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LA RICERCA NON SPERIMENTALE

La ricerca non sperimentale identifica quel tipo di ricerca in cui possono essere osservate ma non

manipolate le relazioni tra le variabili.

Dunque, ciò che differenzia la ricerca sperimentale da quella non sperimentale è il grado di

controllo che il ricercatore può esercitare sui soggetti.

I principali metodi di ricerca non sperimentale sono: il metodo osservativo, la ricerca d’archivio, lo

studio dei casi singoli e l’inchiesta.

• L’osservazione si distingue in osservazione naturalistica, in cui lo sperimentatore osserva il

comportamento dei soggetti, riducendo al minimo le interferenze con essi e l’osservazione

partecipante, in cui il ricercatore si unisce ai soggetti e prende parte al fenomeno oggetto

di studio.

Tuttavia i metodi osservazionali presentano alcuni svantaggi: presenza dell’osservatore

può modificare i comportamenti di chi è osservato, l’invasione della sfera privata dei

partecipanti, la restrizione della ricerca a specifiche tipologie di situazioni.

• La ricerca d’archivio consiste nell’esame di dati già esistenti, che provengono da archivi o

registri pubblici tenuti da istituzioni pubbliche, enti privati e organizzazioni simili.

Questo tipo di ricerca presenta il vantaggio di consentire lo studio di fenomeni lontani nel

tempo.

• Lo studio su casi singoli consiste nell’esame di singoli casi o di un caso legato a un preciso

fenomeno nel suo contesto naturale. È utilizzato soprattutto in ambito clinico.

Tuttavia il limite principale è legato alla difficile generalizzazione delle osservazioni

effettuate ad altri casi o a situazioni analoghe.

• L’inchiesta è un metodo usato per rilevare atteggiamenti, idee, credenze, pregiudizi in

merito ad argomenti particolari, opinioni. Utilizza come strumenti di rilevazione le

interviste strutturate e i questionari.

LA RICERCA SPERIMANTALE

In questo ambito possiamo distinguere i disegni di ricerca in esperimenti e quasi-esperimenti a

seconda della possibilità che il ricercatore ha di manipolare la variabile indipendente.

Nei disegni di ricerca sperimentali è possibile avere due principali garanzie:

1) La selezione casuale dalla popolazione dei soggetti da inserire nell’esperimento.

2) L’assegnazione casuale dei soggetti alle diverse condizioni sperimentali.

Le diverse condizioni sperimentali sono “gruppo sperimentale” in cui viene manipolata la variabile

indipendente per vedere gli effetti su quella dipendente e il “gruppo di controllo” in cui non c’è

tale manipolazione.

La potenza del disegno sperimentale è di rilevare le relazioni evidenziate tra variabile indipendente

e variabile dipendente in termini causali.

Nei disegni di ricerca quasi sperimentali, il ricercatore non può assegnare casualmente i soggetti

alle diverse condizioni sperimentali perché è interessato ad una variabile indipendente che è già

presente nei soggetti prima dell’esperimento e dunque non può essere manipolata direttamente

(es. sesso, età, titolo di studio, stato civile ecc.).

Pertanto questi disegni non offrono la possibilità di concludere che la relazione tra variabile

dipendente e variabile indipendente sia di “causa- effetto”.

Per concludere i disegni di ricerca sperimentali sono da preferirsi a quelli quasi-sperimentali e un

quasi-esperimento è da preferirsi a un non esperimento.

COME COSTRUIRE UN QUESTIONARIO

Per raccogliere dati attraverso il metodo dell'inchiesta è possibile seguire due strade: utilizzare un

questionario noto, la cui attendibilità e validità siano state accertate da uno o più studi oppure

costruire uno nuovo che miri a indagare la caratteristica che il ricercatore intende esplorare.

All’inizio del processo di costruzione di un questionario deve essere chiaro il costrutto che

intendiamo misurare. Dovremmo, inoltre, conoscere la popolazione a cui esso è indirizzato.

Una volta definito lo scopo del questionario e il target campionario, dobbiamo scegliere con

accuratezza il tipo di domande che andranno a comporre il nuovo strumento, scegliendo tra

"domande a risposta aperta" e "domande a risposta chiusa”.

Le domande a risposta aperta possono far emergere aspetti inediti, non inclusi nelle scelte

multiple e, al contempo, dare adito a risposte non chiare, ambigue, generiche, più difficili da

codificare.

Le domande a risposta chiusa sono di più semplice codifica poiché mirate e circoscritte, ma di

contro limitano le possibilità nella risposta ( che potrebbero non essere state previste dal

ricercatore.

Queste due tipologie di domande possono anche essere usate insieme in maniera combinata.

Generalmente, la flessibilità tipica delle domande a risposta aperta è adatta a ricerche su campioni

ridotti, mentre per ricerche su più ampia scala conviene fare ricorso alle domande a risposta

chiusa. Tuttavia , la scelta del tipo specifico di domanda è strettamente legata anche al tema che

indaghiamo: per argomenti particolarmente privati e delicati ( per es. assunzione di droghe o

comportamento sessuale) oppure complessi ( per es. il rapporto che si ha con i propri genitori) è

opportuno optare per domande a risposta aperta, poiché permettono una maggiore profondità.

Dopo aver determinato la tipologia di domanda più appropriata per gli scopi della nostra ricerca,

possiamo passare alla scrittura delle domande o item.

