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DI PEN DENZA —> AUTONOMIA
I primi 6 mesi = dipendenza assoluta, senza l’altro io
non esisto.
Dai 6 ai 18/24 mesi = stato transizionale te dalla
dipendenza assoluta ad una vera coesione del sé, fa delle prove
tecniche di distanziamento dalla madre. Si consolidano le
relazioni interne.
8 mesi = paura dell’estraneo, relazione emotivamente più NON I NTEGRAZION E —> I NTEGRAZION E
consapevole con chi ha una relazione più profonda. Non c’è bisogno di cercare un’integrazione tra le diverse
Dai 2 anni all’adolescenza = verso l’autonomia un parti.
nucleo più stabile di identità, consolidare la propria autonomia in Bambino non possiede un’unità corporea che gli permetta
relazione all’altro. Può avere relazioni multiple con persone di riconoscere.
esterne. Passaggio da integrazione a non integrazione:
• Holding = contenimento emotivo, mentale, pensare
I NORGAN IZZAZION E —> ORGAN IZZAZION E l’altro. Non è qualcosa di costruttivo,
Kurt Lewin • Object presenting = bambino ha un impulso, fantasia
teoria dinamica della personalità d’oggetto, viene aiutato.
Kurt dimostra che un bambino ha meno sotto sistemi • Handling = manipolazione del bambino, favorisce
risposto ad un adulto. Bisogna prendersi cura della insediamento del corpo.
dimensione biopsichica del bambino.
Stern Per un bambino la possibilità di stare comodo, rilassarsi,
essere in pace con se stesso.
Il bambino è capace di trasmodare (se vede qualcosa Deve esserci una pulsazione tra il fare e il rilassarsi.
lo trasforma in un suono, ma queste capacità le Non sentire il bisogno di integrarsi essendo data scontata la
perdiamo quando impariamo ad usare il linguaggio). funzione di sostegno dell’io svolta dalla madre.
Nelle primissime settimane, è importante che si La creatività nasce dalla capacità di rilassarsi, da quello che
prende cura di lui lo aiuti ad acquisire un ritmo, come è stato in cui io non mi sento obbligato a far qualcosa.
quello delle 24h, di allattamento, ecc.. L’organizzazione del non-senso è già una difesa. Così come
La madre è in grado di contenere il bambino grazie l’artista che è alla ricerca di sé già manca del vivere
alla preoccupazione materna primaria = modalità di creativo in quanto rilassamento senza scopo. «La
funzionamento per cui la madre ha una risonanza creazione non risana mai la sottostante mancanza del
empatica, si mette nei panni del bambino. senso del sé».
È una funzione spontanea che crea carico emotivo, Se cerco me stesso, già mi sono perso. Dovrebbe essere
per un adulto seguire gli impulsi non organizzati del qualcosa che sta lì di fondo e se lo cerco in virtù della
bambino è difficile, ma necessario per il bambino. creatività allora non troverò mai quello che cerco.
Tutto ciò può creare una depressione materna, in cui
si consiglia di avere vicino un contatto adulto che
permetta di staccare MATERNITY BLUSE CAPACITÀ DI STARE SOLO
Si instaura sullo sfondo della presenza della madre, Winnicot dice:
“La capacità di stare da solo è l’esperienza di essere solo in presenza della madre. La capacità di
essere solo ha un fondamento paradossale, cioè l’esperienza di essere solo in presenza di un’altra
persona”.
La capacità di sentirsi solo e stare in solitudine dipende dall’ambiente rassicurante.
L’impensabile angoscia è stata accolta e protetta, sento che qualcuno l’ha pensata per me allora mi posso rilassare.
Arriva il momento in cui il bambino deve separarsi dalla madre = età dello svezzamento = intorno ai 6 mesi, perché il bambino
deve contattare la realtà esterna.
La madre normalmente devota e la progressiva disillusione dell’onnipotenza
Quando la capacità allucinatoria di è consolidata spetta allora alla madre una progressiva disillusione.
Si procede ad una fase di separazione - individuazione e, se tutto va bene, ad una diminuita funzione di osteggi all’Io da parte
della madre corrisponde solitamente un aumento delle funzioni dell’Io del bambino.
Di lì in poi il bambino sarà capace di attacchi aggressivi verso la madre.
A partire da questa fase è possibile apprender dall’esperienza, ovvero da qualcosa che è fuori dal controllo onnipotente del
bambino. Aggressività e l’uso dell’oggetto
L’aggressività è un modo per esteriorizzare l’altro troppo intimo: per separarci dobbiamo aggredirlo!
L’aggressività, nel suo versante positivo, serve al Sé per crescere, per separarsi, per sostenere gli impulsi, per rompere
l’armonia (salvo per conquistarla).
Finché non acquisiamo la capacità di usare le persone (oggetto) restiamo loro legati nella maniera della dipendenza totale. Siamo
tutt’uno con loro, non sono esterne, sono parte del sé. Il nostro Sè dipende ancora da solo. Non abbiamo raggiunto la capacità
di amare. Per amare qualcuno, questo qualcuno deve essere altro da noi!
Spesso la scoperta del mondo esterno ha a che fare con un attacco aggressivo al mondo esterno, la separazione all’altro ha a che
fare con un attacco aggressivo all’altro.
