(EEG).
Il sonno è necessario per la sopravvivenza: la sua deprivazione ha effetti negativi sia sulle
funzioni cognitive sia sulla salute fisica. Anche poche ore di sonno in meno possono
compromettere la concentrazione, la memoria e altre capacità mentali. Dopo 2-3 giorni
senza dormire, possono comparire gravi disturbi cognitivi e psicotici, come allucinazioni e
difficoltà a distinguere realtà e fantasia.
Sebbene sia chiaro che il sonno sia essenziale, non è del tutto certo quale sia la sua
funzione principale. Una visione comune sostiene che il sonno serva a rigenerare e
restaurare le capacità mentali e fisiche. Durante il sonno, infatti, avvengono diversi
processi di recupero, anche se nessuno di essi sembra richiedere necessariamente il sonno
per funzionare.
Una teoria alternativa, di origine antropologica, ipotizza che il sonno si sia evoluto
inizialmente come meccanismo di protezione notturna dai pericoli ambientali. Col tempo,
il corpo avrebbe “sfruttato” questo stato di riposo per processi rigenerativi, diventando così
dipendente dal sonno. Secondo questa teoria, in un futuro in cui la notte non rappresenterà
più un pericolo, il bisogno di dormire potrebbe diminuire fino a scomparire.
Teorie più recenti (Walker, 2009-2010) suggeriscono che la funzione principale del sonno
potrebbe essere la regolazione delle emozioni, proteggendo il corpo e il cervello dall’usura
dovuta alle attivazioni emotive, che giocano un ruolo centrale nell’organizzazione cerebrale.
Il bisogno di sonno varia notevolmente tra individui e tra specie animali. Ad esempio, tra gli
esseri umani esistono persone che dormono solo 2 ore a notte, mentre altri necessitano di
5-8 ore.
Ecco alcuni esempi di esigenze di sonno in diverse specie:
● Cane: 10-12 ore
● Pipistrello: 18-20 ore
● Bradipo: 15-18 ore
● Cavallo: 2-3 ore
● Uomo: 5-8 ore
Fasi del sonno e altre caratteristiche
Il cronotipo indica le differenze individuali nelle preferenze riguardo a orari di coricamento e
risveglio. Fin dagli anni ’50 si distinguono:
Gufi: persone che vanno a letto tardi e si svegliano tardi.
Allodole: persone che vanno a letto presto e si svegliano presto.
Studi hanno mostrato correlazioni interessanti:
● I gufi tendono a essere più aperti alle nuove esperienze e a provare emozioni
negative.
● Le allodole risultano più coscienziose, estroverse e amicali.
● Curiosamente, ricerche come quelle di Gale e Martyn (1998) hanno indicato che i
gufi possono risultare leggermente più ricchi delle allodole, senza differenze evidenti
in salute o intelligenza.
Il cronotipo non è rigido: può cambiare in base al contesto, come osservato durante il
lockdown da COVID-19, quando molte persone hanno modificato i loro orari di sonno.
Il sonno si articola in 4 fasi principali, identificate tramite le onde cerebrali:
● Veglia: onde beta; rilassamento con onde alfa.
● Fase 1: alcune onde alfa; muscolatura rilassata e battito rallentato.
● Fase 2: presenza di fusi del sonno, brevi scariche caratteristiche di onde cerebrali.
● Fase 3: onde delta ampie e lente; inizio del sonno profondo.
● Fase 4: onde delta; totale oblio e confusione se si viene svegliati improvvisamente.
Durante la notte, le fasi si alternano ciclicamente. Un elemento distintivo è il sonno REM
(rapid eye movement), caratterizzato da movimenti oculari rapidi e da un’attività cerebrale
simile a quella della veglia, associata ai sogni. Il sonno senza REM è chiamato NREM.
I disturbi del sonno sono numerosi e talvolta ancora poco compresi. Tra i principali:
● Insonnia: difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, spesso con
sensazione di non essere riposati.
● Narcolessia: attacchi di sonno improvvisi e irresistibili durante il giorno; possono
durare pochi minuti o mezz’ora, anche in piedi o durante attività come parlare o
guidare.
● Disturbo da incubi: risvegli disturbati da sogni vividi e ricorrenti.
● Disturbo da terrori notturni: episodi di terrore con risvegli apparenti; la persona può
muoversi, ma non ricorda nulla al risveglio. Comune nei bambini e spesso scompare
con l’età.
● Sonnambulismo: alzarsi e muoversi mentre si è addormentati.
● Sindrome della “testa che esplode”: sensazione di scoppio o sparo nella testa al
momento di addormentarsi o svegliarsi; generalmente innocua e senza comorbidità.
Il sogno
I sogni rappresentano un argomento specifico nello studio del sonno. Tutti sogniamo, anche
se spesso non ricordiamo i sogni. Durante la notte si possono fare più sogni e la durata di
ciascuno varia da pochi secondi fino a circa 50 minuti.
La ricerca scientifica non ha ancora fornito una spiegazione univoca dei sogni, ma si
distinguono tre principali approcci:
1. Teoria psicodinamica/psicoanalitica (Freud)
○ I sogni rappresentano simbolizzazioni di contenuti nascosti dall’inconscio.
○ Offrono una “finestra” sui desideri e le pulsioni che non ammettiamo a noi
stessi.
○ I sogni vanno interpretati come simboli di queste pulsioni.
2. Teoria dell’attivazione-sintesi (Hobson & McCarley, 2000)
○ I sogni sono un fenomeno neurobiologico: durante il sonno REM si attivano
centri cerebrali inferiori in modo casuale.
