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SPITZ E LA GENESI DEL SORRISO SOCIALE E DELLE RELAZIONI AFFETTIVE DEL
BAMBINO
Spitz è stato il primo studioso a esaminare in modo approfondito lo sviluppo del sorriso nel
bambino. Ha osservato che inizialmente il sorriso è una reazione riflessa a stimoli come il
volto umano percepito nella sua totalità (una "Gestalt", cioè un'immagine globale del volto).
Con il tempo, questo sorriso diventa un segnale importante, che indica che il bambino sta
iniziando a costruire relazioni sociali, soprattutto con il caregiver.
Il sorriso rivolto in modo selettivo agli individui durante le interazioni sociali, noto come
sorriso sociale, è considerato da Spitz il primo "organizzatore" dell’attività psichica del
bambino. Questo significa che è il primo segno che il bambino sta sviluppando una forma di
attività mentale coerente, anche se ancora molto semplice e "sincretica" (cioè non
dettagliata o complessa).
Spitz (1958): Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali
● Nel secondo mese, il lattante manifesta un interesse esclusivo per il viso umano, che
preferisce a qualsiasi altro oggetto nell’ambiente circostante.
● Al terzo mese, questo interesse si traduce in una reazione specifica e particolare: il
sorriso rivolto al viso dell’adulto.
A questa età, la maturazione corporea e lo sviluppo psichico del bambino sono
sufficientemente avanzati per permettergli di trasformare le esperienze in risposte psichiche
attive. Così, il bambino sorride in modo intenzionale al viso dell’adulto, che già in
precedenza aveva suscitato un interesse speciale e un posto privilegiato nel suo ambiente.
Il sorriso rappresenta la prima manifestazione attiva, un segno iniziale del passaggio dalla
passività totale a un comportamento attivo, che continua a svilupparsi.
Condizioni per il sorriso
● Il bambino sorride al viso umano solo se questo gli viene presentato frontalmente e
gli occhi sono ben visibili.
● È necessario che il viso sia in movimento (ad esempio, un sorriso, un cenno del capo
o un movimento qualsiasi).
In questa fase, nessun altro oggetto, nemmeno il nutrimento, provoca questa risposta. Per
esempio:
● Se viene offerto il poppatoio pieno di latte a un bambino allevato artificialmente, si può
notare un cambiamento di comportamento. I bambini più sviluppati smettono di
agitarsi, fanno movimenti di suzione con la bocca o cercano di portare le braccia verso
il poppatoio, ma non sorridono.
● I bambini meno sviluppati non modificano affatto il loro comportamento, ma sorridono
al sorriso dell’adulto.
La risposta del sorriso
Spitz ha descritto questa reazione in una monografia intitolata T S R , in cui ha
HE MILING ESPONSE
studiato 147 bambini dalla nascita fino a un anno.
Le conclusioni di Spitz sono le seguenti:
1. Al terzo mese, il sorriso del bambino non può essere considerato una vera relazione
oggettuale.
2. Il bambino non percepisce il viso come un partner, una persona o un oggetto, ma
semplicemente come un segnale.
3. Questo segnale è una Gestalt privilegiata, costituita dall’insieme di fronte, occhi e
naso in movimento. IL RISO
- è tipico della nostra specie
- sopraggiunge dopo il sorriso, quando il bambino ha circa 4-5 mesi di vita
- ha un altissimo valore rinforzante per il caregiver, predisposizione biologica a vivere
come estremamente gratificante lo stimolo riso di un bambino
Altri esempi di schemi fissi d'azione:
- La graziosità del bambino:
Il volto di un bambino è diverso da quello dell’adulto e veniamo attratti dalla simmetria dei
volti ma questo accade anche per i mammiferi quando nascono.
È stata descritta come stimolo segnale capace di attivare un comportamento affettuoso e
sollecito negli adulti (o bambini più grandi nei loro confronti). Come è stato dimostrato con
l'uso di immagini e bambolotti, che caratteristiche come OCCHI GRANDI, FRONTE
PROMINENTE e GUANCE PAFFUTE costituiscano stimoli specifici che suscitano
una reazione positiva negli adulti.
- Le espressioni emotive:
I neonati hanno una sorta di mimica facciale che tengono vicino il caregiver. I bambini però
all’inizio della vita hanno espressioni facciali simili alle nostre quando proviamo alcune
emozioni specifiche ma alcune si esprimono nello stesso modo come la paura, il piacere, la
gioia, l’interesse e il disgusto. Altre emozioni, invece, emergono dopo.
L’emozione è un circuito psico sociologico (quando abbiamo paura abbiamo difficoltà
respiratorie quell'emozione emerge con un dubbio tra fisico e psichico)
SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI
intenzionalità del comportamento
→ ogni comportamento sia umano che animale e' originato da almeno una intenzione del
soggetto di raggiungere un determinato obiettivo attraverso l'azione.
Spesso ci sono più intenzioni dietro allo stesso tipo di comportamento, possono essere
egoistiche o di difesa, ci sono motivazioni legate a intenzioni e bisogni soggettivi.
SISTEMA MOTIVAZIONALE PRIMARIO
. Esistenza di un sistema cerebrale e mentale che regola comportamento ed emozioni in vista
di una meta ben definita
. Sistema funzionale complesso, concepito come simile ai sistemi fisiologici (complesso ed
omeostatico, cioè non 'meccanico" come l'istinto, né "idraulico" come la "pulsione").
