che consentono di avviare dei percorsi di consultazione
successiva, quindi ex post, nel tentativo di compensare la portata e il contenuto dell’atto di regolazione,
la cui adozione è avvenuta senza la consultazione preventiva.
La consultazione nell’ambito dei processi di regolazione assume una funzione duplice, perché la
consultazione ha lo scopo di rafforzare una sorta di contradditorio con riferimento agli atti di regolazione
che anticipa la dialettica del contradditorio che è necessaria anche a seguito dell’adozione del
provvedimento individuale di attuazione della misura di regolazione.
La consultazione ha la funzione di circoscrivere quell’asimmetria informativa tra chi predispone l’atto di
regolazione e i soggetti che invece saranno chiamati a tener conto di quanto in esso è stabilito. Quindi
l’apporto istruttorio, collaborativo, dei soggetti che sono consultati, quindi dei concorrenti per esempio
dell’impresa con potere di mercato è funzionale, è fondamentale perché paradossalmente riduce
l’asimmetria informativa del regolatore sia rispetto alle attività, sia rispetto agli even