Anteprima
Vedrai una selezione di 8 pagine su 31
Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 1 Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 2
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 6
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 11
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 16
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 21
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 26
Anteprima di 8 pagg. su 31.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Qualità, degradazione e conservazione dei suoli Pag. 31
1 su 31
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

In generale però, l’erosione pluviale è la più diffusa e significativa, dovuta sia alle acque superficiali che a

quelle sotterranee. Nel primo caso la modalità di erosione può essere di massa, più violenta e relativamente

dannosa, e “grano a grano”, che pure essendo più lenta rappresenta il fenomeno più incisivo e diffuso. Si

parla poi di erosione di impatto e di ruscellamento, nel primo caso il trasporto è breve, mentre il secondo

tipo include lunghi trasporti che avvengono a diversi livelli di intensità, per fossi, per rigagnoli o per moto

laminare appena visibile. L’erosione d’impatto o splash erosion è attuata dalle singole gocce di pioggia:

toccano il terreno frammentandosi in tante particelle che dipartono in

ogni direzione, formando una struttura chiamata corona di

spruzzamento. La velocità terminale delle gocce, ossia la velocità che

assumono una volta instaurato l’equilibrio con la resistenza dell’aria alla

caduta, varia a seconda del diametro delle gocce stesse. Le più piccole

sono quelle che normalmente si fatica a percepire sulla pelle, le più grandi

arrivano ad un diametro massimo di sei millimetri in quanto oltre tale

limite si frammenterebbero in gocce più piccole. La velocità è dunque

proporzionale al diametro, così come lo è l’energia cinetica. Quest’ultima

rappresenta il dato più interessante, in quanto direttamente correlato

all’erosione: i valori mostrati in tabella sono notevoli, se si pensa di

moltiplicarli per milioni di gocce. Inoltre, esiste una relazione tra

l’intensità delle precipitazioni e il diametro delle gocce, quindi l’energia

cinetica che arriva al suolo: le precipitazioni intense, cioè quelle che

producono una caduta d’acqua in mm/ora sostenuta, hanno delle gocce

più grosse. Ciò che accade è che l’energia cinetica della goccia viene

dispersa in minima parte per compressione del suolo, ma soprattutto

tramite il distacco delle particelle meno adese, le quali vengono inglobate

nella corona di spruzzamento e disperse a poche decine di centimetri. La

dispersione è spesso antagonista tra le gocce, per cui la stessa particella

di suolo può venire sbalzata avanti e indietro attorno al suo punto

d’origine, senza lasciare mai quel suolo. Il vero problema è che tali

frammenti vengono trascinati all’interno dei macropori dall’acqua,

occludendo le vie d’infiltrazione dello strato superficiale in un tempo

relativamente breve. Osservando il grafico dell’infiltrazione, in un

paragone con le varie classi di intensità delle piogge, risulta che nella

maggior parte dei casi la velocità di infiltrazione supera quella d’accumulo

sul terreno: si potrebbe intuire che quasi mai avvenga un ristagno

superficiale e, quindi, un’erosione tramite run-off. Ma tenendo conto

dell’intasamento del suolo, appare chiaro che bastino anche delle

precipitazioni moderate a scatenare una grossa spirale di eventi erosivi.

Quando si conducono le prove sperimentali riguardo l’infiltrazione, l’acqua viene immessa nei cilindri con

estrema cautela proprio per evitare il suddetto effetto di occlusione.

La sheet erosion o erosione fogliare si manifesta quando le piogge non sono troppo abbondanti ed i pendii

sono dolci, e come risultato lo scorrimento superficiale si presenta molto lento. Comunque, vengono

asportati dei microscopici spessori di

suolo, materiale che scorre lungo i

pendii e si deposita col tempo alla

loro base. Dato che il processo è

troppo lento per essere colto

direttamente, sono proprio i coni di

deiezione a svelare la sua attività.

Solitamente questo tipo di erosione

si indica con la lettera L, da Laminare.

La Rill erosion, indicata con R, si manifesta più evidentemente. L’acqua corrente comincerà a trovare percorsi

preferenziali lungo il versante, che accolgono una

vasta serie di rigagnoli affluenti, e prendono in carico

sia il materiale distaccato dall’erosione d’impatto, sia

quello asportato durante lo scorrimento superficiale.

Ciò che si forma è esattamente un reticolo idrografico

sulla superficie del suolo. Sebbene poco acclive, il

terreno della foto è stato fortemente solcato, ad

evidenza che anche la tessitura, struttura, contenuto

di sostanza organica e le altre caratteristiche

particolari possiedono un elevato peso riguardo

l’erodibilità. I Rill raggiungono una profondità

massima di 20 cm.

La Gully erosion o burronamento comporta lo scavo di grandi solchi, profondi addirittura dei metri. Nei casi

più spinti non si tratta di un’erosione grano a grano, ma diviene infatti un’erosione di massa, che asporta

intere zolle e blocchi di terreno; per altri versi si

considera una tipologia intermedia ai due

estremi. La differenza principale con la Rill

erosion si determina in relazione alle opere di

rimedio attuabili in campo. Difatti si tratta di Rill

erosion qualora si possa rimediare con l’aratura

del terreno, o con qualsiasi alta operazione

agricola tipica che riesca ad eliminare i solchi; si

ha a che fare con il gullies quando invece

occorrono macchinari atipici quali gli escavatori

per ripristinare le normali condizioni.