. è "universale"
(Liotti)
→ Tutti gli esseri umani hanno stessi sistemi motivazionali
ELENCO SISTEMI MOTIVAZIONALI PRIMARI
- Alcuni sono in comune con altre specie animali (mammiferi) pur assumendo
connotazioni specifiche ma sono caratterizzati in maniera diversa sempre.
- Alcuni sono specie-specifici
- l'elenco non è esaustivo, tiene conto dei maggiori contributi presenti in letteratura
Alcuni sono legati alla sopravvivenza fisica dell’individuo ma vi sono anche altri non legati
alla sopravvivenza che sono quelli di socialità, legami profondi
SISTEMI MOTIVAZIONALI UMANI
SOCIALITA'-COMUNICAZIONE: innate tendenze a creare legami con gli altri ed ad
organizzarsi in gruppi dove gli individui hanno ruoli distinti - La frustrazione crea dolore fisico
o emotivo, solitudine, vulnerabilità
ATTACCAMENTO: innate tendenze a creare legami affettivi con gli altri La frustrazione crea
dolore fisico o emotivo, solitudine, vulnerabilità
APPARTENENZA: derivante dal bisogno primario di sentirsi amati ed accettati dagli altri,
sentirsi parte di un gruppo - La frustrazione crea dolore ...
COMPETIZIONE: risorse limitate - siamo pre-programmati per sopravvivere a gruppi e quindi
tendiamo ad accettare segnali di sfida .
COOPERAZIONE: propensione a raggiungere un obiettivo congiunto grazie ad un altro -
tende a strutturarsi secondo alcuni autori sotto forma di
ALTRUISMO (Tomasello)
PROSOCIALITA' E ALTRUISMO: tendenza innata a favorire l'altro anche a scapito personale
ACCUDIMENTO: percezione di stato di vulnerabilità dell'altro ed attivazione spontanea di
comportamenti di accudimento fisico e psicologico tende a strutturarsi secondo alcuni autori
sotto forma di ALTRUISMO
INTERSOGGETTIVITA': la motivazione a condividere un universo mentale con l'Altro da Sé
SESSUALITA'-RIPRODUZIONE: emerge in adolescenza
ESPLORAZIONE-AZIONE sull'ambiente fisico: tendenza innata degli individui ad esplorare
l'ambiente anche allo scopo di produrre effetti desiderati
LUDICA-CONOSCITIVA: gioco e sperimentazione attiva
Maslow gerarchizzata come se ci fosse una priorità di importanza da uno all’altro ma in realtà
sono tutti sullo stesso piano, nessuno deriv dall’altro sono universali nella specie. La
frustrazione comporta sofferenza fisica
IL TEMPERAMENTO
SI tratta di una serie di caratteristiche psicologiche che distinguono un neonato dall’altro.
LE DIFFERENZE INDIVIDUALI
Fenomeno alla base della costruzione dell’ individualità
> Nella storia narrativa umana sono stati inventati personaggi con carattere e personalità
diversi (nella letteratura).
Noi siamo il risultato delle nostre esperienze ma queste si realizzano anche in base a
come siamo.
Noi all’apparenza siamo conformi e quindi ci comportiamo in un modo uguale rispetto ad
altre persone→ tuttavia possiamo distinguere persone attive o pigre, persone che reagiscono
o cadono in condizione di passività e di fronte alla stessa situazione non si reagisce allo
stesso modo ma in base a come si è caratterialmente
IL TEMPERAMENTO
La personalità si costruisce sulla base delle esperienze dirette sulla base del temperamento
dell'individuo.
> Il temperamento è strettamente legato alla personalità, ossia all'insieme delle
caratteristiche personali durature di un individuo. La demarcazione tra temperamento e
personalità, infatti, è spesso confusa.
→ Il temperamento può essere pensato come la base biologica ed emotiva della
personalità.
→ Il temperamento di un bambino lo dispone verso un particolare stile di sentimenti
e di reazioni, che rende più probabile per la sua personalità prendere una
forma piuttosto che un'altra.
l temperamento si riferisce al come del comportamento (modo in cui una persona si
comporta), differisce dall’abilità che riguarda il che cosa.
I 4 UMORI E IL TEMPERAMENTO
Secondo la teoria di Ippocrate c’erano 4 umori che erano dei liquidi e determinano, a
seconda della loro composizione interna e quantità, 4 tipi di carattere:
- flemmatico→ riflessivi, introversi e non attivi sul piano comportamentali ma magari di
più sul piano cognitivo.
- sanguigno→ quelli che noi chiamiamo golosi e sono di buon umore.
- collerici→ coloro che si arrabbiano spesso e che bisogna trattare con cautela.
- malinconici→ coloro che sono portati alla tristezza, rimpiangono il passato e credono
nel futuro e hanno un umore prevalentemente depresso.
DIMENSIONI DEL TEMPERAMENTO
Quando parliamo di temperamento ora ci focalizziamo sulle caratteristiche psicologiche e
non c’è più un legame con il corporeo.
Per definire qualcosa di tratto comportamentale deve assolvere ai seguenti criteri e vi sono
delle variabili:
- mantengono una relativa stabilità nel tempo
- la loro strutturazione dipende dall’eredità genetica deve assolvere
- alcuni aspetti di ordine ambientale legati alla gestazione→ effetti legati per esempio
allo stress e al cortisolo materno quindi più la mamma durante la gestazione è agitata
più il bambino sarà irrequieto.
! Sin dalla nascita i tratti comportamentali agiscono sull’ambiente sociale dell’individuo che
attiva risposte specifiche