○ I segnali cerebrali non possono essere trasmessi al corpo, quindi il cervello
costruisce un sogno integrando ricordi e informazioni a disposizione.
○ Il significato dei sogni può derivare dai ricordi, ma in modo casuale.
3. Teoria neurocognitiva (Domhoff, 2003)
○ Durante il sonno molte aree cerebrali restano attive, elaborando pensieri e
desideri.
○ I sogni riflettono l’attività di ordinamento e immagazzinamento delle
esperienze quotidiane.
○ Possono essere collegati a pensieri e desideri insoddisfatti, ma non
necessitano di interpretazioni simboliche complesse come nella teoria
psicodinamica.
La psicologia generale studia i processi cognitivi fondamentali dell’individuo, tra cui il modo
in cui percepiamo l’ambiente, elaboriamo i pensieri e guidiamo il comportamento. In questa
lezione approfondiamo il concetto di attenzione, analizzandone la storia, le principali
prospettive teoriche e i paradigmi sperimentali utili allo studio della nostra capacità di
selezionare gli stimoli rilevanti.
L’attenzione
L’attenzione può essere definita come un processo di selezione: tra tutte le informazioni
che raggiungono i nostri sensi (esterne) e i nostri ricordi (interne), solo alcune vengono
ammesse ai successivi stadi di elaborazione (Nicoletti e Rumiati, 2006).
Secondo Posner (1993), è possibile distinguere tre fasi storiche nello studio dell’attenzione:
● Anni 1950-1960: prospettiva cognitivista, basata sull’idea della mente come sistema
di elaborazione con capacità limitata.
● Anni 1970-1980: interesse per il rapporto tra processi automatici e volontari e per le
strategie utili a focalizzare o dividere l’attenzione.
● Dagli anni Ottanta a oggi: integrazione degli studi neuropsicologici e utilizzo di
strumenti neuroscientifici come i potenziali evocati (EEG).
Storicamente la ricerca si è basata su due tipi principali di paradigmi:
1. Paradigmi di filtraggio
Gli stimoli rilevanti vengono presentati tra stimoli irrilevanti in modo rapido e
continuo, e il compito del soggetto è selezionare solo quelli rilevanti ignorando gli
altri.
2. Paradigmi di selezione
Il soggetto deve individuare uno stimolo specifico all’interno di un display ricco di
distrattori, nel minor tempo possibile. In questo insieme rientrano anche gli studi sul
priming.
Per priming si intende un fenomeno in cui uno stimolo influenza l’elaborazione di uno stimolo
successivo.
Per esempio, se prima viene mostrata la parola “MEDICO”, è più probabile che in
un’immagine successiva la persona individui più facilmente parole come “ospedale”,
“diagnosi”, “farmaco”, perché associate semanticamente a quella iniziale.
Un altro fenomeno centrale nello studio dell’attenzione è il compito di Stroop (Stroop,
1935). Esso mostra come un’elaborazione automatica possa interferire con un’elaborazione
più lenta nello stesso momento.
Se il nome di un colore è scritto in un colore diverso da quello che indica (ad esempio la
parola “VERDE” scritta in rosso), le persone impiegano più tempo a dire ad alta voce di che
colore è la parola. Questo perché il significato della parola viene elaborato automaticamente
e più velocemente rispetto al colore della grafia, rallentando così la risposta.
Ricerche come quella di McLain (1983) hanno mostrato che anche l’effetto Stroop è
influenzabile dal priming: la difficoltà nel riconoscere il colore diminuisce se prima della
parola viene presentata un’immagine del colore corretto.
Tipi di attenzione
Attenzione selettiva
L’attenzione selettiva riguarda la capacità di scegliere alcune informazioni all’interno
dell’ambiente. Gli studi classici discutevano se questa selezione avvenga in modo precoce o
tardivo. Nel primo caso selezioneremmo subito gli stimoli importanti; nel secondo caso
percepiremmo quasi tutte le informazioni e solo dopo procederemmo alla selezione.
Secondo Broadbent (1954, teoria del filtro) la selezione è immediata: in esperimenti in cui
due liste di numeri vengono presentate simultaneamente alle due orecchie, i soggetti
ricordano la lista di un orecchio per volta. Tuttavia, se all’orecchio “ignorato” viene
presentato un contenuto rilevante, come il proprio nome, questo viene comunque notato: ciò
suggerisce che almeno una parte della selezione sia tardiva, come proposto da Treisman
(1960, teoria del filtro attenuato).
Un tema centrale è la cattura dell’attenzione, ovvero quali caratteristiche deve avere uno
stimolo per attirare immediatamente il nostro focus. Le principali sono: la salienza (essere
diverso da ciò che lo circonda), la modalità di comparsa (ad esempio, se è improvvisa) e
l’intensità delle caratteristiche fisiche (come un rumore forte o un brusco cambiamento di
temperatura).
Attenzione divisa
Si parla di attenzione divisa quando dobbiamo svolgere più compiti contemporaneamente.
La difficoltà nel distribuire le risorse attentive dipende da tre fattori: la complessità dei
compiti, il livello di competenza che la persona possiede in ciascuno di essi e la
somiglianza tra i compiti stessi (più sono simili, più interferiscono tra loro).
Attenzione sostenuta
L’attenzione sostenuta è la capacità di mantenere la concentrazione su un compito o su uno
specifico insieme di stimoli per un lungo periodo.
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