Focalizzando l’attenzione su un intero versante, si può

schematizzare idealmente un gradiente di erosione

correlato alla quota e alla pendenza: in cima la pendenza è

nulla e il fenomeno più presente è la splash erosion;

scendendo di quota la pendenza aumenta, prima avviene

solamente esfoliazione e poi si forma un reticolo; i rigagnoli

possono confluire più a valle creando veri e propri fossi. Il

materiale trasportato verrà tutto deposto sulla base del

pendio, rappresentando la più lampante testimonianza dei

processi avvenuti; altrimenti, nel caso vi sia un corso d’acqua

nel fondovalle, la terra viene trasportata altrove, e i solchi

residui sul versante saranno l’unica evidenza dell’erosione.

L’erosione combinata o polimorfa ricade tra i fenomeni geomorfologici più che tra quelli pedologici. Origina

i Calanchi, delle forme conseguenti dalla forte erosione sia di acque superficiali che sotterranee. Le creste più

fini e vertiginose si riconducono a terreni di

materiale grossolano, mentre i calanchi

arrotondati hanno una tessitura più fine.

Quest’ultimi riescono anche ad attuare una

pedogenesi nell’arco di poche decine di anni

qualora non vi siano intense precipitazioni,

solitamente con formazione di orizzonti A in

superficie. Quando le piogge violente

riprendono, iniziano ad infiltrarsi e saturare il

nuovo orizzonte: una certa quantità d’acqua

si intrude tra esso e la parte sottostante del

terreno, attuando come uno scorrimento

sottocutaneo. Così, l’orizzonte pedogenizzato

comincia una graduale discesa per effetto sia

della lubrificazione dello strato d’acqua

sottostante, sia dell’appesantimento dovuto alla sua saturazione. Il suolo viene dunque allontanato nel suo

stadio giovanile per mezzo di un’erosione di massa, molto difficile da trattare in termini di azioni antierosive.

Stima dell’erosione – indicatori qualitativi e misure

Si torna all’analisi di una distesa tipica neozelandese. Si nota

immediatamente un dislivello tra il terreno adibito a pascolo e

quello coltivato. Se si esclude l’improbabile casistica di una

rimozione volontaria di un tale volume di suolo, appare chiaro che

è opera dell’erosione. Lo stesso si può dire riguardo l’immagine più

in basso a destra. Il disegno mostra invece la situazione di due

versanti differenti: uno con orizzonte superficiale A ricco di

sostanza organica lievemente più fine in cima rispetto che a valle;

un altro il cui strato è stato eroso più decisamente a monte, tanto

che ora risulta assente, e depositato a valle. Questi rappresentano

rispettivamente l’erosione in terreni naturali e coltivati

Osservando attentamente la superficie del

terreno, talvolta si possono notare delle

micropiramidi di terra. Forme simili ma

molto più vistose si possono trovare sparse

per il globo, come mostrato nelle immagini

(il primo caso è italiano, si trova in provincia

di Cuneo): dei grossi massi o dei piccoli sassi

proteggono la terra sottostante

dall’erosione, dunque nel corso del tempo

tale struttura rimane intatta mentre tutto il

resto del terreno viene eroso. Le piramidi di

terra possono indicare l’entità dell’erosione,

che alle volte risulta essere impressionante,

ma non suggeriscono accurate misure

dell’età del processo. In generale, dalle

osservazioni si cerca di capire se e come è

avvenuta l’erosione, ma è molto importante anche capire quando e in quanto tempo. Soprattutto, si deve

essere in grado di riconoscere un fenomeno passato da uno in atto.

Altri indicatori qualitativi possono essere rappresentati dalla vegetazione

arborea. Un apparato radicale bene in vista vuole dire probabilmente che

uno spessore di suolo è stato asportato, mettendo così a nudo le radici.

Quando invece si osserva un albero rimasto piantato all’interno o al

margine di un campo coltivato, talvolta capita che appaia sopraelevato

rispetto al resto della superficie. Ancora una volta la causa principale

potrebbe essere l’erosione, ma in questo caso non si può sapere con

esattezza. Possono esserci altri motivi legati al tipo di lavorazione dei campi,

come nel caso dell’aratura “a scolmare”: una volta inciso il

terreno, la zolla viene capovolta e spostata di lato, in

particolare dal lato in cui il livello è più basso, come da

figura.

Un altro caso dubbio è rappresentato da un campo la cui

pietrosità superficiale è vistosa: si può capire che si tratta

di erosione se, osservando un profilo del suolo, si nota una

percentuale di scheletro inferiore rispetto a quella evidente in superficie. Altrimenti, se la

pietrosità è circa la stessa, si deve scartare l’ipotesi dell’erosione. È chiaro che l’asportazione

della sola terra fine lasci i sassi posati sul terreno, che si accumulano proporzionalmente allo

spessore di suolo eroso.

Un’altra circostanza riguarda i versanti e gli alberi, o qualsiasi altro corpo che rappresenti un ostacolo lungo

la discesa: se c’è stato o è in atto un processo di erosione, si può notare un accumulo di materiale nel lato

dell’ostacolo che si trova a monte.

In un bosco che si trova sopra un pendio, i primi oggetti che iniziano ad essere trasportati in caso di

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
31 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/07 Ecologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paolocara11 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Qualità, degradazione e conservazione dei suoli e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Comolli Roberto.