La distruzione è un modo per allontanare l’altro.
Può essere un’aggressività collegata alla crescita, inizia a fare cose per il gusto di infrangere le regole con il genitore. Confermare
contatto con il mondo. Apertura al mondo da parte di lei
Oggetto transizionale
• Compare tra 4 e 12 mesi.
• Ponte tra realtà esterna e interna. S
• Oggetto speciale con valore affettivo.
• Viene prima del simbolismo vero e proprio,
distingue tra fantasia e fatto.
• indice sicuro di una potenziale capacità di
elaborare separazione, tentare di fare la propria
strada.
• dimenticato progressivamente.
Rischio che diventi da oggetto transizionale ad
oggetto feticcio, tossico Approfondimento: le dipendenze patologiche
Le problematiche della separazione e del distacco rappresentano un punto cruciale dell’esperienza della dipendenza. Le
rappresentazioni e i vissuti circa la perdita e la solitudine costituiscono la minaccia principale per il funzionamento dell’Io i
fantasmi persecutori di svuotamento e di frammentazione del sé obbligano a un’intensificazione delle difese per affrontare
l’angoscia di essere se stessi. (Se non si riesce ad essere se stessi bisogna lottare, perché è come se dei fantasmi persecutori lo
annientino). L’imminente pericolo di un cedimento psichico è il dramma che si replica costantemente nel teatro interiore di questi
soggetti e si riferisce a una particolare intollerabile tensione da cui deriva la complessità dei meccanismi di difesa attivati per
controllare il terrore della vulnerabilità.
La dipendenza pertanto non consiste in una patologia che interviene casualmente nella vita delle persone, occorre una vulnerabilità
di base. La capacità di rappresentarsi l’idea di un affetto e di poterlo pensare è fondamentale per raggiungere il controllo di quelle
emozioni che possono sopraffare e distruggere l’identità. Al posto delle rappresentazioni dei propri stati interiori i soggetti
dipendenti sperimentano un senso disturbante di alterità e di vuoto esistenziale che deriva dall’aver vissuto in modo
particolarmente aggressivo la scoperta della separazione e del distacco nelle prime fasi dello sviluppo, con la conseguenza di essere
afflitti da un sentimenti di pervadente impotenza mai elaborato nelle fasi successive.
La qualità delle relazioni primarie e delle modalità di attaccamento costituisce attualmente un aspetto significativo nella
comprensione dei disturbi della regolazione affettiva connessi all’uso della dissociazione. La dissociazione, infatti, impedisce di
accedere al proprio mondo interno, ai sogni e alle fantasie e di poterli regolare. Per fare in modo di non sentire e di non pensare, il
dipendente patologico ricorre a una specie di tecnica autoipnotica che lo getta in quell’altro mondo, presimbolico, in cui il legame
e la separazione dall’oggetto non si sono ancora costituiti.
Gli oggetti della dipendenza hanno delle somiglianze, sotto l’aspetto dinamico, con l’oggetto transizionale: entrambi sono non
umani, hanno qualità tattili, sono investiti libidicamente, devono essere costantemente disponibili e prevedibili, in quanto il loro
utilizzo deriva dalla necessità di avere un elemento di appoggio per mantenere un equilibrio psicofisico nelle condizioni di
maggiore tensione. Tuttavia, mentre l’oggetto transizionale perde d’importanza man mano che l’angoscia di separazione viene
integrata nel Sé, gli oggetti della dipendenza rimangono essenziale nell’economia del disturbo.
Il piacere che si ricava da una qualsiasi forma di dipendenza patologica deve intendersi come la ricerca di un rifugio mentale.
• La parte principale della vita degli adulti, degli adolescenti, dei bambini e dei lattanti si svolge all’interno di quest’area
intermedia, a metà strada fra soggettività e oggettività, sogno e realtà. La stessa civiltà può essere descritta a partire da questa
visuale.
• Nei fenomeni transizionali occorre accettare il paradosso che collega la realtà interna a quella esterna. Non chiediamo mai
dell’orsacchiotto del bambino (che è un simbolo della disponibilità materna) se è stato creato o se era già lì.
• Negli adulti l’area transizionale è l’area degli interessi culturali, lavorativi, religiosi, politici, artistici ecc.
• Tutto è «transizionale» in quanto «abitiamo» la realtà non passivamente, subendola, ma in modo attivo, tentando di
comprenderla da nostro punto di vista: non ci sono «cose», ma le cose come sono per noi, pur restando «cose» esterne,
«reali», non costruzioni soggettive. IL GIOCO
Il gioco non è di fatto una questione di realtà interna, e neppure una questione di realtà esterna. Se il gioco non è né al di
dentro, né al di fuori, dov'è? Fui vicino alla idea che esprimo nel mio lavoro La capacità di star da solo (1968), in cui dissi
che all'inizio il bambino è solo soltanto in presenza di qualcuno. Assistiamo all'impiego che un bambino fa di un oggetto
transizionale, il primo processo di non-me e assistiamo al tempo stesso al primo uso che fa il bambino di un simbolo e la
prima esperienza di gioco. IL GIOCO DELLO SCARABOCCHIO
Al momento giusto dico al bambino: “Facciamo un gioco. Io lo so a cosa
vorrei giocare e adesso te lo