Le regole per una buona scrittura delle domande o item sono poche ma importanti:

a) Il linguaggio deve essere semplice e accessibile a tutti e soprattutto, adatto al campione da

testare. Dobbiamo, dunque, aver cura di evitare l'uso di termini "ambigui”.

b) La lunghezza delle domande: dobbiamo sforzarci di formulare domande o item sintetici e

brevi per evitare una diminuzione dell'attenzione in chi legge, che rischierebbe di far

perdere il senso di quanto chiesto. Inoltre è importante, nel caso di domande a risposta

chiusa, non formulare troppe alternative, ma proporne al massimo cinque, per evitare che

l'intervistato, non leggendole tutte, segni le prime come risposta oppure arrivato alle

ultime, dimentichi le prime.

c) Il numero di item: il tempo massimo di tolleranza che ci si può attendere dagli adulti è di

un'ora, mentre per i bambini è circa la metà, per cui il numero minimo assoluto per una

scala attendibile è di dieci item.

d) Affrontare un solo argomento per volta in ciascuna domanda.

e) Evitare l’uso di parole emotivamente “forti”.

f) Evitare l’influenzamento degli intervistati.

Dopo aver generato le domande, dobbiamo scegliere il formato di risposta degli item. I più

utilizzati sono:

• item dicotomici, che presentano due alternative di risposte ( “si/ no " , " vero / falso" , " mi

piace / non mi piace " , " giusto / sbagliato " );

• scala Likert, ovvero si chiede all'intervistato di graduare la sua risposta inserendola su una

scala a più punti ( solitamente cinque o sette);

• risposte multiple.

Dopo la fase di scrittura, il questionario, preceduto da una scheda di raccolta dei dati socio-

demografici dei soggetti, è pronto per la sua somministrazione.

La somministrazione può avvenire oralmente, attraverso un'intervista, oppure per iscritto. La

prima risulta molto dispendiosa in termina di tempo, costi e risorse. La seconda, invece, è

svantaggiosa a causa dell’impossibilità di fornire maggiori chiarimenti su eventuali domande e

perché non è applicabile a soggetti analfabeti.

Inoltre, recentemente, si stanno diffondendo la somministrazione via telefono e quella via

computer, che presentano, quale limite principale, la necessità di munirsi degli apparecchi e di

formare il personale per la somministrazione.

IMPARARE A LEGGERE UN ARTICOLO SCIENTIFICO

LA SCRITTURA SCIENTIFICA

Nel 1929 una ristretta fascia di accademici, tra cui alcuni psicologi, sociologi e antropologi unirono

i loro sforzi per definire una serie di “regole di stile” per la scrittura scientifica, affinché la

comunicazione dei risultati delle loro ricerche apparisse chiara a tutti gli esperti della comunità

scientifica.

Si tratta del Manuale di Pubblicazione dell'American Psychological Association o APA) che ha

rappresentato un punto di riferimento per la comunicazione scientifica nel corso di tutti questi

anni.

A distanza di quasi 90 anni, il Manuale APA è stato sottoposto a diverse revisioni e aggiornamenti.

Esso:

1. stabilisce principi etico legali per la pubblicazione e l’editoria;

2. fornisce indicazioni su come strutturare le diverse tipologie di manoscritti. Esse

comprendono: studi empirici, review della letteratura, articoli teorici, articoli metodologici,

studi su casi;

In generale, gli elementi di un manoscritto sono: titoli e sottotitoli, note dell'autore, sezioni

del manoscritto;

3. suggerisce tecniche per rendere la scrittura chiara e concisa;

4. dà indicazioni sull'utilizzo della punteggiatura e i vari tipi di carattere, delle abbreviazioni,

dei numeri e dei simboli statistici;

5. fornisce regole per rendere intellegibili tabelle e figure;

6. definisce precise regole per riportare le citazioni bibliografiche e per scrivere l'elenco della

bibliografia;

7. dà una panoramica su tutto il processo di pubblicazione, dall'invio del manoscritto alla sua

pubblicazione definitiva.

LE VARIE TIPOLOGIE DI MANOSCRITTI

➢ Gli studi empirici sono lavori che propongono ricerche originali. A partire da ipotesi di

ricerca non ancora esaminate nella letteratura esistente, vengono presentate nuove analisi

sui dati raccolti in un determinato campione. Sulla base dei risultati ottenuti, si

sottolineano gli elementi di novità che lo studio apporta rispetto alla letteratura

sull'argomento analizzato.

➢ Le review della letteratura, che includono sia le sintesi di ricerca sia le meta analisi,

propongono un'analisi critica dei risultati su un argomento di interesse.

➢ Gli articoli teorici propongono un'analisi della letteratura su uno specifico argomento con

lo scopo di tracciare le linee di sviluppo di un determinato modello teorico per ampliarlo o

perfezionarlo, sottolineandone i punti di forza e di debolezza.

➢ Gli articoli metodologici propongono approcci metodologici inediti revisioni di procedure

e di metodologie esistenti o discussioni su particolari tecniche di analisi del dati.

➢ Gli studi su casi, detti anche “studi su casi singoli", propongono l'analisi di un fenomeno

che è stato studiato all'interno di un contesto specifico, per esempio con un caso clinico o

con una comunità o un'organizzazi

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/03 Psicometria

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Francesca_Tramutola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicometria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Balsamo Michela.
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